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Autore: DoIdare    11/07/2014    16 recensioni
-Cosa succederebbe se le tue certezze cominciassero a vacillare? Se i sogni che pensavi fossero irrealizzabili cominciassero a realizzarsi davanti ai tuoi occhi? Se l'uomo che credevi non ti avrebbe mai amata cominciasse a trattarti come una donna e non come una ragazzina?
-Cosa pensi che accadrebbe se la donna che hai sempre cercato di proteggere, rischiasse di esserti portata via in una sera? Se il suo sguardo racchiudesse dolcezza e passione allo stesso tempo? Se il suo semplice tocco si trasformasse in fuoco sulla tua pelle?
Buona lettura :)
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4- Non sai cos'hai, finché non lo perdi

 
Nonostante la stanchezza immensa che mi intontisce la mente, non riesco a chiudere occhio, mi giro e rigiro nel letto, nella speranza che un improvviso attacco di sonno prenda il sopravvento, ma non succede nulla.
Senza alzarmi, mi allungo verso il comodino e accendo l’abatjour, la luce fioca illumina l’orologio, sono le 3 di notte, almeno domani è domenica e non devo alzarmi presto.
Allungo la mano sotto al cuscino e tiro fuori la piccola freccia che mi sono ritrovata nella borsa, mi alzo a sedere e la rigiro tra le dita… Non so cosa fare, forse dovrei chiamarlo, chiedergli spiegazioni per quel bigliettino, chiedergli spiegazioni per la sua scenata di poco prima.
Oppure dovrei solo lasciar correre, comportarmi come se non fosse successo nulla, proprio come ha fatto lui con me dopo la sera in cui abbiamo sconfitto Slade.
… Spengo la luce e mi impongo di dormire, la freccia ancora stretta nella  mia mano.
 
Nonostante il fatto che sia andata a dormire tardi, riesco lo stesso a svegliarmi intorno alle 8, ieri sera ho lasciato una scia di vestiti e oggetti mentre andavo a dormire, li raccolgo e li sistemo ognuno al proprio posto.
Sul divano trovo il bigliettino scritto da Oliver, è leggermente spiegazzato per quanto l’ho stretto tra le mani, e noto solo ora che è stato scritto su un pezzo di tovagliolo.
Non mi interessa, per quanto improvvisato e rovinato possa essere, rimane comunque una delle cose più speciali che abbia mai ricevuto.
Lo infilo tra le pagine di “Anna Karenina”, il libro che sto leggendo ora, e dopo una doccia veloce e una colazione abbondante mi dirigo verso il covo.
Appena entro mi muovo verso la mia postazione e noto che Oliver e Laurel si stanno allenando, devono essere veramente concentrati, visto che non si accorgono minimamente della mia presenza.
Li sto guardando di sottecchi, e dopo qualche minuto smettono di combattere, Oliver passa una bottiglietta d’acqua alla ragazza, che lo ringrazia e comincia a bere… mi ricorda un cammello assetato che si abbevera ad una pozza d’acqua dopo una settimana di viaggio nel deserto.
Credo si sia accorta che la sto guardando perché si volta e mi sorride,
-Ciao Felicity, quando sei arrivata?- mi chiede poi con finta curiosità.
Oliver si blocca per qualche istante, poi ricomincia a vestirsi, come se non fossi lì.
-Sono arrivata giusto cinque minuti fa, non volevo disturbarvi, sembravate molto…presi- rispondo cercando di dare il giusto peso all’ultima parola.
Ricomincio a guadare in direzione del ragazzo, sta facendo di tutto per non parlarmi, non mi ha nemmeno salutata, ma questa volta non posso lasciarlo scappare, non posso più sopportare le situazioni di imbarazzo in cui mi trascina.
Mezz’ora dopo Laurel riceve una telefonata di lavoro, e rivestendosi in modo “appropriato” lascia il covo, dandomi la possibilità di parlare con Oliver.
Non faccio in tempo a pensarlo che quest’ultimo prende le chiavi della moto, e dirigendosi verso le scale mi dice: -Puoi andare anche tu Felicity…tanto ultimamente la compagnia non ti manca-.
Scatto in piedi e lo raggiungo di corsa, afferrandolo per il braccio e bloccandolo sul primo scalino, lui si irrigidisce, sposto subito la mano appena mi rendo conto di quello che ho fatto.
Oliver non si volta, continua a darmi le spalle, non guardarlo negli occhi mi rattristisce ma almeno mi dà la forza per dire quello che mi frulla per la testa: -Cosa intendi dire?- chiedo con un coraggio che non sapevo di avere.
Si volta e mi osserva in silenzio, non riesco a capire quello che prova e questo mi fa impazzire,
-Credo sia chiaro a chi mi riferisco quando dico “compagnia”- mi risponde, per poi continuare: - Si chiama Damian, giusto?-.
-Non capisco perché la cosa ti infastidisca così tanto Oliver, ogni giorno vedevo te e Sara scambiarvi effusioni e a Mosca ti ho beccato insieme a Isabel Rochev, e tu ti comporti così con me solo perché ho baciato un ragazzo?- chiedo di getto, senza respirare.
Abbassa lo sguardo, sono sicura che stia pensando a qualcosa da dire, fa un piccolo sospiro e poi torna a guardarmi: -Voglio solo proteggerti… non sappiamo chi sia, ne cosa faccia. Mi preoccupo solamente per un’amica-, Dice riportando lo sguardo verso il basso.
Il cuore mi si spezza per la milionesima volta, non so cosa fare, il naso mi pizzica, segno che sto per mettermi a piangere. Guardo verso l’alto, cercando di non far uscire quelle lacrime che spingono per liberarsi, e faccio un paio di passi indietro, poi mi volto e vado alla mia postazione aprendo la borsa che ho lasciato appesa alla mia sedia, ne tiro fuori la freccia che mi ha fatto compagnia questa notte e torno da Oliver.
-Credo che questa sia tua- gli dico porgendogli la piccola arma.
Lui la osserva attento, come se stesse ripensando a mille cose collegate a quell’oggetto.
-Vorrei che la teness…-
-Non la voglio- gli rispondo appena capisco quello che mi sta dicendo.
Mi guarda deluso, ma non posso sempre pensare ai sentimenti degli altri, non posso sempre calpestare il mio cuore solamente per permettere a quello degli altri di essere felice.
Non posso nutrire i miei sentimenti di bugie ed illusioni, non sono più una bambina, devo affrontare la realtà, e la realtà è che Oliver non mi ama, non mi amerà mai,  vuole solo proteggere il suo cucciolo, dandogli qualcosa ogni tanto, giusto per farlo stare buono.
-Perché?- mi chiede solamente.
Una semplice domanda, composta di una sola parola, mi sta facendo tremare, non so rispondere, non voglio dirgli che porterei quella freccia sempre con me giusto perché mi piace sapere che ho qualcosa di suo, non voglio dirgli che l’ho tenuta sotto il cuscino mentre dormivo perché mi sembrava di avere lui accanto a me, non voglio dirgli che il suo bigliettino mi ha fatto piangere e sperare che potesse esserci qualcosa, non voglio dirgli che volevo parlare con Damian spiegandogli che il mio cuore è già occupato, non voglio dirgli che ho provato un senso di protezione e possessività quando mi ha fatto appoggiare la mia mano sul suo cuore, non voglio dirgli che lo amo da impazzire.
-Sono stufa di rispondere alle tue domande Oliver, tu non rispondi a nessuna delle mie-. Dico soltanto.
-Ieri sera quando sei entrata da quella porta hai destabilizzato il mio equilibrio, ti sei avvicinata a noi con quel tipo che ti sfiorava le spalle e ti prendeva sottobraccio in modi che neanche io ho mai fatto, ti ha regalato un dannato fiore e ti ha fatto complimenti, ti ha invitata a ballare e ti ha pulito le labbra quando erano sporche di cacao, ti ha fatta ridere per tutta la sera e non ha guardato altre che non fossero te, poi ti ha riaccompagnata a casa e ti ha baciata-.
-è questo che ti turba Oliver, Il fatto che abbia passato una bella serata?- chiedo stizzita.
-Avrei dovuto essere io il tuo accompagnatore- risponde fissandomi.
-Ma hai preferito essere quello di Laurel-.
-Non volevo andarci con lei-.
-Allora perché l’hai accompagnata?-.
-Ha insistito e pensavo che tu ci saresti andata con Roy. Perché hai permesso che quello ti baciasse?-.
-Non gliel’ho permesso, è successo e basta. Perché mi hai infilato quel bigliettino nella borsa?-.
-Damian non ti ha lasciata sola neanche per un momento, non ho avuto l’opportunità per dirti quello che pensavo, ma volevo comunque farti sapere che ieri sera eri semplicemente mozzafiato- Dice guardandomi.
-Ridillo-. Il mio cuore sta battendo all’impazzata.
-Eri bellissima, non riuscivo a smettere di guardarti-. I suoi occhi scendono verso le mie labbra,  si avvicina e mi ritrovo la sua bocca pericolosamente vicino alla mia, credo di aver smesso di respirare.
Proprio quando credevo che mi avrebbe baciata, si blocca e come se volesse mandare via uno strano pensiero, scrolla la testa, mi rimette la freccia tra le mani e percorre le scale fino ad uscire.
Cosa diamine era successo? Oddio Oliver stava per baciarmi!
 
Ormai è pomeriggio inoltrato, sono seduta sul mio divano a leggere, ma non riesco a concentrarmi ripensando a quello che era successo poche ore prima.
Afferro la giacca e mettendomi le scarpe esco di casa, i miei occhi incontrano quelli di Ben, seduto su una sedia a dondolo mentre fuma la sua solita sigaretta sul balcone.
Lo raggiungo e mi siedo sulla sedia davanti a lui, quest’ultimo mi guarda e mi sorride,
-Ciao bambina mia, come stai oggi?- mi chiede aspirando un altro tiro.
-Bene grazie, tu come stai Ben? È un po’ che non passo da te, posso aiutarti in qualche modo?- gli chiedo gentilmente.
-Oh Felicity, tu sei una brava ragazza: sei dolce, gentile, aiuti gli altri, il ragazzo che conquisterà il tuo cuore sarà molto fortunato- mi risponde.
Non riesco a trattenere un sospiro, e deve essersene accorto perché mi appoggia una mano sul ginocchio e cercando il mio sguardo mi chiede: - O forse il tuo cuore un proprietario ce l’ha già?-.
-è complicato- rispondo sperando che non mi chieda nient’altro, non posso parlare di questo proprio oggi.
-Non è mai complicato bambina mia, in realtà è tutto così semplice, le risposte sono sempre davanti ai tuoi occhi, ma non riesci mai a vederle, semplicemente perché hai paura di quello che potrebbe succedere-.
-Non lo so Ben, ogni volta che faccio un passo avanti nel cercare di capire i suoi sentimenti, lui ne fa due indietro, non so come comportarmi , non capisco quello che prova, mi sembra di essere una bambina che cerca di rimanere sveglia aspettando Babbo Natale, senza sapere che in realtà Babbo Natale non esiste-.
-Forse ha solo paura di affrontare i suoi sentimenti.-
-O forse semplicemente non mi vuole.- dico sospirando di nuovo.
-Chi è questo ragazzo? Quello che ieri sera ti ha baciata sotto il portone, o quello che ti ha riportato la borsetta tutto arrabbiato?-
Lo guardo sconvolta, come cavolo fa a sapere queste cose?? Non ho parole.
Ridacchia leggermente, - sono anziano ma non sono stupido, tu sei come una nipote per me, veglierò su di te fino a quando riuscirò ad alzarmi in piedi, e poi dovresti sapere che un anziano che si rispetti sa sempre tutto ciò che succede intorno a casa sua.- dice continuando a sorridere.
-Io credo di amarlo Ben, quando lo vedo il mio cuore batte all’impazzata e quando mi sorride e mi sfiora le braccia mi sembra di impazzire-.
-è il ragazzo che ti ha riportato la borsetta vero?- mi dice continuando a ridacchiare.
-si.. Oliver-.
-Bè allora Oliver non sa quello che si perde, ma se io fossi in te non rinuncerei bambina mia, sono stato giovane anche io, e ho fatto tante stupidaggini, ma sai qual è stata la più grande che ho commesso?-. mi chiede spegnendo la sigaretta nel posacenere e accendendone subito un’altra.
-No, qual è stata Ben?-
-Avevo più o meno la tua età, ero giovane, sconsiderato, Lucy era la mia roccia, mi aiutava con il college e mi copriva con i miei genitori quando mi ubriacavo talmente tanto da non riuscire a muovermi, era la mia migliore amica, io sapevo quello che provava per me, ma non avevo il coraggio di affrontare la situazione- si ferma un attimo e fa un paio di tiri dalla sigaretta. Non sembra voler continuare la storia, ma io sono curiosa e gli chiedo di andare avanti.
-Sembrava andare tutto per il meglio, poi un giorno mi disse che mi amava e che non ce la faceva ad andare avanti facendo finta di niente, io ero terrorizzato, le dissi che la vedevo solo come amica, lei se ne andò senza dire una parola.  Inizialmente mi sentivo come liberato da un peso, ma con il passare delle settimane cominciai a sentire la sua mancanza, passavo da casa sua quasi ogni pomeriggio, ma sua madre mi diceva sempre che non c’era, credevo fosse una scusa per non vedermi, finché un giorno la incontrai sul vialetto di casa, mentre teneva per mano quello stupido di Jeremy Bay, un ragazzo che frequentava la facoltà di matematica-. Si ferma ancora una volta, e guarda il tramonto che intanto sta scendendo su Starling city.
-Poi cosa è successo Ben?- gli chiedo incalzandolo a continuare la storia.
-Oh, Lucy era meravigliosa, indossava un vestitino estivo del colore dei suoi occhi, verde smeraldo, la pelle olivastra leggermente abbronzata risplendeva al sole e i suoi lunghi capelli ramati le erano cresciuti fino a metà schiena. Era raggiante, rideva e scherzava. Rimasi bloccato a guardarla, come avevo potuto lasciare che uno stupido broccolo me la portasse via? Come avevo permesso che se ne andasse? Appena mi vide mi salutò sicura di sé, non aveva più quell’aria imbarazzata che tanto mi piaceva quando mi sorrideva, non mi guardava più come prima, quello sguardo che tanto amavo di lei ormai era riservato a Jeremy. Ed era tutta colpa mia- Insipirò ancora e poi continuò -Ormai erano passati sei mesi, avevo incontrato Lucy una decina di volte da quel giorno, ogni volta sembrava più bella, e ogni istante che passava la sentivo sempre più lontana, così un giorno mi svegliai nel cuore della notte e corsi a casa sua, incurante della pioggia che mi aveva ricoperto dalla testa ai piedi, cominciai a battere forte alla sua  porta, suo padre la aprì e per poco non mi colpì con l’ombrello che era appoggiato al muro quando gli dissi che volevo chiedere la mano di sua figlia. Ovviamente suo padre rifiutò ma da quel giorno cominciai ad uscire con la mia amata, scoprendo cose di lei che non avevo mai notato in tutti quegli anni di amicizia, due mesi dopo le chiesi di sposarmi, lei accettò-. Ben si blocca e spegne anche la seconda sigaretta, una lacrima solitaria scende sulla sua guancia, dividendola in due.
-Io l’amavo, l’ho sempre amata e sempre l’amerò. Ma sono riuscito ad accorgermene solo dopo averla persa. Forse anche Oliver deve perderti prima di capire quello che prova per te- dice spostando di nuovo lo sguardo verso di  me.
-Quindi cosa dovrei fare?- gli chiedo curiosa.
-Ho capito quanto amassi Lucy quando l’ho vista tenere per mano un altro ragazzo, quando non avevo più la certezza che mi amasse, quando sentivo di averla persa-.
-Mi stai dicendo che devo farlo ingelosire?- chiedo stupita.
Lui ridacchia, si alza e cammina verso la porta di casa sua, si volta e mi dice: -credo che una persona capisca l’importanza di quello che possiede solo quando lo perde, bambina mia-. Poi scompare dentro casa.
 
Mezz’ora dopo non mi sono ancora mossa dal balcone, sono indecisa non so cosa fare… Ma si, perché no, prendo il cellulare dalla borsa e digito un numero…
-Felicity, che sorpresa! – mi risponde il mio interlocutore
-Ciao! Volevo chiederti se domani intorno all’una possiamo pranzare insieme, ho un’ora di pausa e mi farebbe piacere vederti- Chiedo imbarazzata.
-Assolutamente si, non vedo l’ora, a domani!- mi saluta,
-A domani Damian- dico spegnendo la telefonata.
 
Sono giovane, devo godermi la vita, non posso correre dietro a qualcuno che non mi vuole, magari Damian riuscirà ad apprezzarmi più di quanto non abbia fatto Oliver.
 
 
 
Un saluto a tutte le principesse che leggono questa storia!
Quando sono triste leggo le vostre recensioni e mi torna il buon’umore, non sto scherzando!
Non sapete quanto mi faccia piacere sapere che la mia storia vi abbia conquistate almeno un pochino, ringrazio tutti i recensori, chi segue, ricorda e preferisce questa ff.
Spero che questo capitolo vi piaccia e sarei contenta di sapere cosa ne pensate, e ricordate che critiche e consigli sono sempre ben accetti!
Un bacio a tutte quante :*
DoIdare
  
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