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Autore: moira78    13/07/2014    2 recensioni
"Ti dico che questo non ha la faccia da guardia del corpo!".
"E io ti dico che è il migliore sulla piazza!".
"Scusate? Avete ragione entrambe!", s'intromise con un sorriso. Le due si interruppero di colpo per guardarla. "Piacere, sono Kaori Makimura, l'altra... metà di City Hunter".
Una strana coppia è arrivata apposta da Nerima per chiedere la protezione del più famoso sweeper del Giappone: cosa dovranno aspettarsi questa volta Ryo e Kaori?
Crossover City Hunter-Ranma.
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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L'uomo sputò per terra e fece cenno ai suoi compagni di seguirlo.

"Che palle, ma perché siamo dovuti venire così in anticipo?".

"Già, dobbiamo stare dentro a quel merdoso magazzino fino a stasera, magari ci stanno pure i topi".

"Ve l'ho già detto, cazzo: quel Ryo-fottutissimo-Saeba non deve sapere da dove lo teniamo sotto tiro! Non abbiamo a che fare con uno stronzo qualsiasi!".

Falcon storse la bocca: certo, Ryo non era da sottovalutare, ma se avessero saputo che c'era anche lui da quelle parti si sarebbero preoccupati molto di più. Li vide entrare nel magazzino e guardò Miki. Sua moglie annuì.

"Non mi sembrano molto svegli", mormorò avvicinandosi.

"Sicuramente è una cellula ancora troppo piccola e i punti deboli devono venire fuori; meglio così, li stroncheremo sul nascere. Ma non dimenticare che hanno dei tiratori niente male: Ryo mi ha raccontato che uno di loro ha una mira eccezionale".

Con le spalle al muro, strisciarono fino all'entrata e si sporsero per sbirciare all'interno. I tre stavano spostando delle casse e discutevano sui punti strategici in cui appostarsi. Sarebbe stato fin troppo facile aprire il fuoco con il bazooka o lanciare qualche bomba, ma in quel modo avrebbero creato un caos che non sarebbe certo sfuggito a Watanabe. Con riluttanza, caricò una pistola softair con dei pallini di piombo e sbuffò prendendo la mira.

Dannazione, la mia vista è peggiorata ancora!

Tanto valeva entrare a mani nude e prenderli a pugni, quei pivellini. Stava quasi per farlo quando la mano di Miki si posò sulla sua: si voltò e la vide sorridere.

"Io sparo, tu divertiti pure con loro appena escono", disse conciliante.

Sorrise a sua volta e si domandò nuovamente come una donna del genere avesse voluto sposare proprio lui.
La osservò impugnare l'arma e socchiudere gli occhi, alzando le braccia per mirare; poi le riabbassò e si voltò a guardarlo: "Ehm... Falcon, tesoro, non ne avevamo una con il mirino?", domandò.

Ma porca...!

"Non ci ho pensato, di solito lo faccio con le armi vere!", si giustificò.

"Non fa nulla, posso farcela lo stesso". E infatti, pochi secondi dopo, si udì una bestemmia.

"Direi che hai fatto centro", commentò facendo scrocchiare le dita.

"Direi di sì", rispose Miki tornando a nascondersi dietro al muro.

"Chi cazzo è stato?!".

"C'è qualcuno là fuori!".

"Porca puttana, sanguino come un maiale sgozzato! Chi sei? Ti faccio fuori!".

Ci siamo.

I primi due uscirono quasi in contemporanea ma non fecero in tempo a guardarsi attorno che li aveva già afferrati per le teste. Mentre le faceva cozzare tra loro, partirono dei colpi dalle armi che impugnavano: un proiettile gli sibilò a poca distanza dall'orecchio.

Per un pelo. Dannato Ryo...

"Tutto bene?", gli urlò Miki da tergo.

"Bah, non mi diverto per niente, questi sono già svenuti!".

Fortuna che il terzo uomo stava arrivando, una mano sulla ferita alla testa e l'altra che premeva il grilletto. Si gettò a terra e vide Miki fare altrettanto.

"Dannato figlio di...". Ma lo scagnozzo di Watanabe non riuscì a finire la frase: con un movimento veloce, Falcon si era rialzato e lo aveva colpito con un pugno prima ancora che avesse il tempo di rimettere il dito sul grilletto.

"Tsé, che mafiosi scarsi, messi fuori combattimento da un pallino di piombo", commentò tirando fuori dalle tasche corde e bavagli.

"Veramente sei tu che sei forte", ribatté sua moglie riuscendo a metterlo in imbarazzo. "E sfruttando l'effetto sorpresa non abbiamo dato modo al tiratore scelto di crearci problemi. Chissà qual è di loro".

"Non mi interessa, continuo a pensare che sarebbe stato più divertente fare a modo mio. Ci pensi tu a legarli? Sai fare i nodi meglio di me".

"Sarà un piacere".

***



I mitra volarono dalle mani di Watanabe e Hachiro a pochi secondi di distanza l'uno dall'altro e Ryo scelse quel momento per gettarsi a terra e riprendere la Python.

"Ma che... chi diavolo...?", il mafioso era rimasto evidentemente di stucco. Il suo tirapiedi da due soldi si teneva la mano sanguinante facendo inequivocabili versi di dolore. Falcon doveva aver mirato troppo vicino al braccio.

Ryo si avvicinò a Watanabe e gli puntò la pistola alla testa: "Bene, amico mio, pare che i ruoli siano invertiti adesso".

"Chomei, Baiko, Dayu, dove cazzo siete finiti? Sparate a quest'uomo!", sbraitò guardandosi attorno.

Lo sweeper sbadigliò: "Credo stiano schiacciando un pisolino, sai? Non è vero, Lucciolone?".

"Ti ho detto mille volte di smetterla con quel soprannome!", sbottò Umibozu saltando giù dal soppalco e puntandogli addosso il fucile. "Prima mi è venuta voglia di sparare a te! Possibile che tu non riesca ad essere serio neanche in una situazione come questa? E comunque è stata Miki a impacchettare gli altri tre". Da alcune casse, ora si udivano voci ovattate protestare vivamente.

Saeba scoppiò a ridere e cercò di calmarlo: "E dai, concedimi di divertirmi un po' con questi simpaticoni!". Poi indicò i due mafiosi ancora spaesati e gridò guardando in alto: "Allora, non volevate giocare anche voi con i nostri amici? Che aspettate?".

Come lampi veloci, i compagni di Ranma piombarono su Watanabe e Hachiro. Mousse lanciò delle catene che si avvolsero come serpenti attorno alle loro braccia mentre era ancora a mezz'aria, poi atterrò elegantemente a terra. Nonostante fosse quasi cieco, al pari di Falcon, quando si trattava di combattere era impeccabile.

Lo seguirono Shampoo, con lanci micidiali di chui sulle loro teste e Kuno, che li minacciò col suo bokken e tentava di colpirli mentre loro cercavano di schivare i colpi in un patetico balletto; Sasuke, il ninja, sbucò dal nulla e fece saettare appuntiti shuriken nella loro direzione.

I due minuscoli vecchietti non furono da meno: Cologne a suon di bastonate e Happosai con delle strane bombe artigianali che chiamava Happo Daikarin: il fumo lo inquietò non poco, però, vista la quantità di legna nel magazzino.

Poi arrivarono anche Ranma e Akane. Quest'ultima strinse le catene intorno a loro, sfruttando l'effetto sorpresa e legandoli insieme come due salami, e il suo fidanzato li tempestò di pugni urlando qualcosa come 'tecnica delle castagne modificata'.

Kaori e Miki si stavano affrettando a raccogliere da terra i due mitra, casomai i malviventi fossero riusciti ad afferrarli nuovamente.

Il piano era riuscito alla perfezione.

Inizialmente aveva deciso davvero di andare da solo: non voleva mettere in pericolo ragazzi così giovani e inesperti di armi. Poi aveva fatto una telefonata a Umibozu e, dopo avergli promesso di ripagare i danni, gli aveva chiesto se gli andava di divertirsi un po'. Nel pomeriggio, la combriccola di Nerima si era nascosta dentro le casse per attaccare non appena i mafiosi fossero stati disarmati.

Alla fine, era stato persino divertente.

***



L'adrenalina era alle stelle. Mai, in vita sua, Ranma avrebbe pensato di malmenare in quel modo dei membri della yakuza senza rischiare la vita; e con l'aiuto di Akane, per giunta! Anche gli altri ci stavano dando dentro, persino P-chan si era messo a dare zampate sulle teste.

Guardò i suoi amici e sorrise: erano sempre uniti quando si trattava di combattere. Per quanto accampassero scuse come l'onore o il voler stare vicino alla persona amata, Ranma sapeva benissimo che c'era un legame speciale che li faceva radunare, come attratti da una forza magnetica invisibile, nel momento del bisogno. Non dubitava che fossero tutti a Shinjuku perché avevano deciso di seguirli per motivi differenti, ma gli piaceva pensare che avessero subodorato il pericolo e fossero accorsi in loro aiuto. Nessuno di loro lo avrebbe mai ammesso e nemmeno lui se ne rendeva conto a livello conscio, anche perché di solito finivano a litigare tra loro. Ma come dimenticare le battaglie contro Taro o Safulan? Non era mai mancato nessuno all'appello.

Improvvisamente udì un urlo prolungato, come di chi si stia per abbattere contro qualcuno o qualcosa, e riconobbe la voce di Kaori: armata di uno dei suoi soliti martelli, diede il colpo di grazia ai due mafiosi, che persero del tutto i sensi.

"Dovete scusarmi, ma non mi andava giù che Ryo mi avesse tenuta fuori dall'azione. Dovevo sfogarmi in qualche modo!", si giustificò con aria soddisfatta.

Quella donna era una vera forza della natura, Ranma tremò al pensiero che entro qualche anno Akane sarebbe diventata come lei. O forse era già come lei...

"Va bene, ma non è carino togliere i giocattoli a dei bambini", ribatté Ryo indicandoli platealmente.

"Bambini a chi?", si urtò Kuno puntandogli alla gola la spada di legno. Ranma si accigliò: quel beota aveva ancora il coraggio di chiamarli bambini dopo quello che li aveva visti fare? Non vedeva l'ora di lottare contro di lui e cantargliele per bene!

"Scherzavo, davvero!", rise l'uomo agitando le mani.

"E comunque ho fatto il mio dovere e ti ho portato Saeko, contento?", aggiunse Kaori indicando la poliziotta alle sue spalle. La donna si guardò attorno e sembrò allibita: sgranò gli occhi in direzione dei mafiosi incatenati e svenuti a terra, strizzando le palpebre nel fumo causato dagli Happo Daikarin del vecchiaccio. Immaginò che nel suo mondo di pistole e fuorilegge certe cose non le vedesse tutti i giorni.

"Vi avevo chiesto di consegnarmeli, non di tentare di ucciderli! Ragazzi, ma li avete ridotti così da soli?", domandò avvicinandosi.

"Beh, City Hunter ha pensato a disarmarli e a rendere innocui i cecchini. Così noi ci siamo sgranchiti un po'", le rispose Ranma piegando il braccio destro come a mostrare i muscoli. Finalmente qualcuno che si complimentava con loro senza soffermarsi sulla giovane età!

"Oh, a proposito, credo che questa vi appartenga", disse Saeko tirando fuori la collana che tanto aveva agognato di rivedere.

"Le mie pillole della fenice!", gridò volando verso l'oggetto dei suoi desideri, sperando ardentemente che non fosse solo un sogno. Obaba fu più veloce però, e se ne appropriò con un salto.

"Queste sono mie, spiacente futuro marito".

"Dannata vecchiaccia!", ringhiò cominciando a rincorrerla. Ma era tutto inutile. Come al solito la mummia malefica era più lesta di lui, dall'alto del suo bastone.

"Sono stata io a denunciare la scomparsa delle pillole e devo dire che questa brava poliziotta le ha ritrovate a tempo di record. Grazie, signorina, le sono molto obbligata!".

"Ma si figuri, signora, la descrizione del ladro che ci ha fornito è stata davvero esauriente. Pensi che è stato il malvivente stesso a riconsegnarcele dopo essersi reso conto che non si trattava di nulla di prezioso".

Non solo schivava i suoi attacchi, trovava pure il tempo per i convenevoli! Se solo fosse stato uomo...

"Sono preziose per me! Senza di quelle non tornerò mai maschio", rimbeccò allungando un calcio al bastone. Ma con un balzo, Cologne atterrò su una delle casse che andò in mille pezzi rivelando la presenza di uno degli scagnozzi di Watanabe.

Ranma sbatté le palpebre: l'uomo si era liberato dalle corde e stava togliendosi anche il bavaglio.

"Cosa... come diavolo hai fatto a liberarti?", gridò Miki da tergo.

L'uomo ridacchiò ed estrasse un coltello dalla tasca interna della giacca: "Non ti sei informata su di me prima di legarmi, bellezza? Mi soprannominavano Houdini. Grazie vecchia, per avermi liberato, non c'era più un filo d'aria in quella cassa".

Con orrore, Ranma si rese conto che stava tentando un affondo con l'arma in direzione di Cologne; lei però non si scompose e, mentre Saeko gli urlava di alzare le mani impugnando una pistola e tutti gli altri si muovevano come un unico corpo verso di lui, lo schivò senza problemi e gli mise due dita sulla nuca. Nel giro di pochi secondi l'uomo giaceva svenuto ai suoi piedi.

Saeko abbassò l'arma e commentò: "Che mi venga un colpo. Beh, se un giorno avessi bisogno di rinforzi saprei a chi rivolgermi. Avete trovato delle persone davvero in gamba, sapete?", concluse parlando a Ryo e Kaori.

"Veramente sono loro che hanno trovato noi", si schernì la donna ridendo.

Non era giusto: erano tutti felici, si erano divertiti a picchiare dei mafiosi ma lui non aveva ancora le pillole. Forse se avesse lanciato un XYZ a Ryo...

"Ehi, ragazzo, dimmi un po': è vero che hai trovato il microchip nelle mutandine di Akane?". No, ci mancava solo il vecchiaccio!

"Già, è proprio così", rispose Ryo con la faccia da maniaco cospiratore.

"Voglio una descrizione accurata!".

"Di cosa, del microchip o delle mutandine?".

"Non prendermi in giro! Se mi dici il colore e il tessuto ti faccio vedere i tesorini che ho trovato stanotte in giro per Shinjuku".

Dannazione, non c'era verso: avrebbe dovuto sistemare quella faccenda da solo. E c'era un unico modo.

***



Le macchine della polizia si allontanarono a sirene spiegate e come al solito Saeko aveva lasciato Ryo senza ricompensa, limitandosi a un bacio soffiato dalle dita.

Per sua fortuna.

Ma, rifletté Kaori, almeno un pagamento pecuniario se lo sarebbero meritato dopo tutto quello che avevano fatto! Pazienza, si sarebbero accontentati dei soldi che i loro clienti avevano anticipato e che coprivano giusto le bollette scadute.

Si voltò a guardare Ranma. Il poveretto era bloccato nella sua forma femminile per i capricci della ragazza cinese e della sua bisnonna. Lo vide contrarre i muscoli del viso in un cipiglio, poi disse: "Shampoo, vieni qui per favore. Akane, rimediami dell'acqua fredda".

Che diavolo ha in mente?

La fidanzata protestò debolmente, ma l'altra ragazza non esitò a gettargli le braccia al collo chiamandolo 'ailen'.

La vecchia si accigliò: "Futuro marito, non avrai intenzione di...".

"Non mi lasci altra scelta. L'altra volta ha funzionato e se avere quelle pillole significa sconfiggerti di nuovo, io sono pronto!", dichiarò Ranma con veemenza. "Akane, bagna Shampoo con dell'acqua fredda".

"Ma... Ranma...". Lei non parve entusiasta di quella richiesta.

Perché voleva fare una sciocchezza simile? Bagnare Shampoo con l'acqua fredda avrebbe significato trasformarla in gatta e Ranma odiava i gatti. Li odiava a tal punto che, a contatto con essi...

Accidenti, ho capito!

"Sì, Akane, bagnatevi entrambe ed io dichiarerò chi è la 'miss maglietta bagnata' del giorno!", tubò Ryo dietro di lei.

"Ma che idea favolosa, farò da giudice anche io. Signorina Kaori, perché non partecipa?", il vecchio Happosai era saltato sulla spalla del suo socio e gli occhi gli brillavano in maniera innaturale, rendendo il volto rugoso alquanto inquietante.

"Cosa dovrei fare io?!". Con un ringhio di rabbia, sfoderò il martellone 'punizione doppia'.

"Su, su, non prendertela così", tentò di calmarla Ryo. Poi, rivolto al maestro di Ranma: "In realtà si vergogna perché le sue tette sono le più piccole del Giappone!".

Il grido di guerra le montò alla gola risalendo addirittura dalle viscere; ruppe ogni indugio e li schiacciò al suolo con un unico colpo.

Riprese il controllo a malapena, mentre in testa si susseguiva tutta una serie di insulti vietati ai minori che avrebbe rivolto a Ryo più tardi, in separata sede.

Non pensavi alle mie tette piccole quando mi hai baciata per sbaglio, vero, idiota?!

"Che cosa avete capito, razza di cerebrolesi?!", li apostrofò, "Ranma vuole 'gattizzarsi' per essere più forte e sconfiggere Cologne!".

Aveva ben visto la catastrofe che aveva provocato il ragazzo al Cat's Eye qualche ora prima: non c'erano dubbi che in quella forma fosse quasi invincibile. Quasi quanto lei quando era arrabbiata come in quel momento.

"Da... dauero?", biascicò il socio da sotto il martello.

"Già. Ranma è davvero ammirevole: affronta il peggior incubo pur di raggiungere il suo scopo". Era colpita dal suo coraggio. Nonostante la giovane età, aveva le idee molto chiare.

"Ti ricordo", rispose improvvisamente Cologne, "che non mi hai sconfitta quella volta. E comunque non ho voglia di rimettermi a combattere contro di te, ragazzina", concluse calcando sul sostantivo femminile e lanciando al ragazzo sbigottito la collana.

Kaori emise un verso di stupore: forse quella vecchia non era poi così cattiva, dopotutto.

"Oh, Lanma, finalmente potrai tornare ragazzo, sei contento?", cinguettò Shampoo stringendolo ancora più forte. Ma lui rimase a fissare lo strano ciondolo come se fosse incapace di credere che fosse proprio lì, tra le sue mani.

"E staccati, razza di sanguisuga! Guarda che è solo colpa tua se ci troviamo in questa situazione!". Akane marciò in direzione della cinese e le due cominciarono a litigare furiosamente. A quanto pareva anche lei dimostrava chiaramente la gelosia nei confronti del suo fidanzato. Nonostante tutto, quei due dovevano volersi un gran bene.

"Akane, portami dell'acqua calda!", gridò Ranma estasiato ed evidentemente ignaro di qualunque altra cosa gli accadesse intorno.

Kaori sorrise: anche quella missione aveva avuto il suo lieto fine.

***



"Genma, amico mio, secondo te ho vergato bene la X su questo tabellone?".

Il panda fece un borbottio e tirò fuori un cartello che diceva: 'e cosa vuoi che ne sappia io?'.

"Ma come, non hai mai studiato questo tipo di scrittura?".

Versaccio e cartello: 'e a che mi servirebbe, scusa?'.

"Forse se troviamo un telefono pubblico e chiamiamo il dottor Tofu può raggiungerci e darci una mano", suggerì Kasumi con un sorriso più accecante della luce del sole.

Nabiki si portò le dita alle tempie: le stava scoppiando un'emicrania colossale. Erano partiti solo in sei, che differenza faceva una persona in più? Avrebbero solo dovuto attendere con pazienza che lo strambo spasimante della sorella maggiore attraversasse Tokyo con i mezzi, che problema c'era?!

La signora Nodoka si guardava attorno sospettosa, stringendo tra le mani la spada nel fodero, quasi cercasse qualche preda non troppo virile per affettarla. La vide fissare insistentemente un ragazzo con i capelli da punk e si domandò se, nella sua visione delle cose, non fosse troppo femminile con quella tinta rosa.

Sperando che la madre di Ranma non facesse una strage di ragazzi moderni, tornò a guardare suo padre che chiedeva inutilmente lumi al panda. Alla fine non ne poté più. "Insomma, papà, dammi quel dannato gessetto!", sbottò marciando verso di lui e togliendoglielo di mano. Scrisse quanto doveva e poi lo gettò via, pulendosi le mani sui jeans. "Ci voleva tanto?".

"Oh, brava Nabiki, ottima scrittura!", si complimentò Kasumi mentre il panda applaudiva e suo padre si commuoveva per le doti nascoste della sua bambina.

"Sì, sì, va bene, ma adesso dobbiamo aspettare che venga qualcuno a leggere queste tre lettere per trovare Ranchan?", si lamentò Ukyo.

"Oh, no, sono certa che il mio adorato Ranma verrà a cercarmi molto presto!", cinguettò Kodachi giocherellando con il nastro e spargendo petali di rose nere sul pavimento della stazione. La gente si voltava a guardare stupita.

Aveva una voglia matta di prendere entrambe e sbatterle sul primo treno per chissà-dove, magari dando loro la compagnia di suo padre e del panda. Guardò Kasumi e si disse che una gita poteva anche farle bene, visto che stava sempre tappata in casa. Su Nodoka aveva qualche dubbio: una donna che andava in giro con un'arma da Seppuku non era proprio da passeggiata in città, magari doveva convincerla prima a lasciarla in custodia a suo marito.

Ma finché avessero avuto alle calcagna due padri stralunati, una pazza e una cuoca frustrata, la ricerca si sarebbe rivelata un martirio. Lanciò un'occhiata al volantino che avevano trovato in camera di Akane e inarcò un sopracciglio: si augurava che la faccia di quella stramba guardia del corpo non fosse veramente così, o i due fidanzati si erano cacciati in un guaio di dimensioni epiche.

"Genma, hai intenzione di andare ancora in giro con quelle sembianze? Ci stanno guardando tutti", piagnucolò suo padre quando un ragazzino cominciò a indicarlo insistentemente. La madre lo trascinò via con aria terrorizzata.

Kasumi canterellava guardandosi attorno come se non avesse visto mai tanta gente tutta insieme.

Si massaggiò di nuovo le tempie e decise che doveva prendere in mano la situazione.

***



Un ragazzo bruno con i capelli raccolti in una treccia saltò con un balzo le scale, atterrando al centro del salotto: nonostante la comoda casacca cinese, poteva vedere i suoi muscoli ben torniti guizzare a ogni movimento. Kaori non aveva dubbi che da grande sarebbe diventato forte e possente quanto Ryo, anche se certamente non altrettanto maniaco.

Si profuse in grida ed esclamazioni di esultanza, mentre Ryo borbottava che lo preferiva in versione femminile e Happosai, perennemente al suo fianco, assumeva un'espressione contrita. Scoccò loro un'occhiataccia, pronta a scudisciare un kompeito, stavolta.

"Ranma, sono felice per te!", fu il commento sincero della sua fidanzata prima che Shampoo gli si appiccicasse di nuovo addosso come una ventosa.

"Dannato Ranma Saotome, dove hai messo la mia adorata ragazza col codino?!", s'infuriò Kuno sfoderando il bokken. Il ninja gli si avvicinò pregandolo di calmarsi e Kaori si domandò come potesse un ragazzo della sua età essere così ottuso.

"Bene, direi che a questo punto possiamo anche tornarcene tutti a casa", dichiarò Cologne saltellando sul suo bastone.

"Voi andate pure, io rimango qui con il mio nuovo allievo", ribatté il vecchio maestro salutando con la mano minuscola e sorridendo allegramente.

No, non ce l'avrebbe mai fatta a tenere a bada due maniaci incalliti: doveva fare in modo che Ranma si riportasse a casa quel nanetto invasato travestito da persona anziana o le sarebbe venuto un esaurimento nervoso!

"Io non vado da nessuna parte finché non portiamo a termine la nostra sfida. Ryo, mi hai fatto una promessa e se sei un uomo di parola devi mantenerla!". Ranma fissò il suo socio negli occhi e l'atmosfera rilassata e ridanciana divenne improvvisamente seria.

Kaori si tese. Ryo non poteva veramente combattere contro un ragazzo poco meno che ventenne, sarebbe stata una sfida impari, anche se le capacità di quegli artisti marziali erano davvero notevoli; ma pensava che ci sarebbero voluti comunque anni prima che si potesse arrivare a un confronto simile.

"Sta bene, hai ragione. Ci batteremo domattina sulla terrazza".

"Ryo, no!", protestò Kaori spaventata. "Non farai sul serio!".

"Una promessa è una promessa e sono certo che Ranma è all'altezza".

Fissò il socio, stralunata: forse Ryo aveva intenzione di lasciarlo vincere o di usare meno forza del solito. Se quando maneggiava la pistola aveva una mira infallibile, quando menava le mani i suoi colpi mandavano al tappeto decine di criminali quasi senza sforzo.

"Pfui, sono certo che anche io riuscirei a batterti", s'intromise Mousse.

"Tu fatti gli affari tuoi, papero idiota!", lo redarguì Shampoo suonandogli un chui in testa. Poveretto, quella ragazza lo trattava proprio come uno zerbino!

"Se è per questo io sono un avversario molto più temibile e valido di Saotome!". Kuno si fece avanti a sua volta, con il ninja sempre alle calcagna.

"Ma se ti ho battuto decine di volte...", gli rispose Ranma con sufficienza. Non stentava a crederlo: li aveva visti in azione una volta sola ed erano tutti molto forti, ma il ragazzo con la treccia sembrava davvero avere una marcia in più. Tuttavia, contro Ryo...

"Calma, calma ragazzi. La prossima volta organizzeremo un torneo: Shinjuku contro Nerima!", li rabbonì Ryo ridendo.

"Ranma...". Anche Akane sembrava preoccupata, ma nei suoi occhi lesse la consapevolezza di non poter fermare il suo fidanzato neanche se avesse voluto. Probabilmente si era scontrata più volte contro la sua testardaggine, come poté intuire dalla sua espressione rassegnata.

"Io sono pronto, per me possiamo batterci anche ora". Il tono di Ranma non ammetteva repliche.

Fu in quel momento che squillò il telefono.

"E adesso chi sarà?", Ryo si accigliò dirigendosi verso l'apparecchio. "Spero solo che non sia il Lucciolone che mi chiede già i danni!".

Akane le si avvicinò e chiese, quasi bisbigliando: "Scusa, Kaori, ma perché Ryo chiama Lucciolone Umibozu?".

Sorrise, ricordando l'evento di qualche tempo prima, quando Falcon era rimasto sepolto da un mucchio di terra e spuntava solo la sua lucida testa pelata; un corvo le gracchiò alle spalle mentre le rispondeva: "Sai, è una lunga storia...".

"Pronto? Sì, sono io. Cosa?!". Il socio sembrava perplesso e quando riagganciò divenne serio. "Mi spiace, Ranma, dobbiamo rimandare la sfida; un mio contatto mi ha appena comunicato che alla stazione di Shinjuku ci sono delle persone che chiedono di me con un XYZ. E cercano anche te".

Forse, dopotutto, i guai non erano finiti...
   
 
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