Mi
sono appena svegliato; fuori la
finestra c’è un bellissimo sole. Sembra che
l’aria sia tiepida. Il cielo è
coperto da tantissime nuvole di varie forme. C’è
n’è una che ha la forma di
Vale che dorme, è si, ancora dorme sul suo letto rigirandosi
da una parte
all’altra forse perché è nervoso
dell’operazione. Lo chiamo: “Ehi
Vale! Mi
senti…Vale sveglia!”
Eccolo
che alza la testa dal cuscino:
“Leooo!!”
“Ah
finalmente! Sono tre ore che ti sto chiamando!”
“Ma
dove sono?!” mi
chiede Vale con
sguardo fulmineo.
“Vedo
che ti sei appena svegliato dal meraviglioso mondo dei sogni! Sei in
ospedale con accanto il tuo Leo, il leader! Ah e se ti fossi
dimenticato tu sei
il mio vice e abbiamo trovato anche La ragazza! Forza, alzati da quel
noioso
letto e andiamo in cerca del Bello!”
dico tutto d’un fiato
cercando di farlo sorridere e di tirarlo su di morale.
“Ma
non posso venire, tra un po’ mi dovrebbero chiamare per
andare in sala
operatoria!”
“Già,
va bene. Vorrà dire che Il bello lo vado a cercare insieme a
Cris.
Tranquillo amico, quando tornerai saremo ad aspettarti tutti quanti
insieme. Te
lo prometto!”
“Sei
un vero amico Leo!”
“E
anche tu lo sei! Ah ecco Ulisse!!”
Ci
giriamo di scatto verso l’uscita
della stanza e Ulisse chiama Vale per farlo sedere sulla barella.
“Tranquillo
vice, vedrai…andrà tutto bene!! Sei un tipo
forte, te la
caverai!! Ora va. Imbocca al lupo, anche da parte di Cris!”
“Grazie
leader!”
E
un forte abbraccio ci unisce tutti
e due. Mentre Vale è pronto per uscire con Ulisse arriva la
sua mamma. Come
sempre lo riempie di baci in fronte e lo lascia andare con
l’infermiere che gli
è accanto.
Decido
di andare da Cris, ma come
tutte le mattine passo davanti la stanza di Rocco. Arrivato davanti mi
affaccio
e noto un ragazzino moro e riccio seduto sul letto adiacente a quello
del
piccolo dormiente, con il telefono in mano. Con un gesto della mano mi
fa segno
di andare via. Penso che sia un tipo strano.
Arrivato
davanti l’ascensore, da
questo esce Cris: “Ehi,
ciao ragazza! Come va?!”
“Ciao
Leo! Va tutto bene, diciamo, e Vale?!”
Non
sa dell’operazione, ma io le
accenno della notizia senza farla preoccupare perché so che
Vale è un ragazzo
veramente coraggioso: “E’
in sala operatoria per un’amputazione alla gamba, come
me!”
“Ma…come…non
mi avete detto niente, nemmeno un imbocca al lupo?!”
“Tranquilla,
gliel’ho fatto io anche da parte tua!”
“Ah!
Grazie!!”
Non
pensandoci Cris si siede su una
delle sedie che si trovano nell’atrio del reparto, mentre io
le sono davanti. Parliamo
del più e del meno, raccontando della nostra vita. MI chiede
se ho i genitori.
Le rispondo di no e anche lei ha solo sua madre, che purtroppo non
viene mai a
trovarla, ma il motivo per il quale non viene non me lo ha voluto dire.
“Senti,
ho promesso a Vale che una volta tornato dalla sala operatoria ci
facciamo trovare tutti e tre in stanza!” dico
a Cris.
“Ma,
siamo solo due! Chi è il terzo scusa?!”
“Ma
come chi è? Il Bello, no?!!”
“Perché
dobbiamo trovare anche Il bello?!”
“Certo
e poi ci manca Il furbo e l’imprescindibile!”
“Ma
allora è una cosa seria questa del gruppo?” mi
chiede La ragazza con occhi meravigliati.
“Ma
tutti la stessa domanda? Certo che è una cosa seria! Ti pare
che
scherzi? Dai andiamo! Ti voglio far conoscere Rocco!”
“E
chi è?!”
“Sai,
io e Rocco siamo conosciuti da tutti. E’ diventato il
veterano
dell’ospedale per quanto tempo è qui
dentro!”
“Ma
perché da quanto tempo siete qui?”
mi chiede.
“Io
da un anno e mezzo!”
Mi
fissa e spalanca i suoi occhioni
azzurri.
“Mentre
Rocco da otto mesi!”
Li
spalanca ancora di più.
“Ti
prego, non mi guardare cosi Cris!”
“Ma…come…un
anno tu e otto mesi...”
“Rocco!”
“Eh
Rocco, è tantissimo!!”
“Tranquilla,
oramai questo luogo per me e Rocco, anche se lui non lo ha
mai visto, è diventato la nostra seconda casa!”
“Perché…”
“E’
in coma…vieni, seguimi!”
Dopo
questa lunga conversazione io e
Cris ci dirigiamo in stanza del piccolo Rocco.
“Lui
è Rocco?!” mi
chiede la ragazza.
Io le rispondo con un flebile “si”.
“E
invece quello chi è?!”
mi chiede ricambiando
lo sguardo da Rocco a quello strano tipo visto poco fa.
“Senti,
quello ha un nome! Ma voi chi cazzo siete?!”
dice a voce alta il tipo sempre sdraiato sul letto e
ancora con quell’aggeggio in mano.
“Ehi,
ehi, calmati ragazzino!”
mi intrometto
cercando di farlo stare zitto e più attento a come parla.
“Ma
si può sapere chi siete e perché siete qui?! Ma
per caso siete
fidanzati?!”
e continua ridendo.
“No,
non lo siamo e poi siamo qui per salutare Rocco!”
e con il capo gli indico il bambino accanto.
“Guarda
che quello è morto, mica vi sente! Certo che siete pazzi
tutti e
due! Questo posto fa diventare matti chi ci lavora e chi ci
è ricoverato…”
“Ma
la smetti de di ste cose…”
“Bastaa!!”
Urla
Cris. “Mi
sembrate due
bambini e comunque quello si chiama Rocco e tanto meno non è
morto, ma è in
coma!”
“Va
bè…chi è
è…però ora ve ne dovete andare
via… tutti e due!!”
“Senti,
senti chi parla! Mica qui comandi tu!!”
“Leo,
per favore!” mi
riprende Cris.
“Ecco
fatti aiutare dalle ragazze!” e
scoppia in una pazza
risata.
“Dai
andiamo Cris! Questo qui non lo voglio più vedere! Ah
già offeso
Rocco e non voglio che succeda altro! Ma che hai da
guardarmi?!”
sembra che fissi la mia gamba, o meglio quella che ora non
c’è più.
“Ma…che
hai fatto a…”
“Non
ha più la gamba per colpa del tumore!”
Ribatte Cris.
“Ah
scusa, non volevo offendervi. Mi dispiace per avervi trattato male e
anche…”
“Rocco!”
rispondiamo in coro io e Cris.
“Ehi
si, Rocco!”
Mi
avvicino al letto di quello
strano tipo, mentre Cris mi è accanto.
“Posso
sapere il tuo nome?”
gli chiedo con molta
tranquillità prima che si alteri.
“Davide.”
Risponde seccato.
“Ah,
piacere allora! Io sono Leone, ma facciamo Leo!”
“E
io Cristina, anche Cris!”
“Piacere
a tutti a due!” risponde
scocciato di
nuovo.
Nonostante
la nostra presenza a lui
sgradita, ci chiede il motivo per il quale siamo ricoverati qui dentro
e noi
essendo lo stesso curiosi gli chiediamo il motivo per il quale anche
lui è qui.
Ci dice che a scuola mentre stava giocando a calcio ha avvertito delle
strane
fitte al petto.
Gli
allungo la mia mano
porgendogliela sulla sua spalla in segno di conforto perché
preoccupato e gli
chiedo: “Vuoi
far parte di un gruppo?!”
“Un
gruppo? Ma non avete capito che io tra un po’ me ne
vado?!!”
risponde Davide con aria sua.
“Bè
intanto potresti conoscerci e fare amicizia!”
dice Cris.
“E
magari essere Il bello del gruppo, visto il caratterino e poi
furbo…mi
sembra proprio che non lo sei!!” continuo
io.
“Guarda
che furbo lo sono e anche fin troppo!”
“Bè,
Il bello sei perfetto!”
si intromette Cris.
“E
va bene…mi avete accontentato…e se io sono Il
bello, voi nel gruppo chi
sareste?!”
“Io
il leader!”
“Ed
io La ragazza! E poi c’è Vale, il vice- leader che
in questo momento
sta subendo un intervento chirurgico!”
Felice
e fiero di me, sfilo dal
polso il mio terzo braccialetto, glielo porgo al suo braccio e gli
sussurro: “Watanka!”
“Che
cosa?” mi
chiede Davide
avvicinandosi a me per cercare di capire meglio la parola appena
pronunciata.
“Cose
sue!!”
dice Cris.
“Già,
cose mie!”
Per
qualche secondo Davide osserva
quello strano braccialetto di plastica datogli qualche secondo prima.
Lo
salutiamo; io faccio retromarcia
con la mia sedia, mentre Cris si rigira quando ci sentiamo chiamare:
“Leo, Cris…grazie!”
Davide
ci ringrazia osservando
nuovamente il suo braccialetto.
“Watanka!”
urliamo io e Cris alzando il
braccio e Davide con il braccialetto indossato ci segue e finalmente
per la
prima volta lo vediamo sorridere:
“Watanka!!”
E’
un grand’uomo Nicola! E’ sempre
grazie a lui che ho conosciuto un nuovo ragazzo che sono sicuro
diventerà molto
presto un mio grandissimo amico.
NOTA
AUTRICE:
Eccoci di nuovo con il quarto capitolo. E’ un po’
lungo lo so, ma appena mi
venivano in mente le battute e le frasi le ho scritte e poi non
possiamo di
certo perderci le stravaganti battute del nostro Bello!!!
Alla
prossima con Il furbo!
Braccialetti_Love