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Autore: Dovahlene    12/07/2014    3 recensioni
"Colui che non rispetta la paura sarà punito, colui che ride invece di urlare ora piangerà,la figlia della paura stessa arriverà per rendere i suoi incubi realtà"
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Favij
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lorenzo le diede il bacio della buona notte, lei lo fissò per qualche istante incerta sul dafarsi e poi lasciò le sue mani “a domani!!”, “ a domani piccola mia” Elena sorridendo chiuse la porta dietro di se si sedette sul pavimento e iniziò a ridere….era successo davvero? Il suo idolo il suo youtuber preferito l’aveva appena baciata e l’aveva chiamata piccola…come si fa con un partner? O mio dio pensò-:se domani mi sveglio e scopro di essere nel letto a casa mia urlo!!:-. Lorenzo per la seconda volta da quando era arrivato a Roma si sentiva completamente solo, con mosse automatiche simili a quelle della sera prima si spogliò lanciando i vestiti sulla poltroncina di velluto verde che adornava la stanza in modo semplice, era un buon momento per registrare pensò magari non un gioco ma un vlog di sicuro, prese il suo portatile e sorridendo in camera come faceva sempre iniziò a parlare della novità che avrebbe fatto una volta tornato, ah voleva anche presentargli una persona…ma a questo ci avrebbe pensato dopo, il telecomando dell’hotel era un po’ diverso dal suo ma non importava se lo lanciò in mano e salutandoci tutti spense lo schermo, era bellissimo quando lo faceva!!, tuttavia si accorse che era troppo tardi per editare e così decise di rimandare al giorno seguente, spense la web cam ma notò qualcosa di strano, il suo sfondo…quando aveva messo lo stemma di KRAVEN MANOR?? Bha probabilmente era stanco e non se ne era neanche accorto -:sarà meglio andare a dormire, a furia di tenere gli occhi aperti sto impazzendo!!!:-. Il sonno calò come un velo su Lorenzo che ben presto si ritrovò a ronfare copiosamente!!, sembrava tutto apposto e poi…NO non di nuovo!! La stanza muffita il divano verde “e che cazzo!! Non mi dai tregua” a quelle parole le catene si sciolsero ancora una volta e Lorenzo fu di nuovo libero di muoversi, la porta si aprì scricchiolando “oh avanti vediamo cosa hai in serbo per me stavolta”, la figura ammantata nell’ombra lo fissava con odio!! Quella sua strafottenza gli faceva sanguinare gli occhi più del solito, “stupido ragazzo continui a provocarmi , non capisci che questa sarà la tua rovina!!”. Lorenzo dapprima non vedette nulla poi con uno sfrigolio un miriade di lampadine coperte da spessi paralumi illuminarono flebilmente un enorme salone di ingresso ai lati era pieno di librerie, alla fine della sala si vedeva una massiccia scala che portava al piano superiore, ma era quello che c’era in mezzo che fece capire a favij dove si trovava…era lei la Kraven Manor, quella dannata casa infestata lo riconosceva dalla teca di vetro ancora intatta e su di essa il pesante stemma bronzeo che riportava le lettere K e M diamine se era lì voleva dire che alzò lo sguardo e un fulmine illuminò la cima delle scale, quel dannato manichino di bronzo era lì e lo fissava!, sentiva il suo sguardo penetrargli la carne e le ossa aveva voglia di fargli male e gliene avrebbe fatto alla prima occasione appena Lorenzo avesse smesso di guardarlo negli occhi, “almeno so cosa devo fare!!”, allungò la mano e prese la torcia dal tavolino, “avanti andiamo a cercare questi dannati pezzi”, si avvicinò alla porta della libreria ed entrò richiudendola subito dietro di se. Nella stanza regnava una calma insolita, il silenzio era interrotto solo dal flebile rumore delle pioggia attutito dagli spessi vetri colorati, Lorenzo cominciò a camminare in punta di piedi quando senti qualcuno corrergli alle spalle si girò tenendo stretta la torcia “chi va la?” nessuno rispose, si avvicinò al retro di quella immensa biblioteca qua è la apparivano montagne di vecchi tomi coperti da uno spesso strato di polvere, ragnatele adornavano in modo macabro la stanza. Alla fine del lungo muro verde c’era un piccolo tavolino seminascosto eccolo lì il modellino della cantina e l’atto di costruzione della casa, era stata costruita nel 1892 su ordine di un tale: sir Jhonatan Kraven, Lorenzo sospirò e si infilò la nota in tasca, poi prese il modellino e l’intera stanza tremò e il ragazzo senza pensarci due volte si fiondò fuori dalla stanza. La cantina era l’ultimo posto dove sarebbe voluto entrare, sposto in avanti la pesante porta di mogano ed entrò , c’era un forte odore di alchool e muffa e due topolini dall’aria innocente che gli passarono davanti lo fecero trasalire, guardando il pavimento notò qualcosa di orrendo, c’era una lunga macchia rossa di quello che sembrava (o almeno sperava) fosse vino, si decise a seguirla voleva sapere dove portava, la macchia finiva in un vicolo cieco, il muro davanti a se era pieno di muschio e sporco di rosso come il pavimento, Lorenzo si infilò la mano in tasca e sentì qualcosa di piccolo e oblungo, lo tirò fuori… “un fiammifero? Come diamine l’ho avut…” “usalo” una voce aveva parlato nel buio e Lorenzo tremante sfrego la testa rossa del legnetto contro il muro ruvido parti una piccola scintilla e la macchia rossa sulla parete si infiammò “get out of there”la scritta era viva e minacciosa e Lorenzo per la prima volta provò quella sensazione chiamata paura. Sentì dei passi alle sue spalle si girò lentamente e lo vide era fisso, bronzeo e lo guardava con un cipiglio vuoto, Lorenzo rimase immobile come congelato per qualche istante poi il mostro gli afferrò il braccio facendolo urlare per il dolore, era come mettere il braccio su una piastra bollente lottò con tutte le sue forze e alla fine riuscì a liberarsi, corse via senza osare girarsi notò il pesante sigillo delle segrete luccicare su uno scaffale lo prese al volo utilizzando il braccio sano e si gettò fuori sbarrando la porta. Lasciò cadere in terra il sigillo, e si piegò per il dolore aveva l’intero braccio sinistro macchiato di sangue pieno di tagli e di bruciature che sfrigolavano in modo tremendo, si sentì morire per un attimo pensò di arrendersi e di lasciare che il mostro lo prendesse
Intanto lei, aggrappata nel ombra sull’enorme lampadario appeso al soffitto se la godeva, stava rinunciando e tra poco sarebbe morto quello stupido umano, non pensava ad altro che allo sguardo soddisfatto che avrebbe avuto la madre sua, sicuramente dopo quell’impresa la paura si sarebbe resa conto che lei sarebbe stata una degna erede del suo potere, solo quello voleva… il potere!, si lasciò sfuggire una risatina e Lorenzo la sentì si alzò barcollando e raccolse il sigillo,poi guardò in alto da lì era arrivato il suono, si era accorto che lo fissava e non gliela avrebbe mai data vinta, aveva un buon motivo per uscire da quell’incubo infondo Elena lo aspettava nella realtà. Poggio il sigillò sull’incavatura del muro dietro le scale e si rivelò il passaggio nascosto, doveva essere stato chiuso da anni, sapeva già cos’era quel posto, era il corridoio che portava al misterioso e ormai laboratorio di Sir Jhonatan, avrebbe dovuto correre se ne ricordava. L’aria li dentro sapeva di chiuso e di sostanze chimiche, la prima stanza che visitò era bianca e contornata da lastre di vetro, al suo interno degli attrezzi da chirurgo ancora macchiati di sangue così come il lettino, scosto la coperta verde che lo copriva parzialmente e lanciò un urlo di terrore, c’era un braccio umano mozzato nascosto li sotto, tremando si portò una mano alla bocca dello stomaco poi si appoggiò ad una parete e vomitò l’ansia lo stava divorando insieme al terrore. Dopo essersi ripreso leggermente iniziò a correre ma superata la terza stanza tutte le luci esplosero facendo piovere una cascata di piccoli vetri era tutto di nuovo immerso nel buio ed il corridoio che prima sembrava aperto si trasformò in un labirinto di specchi, cerco a tastoni un’altra uscita ma tocco qualcosa di liscio e duro, il manichino davanti a lui urlò al suo tocco e varie pareti vitree a contatto con le potenti onde sonore esplosero, un pezzo di vetro volò e si conficcò nella coscia di quel povero ragazzo era circondato ora manichini che comparivano dietro ogni vetro, tentò di zoppicare ma tutto si faceva sempre più nero lei strisciò alle sue spalle cantando una fastidiosissima cantilena poi lo prese sulle sue spalle come si fa con un bambino e accompagnato da quella lamentosa nenia il mondo si oscurò. Venne scosso da uno spiffero e si alzò, era di nuovo nella sua stanza e cominciò a sorridere era passata anche questa infine “ne sei così sicuro?” era il vento ad aver parlato?, “ti sembro il vento” la sua orribile visione gli comparve davanti agli occhi illuminata dai pallidi raggi della luna piena, strano ora che la vedeva meglio aveva qualcosa di familiare, il sangue che piangeva cominciò a colare sulle sue coperte e lentamente gli avvolse il corpo Lorenzo non sapeva se il suo stomaco avrebbe retto ancora, “fermati dannata strega,cosa vuoi da me!!”, “shh tra poco sarà tutto finito, non soffrirai più… non sentirai più nulla in realtà”, la sua pelle cominciò ad irrigidirsi sentì un sapore metallico  e le dita fondersi tra loro “c-cosa mi hai fatto” , “ora sarai esattamente come loro amore mio” il bronzo gli avvolse il collo e la testa e con l’ultima immagine che vide prima di diventare completamente cieco lei lo salutò sorridendo malignamente. Urlò con quanto fiato aveva in gola si guardò le mani e si accorse che erano tornate normali respirò affannosamente per alcuni istanti ma un dolore fortissimo gli mozzo il respirò scostò le coperte e notò con orrore che le lenzuola erano impregnate di sangue osservò le bruciature sul braccio, lentamente allungò la mano verso la coscia e rantolò per il dolore aveva bisogno di aiuto e subito cerco di scendere dal letto ma si trascinò dietro la lampada appoggiata sul comodino che si ruppe facendo un fracasso infernale, il sangue aveva fatto già una piccola pozza sulla moquette e Lorenzo pensò che era perduto, e poi come un angelo lei lo salvò di nuovo. Elena spalancò la porta spaventata dall’urlo e dal fracasso che aveva udito poco prima e si portò le mani alla bocca con orrore, Lorenzo sdraiato a terra sopra a una macchia di sangue si teneva la gamba ed il braccio e vide che alcuno lacrime di dolore gli scendevano sul volto, per un solo istante la ragazza si sentì impotente cosa poteva fare?, no non era momento di farsi prendere dal panico ora bisognava solo salvare il ragazzo di cui si era innamorata.
 
 
 
NDA. Eccomi finalmente tornata con il quinto capitolo mi scuso davvero per l’attesa ma a causa della scuola ho avuto molto da fare, bhe enjoy <3
  
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