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Autore: Misukichan    12/07/2014    1 recensioni
Jennifer, ragazzina di quasi sedici anni, vuole staccare dalla sua vita in California. Non sopporta i burrascosi rapporti con i coetanei, ha solo bisogno di un estate diversa. I suoi le permettono un viaggio a Miami, per dimostrare la sua autonomia e maturità. Presto, però, si accorge che qualcuno di non desiderato si trova proprio a Miami, e comincia a stravolgerle i piani.
«Non sai nemmeno dove siamo, non è buffo?» parla con la bocca piena.
«No, non è buffo per niente. Ti hanno mai insegnato a non parlare con la bocca piena?»
«Sì, mamma.»
«Ok, va bene, hai vinto, cosa devo fare per sapere...?»
«Ti porto a casa io» vengo interrotta bruscamente.
«Sei proprio u-un...»
Ride e mangia il panino. «Ne vuoi un po'?» Ho fame, ma non accetterei un panino da lui neanche sotto tortura. (capitolo 5).
«stai scherzando, vero?» dice lei seria.
«no, quando mi sono alzata mi sono ritrovata nel letto di casa sua. Era piuttosto seccato di aver scoperto che quella che ha recuperato ero io» dico con nonchalance, «magari si aspettava qualche affascinante donzella» sorrido tra me.
«ma, non è niente di grave, giusto?»
«no, solo qualche botta» (capitolo 9).
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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4. La grotta




Improvvisamente, dal bar davanti all'Hotel escono dei ragazzi, quattro che non conosco, e Jack. E' diverso, la maglietta di tuta che aveva addosso è stata sostituita da una camicia bianca. Sta ridendo con i suoi amici e quando mi vede un guizzo di divertimento scorre nei suoi occhi. Quasi di sfida. Mi guardo. Non mi sembra di far ridere. Eppure evidentemente a lui faccio ridere. Sono seccata.Lo guardo torva mentre viene verso di noi.
«Che fine hai fatto?»
«Non vedi, sono uscito con i miei amici» nel frattempo i suoi amici si sono disposti di fianco a lui, con una faccia tra il minaccioso e il divertito. Anche se di solito non giudico senza conoscere, questi ragazzi sembrano tutti dei bulli, a mio parere.

I loro occhi sono posati su di me, non posso fare a meno di provare soggezione, ma anche un così forte impeto di rabbia che mi permetterebbe di tirargli un pugno in faccia ad ognuno di loro.

«...E ti sei guardato bene dal svegliarmi, vero?»

«Be, avresti sicuramente rovinato la festa» i suoi amici ridacchiano e lui si finge mezzo serio.

Hanno bevuto, si sente odore di alcol.

«Andiamocene Kandy, non dovremmo nemmeno sprecare del tempo con questi».

«Abbassa i toni ragazzina» vedo con mia sorpresa che è Harry a parlare, il ragazzo che ho conosciuto ieri, la sua voce è alterata dall' alcol.

«Avete bevuto tutti quanti, siete sbronzi»

«E allora?» mi chiede jack.

Non ho altro da dire, alzo i tacchi e faccio per andarmene...

«Hey Jen, quelli sono tutti amici di Luke» Kandy li guarda con aria sospetta.

«E'? Dici sul serio?» le rispondo.

«Lo giuro»

«Bè, chiunque siano non voglio sprecare nemmeno un altro minuto con loro».


 

Sono stanca, ci metto un attimo ad arrivare in stanza.

La prima cosa che faccio è buttarmi sul letto mentre ripenso a tutti i fatti accaduti nel corso della giornata. Mi viene da piangere, mi sento presa in giro. Sento che tutto quello per cui avevo lavorato in cinque mesi sia andato in fumo in meno di una giornata, un orribile giornata...

La caduta nel mare; il salvataggio di Jack; la casa di Jack; e infine il brutto incontro di stasera. Non sarebbe potuta andare peggio.

No. Non sono la tipa che si arrende facilmente. Non mi farò abbattere per la sola presenza di Jack.

Una lacrima traditrice sintomo di frustrazione mi scende su una guancia.

In quel preciso momento ricevo una chiamata, penso che sia Kandy, invece quando apro il telefono la scritta "Papà cell" mi fa dimenticare per un attimo tutte le brutte avventure e un sorriso mi spunta sul viso.

«Papà!» quasi grido per la felicità.

«Hey piccola, come mai così tanta allegria? Ti stai divertendo?»

«Uhm... Sì, davvero molto» dentro di me so di star mentendo in parte, ma comunque non me la sento di farlo spaventare raccontandogli dell'accaduto. La mia voce dietro uno stupido apparecchio telefonico non tradisce nulla, così ci casca.

«Com'è Miami? Bella? Sai io e tua madre oggi ci siamo messi a sfogliare le foto di quando tu eri bambina e... Adesso sei così grande! Viaggi da sola. Non è che presto deciderai di andare via di casa, vero?»

«Ma no papà! ho solo quindici anni, questo viaggio è semplicemente un premio per il mio buon andamento scolastico e un modo per dimostrare la mia autonomia» Sì, autonomia. Sono già svenuta e fatta aiutare dall'ultima persona sulla terra che avrei voluto mi aiutasse.

«Hai ragione, allora, sei stanca?»

Parlo a mio padre della grandiosità della città visitata in taxi, della meraviglia delle spiagge, del lusso dell'Hotel, fino a quando non sono stanca e chiudo la chiamata.

Dopo la doccia mi addormento quasi subito.


 

La notte che passo è una delle più brutte che abbia mai passato in tutta la mia vita.

In fondo, non ammetto nemmeno a me stessa che tutto ciò è stato procurato da una grande nostalgia di casa e dal grande sballottamento subìto.

Insomma, lo so che tutte le adolescenti come me sognano di visitare una grande città, come Miami o Los Angeles, o andare in una di quelle spiagge tropicali soleggiate a crogiolarsi al sole dalla mattina alla sera e fare tutto ciò che vogliono, ma, datemi retta, una volta che intraprendete questa scelta le conseguenze non mancano. Nel mio subconscio più profondo comincio a pensare che forse avrei dovuto aspettare qualche anno per dimostrare la mia maturità, e che forse mio padre me l'abbia permesso solo per farmi imparare la lezione. Però, di sicuro non mi ha mandato ignorando le possibili conseguenze delle sue azioni.

Di fatto mi sveglio più volte durante la notte, sudata.

La mattina dopo, nonostante la brutta nottata mi sento bene e dopo una bella doccia fresca e una dolce colazione sono in forma.

Guardo il cellulare. Il display è vuoto. Non vuol dire che Kandy mi abbia dimenticata.

Digito frettolosamente sui tastini del mio Galaxy: "Hey Kandy, che si fa oggi?"

La risposta non arriva immediata, dopo qualche secondo il beep si fa sentire.

"Raggiungici nella hall tra 5 minuti, K. xxx" è questa la risposta.

Secondo il mio calcolo mentale ho due minuti per finire la mia colazione al tavolo, altri due per salire e lavarmi i denti e un ultimo minuto per prepararmi e scendere.

Dopo cinque minuti esatti nella hall dell'hotel, Kandy mi corre incontro con Luke ed Harry.

Sta volta è Luke a parlare per primo: «Jenny, lo so che sei confusa per ieri ma dacci il tempo di spiegarti bene e vedrai che si risolverà tutto»

«Luke, non so di cosa tu stia parlando» lo guardo sinceramente confusa.

«Ti vorrei spiegare, solo che io Harry e Kandy oggi abbiamo in programma una gita fuori città, in un boschetto vicino ad un lago, appena fuori da Miami City, ci fermiamo per un picnic e poi torniamo in Hotel...»

«...E ci stavamo giusto adesso chiedendo» continua Kandy interrompendo il discorso del suo ragazzo «se avessi voglia di venire con noi».

«Certo, mi piacerebbe. Grazie ragazzi» sono davvero sollevata, non avrei sopportato l'idea di stare un altro giorno sola, dal momento che l'ultima volta che lo sono stata ho fatto brutti incontri.

«Perfetto, il biglietto del pullman costa 4 dollari, perché ci porta fuori città, se li dai a Kandy adesso va a prendere i biglietti» dice Luke cortesemente.

«Bene, ora mi spieghi?» dico seria e impaziente, porgendo a Kandy i miei dollari.

«calma, calma, ragazzina»

Ci risiamo, un altro che mi da della "ragazzina". In fondo non abbiamo tanti anni di differenza, 1 massimo 2. Poi mi ricordo di quando in aereo al nostro primo incontro, Kandy mi disse che lui aveva diciassette anni, proprio come lei.

Devo avere proprio una faccia scettica perché Luke mi sta guardando seriamente preoccupato.

Ha degli occhi davvero bellissimi, verde puro, mi ricordano la primavera. Sono in sintonia perfetta con i suoi capelli, di un biondo scuro, quasi ramato.

Mi ci vuole un attimo per riorganizzare i pensieri. E se ci fosse anche Jack?

«Stai bene?»

«Scusa, mi sono distratta un momento, mi sono improvvisamente ricordata una cosa, lascia stare»

«Va bene» poi continua «Comunque aspetta di sistemarci in pullman, poi ti spiego»

Mi giro e vedo Kandy che sta tornando verso di noi con i biglietti in mano e un aria evidentemente molto soddisfatta.

«Ho comprato i biglietti alla prima edicola che ho trovato lungo la strada, indovina un po' Jenny? Ho trovato un vestito stupendo che risalterebbe i tuoi occhi verdi! Devi assolutamente...» so che sta parlando a vanvera e anche velocemente ma non ne capisco il motivo.

Viene interrotta da due colpi di tosse falsi. Mi giro e vedo... Jack.

«Che storia è questa?» lo guardo. I miei occhi schizzano da lui a Luke, che mi guarda piuttosto imbarazzato, e poi a Kandy che guarda Luke con aria accusatoria.

«Potreste spiegarmi che ci fa il ragazzo che ieri sera mi ha chiuso in una diavolo di macchina?» mi guardano dispiaciuti dalla mia reazione, tutti tranne Jack che se ne sta tranquillamente appoggiato al cofano della sua auto sportiva rossa; Devo avere un aria furibonda.

«Questa non è una macchina qualunque!»

Eh no. Stavolta non lo guardo, sarebbe come accettare il suo gioco. Decido di ignorare completamente Jack.

«Allora? Spiegate, che ci fa lui qui»

«Ecco, aspettavo giusto...» cerca di giustificarsi Luke tra sè e sè guardando in basso.

«Jenny, adesso ti spiegano, anche io non lo volevo fra noi ma comunque, ormai è qui».

Saliamo sul pullman e Luke mi spiega che Jack è uno dei loro amici e fa parte del gruppo. Questa notizia mi sconvolge. Cerco di non pensarci e mi concentro sul logoro sedile graffiato e sul finestrino macchiato di indelebile, vittima probabilmente della gioventù del ventunesimo secolo.

«Ora, Jack si è offerto gentilmente di venire per chiederti scusa, non è così Jack?» lo guarda e nonostante sia girato rispetto alla mia posizione capisco che lo sguardo è di rimprovero.

«E'?... Oh, sì sì» nemmeno stava ascoltando quel ritardato mentale.

Lo guardo. Tutti lo guardiamo. Improvvisamente si accorge di essere osservato e guarda Luke, con aria di chi non ha proprio capito cosa deve fare.

«Chiedile scusa» risponde Harry, che per tutto il tempo è stato con le cuffiette e l'ipod.

«Devo proprio?» risponde seccato.

«Jack...»

«Scusami se ti ho abbandonata nella mia favolosa macchina, anche se in realtà dovresti ringraziarmi perché non capita a tutti di...»

«Jack!» Luke è spazientito.

«Okay, mi dispiace di averti abbandonata sulla mia macchina perché non me ne fregava niente di te. Le mie sentite scuse. Va bene, ora?» dopo aver pronunciato il suo intenso ed emozionante monologo, non guardandomi neanche negli occhi.

«Bene» dico. So benissimo che mi hanno invitato qui solo per le scuse di Jack come so bene anche che queste ultime non si possono considerare tali, soprattutto se dette in quel modo.

«Un' ultima cosa,» mi rivolgo a Luke «fate in modo che non debba avere a che fare con questo, perché credo che non abbiate capito che razza di persona è».

Sinceramente? Jack lo conosco, lo conosco bene dopo dieci anni di continue prese in giro da parte del suo patetico gruppo.

«Dai, Jenny, capiamo benissimo che ti sei sentita ferita ad essere stata trattata in quel modo, va bene. Ma alla fine è stata solamente una sera. Ieri sera, so che vi siete conosciuti nel modo più sbagliato che potesse esserci, ma non ti dimenticare che Jack ti ha salvata, potevi morire, questo lo sai vero? Se non ci fosse stato lui tu non saresti qui. Probabilmente non ti avrebbe visto o sentito nessuno. Ci ha raccontato tutto, sappiamo che eri andata a cacciarti nella zona più lontana della spiaggia New Beach e sappiamo anche che lì nei dintorni non ci sono molti lidi, e quelli che ci sono, sono ancora chiusi. Quindi potresti anche perdonarlo e.... ringraziarlo della sua "gentilezza" per averti salvato la vita» tutti mi stanno guardando e sembra che siano tutti d'accordo con ciò che Kandy ha appena detto.

Non lo reggo. Tutti stanno cercando di farmi capire che Jack è dalla parte della ragione, ma non è questo il punto. Il punto è che loro non sanno.

«E' proprio questo il punto, voi non sapete. Davvero pensate che il mio unico problema sia l'incidente di ieri sera? Ah, se fosse per questo...» sto implodendo ...Dai Jenny, non ora, non è il momento di tirare fuori la parte fragile di te. Potrai farlo più tardi, al sicuro nella tua stanza e lontana dagli sguardi indiscreti. Non ora, e soprattutto non davanti alla causa di tutti i tuoi problemi.

«Il mio problema è che lui non avrebbe dovuto trovarsi qui. Sono venuta qui, ho scelto di allontanarmi dalla mia città solamente per allontanarmi dalla gente come lui! ...E da lui! Lo so, sembrerebbe ridicolo. Ma credo che voi non abbiate mai passato un intera vita tormentati dalla gente come loro, gente che si crede "fighetta" solo per la roba che indossa o per la gente che frequenta, o addirittura perché si sente superiore a voi. Ho passato tutti gli anni di scuola superiore e media presa in giro da lui, e dalla sua patetica ragazza» mi giro verso Jack e vedo che i suoi occhi girano a vuoto «...anche se non ho mai capito che cosa io abbia di diverso da loro» non ce la faccio, è la mia unica occasione, o adesso o mai più...o adesso o mai più...o adesso...

Osservo Jack con disprezzo «Sai una cosa, non me ne frega più niente, adesso che mi sono sfogata puoi fare quello che vuoi. Torna a scuola a raccontarlo a tutti, magari aggiungici anche delle foto» il cuore mi batte forte, ma almeno il dolore è passato.

«Ok Jenny, basta così» mi fa Kandy mettendomi un braccio sulle spalle e tirandomi a sé in un abbraccio.

Tutti non sanno cosa dire, lanciano rapidi sguardi verso Jack che se ne sta contro il sedile senza dire una parola con lo sguardo basso.

Più che pentito penso che si senta semplicemente annoiato, ma io non lo voglio biasimare, non voglio avere più niente a che fare con lui e nemmeno fargli pena.

Mi giro avanti con Kandy mentre tutti stanno zitti, evidentemente la mia dichiarazione ha creato scalpore, tensione ed imbarazzo.

Il pullman è mezzo pieno, eppure la gente sembra non accorgersene, qui sono tutti abituati ad avere tanta gente e chiasso intorno.

Il viaggio dura una mezz'oretta in cui ognuno si fa i fatti suoi, io mi metto le cuffiette alle orecchie e cerco di ignorare la presenza di Jack. Comunque sia mi riprendo dalla scenata di prima, ho la consapevolezza di essere stata infantile, ma non me ne pento. Ho sempre avuto la tendenza ad esserlo, ma secondo i miei amici e i miei genitori su di me non è affatto un difetto.

Scendiamo davanti ad un grande punto di ristoro per i pullman e gli autisti.

«Bene, l'aria per me si è fatta pesante, vado a prendermi un caffè» e Jack si allontana.

Luke si avvicina a me e mi sussurra «faremo in modo che in questa giornata tu ti diverta, ti basterà ignorarlo, Jennifer» ma nota che non lo sto nemmeno ascoltando. Sono rimasta completamente incantata dal panorama che ho davanti.

Non ho mai visto tutta questa natura insieme, sono abituata all'aria del mio paesino desolato.

Corro verso l'inizio del bosco, che si innalza da subito appena finita la strada, ma Luke mi ferma dicendo che ci saremmo inoltrati tutti insieme e che io non conosco la strada.

L'idea di entrare in quell'universo di verde mi eccita non poco.

Quando tutti sono andati in bagno e si sono riforniti di vivande siamo pronti a partire: Kandy porta il suo zaino pieno di panini e Luke lo zaino delle bevande, sembra tutto ben organizzato. E questo mi fa sentire stupida, dato che sono stata avvisata per ultima e non ho niente da mangiare con me.

Noto che alla nostra gita si aggiungono altri due ragazzi che non mi pare di aver mai visto, così ora siamo in sette: io, Kandy e Luke, Jack ed Harry e i due ragazzi appena arrivati che scopro chiamarsi Sam e Mike.

«Bene ragazzi, ora che ci siamo tutti possiamo partire. Vi dico che la strada sarà lunga e abbastanza faticosa, perciò se qualcuno si sente stanco o ha bisogno di fermarsi lo dica non appena sente di averne bisogno» dice Luke.

Vedo Jack che mi guarda di sottecchi. Scopro di essere la più piccola del gruppo; hanno tutti 17 anni, mi sento un po' isolata ma tutti vengono da me a chiacchierare e mi sorridono, sono davvero simpatici.

«Ti chiami Jenny vero? » mi sorride il ragazzo di nome Sam che si è appena accostato a me.

E' piuttosto alto, dai capelli biondi e occhi color lapislazzulo. Indossa una canottiera bianca senza maniche che lascia in mostra i possenti muscoli sulle braccia. Si nota subito che è un tipo palestrato e davvero attraente.

«Sì» gli rispondo cortesemente.

«Allora, pronta a vedere il paesaggio più bello che tu abbia mai visto?»

«Ci sei già stato?»

«Sì, un bel po' di volte, e devo dire che non mi stanco mai» sorride come estasiato «siamo solamente a un quarto della strada, ti senti stanca?» mi domanda vedendo che il mio respiro comincia a diventare irregolare e affannoso mentre cerco di salire su una roccia.

«Sto bene, grazie» ho solo bisogno di un goccio d'acqua e una rinfrescata.

Passa un'altra mezz'ora di strada e arriviamo ad un lago, la cosa che lo rende speciale è una bellissima cascata che scende dalla cima di quello che dall'alto sembrerebbe un dirupo, mi tolgo le scarpe da ginnastica che avevo messo la mattina e bagno i piedi in quella fresca e limpida massa d'acqua che si rivela essere ghiacciata, perciò lì tiro indietro quasi subito. Mi guardo intorno, siamo completamente circondati dal verde e completamente isolati dentro al bosco. Se non ci fosse nessuno che ci è già stato, perdersi sarebbe stato facile come respirare. Solo delle piccole strisce di cielo si notano sopra gli alberi, che si innalzano coprendo quel azzurro intenso quasi interamente.

Una cascata di dimensioni notevoli si tuffa nel laghetto di acqua fredda, non riesco a vedere da dove viene l'acqua perché il rialzamento di quelle rocce è davvero alto, non riesco a vedere nemmeno cosa ci sia dietro a quella cascata.

Gli alberi sono così tanto fitti e vicini che non si riesce a vedere in nessuna direzione oltre ad essi, siamo isolati e in mezzo alla natura; Non c'è un solo mozzicone di sigaretta per terra. Questa zona non è molto conosciuta dalla gente. Sam e Mike mi spiegano che questo posto è stato scoperto da loro durante una gita nella quale si erano persi, e che da quel giorno ci tornano spesso per godersi la solitudine e la tranquillità della natura.

«E' fredda?» una voce alle mie spalle, mi giro e vedo che è proprio come avevo pensato, non era frutto della mia immaginazione o del mio scarso udito. Jack sta proprio parlando con me e mi sta persino sorridendo con nonchalance, cercando di dissolvere la tensione creatasi tra noi.

«Sì, è molto fredda» rispondo io tesa e stizzita da questo suo cambiamento di umore. Ho sempre sostenuto che fosse lunatico, io non sbaglio mai sul giudizio della gente.

Vedo che si toglie la maglietta mettendo in mostra il suo bel fisico con carnagione abbronzata e poi si tuffa in acqua.

Rimango sbalordita. «Ma che fai? Vuoi ammalarti o peggio?» lui fa una risata e mi guarda mentre nuota. «Il segreto è muoversi veloce, se non ci pensi non soffri il freddo, vuoi buttarti?» mi grida da qualche metro di distanza. «No, grazie» gli urlo di rimando.

Vuole morire? non è un problema mio, anzi, mi levo qualche impiccio. Ok, questa era cattiva, Jenny.

«Come vuoi» si gira e nuota verso la splendida cascata.

Tutt'un tratto sparisce come inghiottito dalla cascata, mi sporgo per vedere meglio dove possa esser finito e lo vedo ritornare al di fuori.

«Cosa c'è laggiù?» gli chiedo. La mia curiosità supera le contese.

«Vieni a vedere tu stessa» mi dice serio.

«Non ci pens..» prima di finire la frase scivolo sulla roccia in cui mi ero appostata e precipito nell'acqua ghiacciata ed è come se tante lame mi passassero attraverso il corpo, di nuovo. Riemergo in superficie e vedo che di fianco a me c'è Jack.

«Vedo che hai l'abitudine di scivolare dalle rocce e finire in acqua, cos'è una specie di rito?»

«ah ah ah, divertente» gli rispondo in malo modo tremando tutta come una foglia.

«Muoviti, vedrai che ti riscaldi, a proposito: visto che ora sei dentro non vuoi vedere cosa c'è al di la di quella cascata?»

Non faccio in tempo a rispondere che mi afferra per una mano e nuota verso la fonte di acqua pura. Io mi dimeno e sciolgo la sua mano dal mio braccio. Lui si ferma e mi guarda.

«Non è che se perché mi parli io sono tua amica»

«Certo, lo so, non mi aspettavo di certo che ci saremmo incontrati in vacanza e nemmeno tu, è stata una sorpresa per tutti e due ma visto che ora siamo qua non possiamo lasciare da parte le divergenze e goderci questo spettacolo naturale mozzafiato? Dimentichiamoci di tutto per una giornata, ci stai? Io non ti tratto male e tu non mi odi, almeno per un giorno» mi guarda, impassibile, in attesa di una qualsiasi reazione. Lo guardo negli occhi, sembra sincero con me, per una volta nella sua vita. Rifletto, intanto che mi muovo cercando di riscaldare i muscoli.

Dai Jenny, cosa ci perdi? In fondo ormai sei qui, con o senza voglia mi tocca trascorrere il resto della giornata in sua compagnia, tanto vale rischiare.

Ci penso un attimo e poi rispondo «Hai ragione, facciamolo, ma sappi che finita questa giornata non sarà cambiato nulla e tu mi lascerai in pace»

«Non potrei chiedere di meglio, dai, ora vuoi venire che ti mostro la meraviglia che c'è di là?»

«Va bene, mi hai convinto. Di che si tratta?»

«Vieni e lo vedrai da te» nuotiamo tutti e due spediti verso la cascata d'acqua, ormai mi sono ambientata all'acqua e il freddo non è più uno dei miei problemi.

Vedo Jack che nuota attraverso la cascata e sparisce una seconda volta al di là di essa, io osservo quell'acqua cristallina dal basso verso l'alto, non ho il coraggio di attraversare il getto d'acqua.

«Vuoi muoverti o devo venirti a prendere?» dice Jack con aria seccata quasi gridando per superare il rumore dell'acqua che cade.

Infilo un braccio nella cascata aprendo così uno spiraglio sotto di esso in modo da poter vedere l'altra parte, non faccio nemmeno in tempo a rendermi conto di quello che succede che Jack mi ha afferrato il braccio e mi ha tirato dall'altra parte, i miei capelli ora sono completamente bagnati.

Apro gli occhi e vedo Jack che mi fissa «Hai paura dell'acqua?»

«No» rispondo in fretta.

«E allora perchè...?»

«Non ho paura dell'acqua» taglio corto.

Mi guardo in giro. «Siamo in una grotta?» gli chiedo. «Sì, bella, vero?» il riflesso celeste dell'acqua illuminata è riflesso sulle pareti alte della roccia, sembra uno di quei film dove ci sono le grotte nei laghi o nel mare.

«Non c'è un passaggio? Vorrei vedere cosa c'è dall'altra parte» dico.

«Quale altra parte? Non c'è nessun'altra parte, è tutto qui»

«Come sei privo di fantasia, c'è sempre una parte nascosta che non si può vedere, vedrai che c'è» poi continuo «Non mi sto semplicemente inventando le cose, la vedi quella luce laggiù, se non ci fosse un qualche altro spiraglio, sarebbe impossibile che ci fosse luce»

«Mi dispiace deluderti ma...» non lo sto a sentire e mi immergo nell'acqua con la testa, apro gli occhi e guardo di sotto il fondale non si vede nonostante la luminosità dell'acqua.

Trattengo bene il poco ossigeno che ho nei polmoni quanto basta per immergermi più che posso, la mia vista è sfocata ma riesco a vedere uno spiraglio più chiaro in un punto del fondale, si vede evidentemente che c'è un buco dove la luce può passare. Mi dirigo verso di esso sempre più in profondità e, quando lo raggiungo, vedo con mia grande soddisfazione che c'è un canale che si apre nella roccia, e che porta non so dove. Vi entro ma quando arrivo a più o meno ad un quarto di esso mi accorgo che ho finito l'ossigeno e che l'aria nei miei polmoni non mi è più sufficiente. Cerco allora di tornare indietro ma sono sempre più affannata e nuoto con fatica, sto per andare in seria agitazione, così chiudo gli occhi ed è tutto come la volta precedente, le sensazioni di paura e di panico sono le stesse, anche la sensazione di mancanza di ossigeno.

Sento delle mani che mi afferrano la vita e mi tirano, apro leggermente gli occhi e poi li richiudo, mi sforzo di nuotare nella direzione in cui mi sta tirando.

L'aria mi manca così tanto che respiro, sento l'acqua che mi entra un poco nei polmoni ma finalmente riemergo in superficie. Un attacco di tosse mi prende all'improvviso e sputo tutta l'acqua che i miei polmoni hanno inalato.

«Ma che cavolo hai cercato di fare? Vuoi davvero morire?!» sento Jack che mi scuote e mi sgrida. Subito dopo mi porta vicino ad una grande roccia larga e mi ci sdraia sopra.

Io tossisco e mi riprendo. E' davvero furibondo con me, non gli ho dimostrato niente, anzi, gli ho dimostrato che mi ci vuole poco a morire.

Fantastico, mi sono fatta salvare già due volte, ora sarò in debito con lui.

Mi sento davvero afflitta e frustrata e credo che lui l'abbia capito poiché abbassa la voce e cambia argomento.

«Allora, mi sa che alla fine hai vinto te, c'è davvero un passaggio, ci stavi per morire dentro»

«Sì, l'ho visto, voglio vedere cosa c'è dall'altra parte» mi giro verso la cascata.

«Non hai pensato che forse non ti sarebbe bastata l'aria che avevi?»

No, in effetti non ci avevo pensato.

«Davvero vuoi andarci di nuovo?» mi guarda.

«Sì, perché no?» dico per non far brutta figura, anche se la realtà è che ho paura.

 
  
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