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Autore: Lauretta Koizumi Reid    13/07/2014    2 recensioni
C’è qualcosa che mi fa impazzire più del freddo. Più dei topi o dell’oscurità, più delle urla e dei pianti di Peeta, delle botte e delle domande delle guardie e dei carcerieri. Ed è una semplice domanda: perché sono viva? Perché non mi uccidono e basta? Non servo a nessuno, sanno che non collaborerò, non hanno nulla per farmi davvero del male. Sono un fantoccio rotto e inutile in una cella. Ma forse è questa la mia punizione... la vita. Nonostante tutto.
Johanna Mason, Distretto 7. Prigioniera di Capitol City per un tempo che ella non può contare. In un luogo terrificante. Che forse, però, si può immaginare.
Genere: Dark, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johanna Mason, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono viva?

La prima frase che mi risveglia ogni volta.
Ma ogni volta non ha più un significato. Usano l’elettroshock da tre giorni, o almeno così mi sembra.

Perché ho perso il conto. Ho perso l’appetito. Ho perso la sensibilità agli arti.

Ma non ho perso la testa. Quella c’è sempre. L’immagine dell’unico momento di tranquillità nell’arena,quando mi lavavo nell’acqua, insieme all’immagine del nostro banchetto con pane e pesci prima della cattura, mi fanno tenere la bocca chiusa ad ogni sessione di tortura. Ma sta diventando sempre più tremendamente difficile.
Arranco sul pavimento. Peeta. Devo sentire la sua voce. Sapere che è vivo.
Mi avvicino al buco con l’orecchio, e non faccio nemmeno in tempo a chiedermi se valga il caso di chiamarlo o no, che la sua voce mi giunge.

- No, per favore... per favore, basta... non ce la faccio più...
Un blocco mi serra la gola. Credo sia panico. E’ la sua voce, certo. Ma è alterata e diversa.
oca, disperata. Come una persona che sta per morire.
E quindi faccio una cosa che per discrezione non ho mai fatto.
Avvicino al buco l’occhio sperando di vedere qualcosa, ma non vedo nulla.

Mi alzo in piedi, e comincio a tastare il muro di cemento consumato e roso dal tempo che si separa, in cerca di un buco più grande, di uno spiraglio più ampio. Lo tasto con minuziosità, ritrovando improvvisamente tutte forze, fregandomene delle gambe che cedono. Che cazzo gli hanno fatto? Lo hanno drogato? Picchiato ancora? Non capisco.

D’improvviso sento dei passi. Penso che siano per me, e invece vedo degli uomini che si dirigono verso la cella di Peeta. Corro verso le grate per vederli, e riesco a intravederne almeno quattro, con cuffie e mascherine, che calcano a grandi passi il corridoio. Alcuni hanno delle valigette in mano. Uno porta una specie di sedia, e un altro un grosso scatolone.
La porta della cella di Peeta sbatte, e odo distintamente il suo pianto e le sue implorazioni che mi spezzano il cuore. Urla come un ossesso, e dai rumori credo che lo stiano prendendo a botte. Mi arriva il fracasso di uno strascico per terra, e capisco che lo stanno bloccando sulla sedia.
Come facevano con me.
Poi d’improvviso le sue urla si bloccano. Lentamente.
Non ci vuole un genio ne’ una persona nelle mie condizioni per capire che gli hanno somministrato qualcosa.
Anche perché continua a mugugnare e lamentarsi.

- Quanto tempo stavolta?
- Direi che bastano dieci minuti.
- Cosa gli stiamo dando oggi?
- Il Presidente ha detto le ultime della settantacinquesima.
- Hai avviato la proiezione?
- Sì…
- Mi raccomando, distanza minima di trenta centimetri.
 
Credo che domani avrò l’orecchio ridotto a pezzi da come continuo a sbatterlo contro il muro, cercando il posto in cui riesco a carpire meglio le parole di quei barbari. Sono discorsi senza senso da cui devo cercare di ricavare qualcosa.

-  KATNISS! KATNISS! KATNIIIISS!!!

Sobbalzo all’indietro, atterrita da quell’urlo micidiale che proviene dalla bocca di Peeta. So di fare una cosa molto stupida che mi costerà caro, ma inizio a picchiare con  i pugni contro il muro.

- PEETA! PEETA, ASCOLTA!!! Sono io, Johanna! Sono qui! RESISTI!
- Basta! Non… no! No! Per favore…  – è la riposta roca che mi arriva dall’altra parte.

Oltre all’orecchio mi lacero anche i pugni. Ritrovando d’un colpo tutte le energie, inizio a correre per la stanza, strillando come un ossessa, cercando di passare attraverso le grate della prigione, sbattendo il mio corpo contro il muro. Con un calcio grazie al quale probabilmente mi procuro una contusione di media gravità, spezzo il fragile lavandino, i cui cocci taglienti cadono per terra. Ne afferro uno e lo punto sull’avanbraccio, dove corrono le mie vene.

Non potrà fare così male, in fondo. Non più male dell’elettroshock. Mi dispiace...Katniss… Plutarch… Finnick… mi dispiace Peeta… forse se mi levo di mezzo io, ti lasceranno andare. Realizzerete il vostro piano senza di me. Senza Johanna Mason. Tanto…
Ma non faccio in tempo a fare nulla, che la stanza si riempie d’acqua, e la scossa arriva puntuale e precisa.
Però questa non è una scossa da tortura. Questa mi atterra subito.

Muoio di nuovo.
E di nuovo mi risveglio.

C’è qualcosa che mi fa impazzire più del freddo. Più dei topi o dell’oscurità, più delle urla e dei pianti di Peeta, delle botte e delle domande delle guardie e dei carcerieri. E ancora più dell’elettroshock.
Ed è una semplice domanda, che mi sono posta fin dall’inizio: perché sono viva?
Perché non mi uccidono e basta? Non servo a nessuno, sanno che non collaborerò, non hanno nulla per farmi davvero del male. Sono un fantoccio rotto e inutile in una cella.
Ma forse è questa la mia punizione... la vita. Nonostante tutto.

Non ci sono più cocci nel lavandino, ne’ lenzuola, ne’ cuscino… nulla che nelle mie mani si possa trasformare in un’arma mortale. Non mi importa cosa mi possono ancora fare, io continuo imperterrita a schiacciare la testa contro il muro.
Peeta, dove sei?

Un impercettibile rumore dall’altra parte mi fa spalancare gli occhi d’improvviso. Nonostante il tremore incontrollabile alle mani, cerco di battere il pugno sul muro.

Ti prego rispondi, dai rispondi, forza, dai, dai, porca miseria, so che sei lì, cazzo, rispondi…

- Johanna. – un sussurro roco attraversa il muro.
 







Un ciao a tutti i lettori! Spero che abbiate apprezzato questo capitolo, e se siete nuovi, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! :D 
Anche perchè, ammetto: questo capitolo è stato una tortura anche per me!! XD 
E se avete tempo, ecco a voi la versione di Peeta, dall'altra parte del muro, firmata 
usagainst_theworld http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1898741&i=1 (passate ;))
  
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