Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: OurChildhood    11/07/2014    7 recensioni
Annabeth Chase si è trasferita a New York all'inizio dell'estate. Anzi, l'hanno spedita a New York all'inizio dell'estate.
"Abbiamo trovato una scuola per ragazzi problematici come te. La Goods." La sua matrigna non aveva peli sulla lingua per quanto riguardava la sua "adorata" figliastra. Solo perché soffriva di dislessia e iperattività. Non lo trovava giusto.
"Troverai Luke ad aspettarti all'aeroporto." Per di più doveva contare su un ragazzo quasi sconosciuto che i suoi genitori conoscevano appena.
"Perfetto" pensava "non potrebbe andarmi peggio."
Ma si sbagliava di grosso.
***
Le vite di ognuno di noi si incrociano, si scontrano, si sfiorano con quelle di altre persone e, ognuna di queste, lascia un segno più o meno forte nelle nostre vite.
Ogni persona che incontriamo provoca in noi un cambiamento più o meno forte, voluto o meno.
***
Dal Capitolo 12:
Sapevo già che la vita cresce, muta, si incrocia con quella altrui, si marca di cicatrici che non si rimargineranno più. Sta solo a noi cercare di dimenticarle e rincominciare da capo.
Mi alzai dal letto e preparai le valigie. Stava anche a me
cambiare per la vita.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bianca di Angelo, Connor Stoll, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace, Travis & Connor Stoll
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PoV Bianca
Il martedì mi svegliai stanca e delusa, come da un paio di giorni a quella parte.
Volevo sapere che cos'aveva da dirmi di tanto urgente Travis ma, a quanto pare, il resto del mondo non era dalla nostra. 
Era in punizione per il resto del mese, quindi non l'avrei di certo rivisto a scuola, e uscirci insieme da sola? Neanche a pensarci.
E poi magari doveva solo farmi uno dei suoi "scherzi di benvenuto", quindi non era nulla di importante. Anzi, era meglio così.
"Se è qualcosa di importante mi dovrebbe cercare lui, o no?" pensavo mentre mi spazzolavo i capelli.
Soffermai un attimo lo sguardo sul mio riflesso nello specchio: era di certo migliore di quello di alcune settimane fa. Non mi erano di certo sparite le occhiaie scure, perennemente dipinte sotto i miei occhi, e le guance erano ancora scavate, sebbene si fossero un po' riempite.
La mia carnagione era sempre bianca, ma non di quel colore quasi giallognolo e malaticcio, ma di un bianco candido come quello di mio fratello.
 
Allora mi accorsi delle grandi somiglianze tra di noi ma, soprattutto, delle piccole differenze.
 
Il viso aveva gli stessi tratti, sebbene i suoi fossero leggermente più marcati; i capelli dello stesso colore nero pece e le stesse occhiaie che io tentavo di nascondere il più possibile con il correttore; gli stessi occhi grandi e il naso all'insù; le stesse labbra fine e le ciglia folte.
 
E poi tutte le differenze, sebbene fossero talmente poche da poterle contare sulle dita di una mano.
 
Gli occhi più chiari dei suoi, le mani piccole, la bocca meno grande, i capelli, ordinati a differenza di quelli indomabili di lui, e il fisico magro, fin troppo. Ma per quello ci stavo lavorando.
 
Mi liberai il volto facendo una coda alta e poi uscii di casa. Avevo voglia di fare la strada da sola con calma e magari mangiarmi una ciambella ad un bar.
 
Liquidai in fretta il problema "Stoll" quando, arrivata a scuola, Silena mi tenne stretta a sé, quasi avesse paura di una mia possibile fuga, e mi obbligò praticamente ad andare con lei dal "mio adorato Charlie", come lo chiamava lei. Poco le mancava per avere addirittura gli occhi a cuoricino.
«Come fai a ridurti così per un ragazzo? Insomma, ho capito amore e menate varie ma c'è un limite alla decenza!» la beffeggiai mentre bevevo il caffè preso da Starbucks e lei mi tirava per un braccio verso la meta.
«Capirai quando ti innamorerai» disse fermandosi e mordendosi un labbro. Poi riprese a camminare dopo aver visto la mia faccia scettica.
«Non puoi dirmi che non ti innamorerai, mia cara Bianca. Insomma, tutti ci passano prima o poi, a meno che non siano computer o chicchessia! E no, non farmi credere che tu sei un computer perché lo so per certo che non lo sei! Perché... - si fermò nuovamente e alzò un sopracciglio, confusa - ...perché non lo sei, vero?» chiese con voce malferma. 
Io in risposta scoppiai in una più che fragorosa risata, quasi strozzandomi con il caffè.
Lei riprese a camminare impettita per l'offesa subita. Potevi dire molte cose su Silena, ma non di certo che stesse al gioco o fosse granché sveglia. Ma aveva un gran coraggio in tutti i campi: scuola, ragazzi... Tutto. Era l'unica a saper tenere a bada certe persone come Clarisse, ed era forse per questo che erano grandi amiche.
«Tu ti innamorerai. Ne sono certa. Mi immagino già te con un abito da sposa, magari non bianco, starebbe male sulla tua pelle... Magari rosa, un bel rosa confetto!»
Trattenni un conato di vomito. Già il discorso di innamorarsi e del matrimonio erano per me di per sé vomitevoli, se poi ci si aggiungeva un abito rosa confetto si chiudeva il quadretto. Anzi no, il triangolo.
«E sai chi secondo me starebbe bene con te?! Travis Stoll! Sareste perfetti!»
Sputai il sorso di caffè pensando ironicamente:"Ecco, ora il quadretto è completo!"
 
Avevo detto che il problema Stoll si era risolto facilmente quella mattina?
Ritiro tutto.
 
PoV Talia
Raggiunsi l'aula di biologia in largo anticipo, tanto che il professore non era nemmeno arrivato. 
Non avevo intenzione di assistere ad un nuovo siparietto e me ne ero andata. Avevo lasciato Percy solo, però. 
"Se la caverà, forse."
Cominciai a ripassare l'argomento poco prima che suonasse la campanella e, con essa, cominciassero ad entrare i secchioni.
Inutile dire che cominciarono a guardarmi come se avessero appena scoperto un nuovo tipo di pianta potenzialmente velenosa. Mi urtavano i nervi.
"Che c'è?! Non avete mai visto una ragazza?!" Urlai, facendoli allontanare da me.
Ringraziai il cielo quando arrivarono gli altri alunni, un po' meno quando il professore ci assegnò il compito di vivisezionare delle rane.
 
La mattina passò lenta e inesorabile tra interiora, compiti di letteratura e il corso di matematica avanzata.
 
«Sicuro che il cervello sia ancora tutto dentro? Perché io non ne sarei così sicura!» chiesi al mio compagno di banco mentre la professoressa di algebra finiva di spiegare una cosa di cui avevo scordato il nome.
«No, perché se almeno ne ho perso un po' posso denunciarli per danni alla mia fantastica persona!»
«Taci, Grace» rispose lui ridendo e prendendosi la testa tra le mani.
La mia pulsava tremendamente, faticavo a reggerla sulle spalle.
«In più - aggiunse girandosi verso di me e guardandomi con i suoi occhi marroni - da come ti reputi direi che gravi danni non ne hai subiti.»
Concluse la frase tirandomi un pugnetto sulla spalla e sorridendomi in un modo strano. Appena presa consapevolezza della situazione strinsi le labbra tanto da farle sparire in una linea sottile e voltai lentamente verso la lavagna.
"Che imbarazzo..." Pensai quando, con la coda degli occhi, vidi il mio compagno di banco arrossire per la vergogna e voltarsi anche lui verso la lavagna.
Trattenni una risata.
 
Al suono della campanella corsi verso la sala mensa, dapprima contenta di aver concluso quella estenuante (e schifosa) mattinata, poi sempre più consapevole dei vari siparietti che si sarebbero andati a creare.
Mi tirai un po' su di morale cominciando a prendere in seria considerazione una possibile stesura di un libro dal titolo:“Tutti i modi più uno di uccidere dall'imbarazzo il proprio compagno di banco”.
Probabilmente avrei raccontato l'aneddoto a... Annabeth.
"Possibile che qualsiasi cosa succeda ci siano quei due in mezzo?!" (Ok, forse non era proprio così, ma la mia mente mi portava a fare conclusioni del genere).
Presi posto al solito tavolo dove "stranamente" non c'era ancora nessuno a parte i due finti piccioncini più un testa di triglia che non si accorgeva neanche che quei due stavano recitando.
«Ancora un po' e ti esce il fumo dalle orecchie!» sussurrai all'orecchio del suddetto testa di triglia.
Lui arrossì in un primo momento, poi si riprese stringendo i pugni e facendo diventare bianche le nocche.
Intanto quei due schiamazzavano e ridevano. Mi davano all'urto.
Poi Nico si avvicinò all'orecchio di Annabeth e le sussurrò qualcosa.
«Nico smettila! Mi fai il solletico!» si lamentò ridendo.
Rise anche lui e le morse il lobo.
In quel momento, quasi senza accorgermene, scattai in piedi sbattendo i pugni sul tavolo, alimentata da un fuoco che mi lacerava lo stomaco.
Oramai gli occhi di tutti erano puntati su di me.
«Ora BASTA!» sbottai.
Mi girai e per sbaglio, feci cadere il pranzo ad un novellino. 
«Il mio pranzo...!»si lamentò lui quasi miagolando.
Mi avvicinai al suo viso colma d'ira e di un grande istinto omicida e gli urlai in faccia:«Stai zitto!»
Uscii quasi correndo dalla mensa e mi diressi verso il bagno quando mi accorsi di avere le guance rigate da lacrime di rabbia.
E fanculo anche alla frase "Talia Grace non piange", Talia Grace è un essere umano, piange come chiunque altro.
Sentii il rumore di passi dietro di me e, poco prima di entrare nel bagno, mi voltai.
Vidi una zazzera di capelli neri e due iridi altrettanto scure, così scattai:«Che vuoi?»
«Solo sapere come stai. E perché hai fatto quella scenata in sala mensa. E perché tu sia gelosa di Annabeth. Non ne vedo il motivo. Insomma, siamo sempre amici come prima, no? Allora"Cos'hai?" mi domando.»
Mi strinse un polso con la sua stretta di ferro.
«Tu proprio non capisci - sibilai guardando il pavimento - Non capisci che sono gelosa di Annabeth non perché penso che tu mi stia trascurando ma per altro?!»
Aumentò la stretta e mi sollevò il viso con l'altra mano.
Da dietro il velo di lacrime che mi offuscava la vista vidi il suo sorriso, tremendamente bello, terribilmente affascinante.
Sbattei le palpebre un paio di volte per riuscire a vedere oltre il pianto, per rendere chiara la visuale.
Ma il suo sorriso era lì, davanti ai miei occhi, per me.
Gli gettai le braccia al collo, lo baciai. 
Lo baciai perché avevo voglia di farlo, perché volevo sentire quel suo sorriso ancora più mio, volevo mi appartenesse in tutto e per tutto.
E forse fu la sua risposta al bacio a rendermi ancora più felice, furono le sue braccia che mi stringevano a mandarmi in paradiso.
Forse era anche per una serie di fattori cosmici e fatali che mi avevano portato ad avere la mattinata peggiore di tutte, che mi fecero apprezzare ancora di più quel bacio, tramortendo quella poca dose di buon senso che mi era rimasta tanto da addormentarla e lasciarmi in balia delle emozioni.
Forse erano troppo grandi solo per me, ma forse lo erano anche per lui.
E fu quando mi prese in braccio e mi strinse tra il suo corpo e il muro di armadietti che io decisi che volevo di più, volevo lui.
Ma furono forse gli stessi fattori cosmici e fatali che avevano reso quella mattina uno schifo che crearono una situazione abbastanza forte da fermarci.
Tra i miei capelli incastrati nella rotella di un armadietto e un Percy sconvolto che ci fissava riuscimmo a trovare la forza per allontanarci abbastanza da non riuscire a trovarci nemmeno allungando le mani.
Nel frattempo anche Annabeth era arrivata, probabilmente rimasta sola in sala mensa.
Percy si rivolse per primo a Nico:«Che è questa roba? Una non te ne bastava? Non ti bastava Annabeth?!»
Un primo momento di tensione fu sconfitto da un generale momento di ilarità tra me e i due diretti interessati.
La faccia sconvolta di mio cugino non aveva paragone.
«Perché, sei geloso?» lo canzonai io.
«Certo che lo sono! Possibile che ogni volta che mi piace una ragazza ci sia sempre qualcuno che si mette in mezzo?!»
«Ragazzi, penso che il piano abbia funzionato» disse Annabeth con un sorriso malandrino sulle labbra.
 
Ovviamente spiegammo del "piano" a Percy e mi godetti la scena quando scoprì che fui proprio io ad idearlo.
Nel frattempo Nico si era avvicinato e mi aveva abbracciato da dietro, facendomi venire la pelle d'oca.
E Annabeth continuò a prendere in giro Percy come se fossero stati amici da una vita e lui non avesse appena ammesso che lei gli piaceva (da morire, si potrebbe aggiungere).
 
Forse fu il nostro rientro in mensa particolarmente allegro o il fatto che io e Nico ci stavamo tenendo per mano a suscitare la curiosità di Bianca.
«Quindi ora è la tua ragazza?» chiese lei in estasi a suo fratello.
«Ehm... Dati i modi di comportarsi e il livello di cura personale direi di più che è il mio ragazzo, ma... Credo di sì» disse sorridendomi.
Io in risposta gli tirai un pugno e poi, ridendo, lo baciai.
Un bacio piccolo, a stampo quasi, ma abbastanza da rendermi felice.
E da farmi stritolare da una Bianca più che agitata.
 
~SPAZIO AUTRICE~
Ringrazio le sette persone che hanno recensito lo scorso capitolo,grazie mille anche a tutte le persone che hanno aggiunto questa storia alla lista delle preferite/ricordate/seguite e tutti i lettori silenziosi che leggono i capitoli :3
Alloooora......................
 
Che ve ne pare? :D
Io sono letteralmente impazzita scrivendo, Talia e Nico li amo troppo *.*
Ok, mettendo da parte l'anima da fangirl, ho amato scrivere questo capitolo. Spero piaccia anche a voi ;)
 
Piccolo spam: ho scritto una One-Shoot nella sezione Romantico, mi farebbe molto piacere se qualcuno passasse a lasciarmi il proprio parere, positivo, neutro o critico che sia. Ho bisogno di crescere anche nell'ambito "storie originali".
 
Altro spam per tutte le autrici: è stato indetto un concorso su questo gruppo di Facebook, secondo me molto carino. Agli amministratori piacerebbe avere molti più iscritti, quindi se c'è qualcuno di interessato vi lascio il link del gruppo
 
- "I concorsi di Marlene e Ned"---------> https://www.facebook.com/groups/629580557132423/
 
A venerdì 25
-A
 
P. S.: D'ora in poi mi firmerò con -A perché a breve l'altra ragazza che condivide il profilo con me dovrebbe pubblicare la propria Fanfiction, così si capisce chi scrive la storia :)
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: OurChildhood