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Autore: ilrumoredeipensieri    11/07/2014    2 recensioni
E non c’è bisogno di altro che i loro respiri spezzati dalla cornetta, delle mani che forse tremano, che vorrebbero cercarsi e trovarsi. In quel silenzio pendono domande che Luke non ha il coraggio di fare e risposte in cui Diana non è certa di credere davvero, ma forse è così che cominciano le cose importanti, con piccoli passi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 - Rischiare
 
Sunnie spinge la porta a vetri della UK Records e fa il suo ingresso nell’edificio ancheggiando come suo solito. Nemmeno avesse un radar, individua immediatamente Ashton Irwin, seduto su uno dei divanetti in pelle della hall, semplicemente vedendone i ricci chiari e la bandana colorata annodata fra di essi. Se Diana non fosse rimasta fuori dall’edificio a terminare la sua sigaretta le avrebbe sicuramente dato della patetica, ma poco importa. Raggiunge lui – e i suoi tre amici lì accanto - con pochi passi leggeri e “Ciao ragazzi!” saluta allegramente.
I 5 Seconds Of Summer, nella loro ordinaria tenuta di jeans scuri attillati e magliette punk rock, sono impegnati nello scrutare gli schermi dei loro telefonini  e ma, al suono della sua voce, sollevano all'unisono gli sguardi per esordire con un molto educato “Ciao Samantha!” al quale lei risponde prontamente con un’occhiataccia e un “Sunnie, solo Sunnie”. 
Quando il gruppetto esce dall’edificio, Diana sta terminando la sigaretta. Sunnie le fa cenno di avvicinarsi mentre i quattro ragazzi sono distratti dal via vai dei taxi neri e dei classici autobus rossi a due piani. Getta con noncuranza quello che ormai è solo il filtro della sigaretta e li raggiunge con pochi passi forzatamente decisi.
Il primo a vederla è Calum che le rivolge un sorriso aperto e gentile. “Diana! Anche tu qui?” domanda poi.
La ragazza sfoggia un mezzo sorriso, non proprio entusiasta.
“Pare di sì, sono stata ingaggiata come guida turistica per un giorno. O meglio, qualche ora.”
 Micheal, in piedi accanto a Calum, sembra euforico all'idea di fare il turista. 

“Magnifico! Più si è meglio è, no?”
“Come no.”
Luke.
E a Diana sembra di aver appena ricevuto un pugno nello stomaco. Finge di non aver sentito, ma non può ignorare la sensazione di gelo sulla pelle e fuoco sulle guance.
Paura. Imbarazzo.
Vede Michael e Ashton scoccare uno sguardo di disapprovazione verso Luke, ma è solo un attimo. Lo sanno? Lui ha parlato di lei, della festa?
“Allora, – Ashton prende in mano la situazione, rompendo il silenzio – la prima tappa?”
“ L’ombelico del mondo. Piccadilly Circus!” risponde una più che euforica Sunnie.

 
***
Circa mezzora dopo, per brillante proposta di Sunnie e approvazione di Mike Calum e Ash, si trovano tutti sul secondo piano di un autobus per turisti, vuoto a causa del clima non esattamente mite. I sedili rossi sono disposti a coppie e, nemmeno a dirlo, Luke e Diana sono seduti l’uno accanto all’altra in un imbarazzante silenzio. Davanti a loro ci sono Mike e Calum, con gli occhi sgranati e i capelli scompigliati dall’aria fredda e ancora prima Ash e Sunnie, che ha insistito perché il ragazzo sedesse accanto a lei con una scusa così banale da non essere nemmeno rimasta impressa nella mente di Diana. 
Alla sua destra scorre il Tamigi, torbido come da tradizione e solcato dai battelli per turisti. Londra è grigia e nebbiosa come ogni inverno che meriti di venire definito tale, ma non è affatto spenta. Affascina anche gli occhi più critici con i suoi colori offuscati e i rumori che ad un orecchio affezionato giungono come suoni. 
Brulica di vita e frenesia come solo una città di quel calibro può vantarsi di fare; ogni singolo angolo merita di essere osservato, ogni singolo particolare va calcolato. Eppure Diana ha valutato mille e mille volte all’idea di partire, racimolare i suoi pochi risparmi e trascinare una valigia con lo stretto per prendere il primo aereo possibile  trasferisi in Italia o in Grecia dove il sole splende sempre e la vita non sembra scorrere poi così rapida. Ma poi ha realizzato che sarebbe un passo importante, un salto nel vuoto, un rischio che ha paura di sfidare. Ha solo diciassette anni, in fondo. E nonostante le delusioni che l'hanno temprata e le responsabilità che l'hanno più che mai sfiancata, non è pronta. Anche se vorrebbe esserlo.
Ha paura, paura di rischiare.
​Luke, sul sedile interno alla sinistra di Diana, osserva il panorama con sguardo vacuo e picchietta nervosamente l’indice destro sulla coscia. Diana non può dire di conoscerlo, ma sa che in quel momento si sta estraneando dal mondo. 
Chissà se a lui Londra piace, chissà a cosa pensa mentre tace. 
Non proferisce parola dal quel caustico "come no" pronunciato prima, si limita ad annuire o scuotere la testa quando gli si propone qualcosa e guardarsi intorno con il naso all’insù. E' presente eppure non c'è, lo sanno entrambi. 
Diana è nervosa. E’ una situazione scomoda e imbarazzante la loro, di quelle per cui scoppieresti a ridere e poi a piangere guadagnandoti occhiate stranite da parte di chi assiste. In casi simili, per Diana, la soluzione migliore è una Winston Blu. Se dovesse stilare una lista delle cose a cui non può rinunciare, le Winston Blu si guadagnerebbero il primo posto. A pari merito con le canzoni dei Nirvana, ovviamente.Apre la borsa ed estrae accendino e pacchetto, dal quale ne sfila una.
La avvicina alla bocca, pregustando il sapore del primo tiro e il momentaneo distendimento dei nervi. 
“Non puoi”
Luke la sta guardando, gli occhi chiari fissi sulle sue mani screpolate dal freddo e la sigaretta in bilico fra le dita.
Dopo tutto quel silenzio, ha deciso di parlare. Con lei.
Diana si schiarisce la voce che è certa risulterà incrinata comunque.
“Cosa scusa?” chiede.
Luke tace, continua a guardarla, sembra che non voglia risponderle. Poi, però indica il fondo del bus dove, appeso alla parete, vi è un cartello di divieto di fumo.
“Non puoi fumare, è scritto lì” dice semplicemente.
“Oh, hai ragione, scusa”
Scusa. Scusa. Scusa.
E Diana vorrebbe che quella stupida parola bastasse a sistemare le cose, a farli tornare indietro, a rimediare alla sua stupidità. A farle imparare che non c'è nulla di male nel rischiare.
Ma è troppo tardi e Luke le dà già le spalle.
Ancora ancora ed ancora.

 
***

Quella sera rientrano a casa tardi. Aprono la porta di casa e si fiondano sui divani del salotto. Mike si appropria di metà del divano nuovo in pelle, che condivide con Cal; a Luke e Ashton spetta quello restante, un po’ più vecchio e in tessuto ma molto comodo.
E' l' 01.00 e Ashton è ancora elettrizzato dall’idea di aver visitato Londra e il suo entusiasmo rasenta il limite dell’insopportabile. O almeno è quello che Luke, che ascolta quelle chiacchiere concitate da venti minuti buoni, pensa.
“Piccadilly è stata una cosa pazzesca, tutte quelle luci e la gente… Assurdo! Per non parlare del London Eye illuminato a giorno, o il Big Ben o la Tower of London. E poi Buckingham Palace? Quel posto è enorme! O Hyde Park! Ragazzi in quel parco si fanno dei concerti epici! Questa città è indescrivibile, sul serio!”
“Ash, mio Dio, sta’ un po’ zitto!” esclama Cal, tappandosi le orecchie. “Stai blaterando da venti minuti su Londra, persino sulla metro! C’eravamo anche noi quindi niente resoconto, grazie!”
Michael sghignazza divertito “Cal, sei il solito bimbo. Ad Ash di Londra è piaciuta soprattutto la nostra guida turistica.”
“Intanto il sottoscritto ha rimediato il numero di telefono di Sunnie!” ribatte  Ashton con aria vagamente orgogliosa, lanciando un cuscino addosso all’amico. Michael ha colto nel segno il batterista e non potrebbe esserne più felice.
Luke scuote la testa: alle volte si chiede perché l’età mentale dei suoi amici non possa corrispondere a quella fisica.
“Oh avanti Lukey, su con la vita! Che hai?” gli domanda Calum.
“Sono stanco Cal, nulla di più” e nel dire ciò, è quanto mai sincero.
Ha registrato parte del suo primo demo, i produttori hanno più volte fatto i complimenti a lui e ai ragazzi e ha stretto così tante mani e conosciuto così tante persone nelle tre ore trascorse alla UK Records da avere un’enorme confusione in testa. Ha visitato una delle maggiori metropoli al mondo, si è immerso in universo completamente diverso da quello da cui proviene e ha respirato l’aria di quella che è certo sarà una meravigliosa nuova vita per tutti.
Eppure ripeterebbe ogni singolo attimo di quei momenti con il sorriso sulle labbra e il corpo che freme d’energia ed eccitazione perché non è quello ciò che lo sfianca a tal punto da fargli venire voglia di urlare.
No, è lei a tormentarlo, con le sue espressioni indecifrabili e gli occhi cupi, le mani esili e le parole preziose. Lei che appare all'improvviso e sembra così simile a lui da spaventarlo. E così come è arrivata scivola via come se fosse solo una comparsa in una storia che non è la sua.  Diana finge e scappa, mentre lui vorrebbe solo imparare a capirla. Ma è stanco perché è un punto di domanda alla fine di una frase intricata, una gigantesca incognita che lui non riesce a svelare.
“Sai Lukey? – Mike interviene e lo guarda fisso negli occhi, come se lo avesse capito da sempre – Tu non sai cogliere l’attimo”
“Sul serio – continua quello mentre tutti lo ascoltano, attenti – tu pensi troppo, parli poco e reagisci tardi. Così non vivi. E’ come se aspettassi sempre il manuale d’istruzioni o qualcuno che ti dica cosa fare ma, amico, non funziona in questo modo la vita. Bisogna rischiare e per fortuna! altrimenti sai che palle?”
Luke tace e osserva Mike che lo sta fissando quasi sapesse leggergli nella mente. Sa essere terribilmente maturo quando vuole. E allora non bastano i capelli dai colori appariscenti a sminuire la sua serietà.
“Wooo Mike, che perle! Non ti facevo così profondo” Ashton ride divertito, ignaro di quanto quelle parole abbiano segnato Luke.
“Nah, saranno gli hamburger che abbiamo preso. Avevano un non so che di alieno” Michael sorride e sposta lo sguardo da quello di Luke con la stessa naturalezza con cui il suo tono passa da incredibilmente adulto a irrimediabilmente scherzoso. Tuttavia sa di aver sortito l’effetto sperato, è quello l'importante. 
Infatti, quella notte, Luke non riesce a dormire.
E solo quando il suo orologio segna le 05.30 capisce ciò che deve fare, riuscendo finalmente a chiudere gli occhi.

"Bisogna rischiare e per fortuna! altrimenti sai che palle?"











 
Okay se mi scuso per il ritardo sembro ipocrita? Lo faccio comunque. SCUSATE!
Sul serio, è più di un mese che non pubblico. Ma il capitolo non  mi convinceva (nè mi convince ora hahaha)
Che dirvi? Nel capitolo emergono altre cose su Luke e Diana, punti in comune che magari?????? un giorno?????? serviranno per legarli??????
E poi c'è Mike che personalmente in questa versione trovo meraviglioso e secondo me è realmente così quindi boh, lo adoro.
Niente, spero vogliate farmi sapere che ne pensate della storia, quali pensate che sarrano gli sviluppi, qual è l'idea di Luke secondo voi... Scrivetemi, mi fanno sempre piacere le vostre recensioni.
Un grandissimo grazie a chi legge silenziosamente, a chi recensisce e a chi ha messo questa storia fra seguite/ricordate/preferite.
A presto,
Sara

 
   
 
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