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Autore: laurapalmer_    13/07/2014    10 recensioni
Olivia ha sempre le collant strappate.
Luke continua a giocare con quel maledetto piercing al labbro.
Leah ha un paio di Dr Martens verdi che sono ormai da buttare.
Calum scrive canzoni per il gruppo nel quale è bassista.
Freya continua a tingere i capelli di verde, nonostante sua mamma non voglia.
Michael dovrebbe essere la mente dei 5 Seconds of Summer. Dovrebbe.
Agatha è perfetta, non ci sono altri aggettivi che possano descriverla.
Ashton ha l'aria da bravo ragazzo e le apparenze non potrebbero ingannare più di così.
Bec vive sola con il padre, ma la sua vita le piace.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Things have gotten closer to the sun'
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A Fre,
la mia nuova meravigliosa amica
(che adesso muore, mi sa)






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diciannove

soli








Le regole dell'Ufficio sono chiare: non ci si entra, senza almeno una bottiglia di birra e un pacchetto di sigarette, le persone che conoscono il luogo già da tempo devono essere almeno due, per forza, e il più anziano fa il primo tiro, sempre.
Sono stati Luke e Ashton, a trovare quello spiazzo d'erba abbandonato, poco lontano dal Norwest Christian College. Ai tempi l'erba era alta ed era chiuso malamente con una rete di ferro per buona parte arrugginito, ma adesso la rete è stata sostituita e l'erba sta sempre schiacciata a terra.
E' lì, che i 5 Seconds of Summer passano le serate, quando Mali Koa chiede esplicitamente di avere la casa tutta per sè. Il fidanzato della sorella di Calum è simpatico, fortunatamente, quindi a nessuno pesa più di tanto saltare una sessione di prove.
Michael è un po' geloso, perché da piccolo era irrimediabilmente innamorato di Mali, e Ashton non perde mai l'occasione di prenderlo in giro.
- Quanto scopano tua sorella e il suo ragazzo! - esordisce appunto il più grande dei quattro, non appena fanno il loro ingresso nell'Ufficio.
Luke scoppia a ridere, Michael finge di prendersela, ma intanto fissa il volto di Calum, perché, veramente, non ha nessuna intenzione di perdersi la sua espressione.
- Beata lei che scopa - replica subito, sorridendo un po'.
- Vuoi dirmi che Olivia ancora...?
Luke ride ancora, non smette nemmeno quando riceve una gomitata piuttosto forte sul fianco, e: - Hai preso la santa!
Calum alza gli occhi al cielo e, con precisione, lecca la cartina e chiude la sigaretta, togliendo quel po' di tabacco in eccesso: - Anche se non vi ho scritto un messaggio la mattina dopo, non significa che non sia successo niente!
- Ah, ecco - dice Ashton, lanciando un'occhiata a Luke, che ancora non ha smesso di agitarsi e ridere come un dannato - Ti pareva che il buon vecchio Thomas non avesse colto al volo l'occasione.
- Taci, che dopo le tue avventure negli spogliatoi dovresti essere l'ultimo a parlare!
Michael ridacchia e sorride a Calum, che gli risponde con un occhiolino.
Si aspettano tutti e tre una ribattuta velenosa, perché Ashton è così, e gli piace avere l'ultima parola, ma il più grande si limita ad accigliarsi, rimanendo in silenzio.
- Non mancano nemmeno due settimane e finirò la scuola - mormora poi, dopo qualche istante.
Luke annuisce, un po' sovrappensiero, perché Bec non gli ha ancora risposto.
- Se io partissi?
- Cosa? - sbotta Michael, sgranando i suoi occhi chiari.
I capelli verdi si sono un po' scoloriti, con i lavaggi, il che gli dà un che di trasandato in grado di far impazzire parecchie ragazze.
- Non so, ci stavo pensando da un po'.
- Se tu te ne vai - borbotta Calum, giocherellando con il drum, ché la voglia di fumare è sparita - Cosa facciamo noi?
Luke posa per terra la bottiglia di birra e si mette le mani tra i capelli, tenendo lo sguardo fisso a terra.
- Rimaniamo soli, noi.


Sono le ventidue passate, ma Bec non è ancora tornata a casa.
Suo padre non le ha ancora scritto, ma lei sa perfettamente che prima delle tre di notte nessuno si accorgerà della sua assenza in casa.
Le è sempre mancata, una figura femminile, ma non ha mai voluto darlo a vedere.
Per quanto Bob ci mettesse impegno, non era mai stato un padre perfetto: troppo giovane, troppo impegnato, troppo poco responsabile, sotto parecchi punti di vista.
Bec ha sempre saputo di essere stata un errore, ha sempre saputo di non essere stata minimamente desiderata e glielo si legge in faccia, il suo dolore, perché a volte vorrebbe non essere mai nata e vorrebbe non aver mai dovuto condannare suo padre a crescere una bambina a vent'anni appena compiuti.
Questa, è una di quelle volte.
Indossa la sua giacca di pelle un po' larga, una maglietta di suo papà, dei jeans esageratamente stretti e ha già fumato metà del pacchetto di sigarette che ha comprato la mattina stessa.
Non le piacciono per nulla, le Marlboro, ma sono quanto di più pesante ci fosse dal tabaccaio, quindi se le fa andare bene, vuole farsele andare bene.
E' seduta con le gambe incrociate su un panchina e vorrebbe piangere, ma vorrebbe anche avere la forza di non farlo, e vorrebbe prendere il telefono, chiamare Luke e mandarlo a fanculo.
Ha detto ad Olivia di sentirsi poco bene, ma se n'è subito pentita, anche se poi non ha fatto nulla per ritrattare la versione.
Sente la gola pungere, allora si accende un'altra sigaretta.
E lo sa, che non dovrebbe, perché non è proprio il caso, ma non può fare a meno di avere paura.
- Bec?
Gira di riflesso il capo, verso sinistra, mettendo a fuoco la figura di Lily McGillanc che le cammina incontro, coperta soltanto da un paio di pantaloncini da basket e una felpa.
Le ricorda tanto Olivia, con la sua canottiera dei Celtics, ma non ci riesce, a sorridere.
Saluta con un cenno, poi torna alla sua sigaretta.
- Cosa ci fai qui?
- Un giro - replica - Tu? - Io abito in quel palazzo. Ma è tutto ok?
La mora non ce la fa più.
Sono quasi le ventitrè, fa freddo, è alla dodicesima Marlboro della giornata e Bec Lewis scoppia.
- No.
Lily la guarda interrogativa.
- Ho un cazzo di ritardo - esclama, facendo cadere la sigaretta per terra - E non so come dirlo a Luke.


"Devo farti vedere una cosa" aveva detto Calum, tenendole la mano, mentre camminavano tranquilli per le vie del centro di Sydney, "Vieni da me venerdì pomeriggio".
E Olivia è lì.
E' una sensazione strana, quella che prova mentre aspetta che il suo ragazzo venga ad aprirle la porta di casa.
Non è la prima volta che entra nell'abitazione di Calum, ma sente la pancia in subbuglio e di certo non è solamente per l'agitazione di passare un pomeriggio con lui, perché ormai ci ha (quasi) fatto l'abitudine.
Il fatto è che Bec non risponde al telefono e stamattina a scuola era mogia, più del dovuto, perché, ok, il test di chimica è andato uno schifo, ma a lei non è mai interessato così tanto dei voti.
Olivia sta ricontrollando il cellulare, quando Calum apre la porta.
Ha i capelli bagnati, la tuta e un sorriso smagliante.
Dietro di lui compare sua mamma, vestita di tutto punto. Supera il figlio, lasciandogli un bacio sulla guancia, poi saluta Olivia ed è già in strada.
Calum ridacchia, scuotendo il capo, e invita la bionda a entrare.
- Voglio farti sentire una cosa.
Olivia sorride e lo abbraccia, lasciando che lui le baci la fronte, dolcemente.
Sono i momenti che preferisce, questi, perché Calum di fronte agli altri non vuole manifestazioni d'affetto, perché "sono cose nostre, capisci?" e comunque ad Olivia va bene così.
Arrivano in garage che ancora lei non ha smesso di sorridere per qualsiasi minima cosa.
Calum la fa sedere sullo sgabello che di solito utilizza Ashton, mentre lui imbraccia il basso.
- Senti.
Si odono un paio di note e: - Taking every breath away, with all of the mistakes I've made, from all the letters that I've saved, this is everything I didn't say.
Olivia porta di rilfesso una mano a coprirsi la bocca.
- I wish I could've made you stay and I'm the only one to blame, I know that it's a little too late, this is everything I didn't say.
E lei non piange, non piange mai di fronte alle altre persone, non le piace.
Non le piace nemmeno il sorriso un po' bastardo di Calum, però.
E' per questo che lo bacia, come se veramente fosse l'ultima volta.
Tra tutte le cose che lei non gli ha mai detto ci sono due parole che spingono per uscire. E va bene l'orgoglio, va bene che lui l'ha tradita, va bene che di fronte alle altre persone le tiene a malapena la mano, va bene che si esprime a canzoni troppo spesso, ma: - Ti amo, Calum, te lo giuro.














NdA: LALALALALALADADA!
Nooooooo, non sto ascoltando Social Casualty per la... ottantacinquesima volta?
Comunque, cosa ho combinato??? NO, vi chiedo ufficialmente scusa, perché mi sento una merda. Ma Luke e Bec erano troppo perfettini, capite? E poi non è mica detto che sia tutto perduto, no? No...?
Poi, vi chiedo scusa anche perché non ho risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma sono impegnata come una pazza in 'sto periodo! Domani mattina mi alzero presto e risponderò a tutte, promesso v.v
Ora, però, per confermare la mia vita da donna impegnata, esco ahahahah! Enjoy the chapteeeeer!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






  
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