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Autore: Madama Pigna    11/07/2014    2 recensioni
(Storia in fase di revisione) Dal capitolo 42:
E non poté fare a meno di ricordare come non fosse riuscito a fare niente, di fronte alle ferite di Farbauti.
Era un bambino inesperto, all’epoca, ma questo non fece alcuna differenza.
Per alcuni istanti, si bloccò lo stesso.
Temendo di fallire una seconda volta.
Temendo di veder morire suo fratello – e stavolta per davvero.

Piccola nota: il rating arancione si riferisce a singole scene e non all'intera storia. Segnalerò quindi i capitoli un po' più 'forti'.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)'
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- Stai lontano  da Loki! -, urlò Thor, tenendosi a debita distanza.

Rabbrividì. Se Farbauti era in quella stanza, significava che aveva avuto la meglio su Byleistr.
E probabilmente il Re di Jotunheim era morto.
 



Inghiottì un groppo in gola. Come avrebbe fatto a dirglielo a Loki, adesso?
Cercò di non pensarci. In quel momento doveva tenere a bada il guerriero Jotun.


 
Quello lo ignorò, concentrandosi invece su Skrymìr.
Si avvicinò a lui, studiando il ghiaccio in cui era intrappolato.





 
Sotto gli occhi stupefatti del Tonante, diede tre colpi ben assestati al Muspell, liberandolo dalla sua prigione ghiacciata. Il servo di Laufey cadde, annaspando per terra.
Poi alzò lo sguardo sul principe Asir, e sorrise malignamente.
Si rialzò, fissando lo Jotun ancora sotto il controllo di Laufey.
 

- Uccidili. Tutti e due. A cominciare dallo scarto -, ordinò.
Lo Jotun si mosse verso di loro senza obiettare.



 
Thor strinse Mjolnir in mano, guardandolo storto.
Che venga, il Gigante. Io non mi arrenderò finché non sarò morto.
Si preparò all’offensiva, sicuro che sarebbe stato il duello più difficile che avesse mai affrontato.

Eppure, il colpo non arrivò.
 



Sentì, anzi, una forte esplosione.
Poi vide Farbauti bloccarsi.
In qualche modo divenne.. diverso.
 



I suoi occhi persero l’innaturale gelo, e il loro vuoto scomparve, presto rimpiazzato dallo smarrimento.
Le ferite che aveva riportato nello scontro con Byleistr, più quelle che lo avevano condotto alla morte, ripresero a sanguinare, stavolta come se avessero un reale effetto nel Gigante.

Cadde a terra, tossendo sangue, ignorando gli altri presenti.


 
Skrymìr lo guardò sconvolto. Poi vide che anche le proprie ferite cominciavano a riaprirsi.
- No.. -, mormorò. – NO! -.
 
- LAUFEY NON PUO’ AVER PERSO! -, urlò. Poi, pieno di rabbia, si voltò verso Thor, che aveva posato delicatamente Loki a terra. – VOI! VOI SARETE I PRIMI A PAGARE! -, affermò.
Preparò un colpo mortale, intenzionato a uccidere i due principi.
 
Ma il suo lancio fallì, come deviato, per finire verso una parete lontana.
 
 
 
 








- Non credo proprio che lo farai -, affermò una voce.

Con sollievo, Thor si voltò verso la direzione da cui proveniva, e vide Helblindi, presto seguito da Sif, che camminava verso di loro. Nella sua forma Jotun era più alto del Muspell di cui aveva preso possesso Skrymìr.
Ebbe il brutto presentimento che stesse per accadere qualcosa di terribile.

Gli occhi di Helblindi Laufeyson erano più infuocati e furenti che mai.
Non  leggeva solo furia, in essi. Quella non l’avrebbe spaventato.
 



C’era un abisso di odio, nelle iridi rosse del mago.
Un abisso talmente profondo da essere forse incolmabile.
C’era sete di sangue.



 
E forse solo il sangue avrebbe potuto riempire quel baratro di rabbia e rancore.




Skrymìr probabilmente ebbe la sua stessa impressione.
Indietreggiò, con il terrore negli occhi.
- Helblindi. Sei ritornato giovane.. -.
- Perspicace. Per fortuna avevo una valida alleata al mio fianco -, disse.
 



Era arrivato lì direttamente volando, lasciando Sif sola in quella stanza, a inseguirlo.
La sua rabbia non si era ancora smaltita completamente. La morte così veloce di Laufey non lo aveva per niente soddisfatto. Non era abbastanza, per tutto quello che aveva fatto.
Qualcuno doveva pagare.
Rimaneva Skrymìr e lui era stato abbastanza sadico da riaccendere la furia di Helblindi come niente.
 
- Allora è finita qui. Molto bene, mi arrendo. Rinchiudetemi, se proprio volete.. -.

- Credi forse che te la caverai così? -, parlò Helblindi. Nonostante ciò che riflettevano i suoi occhi, il suo tono era estremamente calmo. Gelido. Nessuna delle persone presenti lì dentro lo aveva mai sentito parlare in quel modo. Forse l’unico a conoscere veramente quella parte di lui era Byleistr.

- No, Skrymìr. Hai commesso troppe atrocità per fartela passare liscia, questa volta. In passato sarei stato disposto a perdonarti qualsiasi cosa, a credere a una qualunque delle tue scuse. Ora non più. Ora pagherai. E la tua punizione, prima di ritornare a Helheim, sarà molto, molto severa -.
 
E prima che qualcuno potesse fermarlo, alzò il braccio destro verso di lui, evocando un Seidr nero come la sua rabbia. Dopodiché, strinse la mano a pugno.
 
E fu lì che Skrymìr cominciò a gridare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Loki aveva spiegato centinaia di volte a Thor che la magia non si divideva in ‘buona’ e ‘cattiva’.
Erano le intenzioni a fare di un incantesimo un’azione malvagia o meno, o almeno questo affermava lui.
Eppure in quel momento il Tonante non ne fu tanto sicuro.
 
All’inizio era troppo smarrito per intervenire. Era come se fosse stato del tutto assente.
Quasi non sentiva le urla di dolore di Skrymìr. Probabilmente, quella tortura includeva un dolore atroce in tutto il corpo. O forse era solo un gioco mentale, non lo sapeva e non gli interessava saperlo.
 
Poi si riscosse. Chi stava subendo l’incantesimo di Helblindi non era una persona innocente, lo sapeva benissimo, ma non avrebbe assistito un minuto di più a quella malvagità inutile.
 
- Helblindi, basta! Pagherà quando si troverà ad Helheim. Non puoi fare da giudice e boia contemporaneamente! -, affermò. Cercò di avvicinarsi, ma scoprì un campo di forza troppo forte per essere superato o distrutto. Chissà se Helblindi lo aveva innalzato consciamente.
In ogni caso ottenne solo una risposta negativa.
- Ha ucciso l’unico figlio che avevo! Mi ha ingannato, e io non avrò mai più la possibilità di diventare padre! -, replicò, con le lacrime agli occhi. – Ha contribuito a uccidere migliaia di innocenti e torturato mio fratello per anni! Merita di provare il dolore che ha provocato ad altri! -, disse, sovrastando le urla.
- Ma questa non è giustizia, Helblindi! Questa è solo una vendetta. Pensi che a tuo figlio sarebbe piaciuto sapere cosa rischi di diventare? -, domandò Sif, anche lei bloccata.
- A quest’ora, se fosse vivo, sarebbe un adolescente e io forse potrei saperla, la sua opinione. Invece è morto pochi giorni dopo la sua nascita e non saprò mai che tipo di persona sarebbe diventato -.
- E’ vero. Ma così facendo non onori la sua memoria, tutt’altro! Ti stai solo riducendo al livello di carnefici come Skrymìr e Laufey. Non fare il loro stesso gioco crudele. Io penso, anzi so che tu sei una persona migliore di loro, Helblindi. Non tradire questa impressione -, disse, concludendo la sua risposta con una frase che lo stesso Jotun, non molto tempo prima, le aveva detto.
 
Ci volle ancora qualche secondo perché Helblindi abbassasse il braccio.
- Molto bene. Vorrà dire che sarà Hela a decidere cosa fare di lui. Tanto morirà in ogni caso, ora che non c’è più Laufey -, disse, lasciando Skrymìr a stramazzare al suolo. Poi vide Loki, accasciato per terra, e camminò a passi svelti, per capire quali fossero le sue condizioni. Ignorò le domande preoccupate di Thor, controllando il moro con un incantesimo. – Sta bene. Ha una resistenza forte, nonostante le apparenze. Un po’ di riposo dovrebbe bastare, quando saremo usciti da qui e questa storia sarà finita -.
Nel frattempo, il fratello più piccolo aveva riaperto gli occhi, leggermente smarrito.
Presto si rese conto che Farbauti e Skrymìr non erano più un problema.
Non si accorse subito di Helblindi, però. Il suo sguardo era proiettato su suo padre, ormai morente.
Il mutaforma seguì il suo sguardo, vedendo solo in quel momento lo Jotun.
Stupito si alzò, andando verso di lui. – Papà! -.





 
Immediatamente si vergognò di quello che aveva fatto.
Credeva di aver imparato a contenersi, e invece..
Era scoppiato proprio di fronte a suo padre. Non si sarebbe mai liberato del tutto dal suo lato più nero, aggressivo e lunatico, lo sapeva, ma non credeva di essere ancora capace di arrivare a quel punto. In quel periodo erano successe tante cose, che avevano sconvolto l’equilibrio mentale costruito in tutti quegli anni.
 
Si chinò su suo padre. Il suo aspetto non era cambiato affatto.. E lui cercava di memorizzare ogni singolo tratto del suo corpo, provando a imprimerlo nella sua memoria il più possibile.
Era solo un bambino quando lo aveva perso. A volte i ricordi su di lui erano sfocati.
 
- Mi dispiace. Non avrei dovuto farlo, sono stato meschino.. Perdonami -, disse.
Farbauti tossì, cercando di parlare. Ancora poco, e sarebbe ritornato al mondo dei morti, lo sapevano entrambi. Helblindi poteva anche curare tutte le sue ferite, ma non avrebbe potuto cancellare che in ogni caso il figlio di Jormungandr era defunto tanti anni prima. E ai defunti apparteneva.
 
- Helblindi.. a questo punto non mi importa un accidenti cosa gli hai fatto.. -, disse, e nonostante tutto sorrise. – Sono comunque fiero.. di te, di Loki, e di Byleistr.. Mi dispiace per quello che io ho commesso.. -.
- Non è colpa tua, eri controllato da Laufey – rispose Helblindi, la cui rabbia si era ormai sbollita.
Cambiava umore molto facilmente, questo non si poteva negare.
- Sì invece, perché avrei dovuto prevederlo.. -, replicò il più anziano. Chiuse gli occhi.
- Mi sono scontrato con Byleistr, prima di venire qui.. l’ho colpito più volte, e non sono riuscito a ribellarmi agli incanti di Laufey.. Devi andare da lui, Helblindi. E subito -.
Helblindi perse un battito. – Byleistr? E’ qui? No, papà ti prego dimmi che non è stato così stupido.. -.
Ottenne solo silenzio. Si alzò di scatto. – Dov’è? -.
Con un cenno della testa, Farbauti gli indicò la strada.
Helblindi lo guardò un momento, indeciso se lasciarlo lì, mentre ritornava al Regno di Hel.
Loki si fece avanti. Aveva il viso tremendamente pallido. Probabilmente aveva paura quanto lui per il fratello, ma si avvicinò allo Jotun con determinazione. – Sto io con lui. Non potrei comunque essere di aiuto. Vai da Byleistr, salvalo. Adesso, o sarà troppo tardi -.
Helblindi annuì. Loki aveva passato meno tempo di chiunque altro con Farbauti. Almeno in quel momento, aveva il diritto di stargli vicino fino alla sua seconda morte.
- Addio papà -.
Ti voglio bene.
Corse nel corridoio indicatogli, cercando di soffocare il pianto.
 
Non era mai stato bravo con gli addii.
 
 
 
 
 








 
 
I soldati che i Tre Guerrieri stavano combattendo erano Muspell veri e propri, che si erano alleati con Laufey forse sperando di guadagnare un po’ di potere. Il Matricida era bravo a raccogliere consensi.
Perciò non avevano smesso di lottare alla morte di Laufey.
 
E i due Asir (più il Vanir), stavano drammaticamente avendo la peggio.
Pur essendo considerati delle divinità, anche loro avevano dei limiti. Di bravura, ma soprattutto di resistenza. Cominciavano ad avvertire la stanchezza e se non fosse venuto qualche aiuto per loro sarebbe finita molto male. E morire per mano di un Demone di Fuoco non era molto piacevole.
 
Volstagg scostò appena in tempo Frandal dal ricevere un brutto colpo di fiamme.
Nel frattempo non si era accorto che Hogun aveva trafitto il Muspell che stava per ucciderlo.
 
 
La loro situazione era disperata.
Se non fossero venuti dei rinforzi..
 
 
 
D’improvviso, una grande luce pervase l’abitacolo, travolgendo tutti i Demoni lì presenti.
Quando si diradò, i tre uomini videro, con stupore, che di fronte a loro vi era un esercito.
 
In testa ai soldati, un enorme lupo dal pelo grigio ringhiava ai Muspell.
Sopra di esso, montava un nano Jotun dall’aria forse ancora più feroce dell’animale.
 
 
 
I Tre Guerrieri capirono che Laufey doveva essere morto.
Le barriere che imprigionavano i non-viventi nell’aldilà erano di nuovo sotto il comando di Hela.
 
 
- Coraggio, guerrieri di Helheim! Confido nella vostra forza! Mostriamo a questi pagliacci travestiti da fiammeri di che pasta è fatta la stirpe di Ymìr! ALL’ATTACCOOOO!!! -.
Come una cosa sola, i guerrieri del regno dei morti si mossero verso i nemici, travolgendoli.
 
I guerrieri si riscossero, mettendosi da parte. Erano troppo stanchi per poter essere di molto aiuto, e comunque i morti non ne avevano affatto bisogno. Vinsero, anzi, con molta facilità.
In mezzo videro anche la Regina e Modgudr, vicini al Domatore di Bestie.





Erano salvi.
Almeno loro.




 
  
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