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Autore: PallinaRosa    13/07/2014    4 recensioni
Dean Winchester una mattina si sveglia e scopre di essere diventato una donna.
Chi sono le Muse di Cydonia? Il Dottore, Sherlock e Watson ed il Team Free Will cercheranno di scoprirlo assieme, in un inaspettato viaggio su Marte.
destiel;johnlock;ten&rose.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Sesta stagione, Contesto generale/vago
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Sherlock era proprio lì, attaccato alla parete della casa di Bobby che con aria spavalda fumava la sua sigaretta. John gli corse in contro, e Sherlock gli si avvicinò sorridendogli. Ma ciò che Sherlock non si aspettava era un pugno in piena faccia.

<< Dimmi cosa diamine ti è saltato in mente, e come facevi a sapere che ci saremmo ritrovati qui sani e salvi >> disse col fiatone andando su tutte le furie.

Anche se aveva il naso gocciolante di sangue, sogghignava e ridacchiava.

<< E non ridere, cazzo! >> lo rimproverò, arrabbiato.

<< Reinchenbach Fall. L’ho letto su Wikipedia. Che mi sarei sacrificato per te, intendo. Così l’ho fatto. E ho fatto bene, a quanto pare. Non avevo idea che mi sarei ritrovato qui, sano e salvo. >>

<< Ma così hai alterato la storia! >> intervenne il Dottore

<< In meglio, oserei dire >> rispose Sherlock << Non avrei sopportato l’idea di vederti sposato con una certa Mary, o quel che era. La tua Beatrice, insomma. >>

<< Quindi Internet dice che dovresti buttarti giù da uno dei monti più alti dell’Universo, e tu lo fai? Ed io che ti facevo uno furbo! >> esclamò John

Sherlock sorrise e guardò Watson negli occhi << Sì >> rispose semplicemente << Doveva essere un palazzo in realtà, ma così è stato più scenoso. >>

John avrebbe voluto tirargli un altro pugno, ma lasciò perdere, ed invece gli si gettò al collo abbracciandolo.

<< Beh qualcosa di positivo da tutto questo siamo riusciti ad ottenerlo >> sospirò sollevato il Dottore. Rose gli afferrò la mano e lui si voltò verso di lei sorridendole.

Sherlock li osservò, e da ciò che aveva dedotto già molto tempo prima (precisamente quando i due fecero inaspettatamente capolino in Baker Street), quei due erano fatti l’uno per l’altra.

Ciò che aveva appreso riguardo Rose in particolare fu che era una ragazza coraggiosa, impavida, intelligente, furba. Passava il filo interdentale ogni sera, usava uno struccante a base d’olio, stirava i capelli tutte le sere e a giudicare dall’andatura sghemba indossava i tacchi poco volentieri. Aveva perso suo padre da molto piccola, come dimostravano i suoi vestiti troppo larghi di una o due taglie, quasi volesse assumere lei stessa un modello maschile in casa. Sua madre probabilmente era un’ incapace, ma il legame che legava la ragazza con la genitrice era molto stretto: Rose non sembrava il tipo di ragazza che sarebbe andata in giro con le unghie palesemente finte color fucsia fluorescente di sua spontanea volontà. La madre era probabilmente una fanatica che adorava mettersi in mostra, ma Rose le dava corda, specialmente durante quei Sabato sera noiosi passati a fare cose da donna, che la ragazza non sembrava particolarmente adorare. Ma lo faceva, perché voleva molto bene a sua madre e sapeva che le avrebbe fatto piacere.

Il Dottore fu molto difficile da esaminare, ed il fatto che gli effettivi novecento anni di età fossero celati in un corpo di un uomo sulla quarantina non era d’aiuto. Eppure c’era qualcosa nei suoi occhi che lasciava trasparire la stanchezza degli anni vissuti. Troppa stanchezza in un uomo solo. Un tipo di stanchezza dettata da un grosso fardello che si portava dentro, molto probabilmente. Il suo vero nome, forse?

No, era qualcosa di inimmaginabile, qualcosa di veramente grosso. Qualcosa che non ti aspetteresti da una persona universalmente riconosciuta come un eroe.

Rammarico, pentimento, rimorso, consapevolezza, voglia costante di fuggire.

L’ultimo della sua specie.

Sherlock capì e tacque.

Dean guardò Castiel, che però sembrava triste. << Cas, che cos’hai? >> domandò visibilmente preoccupato.

Cas guardò il Dottore, ed egli annuì, come se avesse capito cosa volesse dire con quello sguardo.

<< Castiel, Dean, entrate nel TARDIS, venite >> disse, e tutti e tre entrarono nella cabina. Dopo aver pigiato un paio di bottoni sul pannello di comando, il Dottore si congedò

 << Ora però vi lascio soli, avrete un sacco di cui parlare immagino >>

<< Grazie >> disse Castiel, guardando il Dottore. Sorrise, e poi uscì lasciando i due da soli.

<< Cas, ma cosa … >>

<< No Dean, lasciami parlare, okay? >> lo interruppe subito l’Angelo. Dean annuì confuso.

<< Mi dispiace per quello che ho detto a Cydonia, la verità è che se tu non fossi il mio Protetto avrei voluto qualcosa di diverso per noi. Ma il Cielo ci è avverso, e purtroppo non posso farci nulla. Ho pensato più volte alla possibilità di perdere la mia Grazia, ma sarebbe stato da pazzi. E comunque preferisco così, l’umanità mi ostacolerebbe dall’esserti accanto ogni volta che batti ciglio. In ogni caso volevo solo chiederti scusa, ecco tutto. >>

Le parole gli uscirono naturalmente, senza che avesse preparato un discorso o cose simili. Perché quando si trattava di Dean, tutto era più naturale. Avergli appena confessato ciò che provava non lo disturbava affatto.

<< Non hai nulla da farti perdonare, Cas. Va tutto bene. Anche io vorrei che le cose fossero diverse, ed è strano per me … beh sai, tu sei un uomo prima di essere un Angelo del Signore, e sì insomma … >>

<< Sì, conosco la sensazione >> commentò Cas, sorridendo nervosamente.

<< Allora amici? >> disse Dean, porgendogli la mano.

<< Amici >> rispose Cas, stringendogliela.

L’angelo fissò ipnotizzato il sorriso incastonato sul volto del cacciatore e appena il TARDIS si mise in moto, non resistette all’impulso di baciarlo sulle labbra. Perciò lo fece, attirandolo a sé prendendolo per il colletto della giacca, senza più freni né tabù. Dean si sentì preso in contro piede e se lo staccò di dosso gentilmente.

<< Cas, che diavolo stai facendo? >> domandò confuso.

<< Io … scusa, credevo lo volessi anche tu … >>

Dean scosse il capo ridacchiando.

<< Certo che lo voglio! Ma ti metterai nei guai, ed io non voglio che ti succeda nulla … insomma, è per questa ragione che per tutto questo tempo non … >>

<< Non siamo localizzabili >> lo interruppe Castiel, sorridendogli furbo.

<< In che senso? >>

<< Vieni con me >> lo invitò offrendogli la mano. Dean la afferrò e lui lo trascinò fino alla porta del TARDIS e poi l’aprì. Dean spalancò la bocca stupefatto.

<< Nemmeno io mi ero mai spinto tanto lontano >> mormorò Cas, fissando stupefatto il panorama.

<< Cas, siamo nello spazio! >> esclamò estasiato. Castiel abbassò lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate e sorrise. << E’ fantastico, non è vero? >> Dean lo guardò sorridendo esterrefatto, incapace di dire qualsiasi cosa.

Entrambi si sedettero sulla soglia della porta, con le gambe a penzoloni nel Vuoto Cosmico, con le mani intrecciate e le teste appoggiate l’une alle altre in completo silenzio. Era così bello che nessuno dei due avrebbe voluto che quel momento finisse. Contemplarono le stelle, i pianeti, indicando e commentando tutto quello che vedevano.

<< Ma come facciamo a tornare a casa ora? >> domandò Dean improvvisamente preoccupato.

<< Il Dottore mi ha mostrato quale bottone schiacciare, stai tranquillo >>

<< E quando lo ha fatto? >>

<< Quando è entrato. Ha impostato il timer del TARDIS e poi mi ha segnato il tasto da premere con un bigliettino. Era tutto programmato.  >>

<< Oh >> disse Dean. << Molto astuto. Sono sorpreso. >>

Castiel sogghignò.

Dopo qualche secondo di silenzio, Dean riprese la parola.

<< Come sarà adesso la situazione quando torneremo a casa? >>

L’Angelo sospirò. << Dovremmo fare come se nulla fosse purtroppo. Il Dottore ci sta concedendo tutto il tempo che vogliamo in questo momento, e ce lo faremo bastare. >>

<< Beh allora … >> mormorò Dean, fissando le labbra di Cas come se fossero un prelibato pezzo di crostata. Lo afferrò per la cravatta e lo baciò con trasporto: non gli importava più nulla, ormai. L’inferno l’aveva già visto, e avrebbe scommesso che date le circostanze, probabilmente ci sarebbe marcito per sempre lì sotto. Ma che importanza poteva avere, se le labbra di Cas erano come il Paradiso? Le sentiva così morbide, così … giuste, attaccate alle sue che si maledì per non averlo baciato prima. Sorrise contro la sua bocca, mentre pensava che effettivamente essere diventato donna, aver incontrato il Dottore, essere andato su Marte a fare visita a quelle dannate Muse di Cydonia era stata davvero la miglior cosa che potesse capitargli.

<< Perché stai ridendo? >> domandò confuso Castiel staccandosi di qualche centimetro dalle labbra di Dean.

<< Pensavo a quanto tutto questo sia così surreale. Insomma, stamattina ero una donna, poi siamo andati su Marte dove delle tizie mi hanno detto che praticamente sono uno spaccone idiota che farebbe meglio a schiarirsi le idee e capire cosa prova realmente nei confronti dell’ uomo con cui ora mi sto baciando appassionatamente a bordo di una cabina multidimensionale, con le gambe a penzoloni nel Vuoto Infinito. Tu che dici? >>

<< Dico chi se ne frega >> mormorò, catturando nuovamente le labbra di Dean.

Risero entrambi e, continuando a fissare le stelle accoccolati l’uno a l’altro, si concessero il tempo perduto.

Ed è così che finisce la nostra storia. Il Dottore e Rose continuarono a viaggiare insieme riscoprendo l’amore che provavano l’uno per l’altro, ma purtroppo il loro destino è quello di separarsi per sempre alla Baia del Lupo Cattivo, in Norvegia. Il Dottore non è mai riuscito a dire a Rose che la amava.

John e Sherlock vivono alla giornata, sempre insieme, al 221B di Baker Street a risolvere casi, e concedersi tempo per loro stessi lontano da occhi indiscreti.

Castiel e Dean si concessero parecchio tempo nel TARDIS, e se lo fecero bastare. Dean discusse della cosa con Sam che, contrariamente a quanto Dean si aspettasse, non si mostrò affatto sorpreso. Chiaramente tra loro non successe più nulla, ma ciò che li legava era insostituibile ed indissolubile, e sarebbe stato così per sempre.

Le Muse di Cydonia continueranno sempre a fare il loro mestiere, perciò, caro lettore, attento a quel che fai.

   
 
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