Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Out of this world    30/08/2008    7 recensioni
Raccolta di momenti, fra passato, presente e futuro, di Shinichi & Ran.
[06/20 - (WILD) Boy]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Title: Jealousy
Author: Lore (minako;)
Pairing: Ran Mouri/Shinichi Kudo
Fandom: Detective Conan
Rating:
Giallo
Note: è stata un po’ una delusione ricevere solo due commento, lo ammetto ^ Spero che questa raccolta non faccia così piangere <3 Va buò, voglio comunque dare un grande “smack” alle due anime buone che mi hanno dato un po’ di fiducia nel lavoro, cioè ad Ayumi Yoshida e evechan. Grazie mille, Ayumi-chan e evechan! **
E grazie anche alle due persone che hanno aggiunto il primo capitolo fra i preferiti, cioè akane_val e claudiaap. Ora vi lascio, spero che stavolta commentiate. Non vi costa nulla, vorrei avere anche delle critiche per migliorare… su!

 

twentylovemoments
s h i n i c h i • r a n

 

 

[02] jealousy

 

 

Non capitava spesso che io e ojisan fossimo in accordo su qualcosa.

Ma mentre fissavo con ira quel biondino pieno di se, notai che anche Kogoro accanto a me stava avendo la stessa mia reazione. Perciò in un qualche modo mi sollevai di morale: due contro uno!

Se poi quel socio che formava con me quella strana coppia era Kogoro Mouri, allora potevo pure rimanere sereno: visto che gli dava sui nervi, mai avrebbe incoraggiato Ran a stargli molto intorno.

Fiero di quell’alleato, tornai a mangiare. Tuttavia, inevitabilmente, i miei occhi guizzavano sempre verso Ran e quel poliziotto biondo.

Che aveva poi, di così tanto interessante? Solo perché aveva quel maledetto accento inglese, occhi verdi e capelli chiari poteva sentirsi così inesorabilmente attraente e, quindi, corteggiare Ran? Cosa credeva, che le ragazze giapponesi cadessero ai piedi di un tipo come lui?

Con foga per quel pensiero, masticai rabbiosamente la mia bistecca, sentendo accanto a me ojisan irrigidirsi come me.

«Ohi, Kudo-kun, sono contento che ormai siamo una squadra!».

Impugnai con ira il coltello, e quest’ultimo lo infilzai la mia carne. Megure… Megure… era tutta colpa sua! Colpa sua se aveva invitato me, Kogoro, Ran e quel nuovo novellino a cena. Cosa centrava poi, lui? Mi pareva che il caso lo avessi portato a termine io! D’accordo per ojisan e Ran, ma quell’americano disgraziato solo perché era nuovo e straniero bisognava portarcelo attaccato come un cagnolino col suo padrone? Tzè.

«Già, pure io. Contentissimo».

Uh, sì, contentissimo. Contentissimo che fossi a quella fottuta cena, contentissimo che quel Ryan non facesse che flirtare con la ragazza che io amavo, contentissimo che la ragazza che io amavo da quando la storia con l’organizzazione era finita e aveva scoperto di me e Conan ora si comportava in maniera distaccata con me, me! Me medesimo, il suo così detto “miglior amico”.

Dannata Mouri, e dannata gelosia! E guardatela, GUARDATELA come ride alle battute di quel pagliaccio! Ma fatti una plastica, ti sei visto come sei strano con quella faccia da uovo sodo?!

«Ehm… Kudo?».

Megure mi distrasse, indicando il mio povero pezzo di carne. Sotto la mia furia assassina, lo avevo così infilzato da farlo sembrare un ammasso di interiora.

«Oh, nessun problema», risposi iniziando a mangiare.

«Bè, io farei un brindisi. Alla nostra squadra, ma soprattutto a Shinichi Kudo! L’eroe giapponese!».

Ecco, ci mancava solo quello. “L’eroe giapponese”. Così i giornali, dopo aver saputo tutta la mia vicenda e del fatto che intrappolato nel corpo di un bambino ero riuscito a sconfiggere un’Organizzazione come quella degli uomini in nero, avevano iniziato a chiamarmi con enfasi. Si vociferava che sulla mia triste storia ci volessero fare pure un telefilm a puntate.

Ah, belli i tempi di Conan. Almeno al tempo in cui ero un moccioso non avevo tutti quei giornalisti attaccati al sedere, e Ran mi trattava come un essere umano.

Mettiamo le cose in chiaro, lei aveva detto di avermi perdonato per averle mentito, e fra noi non c’era mai stata una lite. Tuttavia, sebbene mi avesse detto che era tutto a posto, la nostra relazione non era tornata come un tempo. Anzi: non faceva che evitarmi.

Soffrendo quando notai che quel Ryan comediavolosichiamavadicognome la stava facendo ridere fragorosamente come mai io ero stato in grado, mi dissi che dovevo staccare la spina. Perciò, chiedendo scusa, mi alzai e mi diressi verso il bagno.

Una volta all’interno, nel silenzio e nella solitudine, mi sciacquai un po’ il volto, per poi guardare il mio riflesso allo specchio.

Che dovevo fare? Perché Ran si comportava così?

Ormai al culmine della disperazione, senza pensarci presi in mano il cellulare, e composi in fretta quel numero che, mi ero ripromesso, di non chiamare per quella situazione.

Uno squillo. Due squilli.

«Pronto?».

«Hattori, ora ti siedi e mi ascolti», mormorai arrossendo. Quanto ero patetico?

«Kudo? Che c’è?».

«Ran mi evita, okay? Mi ha detto che mi aveva perdonato, eppure non mi rivolge mai la parola, mi tratta come se fossi uno qualunque! E poi è tutta la sera che ciarla con quel biondo nullafacente!».

«Ehm… chi è il biondo nullafacente?».

«Hattori!».

«Okay, okay, era curiosità. Bè, e che ne so io? Magari si vergogna di qualcosa con te… che vuoi che ti dica, Kudo-kun? Ti sembro la conduttrice ossigenata di una reality d’amore?!».

Ma non lo stavo più ascoltando.

Magari si vergogna di qualcosa con te…
Cavolo. Cavolo. Cavolo.

Chiusi senza pensarci la telefonata, e mi portai una mano alla testa.

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

 

“Shinichi mi piace tantissimo! Ma a lui non lo diciamo, okay? E’ il nostro segreto!”

 

“Oh, era così rilassante! Vero, Conan-kun? Amo le terme!”

“Posso dormire con te? Per favore, Conan-kun!”

 

Merda. Merda. Merda.

Era per quello? Era per quello?

Sbiancai.

Di sicuro si vergognava per tutte le cose che mi aveva detto come Conan, e tutte le cose che aveva fatto!

Arrossendo rammentai tutte le volte che mi aveva abbracciato, stringendomi al suo petto… e quella volta alle terme! Vogliamo, poi, parlare delle sue indirette dichiarazioni?

Stavo per buttarmi nello scarico del water e tirare la corda per la costernazione, quando mi squillò in mano il cellulare. Era Hattori.

«Cioè, fammi capire, io ti parlo e tu mi chiudi il telefono in faccia?!», ruggì con quel suo dannato accento di Osaka. Oh, gli accenti stranieri quella sera mi facevano infuriare.

«Lei aspetta che le dica qualcosa!», risposi frastornato.

«Chi?».

«Tua nonna», replicai sarcastico.

«Mia nonna è morta anni fa…».

Poi dicevano a me che ero tonno.

«Ma che tua nonna, RAN!».

«E che centrava mia nonna con Ran?».

«Hattori?».

«Oh?».

«Va a farti un bagno caldo, eh? Ciao».

Chiusi la telefonata, e per sicurezza spensi direttamente il telefonino. Poi, confuso e in colpa, uscii da quel bagno e, sistemandomi meglio la camicia scura, mi incamminai verso il tavolo.

A pensarci, forse, aspettava una mia vera mossa, o una mia dichiarazione.

Non che non ci avessi già provato, ma ogni volta accadeva qualcosa. Ma quale sarebbe potuto essere il momento giusto? Dannazione, quanto avrei voluto sedermi a quel tavolo, guardarla, così bella ed eccitante nel suo vestito nero, e urlare che l’amavo, che l’avevo sempre amata; e poi prenderla, baciarla così, di fronte a tutti, e ritagliarci un futuro insieme.

Ma non avevo il fegato di farlo. Così, non staccando gli occhi di dosso dal suo volto meraviglioso, mi sedetti al mio posto in quel grande tavolo rotondo, proprio di fronte al suo posto.

«Moccioso?».

Mi voltai sorpreso verso ojisan, che, con il tovagliolo premuto sulla bocca per affievolire le sue parole, mi guardava con occhi furenti.

«S-sì?».

Da quando aveva saputo della mia doppia identità di Conan, ad un tratto era divenuto ancora più perfido nei miei confronti, e ben poche volte mi rivolgeva parola. Irrimediabilmente per lui tutte le volte che ci eravamo lavati i denti insieme, non risultava essere poi sinonimo di un legame così stretto da non poter essere sciolto.

«Fa qualcosa».

Alzai un sopracciglio.

«Per cosa?».

Gemette isterico, per poi alzarsi di botto e strascinarmi per la collottola verso i bagni.

«Ma dove andate?», domandò meravigliato Megure. Perfino Ran, notai mentre mi voltavo per vedere l’ispettore, parve corrugare la fronte.

Kogoro mi portò esattamente nei bagni dove in precedenza mi ero rintanato e lì, con fare cospiratorio, si mise a parlare nervosamente.

«Senti moccioso, devi aiutarmi a staccare quell’americano da Ran. E’ tutta la sera che gli sta addosso, e lei sembra gradire. E io non voglio che si metta con quello!».

Lo fissai smarrito. Stava dicendo a me, di levare di torno Ryan belli capelli da Ran?

Abbassai lo sguardo.

«Perché dovrei?», domandai.

«Oh, sei tardo o cosa, moccioso?! Tu piaci a Ran, a te darà ascolto».

Arrossì un poco, sospirando.

«E perché non potrebbe stare con Ryana, ojis-».

Quando mi resi conto di ciò che stavo dicendo, mi irrigidii, e così fece Kogoro. Perciò scossi la testa.

«Scusami», borbottai. «Comunque, se piace a Ran non vedo perché dovrei allontanarla da lui», sospirai, allontanando di lui per uscire da lì.

«Forse perché è tutta la sera che la fissi».

Mi fermai. Tombola! Pure quell’impiastro di un detective fallito se ne era accorto.

«E Ryan è così… così… americano».

Tipico di ojisan. Ogni scusa era valida per allontanare qualcuno da sua figlia. In fondo, quando aveva scoperto di Conan, aveva fatto lo stesso con me.

Mi aveva chiamato “bastardo bugiardo”, e sapevo che la collera che provava nei miei confronti era niente in confronto all’umiliazione subita per avergliela fatta in tutto quel tempo, spacciandomi per un bambino.

«Ma perché, Mouri-san, dovrei farlo? In fondo, io sono un bastardo bugiardo», replicai acidamente, voltandomi appena per squadrarlo.

«Quell’appellativo te lo sei guadagnato».

«Ah, è così? Mi sono guadagnato la tua ira e il distacco di Ran perché sono un bugiardo e un bastardo? Bè, lo vedi questo?», mi alzai la manica della camicia, indicandogli la cicatrice lunga ed evidente sul mio braccio destra, «a quest’ora se non vi avessi detto niente per proteggervi, ce l’avreste anche voi!».

Quella serata mi stava fuggendo di mano.

Ran mi odiava; Kogoro mi odiava; io stesso mi trovavo ripugnante.

Mi rimisi a posto la manica della camicia e, poggiata la mano sulla maniglia della porta, abbassai il capo.

«Io amo tua figlia, ojisan».

Perfino io mi stupii delle mie parole. Perciò potei solo immaginarmi la reazione di Kogoro in quel momento alle mie spalle. Ma visto che lo avevo dietro, non vidi nulla.

«E se a lei piace quel tipo, o un giorno incontrerà un ragazzo che si vorrà sposare o altro, non le sarò d’intralcio. Infondo, chi vorrebbe un marito come me? Io sono solo un bastardo bugiardo».

Okay, ammetto che ero stato melenso. Anche tanto.

Ma comprendetemi, ero sconvolto. Ero talmente caduto in stato confusionale, che aprii la porta e mi diressi direttamente verso il tavolo con un’idea ben precisa.

Raggiunsi quel seccante tavolo rotondo, appoggiai le mani sulla mia sedia e, guardata negli occhi Ran che mi fissava incuriosita, sospirai.

«Ti amo».

Wow. Era stato più facile di tutte quelle volte che avevo provato di fronte allo specchio del bagno di casa mia. E ora eccola lì, a fissarmi incredula e inevitabilmente il bicchiere di acqua che aveva in mano cadde sul tavolo, frantumandosi.

Sentii dei passi affrettati dietro di me e, immaginando che potesse esse ojisan che voleva ammazzarmi per non aver fatto ciò che voleva, mi eclissai fuori da quella sala.

Mi ero appena infilato alla bene e meglio il cappotto, quando sentii qualcuno rincorrermi. Quasi con il cuore più leggero, mi voltai, sperando in Ran che mi correva incontro con i capelli al vento. Perciò quando notai una donnetta di mezza età al suo posto, immaginate che ci rimasi davvero male.

«Scusi, ma perché sta indossando il mio cappotto?», chiese sospettosa quella, guardandomi malamente. Solo allora mi accorsi dei merletti e del color rosa pallido di ciò che avevo addosso. Scandalizzato me lo levai, e lo buttai addosso a quella poverina che, offesa, se ne andò con il suo bel giaccone, pensando probabilmente che fossi un ladro.

Perciò, niente Ran che mi correva incontro, col suo bel vestito nero a incorniciarle il corpo longilineo, con i suoi bei capelli castani che le cadevano sul volto così delicatament-
Un momento. Ma quello che sto pensando sta accadendo. Oh, accidenti. E’ davanti a te, è davanti a te. Shinichi Kudo, tu ora devi pensare a una cosa intelligente da dire!

«Ehm… ho preso per sbaglio il giaccone di quella tizia. Me ne vado prima che chiami la polizia!».

In momenti come quelli, avrei tanto voluto essere uno di quei cadaveri nella quale mi imbattevo ogni santa volta che mettevo un millimetro di naso fuori casa.

Lei corrugò la fronte e, sistematosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mi guardò col fiatone.

«Cosa hai detto?».

«Che ho preso per sbaglio il cappotto di quella la», ripetei ingenuamente. Lei abbozzò un sorriso.

«Prima, Shinichi», replicò con gli occhi che le scintillavano. Divenni scarlatto.

«Oh», deglutii, «quello».

«Già», rise, «quello».

Mi morsi un labbro, abbassando il volto.

«Bè, penso che tu ti riferisca a quel “ti amo”, vero?».

Lei sorrise emozionata, sospirando, per poi avvicinarsi a me.

«Sono mesi che aspetto, sono mesi che credevo che tu non provassi quello che avevo tanto… credo, dichiarato a Conan. Perché ci hai messo tanto?».

Mi persi in quegli occhi blu.

«Perché… perché… perché ti amo».

Arrossì, e un secondo dopo mi stava abbracciando forte, sfregando il suo volto contro il mio. Con il cuore che mi martellava nel petto, le cinsi i fianchi con le braccia, affondando nel suo collo profumato.

«Ho passato tutta la serata con quel Ron, sperando di farti ingelosire», ammise. Risi.

«Ryan», la corressi, accarezzandole la testa.

«Ah, Ryan», ripeté dolcemente.

«E quindi?», chiese incerto.

«E quindi, penso che il mio piano sia andato bene. Ti ho ingel-».

Prima che potesse continuare, mentre si staccava per guardarmi negli occhi, posai le mie labbra sulle sue. E mentre rispondeva con impeto, sentii in lontananza Ryan (che probabilmente avevo notato la scena) gemere deluso, e un ojisan impertinente scoppiare a ridere.

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Out of this world