Someday I'll arrive
Cap 2
Erano già otto volte che quella
ragazzina le ripeteva che cercava proprio lei, ma Revy ancora non ci poteva
credere… certo che però non esistevano molte Two Hands in giro, quindi il
cerchio si stringeva per forza di cose… all’ennesimo “non ci credo” di Revy,
Rock decise di spezzare quel circolo…
“em… tu come ti chiami?” la ragazza
lo guardò con uno sguardo a dir poco raggelante, senza rispondere alla sua
domanda, e fu allora che Rock realizzò che doveva avere qualcosa contro di
lui… Si limitò solo a guardarla:
era bassina, dai capelli lunghi, e lo sguardo dolce coronato dagli occhioni
azzurri; e, a distruggere tale dolcezza, il suo abbigliamento rude: un paio di
jeans mezzi strappati, una maglietta nera con un teschio stampato sulla spalla
destra e una cinta nera che riportava una scritta metallica; Rock tentò di
leggere cosa ci fosse scritto e piano piano riuscì a leggere la scritta
“Marilyn”… che fosse stato il suo nome? Avrebbe voluto chiederglielo, ma aveva
timore di un altro sguardo fulminante da parte di quella ragazzina, che gli
ricordava tanto quello di Revy…
così guardò la sua compagna e tentò di spuntarla con
lei
“ Revy, sembra che con me lei non
voglia comunicare… perché non gli chiedi tu qualcosa…?”
“per
esempio??”
“be, che ne so… almeno sapere come
si chiama… e che vuole da te…”
“oh… e va bene… che palle che sei…
senti mocciosa… come cacchio ti chiami?? E si può sapere che diavolo vuoi da
me??” la grazia di Revy non aveva turbato minimamente la ragazzina, che anzi
sembrava ancora più felice ora….
“sei proprio come mi avevano detto…
io mi chiamo Marilyn! Piacere Two Hands!!!”
“si si… ma non mi hai risposto alla
seconda domanda… e non starmi così appiccicata!!!” Revy si spinse via la
ragazzina, che continuava a scodinzolarle attorno, e meditava seriamente di
sparargli…
“ io ho bisogno del tuo aiuto! Devi
accompagnarmi a Tenerife!!”
“Tenerife??? Ma è dall’altra parte
del mondo!! Tu sei pazza…”
“ma non è questo il tuo
lavoro?”
“si ma noi non facciamo la carità!
Se ci paghi ti portiamo anche all’inferno!”
“di questo non ti devi preoccupare!
Io vi pagherò!! Dimmi solo quanto, io vi pagherò tutto!!”
“e dove li vai a prendere tutti
quei soldi?” Rock non riusciva più a stare in disparte, ed era intervenuto nel
discorso, consapevole della reazione della ragazzina
“questi non sono affari che ti
riguardano…”
“almeno dicci perché vuoi arrivare
a Tenerife…”
“non sono costretta a dire certe
cose a uno come te!!”
“Rock! Lascia perdere! Non ci
interessano queste stronzate! Ne parleremo con Dutch! Mocciosa tu vedi di avere
i soldi che dici e poi potrai arrivare dove ti pare…” Revy aveva definitivamente
posto fine a quel discorso; Marilyn approvò la decisione di Revy e prima di
andarsene le disse
“ci vediamo dopo Two Hands! Grazie
mille!!” e poi si allontanò decisa, a testa alta; Rock la osservava mentre
camminava e più la guardava, più rivedeva Revy, in tutti i suoi modi di fare…
l’unica cosa era che con quella ragazzina non riusciva ad infrangere il muro che
si creava davanti e questo lo avviliva, non perché fosse talmente ambizioso da
credere che dovesse essere simpatico a tutti, semplicemente perché capiva che
alla base di quella remissività c’era sicuramente qualche trauma infantile,
ormai ne aveva viste così tante di quelle cose che avrebbe potuto scriverci un
libro, e sinceramente non avrebbe voluto trovarsi davanti un’altra pazza omicida
dal cervello distorto dalla violenza… aveva giurato a se stesso che non avrebbe
mai più visto una cosa del genere… mai più… Mentre pensava a tutte quelle cose
si accorse che Revy lo fissava mentre si accendeva una sigaretta; aveva uno
sguardo strano in quel momento: da una parte sembrava dire “lo so che devi
rompermi i coglioni con una delle tue solite massime”, ma Rock si era accorto
che era cambiato improvvisamente quando lui si era accorto dei suoi occhi su di
lui, e aveva timore che anche Revy avesse preso esempio dalla ragazzina e avesse
deciso di lasciarlo indietro…
“Mi fai accendere?” le chiese
tirando fuori una sigaretta dal taschino
“perché non usi il tuo
accendino?”
“l’ho lasciato alla nave… non
pensavo di trovare quest’imprevisto e così l’ho lasciato dov’era… credevo che ci
avremmo messo meno…”
“se fumi devi sempre portarti
dietro l’accendino idiota! E poi te lo sei cercato tu quest’imprevisto!! Che
palle, devi sempre cacciarti in qualche casino! Ed io ti devo sempre parare il
culo! Se non fossi rimasta lì adesso saresti vestito di bianco a suonare l’arpa
brutto idiota!” mentre sbraitava e si avvicinava, l’accendino gli scappò di mano
e cadde a terra con una violenza tale che se fosse stato qualcosa di poco poco
più fragile non si sarebbero distinti più i pezzi “ che palle!” Revy lo raccolse
svogliatamente e quando fece per accendere si accorse che, probabilmente,
l’aveva rotto… “ e che cazzo! Ci mancava solo questa!!!”
“dai non ti arrabbiare… non ti
preoccupare non fumo…”
“ma che cazzo stai dicendo? Dai
vieni qui, ti faccio accendere io” Revy si avvicinò a lui con la sigaretta e la
fece aderire a quella di Rock per accenderla; la carta si consumava lentamente
al contatto con la sigaretta accesa, e quella vicinanza, seppur così lontana,
rendeva Revy sempre nervosa… non le piaceva stare troppo a contatto con le
persone, le dava fastidio trovarsi così vicino a qualcuno, la faceva sentire
senza difese, stretta, con le spalle al muro, e non vedeva mai vie d’uscita… e
se lei non comandava il gioco non si sentiva al sicuro… ma Rock non era di certo
un qualcuno qualunque… e per quanto fosse nervosa ogni volta, lui era l’unico al
quale permetteva di fare una cosa del genere, era l’unico che sfidava in quel
contatto, in quel gioco di sguardi; ma il suo ora era totalmente perso altrove,
nemmeno la guardava, era come se stesse usando un cazzo di accendino qualunque,
e questo la rese, stranamente, molto irritata… si staccò immediatamente e si
voltò, dandogli le spalle
“muoviamoci torniamo alla nave…”
disse con la voce che le tremava
“sei arrabbiata?”
“tu cosa credi??”
“non lo so… si tu sei sempre
incavolata, ma oggi mi sembri particolarmente sulle tue… è per quello che è
successo oggi? Per quella bambina?”
Quella bambina… Revy sapeva che
l’avrebbe tirata di nuovo in ballo… possibile che non capiva che il problema non
era quella dannata mocciosa? Revy ebbe un sussulto… ma allora… qual’era il
problema?
“ma che cazzo ne vuoi sapere tu?”
si limitò a tagliare il discorso a quel modo, e iniziò ad avviarsi verso la
nave, seguita da Rock, che in quel momento sembrava totalmente perso in pensieri
tutti suoi… il silenzio che era calato sui due era pesante, rotto solamente dai
passi forti di Revy e delicati di Rock… Ma, forse non molto la voglia di rompere
quel silenzio, quanto quella di dire la sua, Rock iniziò a parlarle, insicuro
che lei lo stesse ascoltando…
“Revy dove pensi troverà i soldi
per pagarci?”
“non me ne frega un cazzo”
“ma è solo una ragazzina… io credo
che abbia sofferto molto in passato… prima mi ha chiamato amaramente “uomo”, e
l’ha detto in un modo molto aspro… credo che se non mi voglia parlare ci sia un
motivo profondo perché…”
“CREDI DI STARE SIMPATICO A
TUTTI???” Revy si era voltata di scatto e aveva urlato verso di lui in modo
incondizionato… Rock era rimasto di
sasso a quella sua reazione, e aveva paura di averle fatto qualcosa per la quale
ora lei si fosse arrabbiata così… ma sapeva, o almeno lui ne era convinto, di
non averle fatto nulla…
“ Solo perché tu mi odi non vuol
dire che debbano farlo tutti, non credi?” Rock era rimasto ferito, a suo modo,
dalle parole amare di Revy, e aveva risposto con uno sguardo di pietra; Revy
sentì come un’esplosione dentro di sé e si risentì di aver detto quelle cose… ma
lui la stava veramente facendo incazzare con quel suo modo di fare… eppure…
perché la stava facendo incazzare tanto? Non capiva perché si sentisse così
irritata da lui, sapeva solo che quella confusione la rendeva ancora più
nervosa… possibile che lui non si fosse accorto che c’era una certa volontà nel
far cadere quell’accendino poco prima? Forse non se ne era accorta nemmeno lei…
Si voltò di nuovo… si morse le labbra per ciò che stava per dire, non era da
lei, lo sapeva bene, ma sentiva di doverlo dire, altrimenti sarebbe stata un
veleno tutto il giorno…
“Rock…
scusami…”
Il ragazzo sbarrò gli occhi: cosa
aveva detto? La grande Revy che chiedeva scusa?? Quello era un evento da
annoverare! Avrebbe voluto dire qualcosa ma lei riprese a camminare e Rock capì
che era meglio finirla lì…
Fino alla nave regnò il silenzio…
Revy salì senza dire una parola a nessuno, sbatté la porta della sua cabina
talmente forte da far vibrare la nave e si stese sul tetto con le cuffie nelle
orecchie…
Rock salì dopo di lei, e si ritrovò
puntati addosso tutti gli sguardi di Dutch e Benny…
“che c’è?” chiese sentendosi
osservato
“che ha fatto sta volta??” Disse
Dutch sconsolato
“veramente non ne ho idea…”
“possibile che ogni volta che sta
con te torna alla nave incazzata nera? Io credo che voi due siate proprio
incompatibili…” rise Benny, strofinandosi gli occhi
“si lo credo anche io…” Rock
ripensò ancora alle parole che Revy gli aveva urlato contro, e si sentì
rattristare… così per non pensarci decise di parlare a Dutch di Marilyn “ ah
Dutch, mi sa che abbiamo un lavoro da fare…”
Rock raccontò l’accaduto, e Dutch
decise di attendere se quella ragazzina si fosse fatta viva con i soldi…
“tre ore… le do tre ore… riposatevi
nel frattempo… se non si fa viva per le sette ce ne andiamo… non possiamo
perdere tempo qui…” questa fu la condizione posta da Dutch, e Rock si vide
costretto ad accettare… Se ne andò nella sua cabina e si stese sul letto,
cercando di riposare… ma le tornava sempre in mente quella ragazzina, Marilyn… e
più ci pensava, più aveva voglia di conoscerla, di aiutarla… non voleva che
anche lei diventasse come loro… come i gemelli…
Nel frattempo Revy aveva
scaraventato a terra l’mp3 e fissava il soffitto della cabina, pensando alle
cose più disparate; ma le tornava sempre in mente Rock, quando, poco prima,
avevano acceso le sigarette, come lui l’avesse totalmente ignorata e l’avesse
trattata come una sciacquetta qualunque… più ci pensava più aveva voglia di
tirargli un pugno sulla faccia, sentiva le mani formicolargli, non ce la faceva
più: sbatté forte il pugno sulla parete, arrossandosi tutta la
mano
“cazzo!! Che male porca troia!!” si
strofinò la mano, sentendo una gran noia crescerle dentro, mista ad una rabbia
che nemmeno lei si spiegava… sapeva che quando si sentiva così solo una persona
poteva tirarla su… Eda… prese il
cellulare e decise di chiamarla… il telefono squillava… alla fine Eda
rispose
'razza di scimmia, che diavolo
vuoi? E se stessi dicendo una messa?'
“tu non dici una messa da quando
sei nata, razza di idiota… come minimo ti starai strafacendo di
alcol…”
'sei di cattivo umore?? Be se
pensi che io sia il tuo antistress ti sei sbagliata scimmia
isterica!'
“va bene, allora me ne vado a fan
culo con qualcun altro, visto che ti rompo tanto i coglioni! Che amica del
cazzo…”
Eda sentì un certo tremolio
nella voce di Revy, come se lei stesse per piangere… non aveva mai sentito
quel tremolio nella sua voce e la sua attenzione all’amica cambiò immediatamente '
va tutto bene Revy?'
“cos’è che non dovrebbe andare
bene?”
'ti sento strana… come mai mi
hai chiamato??'
“perché non sapevo dove sbattere la
testa… avevo bisogno di sentirti…”
Quella era la goccia… ora Eda era
sicura che le fosse successo qualcosa… Revy non le avrebbe mai detto quelle
parole altrimenti…
' senti ho del rum che è una
favola da parte! Avevo meditato di non dirtelo per scolar melo da sola, ma… ti
va di passare da me? Ce lo scoliamo in cappella dai!'
“così chi la sente la
vecchia??”
'tu pensa solo a bere! Tanto la
vecchia rompe le palle a me, non a te! Allora ci stai?'
Revy stette un po’ prima di
rispondere… “ok… passo sta sera…”
'bene! Vedi di non tardare o ti
riempio il culo di buchi extra, ok?'
Revy chiuse il telefono… ma si, un
po’ di rum le avrebbe fatto bene…
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