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Autore: supersara    11/07/2014    4 recensioni
Storia ambientata durante la giovinezza di Tsunade, in epoca di guerra. Assisteremo alla morte di Nawaki e Dan. [Quinta classificata e vincitrice del premio speedy gonzales (XD) al contest "Petali di lacrime!" indetto da DarkElf13]
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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La guerra di Tsunade








Nawaki prese la sua attrezzatura e se la caricò in spalla. L’espressione era determinata, sorridente.

Tsunade lo osservava con rabbia mentre si mordeva il labbro inferiore. Perché anche i bambini dovevano prendere parte alla guerra?

“Sorellina!” la voce del ragazzino la destò dai suoi pensieri “mi raccomando, metti tutto il tuo impegno in questa guerra! Io ho intenzione di diventare un eroe e poi verrò nominato Hokage, proprio come nostro nonno!” era arrossito mentre pronunciava l’ultima frase. Quello era il suo sogno e Nawaki era convinto che lo avrebbe realizzato.
Gli occhi della ragazza si posarono sul ciondolo che gli aveva donato. Sorrise e si abbassò fino al livello della fronte del fratellino, posandoci sopra le labbra.

“Vacci piano piccoletto, non sei ancora Hokage! Piuttosto fa attenzione!”

In quel momento Tsunade si convinse che sarebbe andato tutto bene, e che un giorno il suo fratellino sarebbe davvero diventato Hokage.

Si salutarono e presero strade differenti. Nawaki partì con i genin mentre lei si riunì al suo team.

Orochimaru guardava l’orizzonte, senza lasciar trapelare alcun sentimento. Non era preoccupato, non era triste, non era felice. Sembrava non essere niente.

Jiraiya invece sorrideva. Aveva un obbiettivo, doveva vincere la guerra e realizzare la profezia.

Tutti e tre avevano idee ottimistiche, erano i migliori, non c’erano a Konoha ninja come loro, non dovevano preoccuparsi.

Prima battaglia, schieramento d’élite di Konohagakure contro Sunagakure.

Il Terzo Hokage era una furia in battaglia, un uomo carismatico ed amato dai suoi soldati. Orochimaru, Jiraiya e Tsunade si fecero onore, distinguendosi fra la massa.

Dopo poche ore dall’inizio dello scontro però, Konoha era in difficoltà.

Sakumo Hatake si avvicinò ai tre allievi del Terzo con altri jonin.

“Perché stiamo subendo tutte queste perdite?” chiese Jiraiya incredulo. Sia nel corpo a corpo che nelle tecniche a medio e lungo raggio sembravano essere superiori. Eppure stavano cadendo, uno dopo l’altro.

Le gambe di Orochimaru cedettero. Erano diventate nere.

Il ninja dei serpenti sgranò gli occhi.

“C’è una donna fra quelli della sabbia, Chiyo. Ci sta avvelenando” l’Hatake si era accorto da tempo dell’anomalo numero di ninja persi ed aveva indagato sul motivo “i nostri medici non conoscono questo veleno”

Prontamente Tsunade si gettò sul compagno ed esaminò la situazione.

“Non hai tempo, uccidete quella donna” fece il moro: non era possibile indagare su un veleno sconosciuto durante una battaglia.

“Jiraiya, coprimi! Sakumo, sicuramente sarà protetta benissimo, ma ti chiedo di provare ad intercettarla”.

Il ninja dei rospi si parò davanti ai due compagni, mentre l’Hatake richiamò un gruppo di cani, pronto a cercare l’avvelenatrice.

La bionda prelevò un campione di sangue del compagno, stando attenta a non mischiarlo con quello di altri feriti, poi fece diverse prove con dei liquidi che aveva portato con se. L’espressione di Orochimaru era concentrata, stava cercando di ignorare il dolore. Alla fine la ragazza gli somministrò un liquido verdognolo, ed immediatamente le gambe ripresero colore. Il ninja era di nuovo in piedi.

“Sette minuti” disse.

Tsunade lo guardò senza capire cosa stesse dicendo.

“Ci hai messo solo sette minuti. Brava!” ribadì Orochimaru come se stesse spiegando un’addizione ad una bambina distratta.

La bionda sorrise soddisfatta e richiamò Katsuyu, la lumaca gigante. Le fece creare dell’altro antidoto, e poi glielo fece sputare su tutti i ninja sul campo di battaglia, curando i guerrieri di Konoha.

Il Terzo Hokage, che aveva intrapreso un combattimento contro il Terzo Kazekage, sorrise.

“La vostra avvelenatrice non è poi così brava!” lo schernì.

L’altro non rispose alla provocazione e continuò ad attaccarlo. In realtà era turbato, nessuno era mai riuscito a contrastare il veleno di Chiyo.

L’avvelenatrice sorrise sorpresa. Era una sfida e lei amava le sfide. Diffuse immediatamente un altro veleno, diverso da quello precedente, ancora più raro.

Tsunade se ne accorse, e ancora una volta prelevò il sangue di un ninja avvelenato per trovare un antidoto. Fu più difficile, ci vollero venti minuti, ma era comunque un bel risultato, perché con un tempo così breve non morì nessuno per avvelenamento.

Di nuovo la giovane kunoichi aveva sconfitto l’esperta avvelenatrice, ed in quel momento, i due Kage, si resero conto che l’esito di quella battaglia sarebbe stato determinato dalla morte di una di quelle due.

Così entrambi ordinarono di rafforzare la protezione delle donne. Orochimaru e Jiraiya avevano intrapreso una lotta con il giovane Sasori della Sabbia Rossa, e per quanto il nemico potesse essere potente, in due, sembrava stessero avendo la meglio.

Chiyo creò nuovi veleni, ma Tsunade riuscì a neutralizzarli tutti. Alla fine, lo schieramento di Sakumo Hatake sfondò le difese dell’avvelenatrice della sabbia. Il Kazekage, per nulla disposto a rinunciare alla sua migliore kunoichi, abbandonò la lotta con il Terzo e si diresse da lei, afferrandola e portandola via.

La battaglia era finita, Suna si stava ritirando. In quell’occasione Tsunade venne riconosciuta come il miglior ninja medico del mondo, mentre Sakumo Hatake venne soprannominato “Zanna Bianca della Foglia”.

Quando tornarono all’accampamento gli occhi furono solo per Tsunade, tutti si complimentavano, l’ammiravano, l’adoravano. Grazie a lei le perdite erano state minime, e la battaglia era stata vinta. La ragazza non poteva che essere soddisfatta di quel risultato, era uscita dall’ombra, aveva dimostrato il suo valore, era stata il ninja che aveva fatto la differenza.

Per un attimo si trovò a pensare che la guerra le avrebbe dato molte soddisfazioni, ma la realtà le sbatté in faccia troppo presto.

Corse a perdifiato verso il luogo che le era stato indicato. Non poteva essere vero! Non in quel momento, non così!

Orochimaru e Jiraiya erano davanti alla porta, le espressioni rassegnate.

I passi della ragazza divennero sempre più corti, finché non si fermò a poca distanza dai due compagni.

“È…” le parole le morirono in bocca. La faccia di Jiraiya non lasciava trapelare vane speranze.

Si fece avanti per entrare, ma venne trattenuta da Orochimaru, che le aveva afferrato il braccio.

“Lascia stare” la bionda cercò di dimenarsi, ma la presa del moro non sembrava smuoversi.

“Devo vedere! Forse lo posso salvare!”

“È così sfigurato che neanche lo riconosceresti” le parole del compagno le arrivarono come un pugnalata al cuore. Lasciandola interdetta, a bocca aperta e con gli occhi sgranati. Terrore, impotenza, rassegnazione.

“Orochimaru!” lo richiamò Jiraiya.

“È così! In questo mondo sopravvive soltanto il più forte, lo hai visto anche oggi, Tsunade!” e detto questo il volto del ragazzo si contorse in una risata. Era un riso spaventoso, non c’era divertimento, non c’era neanche follia, non c’era niente. Gli occhi di Orochimaru non cambiavano mai espressione, erano gli occhi di una persona che non aveva niente, che poteva morire in ogni momento, che non avrebbe mai pianto. Gli occhi di un uomo che aveva capito la verità.

La ragazza scoppiò in lacrime. Nawaki era così giovane, aveva così tante cose da fare, voleva persino diventare Hokage. Non riusciva a credere che fosse morto. Si era stretta al petto di Jiraiya, dal quale ogni tanto si spostava per guardare dentro, riusciva a scorgere un corpo adagiato su un lettino, era piccolo per essere quello di un uomo. Un ninja medico uscì a passi lenti e le si avvicinò, porgendole una collana sporca di sangue, quella che gli aveva regalato lei. La afferrò, stringendola forte al cuore.

Ecco cos’era la guerra.

Tsunade pianse per due giorni di fila, stesa sulla sua branda. Non c’erano parole che Jiraiya potesse dire per tirarla su di morale. Orochimaru non ci provò neanche.
Il terzo giorno, Hiruzen Sarutobi, entrò nella tenda della sua allieva, e senza parole di conforto o di comprensione, la prese per mano e le disse: “Alzati”

Il tono del maestro non ammetteva repliche. La fermezza nel suo sguardo era qualcosa a cui nessuno poteva opporsi. La ragazza si alzò e lo seguì a testa bassa, fino alla sala delle riunioni dei ninja combattenti.

Il Terzo era seduto ad una scrivania posta al centro della sala, mentre rivolte verso di lui c’erano tutte le sedie dei ninja presenti. Si stava discutendo su come limitare le perdite in battaglia e sulle varie strategie.

Le parole che giungevano alle orecchie di Tsunade erano lontane.

Limitare le perdite. Forse se ci fosse stato un modo per farlo, Nawaki sarebbe stato ancora vivo. Sgranò gli occhi alzandosi improvvisamente.

Tutti restarono in silenzio a guardarla.

“Un ninja medico” fece all’improvviso.

“Cosa stai dicendo, Tsunade?” chiese il Terzo.

“Ogni squadra deve necessariamente avere un ninja medico” fece una pausa, poi aggiunse: “il ninja medico deve essere sempre l’ultimo a morire, così che possa curare gli altri!”.

Il ragionamento era considerato buono, quindi l’idea di Tsunade venne presa in considerazione.

Un ragazzo dai capelli del colore dell’argento si alzò in piedi per sostenere quell’affermazione. Per un attimo i loro sguardi si incontrarono.

Dan era arrivato in un momento particolare della vita di Tsunade. La tendenza ad abbattersi della giovane era nota da sempre alle persone che la conoscevano, ma era anche vero che l’unica medicina in grado di alleviare tutti i mali, era proprio l’amore.

Così, quelle due giovani anime, si erano trovate, si erano capite, ed immediatamente si erano intrecciate l’una all’altra.

Orochimaru non trovò alcuna differenza dopo quell’unione, se non il fatto che la bionda fosse tornata utilizzabile sul campo di battaglia.

Jiraiya invece divenne triste. Sin da quando erano bambini, aveva avuto interesse per Tsunade, e glielo aveva dimostrato più di una volta. Lei non lo aveva mai ricambiato.
Dan e Tsunade avevano molto in comune, a cominciare dal fatto che entrambi avevano perso i fratelli in guerra. Il loro amore fu anche una consolazione.

“Sto per partire per un’importante missione” le disse un giorno “la guerra è praticamente vinta, siamo riusciti a realizzare parte del nostro sogno”.

“Soltanto una parte?”

Dan sorrise prendendola per mano. Poi continuò: “Tsunade, quando tornerò farò del mio meglio per diventare Hokage. Poi ti chiederò di sposarmi”

La bionda sgranò gli occhi senza riuscire a nascondere il rossore.

“E se tu mi dirai di sì, allora potrò dire di aver realizzato davvero il mio sogno...credi che accetterai?”

Lei si tolse la collana che aveva al collo, quella che aveva donato a Nawaki. Poi la diede a Dan sorridendo.

“Credo proprio di sì!”

Quando si è giovani, si fanno mille progetti, si pensa di poter realizzare qualsiasi sogno, non si hanno dubbi sulla propria forza.

Durante quella missione Dan venne ferito gravemente. Tsunade venne mandata da lui come supporto. Lo aveva trovato in fin di vita ed aveva fatto di tutto per salvarlo, non poteva arrendersi, lui era il suo sogno, la sua unica ragione di vita. Continuò a pompargli il cuore a lungo, anche quando lui stesso le aveva detto di smettere, non c’erano parole, non c’erano argomenti che potessero distoglierla dal suo lavoro. Finché il cuore di Dan batteva, lei aveva una ragione per esistere.

Poi, improvvisamente, si accorse che stava pompando da un’ora il cuore di un cadavere.

Da quel giorno, Tsunade venne colpita da una forte emofobia, che mise fine alla sua carriera di ninja medico.

Andare avanti, trovare una ragione per vivere, tornare a sorridere…come si poteva anche solo pensare di imporre certi discorsi ad una persona come lei? La guerra porta via sogni e speranze, e con loro anche tutto ciò che amiamo. Tsunade non era stata fortunata, ne poteva essere forte, la sua vita era finita con quella di Dan.

Ma non era ancora morta. 









SSS Ringrazio di cuore Xandalphon per avermi fatto da beta ;)
  
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