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Autore: MAMMAESME    12/07/2014    5 recensioni
La storia originale si interrompe poco prima della partenza dei fratelli Salvatore per nascondere il corpo mummificato di Klaus. Quello che avviene dopo è un miscuglio di “What if”, di scene trasposte e di personaggi noti … meno noti e inventati. Gli occhi che ci guideranno, la voce che racconterà non poteva essere che la SUA: una visione soggettiva, emotiva ed emozionante … almeno spero.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 27
… IN TRANSITO …

Data ignota.

Qui fa freddo …
Ho voglia d’estate.
Di pomeriggi assolati, lunghi e pigri, con lei sdraiata al mio fianco, geloso del sole che le accarezza la pelle.
Un’estate di giorni vuoti, pieni solo di noi, di carezze languide e baci per caso.
Un’estate di notti roventi di caldo e di passione.
Avremo mai un’estate per noi?
Vestiti leggeri, piedi scalzi, nulla da fare se non cullarci all’ombra di un pino marittimo, bevendo birra gelata l’uno dalle labbra dell’altro …
Qui fa freddo … non so dov’è qui.
… e allora la cerco ancora nelle ipotesi, in quell’angolo dell’anima dove siamo insieme,  da sempre, anche prima di esserlo davvero.
È un luogo magico, quello: lì ho imparato che l’amore non è qualcosa che ti consuma, ma qualcosa che ti completa.
Lì Elena è venuta a prendermi, mi ha spogliato dagli stacci di una vita inutile, mi ha guardato nudo e senza difese … e mi ha amato.
Io, ferito dalla tragicità del rifiuto, sono stato guarito dalle bende dell’accettazione, dal balsamo del suo amore … ora incondizionato.
Io, finalmente ricostruito, sarei pronto a rimettere a repentaglio ogni cosa per lei … sarei disposto a ridurmi ancora in brandelli per un suo sorriso … per un’estate con lei.
Un’estate di pace senza noia, di ozio senza tedio … di me e di lei che non ci annulliamo dentro un noi …
Un’estate … non chiedo che un’estate …
Un’estate che forse non sarà mai nemmeno primavera, perché il mio inverno non è ancora finito … e, forse, non finirà mai.
Dove sei, Elena?
Dove sono?
Vieni a prendermi …
Qui fa freddo …


 “Ma come siamo nostalgici …”

La voce di Klaus mi fece riprendere coscienza del presente.

“Mi devi rompere i coglioni anche mentre penso?”
“Siamo bloccati in uno stato di torpore, senza nulla da fare e cercavo un modo divertente per passare il tempo. Un suggerimento per rendere più liete queste ore: pensa a qualcosa di divertente … o di piccante …  così mi stai facendo venire la carie ai canini … e non è bello!”

Provai ad aprire gli occhi, ma non ci riuscii.

“Se stiamo dormendo come posso sentirti? Come posso essere cosciente?”

“Il sonno è indotto dall’incantesimo: il tuo corpo dorme, ma la tua mente vaga tra mondo onirico e mondo reale, tra sogni e pensieri, tra raziocino e follia …”

“… e tu sei nella parte folle …”

“Io sono prigioniero come te … in te … non riesco a guardare fuori della tua mente. Credo che stiano studiando un piano per separarci e imprigionarmi chissà dove, come al solito: banali e monotoni.”

“Visto che dobbiamo sopportare una convivenza non desiderata … potresti perlomeno non invadere la mia privacy?”

“Mi annoio …”

“Perché io non posso invadere la tua mente …”

“Perché io possiedo te, non viceversa … “

“Beh, allora ricordati che sono io il padrone di questa baracca!”

“… disse l’oppresso all’oppressore: io sono più forte, amico …”

“Non chiamarmi amico, non sarò mai tuo amico. Ti è andata bene perché mi hai colto mentre ero mezzo morto, altrimenti col cavolo che ti facevo entrare! Vedremo quanto durerà ancora la tua fortuna: tua figlia è in gamba … troverà il modo di fermarti!”

“Magari sarà necessario ucciderti per sfrattarmi …”

“Non m’importa di morire, purchè tu sia ingabbiato lontano da tutto e da tutti.”

“Sei diventato un buon samaritano? L’amor gioca brutti scherzi: ti ha rammollito!”

“No … mi ha dato uno scopo, per vivere o per morire … e non mi sono mai sentito tanto forte, tanto motivato … ma tu non puoi capire … tu non capirai mai …”

“Se anche mia figlia mi tradisce, cosa rimane da capire?”

“Devi capire perché è arrivata a tanto; comprendere che il tuo affetto non era che la minima parte dell’amore che lei provava per te, che non c’è delusione più bruciante del non essere il primo pensiero per un padre, non essere mai abbastanza, non brillare mai a sufficienza … “

“E tu cosa ne sai? Tu cosa puoi capire? Mio padre …”

“Tuo padre era un bastardo e tu hai scelto di essere come lui. Io ho scelto di non essere come mio padre mi voleva, a costo del rifiuto, a costo dell’abbandono … e così ha fatto Cinthia.”

“Non paragonare mia figlia a te!”

“Mai! Lei è migliore di me … è migliore di te … solo che ancora non lo sa.”

-o-o-o-o-


21 dicembre, tramonto.
(Cinthia)

Il corpo di Damon giace nella stessa area in cui Klaus ne ha preso possesso la notte … "quella" notte …  accanto alla bara che contiene la “salma” di mio padre.

È da allora che io e Bonnie cerchiamo un incantesimo per liberare Damon e mettere in stand by Klaus, ma non è semplice, non senza rischiare di perdere anche lui.

In tutto questo tempo abbiamo faticato per tenere mia madre lontana dal suo grande amore (che non è ovviamente chi ha fornito l’altra metà dei miei geni), ma abbiamo dovuto. Dopo la trasformazione è molto nervosa, nonostante il sangue mio e di mio fratello tenga a bada la sua brama di sangue: le manca Damon e ha il terrore di non rivederlo, di non poterlo riavere. Incontrarlo, posseduto da Klaus, le avrebbe scatenato l’inferno nell’anima. Il corpo di chi più ami al mondo posseduto dall’essere che più odi: scombussolerebbe la sanità mentale di chiunque, figuriamoci quella di una neovampira.

Purtroppo la persona che lei più odia è quella che io ho amato di più, è quella che mi si chiede di addormentare … per sempre.

Capisco le loro ragioni, le condivido, ma questo non fa meno male.

Mia madre soffre per la mancanza di Damon, io soffrirò per la mancanza di mio padre: la sua felicità al prezzo della mia.

E' vero, non possiamo ucciderlo, ma non possiamo nemmeno permettere che ritorni … non a breve … non con me e Pheeb ancora vivi, quindi non potrò più vederlo, sentirlo parlare di arte e di luoghi fiabeschi; non vedrò mai più il suo sguardo benevolo, a volte adorante.
L’ultima volta che mi ha posato gli occhi addosso, lo ha fatto con astio, colmo di scherno per coprire la sofferenza del tradimento che avevo perpetrato.

Adoravo mio padre … ed ora non mi rimangono che le briciole del suo odio.
Certo, lui mi avrebbe sacrificata per poter salire a quel trono celeste a cui anelava da tempo immemore, lui mi avrebbe scambiata con un potere più grande dell’amore, con una forza maggiore della venerazione di una figlia … ma è mio padre … ed io non riesco a smettere di amarlo.

E ora siamo qui … dove tutto avrebbe dovuto finire … dove tutto è ricominciato e dove tutto dovrà trovare una conclusione.

Per bloccare l’anima di mio padre servirebbe un incantesimo simile a quello che avevano usato per mia nonna. Simile, non uguale: lei era una strega mentre mio padre non ha nessun seme di magia in lui.
Ricostruire un incantesimo, che riporti l’essenza di mio padre nel suo corpo essiccato, non è stato facile, anche perché tutte le formule trovate nei vari grimori prevedevano l’uccisione dell’ospitante, cosa che, ovviamente, vogliamo evitare.

-Cinthia … -

Bonnie mi sta richiamando al presente.

-Cinthia … non manca molto al crepuscolo … -

Il crepuscolo …

È oltre un mese che io e Bonnie cerchiamo un modo per risolvere la questione. Abbiamo letto grimori, pergamene e, ad una prima lettura, sembrava non ci fosse nessun tipo di magia abbastanza forte.
Certo, io ho ancora i miei poteri, posso ancora “inventare” … ma il difficile è stanare mio padre senza uccidere Damon.

L’ispirazione mi è venuta leggendo i fogli che contenevano le profezie; in una vi era un’annotazione rivelatrice:

Solstizio d'Inverno: passaggio dalle Tenebre alla Luce, profondi messaggi iniziatici ed esoterici.  Il solstizio stesso è chiamato "la porta", simbolo di una contemporanea esistenza di due dimensioni, che durante i solstizi si congiungono: le porte sono aperte ed è permesso il varco.

Due dimensioni … un varco.
L’unica via d’uscita.
Il giorno più breve … la notte più lunga …

Alle 17.17 il giorno più breve sarebbe entrato nella notte più lunga dell’anno: le porte si sarebbero aperte …
Nella religione degli antichi greci, i solstizi erano chiamati “porte”, simboli di passaggio tra il mondo dello spazio-tempo e una dimensione senza tempo e senza confini ma dove, per poche ore l’uomo ha il privilegio di tornare ad essere anima nella sua naturale dimora.
In quella dimensione avremmo dovuto mandare l’anima di Damon per liberare il suo corpo dalla presenza di mio padre … e da quel luogo avremmo dovuto richiamarlo, una volta imprigionato Klaus nella sua bara.

Io e Bonnie abbiamo dovuto studiare l’incantesimo da sole: nessun aiuto ci è venuto dalle streghe che manovrano i fili dall’aldilà; nessun suggerimento da quelle vive, tradite durante il rito.

Tutto si sarebbe giocato sul filo dei minuti e delle parole: il destino era rinchiuso in una bolla di sapone, effimera come la magia che l’aveva creata.

Non avevamo voluto che nessuno fosse presente: solo Pheeb, io e Bonnie.

Pheeb mi avrebbe dato l’iniezione di energia di cui necessitavo per combattere la morte che avrebbe potuto innamorarsi di Damon, per combattere i miei sentimenti irrazionali verso un essere che mi aveva scritto nel suo cuore come l’ultimo prodotto sulla lista della spesa.

Nessuno doveva interferire.
Nessuno doveva presenziare.

Abbiamo circondato il corpo di Damon di vischio che, stando ai libri di magia, è una pianta sacra, simbolo di eternità, di rinascita e d’immortalità. Il vischio è una pianta parassita che affonda le sue radici nella forza altrui, adatta a proteggere chi in vita fa lo stesso: una succhia linfa per salvare un succhiasangue … contrappasso perfetto.

L’unico incantesimo che eravamo riuscite a “comporre”, mischiando la tradizione con il mio potere di inventarne di nuovi, era un incantesimo di rinascita.
Avevo voluto attingere solo alla magia: niente scambi di sangue … niente miscugli di menti o anime. Pura magia.

Io e Bonnie avremmo dovuto solo pronunciare l’incantesimo nel preciso istante in cui la luce avrebbe lasciato il posto alle tenebre.

L’incantesimo è semplice, primordiale: chiunque fosse morto nell’area sotto l’influsso della magia si sarebbe risvegliato dopo un’ora all’interno del proprio corpo, ripulito da qualsiasi malattia o possessione.
Il problema è che dovremmo applicarlo ad entrambi, in modo da slegare le due anime e riportarle nei rispettivi corpi … guariti.

Rischiamo, dunque, di risvegliare anche mio padre.

C’è un altro quesito irrisolto: il vampirismo si può considerare una malattia? Damon si sarebbe risvegliato vampiro o umano?

Come sempre nessuna soluzione è semplice o lineare, senza danni collaterali.

Pheeb ed io siamo ancora all’apice della potenza, almeno fino al sorgere del sole, e ciò ci permetterà di immobilizzare mio padre e ripetere l’incantesimo di Bonnie, che avevo perfezionato: nessun altro cuore da fermare e l’anima sigillata per sempre nel suo corpo mummificato.

Damon umano non è un problema impellente: ci avremmo pensato al momento opportuno, se fosse accaduto.

-Cinthia: è ora. –

Pheeb è dietro di me e mi sta abbracciando.

-Non credere che non mi dispiaccia per nostro padre: ma non ci ha dato altra scelta. Ha minacciato tutto coloro che amiamo, l’intera umanità sarebbe stata potenzialmente il pericolo. –

-Saperlo non mi fa soffrire meno … - sussurrai, - ma so che dobbiamo farlo, e andrò fino in fondo. Non ti preoccupare: questa volta non tentennerò.-

Bonnie si avvicina: indossa una tunica leggera, bianca come la luce della luna, che contrasta con la sua pelle ambrata e i suoi corti capelli neri.
Il mio vestito è blu come la notte, blu come il mio umore, semplicemente blu.

Pheeb si posiziona alla testa dei due corpi immobili, una mano sulla fronte di Damon l’altra sul cofano della bara: lui mi darà il potere e terrà sotto controllo le loro menti per capire cosa accadrà, quando “torneranno” … se torneranno.

Bonnie ed io ci poniamo una di fronte all’altra ai lati del vampiro ed entrambe imponiamo le mani sul suo petto.
L’incantesimo è stampato nelle nostre menti, le nostre voci s’intonano e cominciano a pronunciarlo all’unisono.

Chiamiamo la Luna dal profondo della notte,
la  Dea che porta la luce nel suo grembo
perché dalla notte risorga la vita
dalle tenebre il Sole.

Il corpo di Damon s’irrigidisce, gli occhi si spalancano vuoti.
L’incantesimo è iniziato … ed io, solo io, posso portarlo a termine.

Io sono la porta:
da me escono gli uomini
ed entrano gli dei.
Che lo scambio cominci:
 che gli uomini popolino i cieli
e gli dei il mondo
per poi tornare, incolumi
ognuno nel proprio regno.

-o-o-o-o-


(Damon)

Guardo la distesa d’erba che fluttua davanti ai miei occhi.
È immensa e non ci sono alberi a fermare il mio sguardo prima dell’orizzonte.

Il sole è allo zenit … è lì da ore, da quando mi sono ritrovato qui: non si muove e diffonde la sua luce bianca senza un attimo di tregua.

Sono solo, un filo d’erba tra gli infiniti fili d’erba immobili: non soffia nemmeno un alito di vento.

Mi giro a trecentosessanta gradi: nulla … solo erba e cielo … bianco e verde …
Già, perché il cielo non è azzurro … o blu … o nero: è bianco, senza macchie, senza voli d’uccelli o nuvole grigie a sporcarne il candore.

Muovo un passo, ma non so verso quale orizzonte dirigermi: cercherei l’ovest, il tramonto … il sollievo del buio della notte … ma il sole è immobile al centro del cielo e non accenna a calare.
Dovrei sentire caldo, bruciare, invece non sento nulla: gli unici a soffrire sono i miei occhi, persi in un vuoto che non trova confini.

Decido di sedermi, di pensare, di mantenermi ancorato a me stesso.

Chiudo gli occhi, calo il sipario su questo presente che mi ricorda la scena di un film … non ricordo quale.

Ricordi …
Strano: so chi sono … ricordo il mio nome … ma se cerco altre immagini, non trovo nulla.
Non ricordo il volto di mia madre, se mai ho avuto un padre … fratelli … sorelle …
La mia memoria è resettata, bianca come il cielo … pulita …
Eppure devo aver avuto una vita prima di questo … devo aver camminato strade, abitato case, amato.
Un’immagine, più veloce di un flash, percorre le mie palpebre abbassate: duo occhi scuri, caldi e poi il nulla, ancora e sempre il nulla.

Silenzio …

In questo silenzio irreale potrei sentire il mio cuore battere … se battesse.
Ma è fermo, come l’erba … come il sole.
L’unica cosa che si muove sono i miei pensieri, ma anche quelli non sanno dove dirigersi, cosa cercare, cosa pensare.

Sono morto, credo … oppure questo è il peggior incubo che io abbia mai sognato.
Perché tutto, anche il dolore, è meglio del nulla.

Mi sdraio e offro il volto al cielo.
Muovo le braccia e le mie mani incontrano l’erba … la sentono.
La pelle ha mantenuto il senso del tatto e i fili tra le dita mi riportano sensazioni piacevoli, come di altre dita incrociate alle mie, polpastrelli che giocano sulle mie nocche; nessuna immagine … solo sensi accesi … ricordi inconsci … che svaniscono appena cerco di incasellarli nella rete della consapevolezza.

Tiro un pugno sul terreno: rabbia.
Cerco di ricordare: frustrazione.
Anche le emozioni funzionano.

Sensazioni … emozioni …

Respiro un respiro inutile …

Mi passo la lingua sulle labbra: non ho sete, né fame … abitudine.

Mi passo anche le dita sulle labbra … le mani sul viso … scendo sul collo; apro il primo bottone della camicia e lascio che il dorso della mano prosegua il suo lavoro di esplorazione.

Spengo la coscienza e accendo l’istinto.

Annuso l’aria: l’erba ha un buon odore, ma non è quello che vorrei sentire. Inspiro più a fondo. Mi porto la mano al naso … ed eccolo il profumo che cercavo.

Il profumo di un’altra pelle, di un altro respiro. Apro il palmo e lo schiaccio contro le narici: pelle bianca, labbra rosa … e ancora quegli occhi caldi come cioccolata fusa.

Non cerco risposte, nomi, volti … questa volta no … lascio solo vagare la mia memoria sensoriale … le permetto di avvolgermi, di penetrarmi fin nel punto più profondo del mio inconscio, come una trivella in cerca di oro nero …

Io ero oro nero!
Fluido … denso … infiammabile … tossico.

Lei no.
Lei chi?

Balzo in piedi … trattengo un respiro che non sa di ossigeno e urlo …
Urlo un nome che è tutti i nomi, l‘unico che cercavo, l’unico che volevo …
Urlo contro il bianco, contro il silenzio, in faccia all’oblio.
Urlo, ma sono muto.

ELENA.

-No, sbagliato: sono ancora e sempre io … - mi risponde una voce che riconosco … la mia memoria ritorna, risvegliata da in incubo.

Avvolto da un’aura scura, Klaus appare alle mie spalle.

-Se ci sei anche tu devo essere finito all’inferno …- rispondo.

-No, è solo l’anticamera, la sala d’attesa: é ovvio che entrambi dobbiamo tornare indietro, altrimenti tutti i vampiri della mia bloodline morirebbero, e nessuno vuole questo. Quindi, la domanda sorge spontanea: chi torna nella bara e chi va a confortare la vedova inconsolabile? –

-Non oserai … non puoi … non … -

-Oserò … e tu non potrai impedirmelo!  Anche qui sono il più forte, il più preparato: nel momento in cui ci chiameranno indietro … e so che lo faranno … io prenderò il tuo posto, e questa volta per sempre! –

-Non te lo permetterò. –

Mi fiondo verso di lui ma, le braccia, che tentano di afferrarlo, mi ricadono sul petto.

-Siamo eterei … non te ne sei accorto? –

Eterei? Prima “sentivo” …

-Illusioni. È solo la mente che compensa la mancanza di un corpo solido. Non mi puoi colpire, non mi puoi fermare: io conosco il percorso … tu no, ed è per questo che raggiungerò il tuo corpo per primo e me lo terrò finchè non troverò di meglio, mentre tu sarai segregato in una bara. –

-Cinthia non lo permetterà! –

-Cinthia non può fare nulla … -

-Che tu sia maledetto! –

-Sono stato maledetto più di mille anni fa: come vedi non funziona … sono sempre un passo avanti a tutti … mille miglia avanti a te, misera iena. Pensavi forse che ti bastasse pisciare nel mio territorio di caccia per potermi mettere fuori combattimento? Una iena non sconfiggerà mai un leone! Nessuno può battermi o distogliermi dal mio obiettivo: io tornerò e ricomincerò ancora ed ancora finchè non otterrò il potere … nel mio corpo o nel tuo … o in quello di chiunque altro … adesso  tra altri mille anni: modellerò la storia dell’umanità a mio vantaggio, avrò il controllo … sarò un dio, il dio! –

Lo guardo come si guarda un pazzo … un pazzo potente … un pazzo pericoloso.

Eppure i suoi vaneggiamenti sono plausibili, considerando le sue conoscenze, il suo potere, la sua spregiudicatezza. Tutta la natura primordiale delle pulsioni animalesche che ancora abitano l’uomo, la fame insaziabile di dominio, erano tutte nel suo sguardo, reso ancora più inquietante dall’evanescenza del suo volto.

Sono impotente e furioso.

Chiudo gli occhi e cerco qualcuno o qualcosa da pregare: non può finire qui … non così!

All’improvviso la luce abbagliante si spegne: non vedo più Klaus … non vedo più nulla.













  
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