11/07/2014
1 recensioniPrologo
La notte sovrastava tutta la città di Londra e il silenzio ne era il sovrano. In una piccola villetta però, il suono quasi malinconico di un carillon riempiva le stanze dell’abitacolo. In particolare in soggiorno nella quale il suono era più forte, vi era una ragazza che con uno sguardo impassibile guardava due corpi senza vita distesi sul freddo pavimento circondati da una pozza di sangue. Erano di un uomo e di una donna i corpi ormai privi di vita. La ragazza tremante alzò le mani e se le guardò e vide che erano macchiate di sangue ed era quello delle due persone distesi ai suoi piedi.« Io..non volevo..» mormorò la ragazza osservando le sue mani che tremavano per la paura. Senza forze cadde in ginocchio sul pavimento vicino ai due corpi è senza rendersene conto piccole lacrime le cominciarono rigare il viso. Stupita si toccò la guancia bagnata e si spaventò molto quando vide che le sue lacrime erano rosse e non acqua, ma la cosa che la stupiva di più e che non sapeva il motivo di questo pianto per quei corpi sconosciuti e non capiva perché stava male per ciò che aveva fatto. Tuttavia girandosi intorno vide che c’erano molte foto sue con loro ma non riusciva a ricordare chi fossero e non sapeva nemmeno perché quella donna le assomigliava così tanto. La ragazza non sapendosi dare delle rispose continuò il suo pianto pieno di disperazione e frustrazione. Una mano si posò sopra alla sua testa, spaventata per quel gesto di scatto si girò e si ritrovò davanti a se un uomo vestito completamente di scuro. L’uomo posò il suo sguardo sui due corpi distesi per terra e capì cos’era successo, affettuosamente accarezzò la testa della ragazza «Sei stata tu, vero?» chiese continuando ad accarezzarle la testa mentre lei continuava a versare lacrime vermiglie« I-Io» l’uomo si distanziò un po’ da lei e le allungò la mano «Dai alzati non ti farò del male » lei con stupore guardò la mano di fronte al suo viso poiché non sapeva se fidarsi o meno di lui« Non aver paura di me, io so come aiutarti» lei con titubanza gli afferrò la mano e con agilità la tirò su e si diressero fuori da quella casa.
«Qual è il tuo nome, ragazza?» chiese l’uomo intanto che appiccava il fuoco sulla casa dalla quale erano usciti un momento fa.« Non me lo ricordo» rispose mentre ammirava le fiamme che lentamente invadevano la casa « Beh. Allora te ne affiderò uno, comunque io sono Benjamin» disse mentre in cominciava ad allontanandosi dalla casa affiancato dalla ragazza «Dove andiamo?» chiese incuriosita la ragazza all’uomo «A fare uno spuntino» rispose mentre i suoi occhi divennero rossi e sul suo viso vi spuntò un sorriso sadico.