Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: mattmary15    13/07/2014    2 recensioni
Cosa accadrebbe se, ai giorni nostri, l'erede della famiglia Holmes fosse una stramba ragazza dagli occhi di ghiaccio e dai riccioli neri? Sociopatica e iperattiva, intelligentissima quanto bella. Ha un fratello che lavora per il governo, un ex ragazzo psicopatico e un paio di corteggiatori imbranati. Lei preferisce la solitudine e i delitti efferati. Almeno fino a quando incontra John. Così comincia il gioco una mattina di un martedì di ordinaria follia...
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty, John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Qualcosa che mi sfugge


John rincasò alle tre del mattino e Sherly non era in casa.
-Dove sei? J.
Attese qualche minuto poi scrisse a Lestrade con cui aveva fatto amicizia nell’ultimo mese.
-Sherly è ancora con te? J.
Questa volta la risposta non tardò ad arrivare.
-Come ti salta in mente? Sono le tre del mattino! G.L.
-Non è a casa. J.
-Dovrebbe essere con me? G.
-Hai ragione. Notte. J.
Il telefono squillò e John rispose.
“L’ho accompagnata a Baker Street verso le undici. Sei preoccupato?” chiese Lestrade.
“Tu che ne pensi? Sono le tre del mattino!”
“Se eri tanto preoccupato per lei, perché sei uscito con quella bionda?”
“Che domande sono?” fece John stizzito.
“Scusa, scusa. Abbi pazienza John. E’ solo che io non sarò in grado di risolvere alcuni casi senza Sherly ma sono perfettamente in grado di capire certe cose.”
“Non abbiamo già parlato del fatto che io e Sherly dividiamo l’appartamento e la passione per il pericolo e null’altro? Non credo che ci siano al mondo due persone meno compatibili di noi. Io, praticamente, la detesto e lei non sopporta quasi nulla di me.”
“Ne abbiamo già parlato in effetti ma tu sembri non capire. Sherly è sempre stata un passo avanti a tutti noi ma non è mai stata tanto, come dire, concentrata. Tu hai portato ordine nella sua vita. Forse questo nuovo modo di vivere le piace.”
“E allora?” esclamò John che cominciava a mettersi sulla difensiva.
“Allora niente. Sherly Holmes è Sherly Holmes. Prendere o lasciare. Se lei mi avesse dato una sola delle chances che ha dato a te in questi mesi, io avrei preso senza pensarci su.”
“Guarda che non mi ha dato alcuna chance. E poi che vorrebbe dire che ‘avresti preso’? Lei ti piace? Tu sei sposato!”
“Sì, lo sono. E per questo non conto anche se quel suo modo di unire le mani sotto al mento e quei suoi occhi di ghiaccio mi fanno andare fuori di testa!”
“Greg!”
“Mi rimangio tutto. E comunque lei neanche mi vede! Datti una  svegliata Watson!” disse Greg chiudendo la conversazione. John posò il cellulare sul tavolo e guardò la poltrona di Sherly. Ogni volta che rincasava, trovava Sherly su quella poltrona in posizioni impossibili. Sorrise. Dove poteva essere finita a quell’ora? Prese di nuovo il telefono e digitò un messaggio.
-Sai dove può essere Sherly? J.
Digitò il numero di Mycroft ma non invio l’sms. Far sapere al fratello di Sherly, che gli aveva chiesto di badare a lei, che se l’era persa nel mezzo della notte non gli sembrava un’idea intelligente.
Pensò allora di inviarlo a Molly Hooper ma non aveva molta confidenza con la ragazza e abbandonò l’idea.
-Dove sei? J.
Scrisse inviando il messaggio senza pensarci su. Passarono pochi minuti che John trascorse affacciato alla finestra prima che il display del telefono lampeggiasse.
-Già a casa? S.
-Come sai che sono a casa? J.
-Lo so. S.
-Io sono a casa ma tu dove sei? J.
-Perché lo vuoi sapere? S.
-Non fare la bambina. J.
-Sembri Mycroft. S.
-Allora? S.
-Bart’s. S.
-Stai bene? Vengo subito lì. J.
-Sto lavorando. S.
John non le rispose. Era già giù per le scale.
Il Bart’s non era lontano ma il tragitto gli sembrò interminabile. Raggiunse l’obitorio dato che la stramba ragazza poteva essere solo lì.
Molly gli venne incontro scura in volto.
“Grazie al cielo sei arrivato! Ha torturato quel poveretto in tutti i modi possibili e immaginabili anche per una come lei!” John si allarmò.
“Chi ha torturato?”
“Micheal Hole. Il morto del caso di Greg.”
“Dov’è ora?”
“Di là.” Rispose Molly indicando il suo laboratorio. John entrò e la vide.
Camminava avanti ed indietro con le mani dietro la schiena facendo attenzione a non calpestare altro che le mattonelle di un’unica linea. I capelli scuri le incorniciavano il viso scavato ma sempre bellissimo. Gli zigomi leggermente arrossati per il freddo e gli occhi bassi e quasi liquidi. Il corpo fasciato in una camicia argento infilata in un pantalone nero a sigaretta.
“Non potremmo tornare a casa ora? E’ tardi e Molly si lamenta del trattamento che hai riservato al sign. Hole.”
“Lei si è lamentata? Il sign. Hole non lo ha fatto di certo!” rispose la ragazza fermandosi al centro della stanza e fissando i suoi occhi arguti su John.
“E’ comunque tardi.”
“Tardi per cosa?”
La domanda di Sherly lo fece sorridere.
“In effetti! Cosa facciamo allora?”
“Mi sfugge qualcosa.” Disse lei.
“Qualcosa che sfugge a Sherly Holmes?”
Lei storse le labbra in una smorfia e riprese a camminare. Poi, d’improvviso, si bloccò e parlò di nuovo.
“Avanti John, sai come faccio io, guarda le foto e dimmi.”
John si passò una mano dietro al collo.
“Non so niente del caso.”
“Ti faccio un riassunto. Micheal Hole. Investigatore privato trovato morto con solo queste tre fotografie addosso e una serie di cianfrusaglie che trovi sul tavolo. Avanti. Che te ne sembra?”
John si avvicinò al tavolo delle autopsie e guardò le foto e le cose che erano affianco al cadavere che era già livido. C’erano un pacchetto di gomme da masticare e uno di sigarette. Un tesserino da detective, la carta di un pacchetto di patatine accartocciato, una rivista di parole crociate arrotolato, due scontrini e un paio di occhiali da sole. Diede un’occhiata al cadavere, agli abiti che portava e alla ferita alla testa che lo aveva ucciso.
“Vuoi davvero che lo faccia? Sono certo che sai perfettamente tutto quello che si può dedurre da questi oggetti.”
“Avanti. Mi serve un altro parere.”
“Coraggio allora, rendiamoci ridicoli. L’uomo è sui cinquant’anni. E’ un investigatore privato. Indagava sul legame tra queste foto. E’ morto per il colpo alla testa circa trentasei ore fa. Chi l’ha aggredito era più alto di lui e destro a giudicare dalla profondità del taglio e dalla direzione del colpo. L’assassino lo ha colpito alle spalle. Si direbbe che era un fumatore in base alla presenza del pacchetto di sigarette. Non sembra che fosse un uomo molto ordinato a giudicare dallo stato dei suoi abiti. Era malato, probabilmente problemi di colesterolo facendo caso allo stato delle sue arterie e alla sua alimentazione se si considera il pacchetto di patatine.” John si fermò “Come sono andato?” concluse guardando la donna.
“Interessante. Ti sono sfuggiti quasi tutti gli elementi che hanno una rilevanza per il caso.” Disse Sherly avvicinandosi al tavolo e poggiando entrambe le mani sul freddo metallo.
“Il nostro detective privato, che per comodità chiameremo amichevolmente ‘cadavere’, non era sposato e non aveva relazioni. Abitava da solo e non rientrava a casa da almeno quarantotto ore.”
“Come fai a dirlo?” chiese John prima di essere fulminato dallo sguardo di Sherly che odiava essere interrotta mentre faceva la sua magia. “Scusa, continua.”
“Non ha anelli e nell’interno del tesserino non ci sono foto o altri documenti. Non ha con sé le chiavi di casa. Probabilmente le ha lasciate nel suo ufficio. Non guida, lo si deduce dallo stato della suola delle sue scarpe. Sono nuove ma la gomma è molto consumata per uno che usi abitualmente l’auto. In tasca aveva gli scontrini di due locali. Un ristorantino e un take away. A giudicare dagli orari sugli scontrini, ha mangiato e cenato fuori il giorno prima della morte. Su una delle fotografie c’è la macchia di caffè del bordo di un bicchiere starbucks. Ergo ha fatto colazione fuori la mattina che è morto. Fumava ma ha smesso. Ci sono le sigarette ma non l’accendino. Le gomme da masticare erano un ripiego. I suoi abiti confermano che ha passato la notte senza toglierseli, probabilmente in una lavanderia aperta ventiquattrore su ventiquattro a giudicare dall’odore di detersivo che c’è su quella macchia sui suoi pantaloni. Non è un appassionato di enigmistica. C’è la rivista ma non la penna. Usava il giornale per nascondere il proprio viso durante gli appostamenti. La rivista risulta aperta sempre e solo ad una pagina. Ne concludiamo che ‘cadavere’ è uscito dal proprio ufficio ventiquattro ore prima di morire e cioè cinque giorni fa dato che è morto da trentasei ore.  Preventivava di seguire qualcuno. Ha infilato occhiali da sole e ha preso il necessario per stare fuori casa fino all’alba del giorno dopo. Non era certo di intercettare la persona che cercava ma l’ha trovata o non avrebbe passato la notte fuori. E’ stato ucciso dopo le dieci. Infatti dopo la colazione ha consumato voracemente un paco di patatine che Molly gli ha trovato nello stomaco durante l’autopsia.”
“Tu sei incredibile!”
“Grazie.”
“Prego. Posso farti solo una domanda?”
“Dimmi pure.”
“Perché l’assassino non ha preso le foto? Se lo hanno ucciso per quelle, perché non portargliele via?”
“Elementare, John. L’assassino non lo sapeva. Questo ci dice di lui che è un assassino su commissione. Il mandante non ha ritenuto di dovergli parlare delle fotografie. Gli ha solo commissionato l’omicidio di ‘cadavere’. Perciò il killer non ha fatto caso alle foto.”
“Geniale. Peccato non sapere qualcosa di più sul caso. Avremmo potuto scoprire chi stava seguendo ‘cadavere’.”
“Ma noi lo sappiamo.”
“Davvero, Sherly?”
“Certo, John. Partiamo dal principio. Tre fotografie che non hanno nulla in comune se non la carta. Come sono finite insieme? Chi può aver commissionato a ‘cadavere’ un caso che riguarda tre società diverse? Pensa John. Cosa possono avere in comune una società di bevande, una di cosmetici e una di auto?”
“Sarà che sono le quattro del mattino ma io non ci arrivo proprio.”
“Affari, John, affari. Soldi. Cadavere ha ricevuto l’incarico da un avvocato o da un consulente finanziario preoccupato di tutelare gli interessi dei suoi clienti. Cadavere avrà fatto un po’ di ricerche solo per scoprire che l’unica cosa in comune agli scatti era la persona che gliele aveva date. Così si sarà messo a pedinarlo. E’ partito dal Jameson Eye vicino a Westminster, come dimostra lo scontrino del ristorante. Dopodiché lo ha seguito fino a South Bank. Lì la persona pedinata deve essere entrata in qualcuno degli uffici e Cadavere ha preso da mangiare al take away  di Ching. Secondo scontrino, vedi?” disse mostrando a John uno dei pezzetti di carta “L’uomo però non è uscito. Deve aver passato la notte nel suo ufficio perché Cadavere si è fermato ad aspettare in una lavanderia 24H per non perderlo di vista. Verso le sette del mattino seguente ha fatto colazione in un caffè starbucks e solo dopo è ricominciato il pedinamento. Da questo punto in poi  sappiamo solo che si è fermato a comprare un pacchetto di patatine e che è stato intercettato dal killer.”
“E siamo tornati all’inizio.” Disse John ma Sherly scosse il capo.
“No. C’è un solo edificio il cui ingresso può essere controllato da uno stabucks caffè e da una lavanderia 24H a South Bank. Il palazzo della Bank of England. Del resto tre società così famose saranno certamente seguite dal miglior banchiere di Londra! E io so chi è il più infido banchiere della City. Grazie a Cadavere sappiamo chi aveva le foto in origine.”
“Io non riesco a crederci. Davvero Sherly! Ma come diavolo fai?”
“Palazzo mentale. Ci metto solo le informazioni davvero utili.”
“Come quelle che hai scoperto su Sara ieri sera?”
“Argomento irrilevante.” Disse la ragazza prendendo il cappotto e avviandosi verso l’uscita.
“Non sei stata carina a comportarti in quel modo.” Fece John seguendola “Se ti infastidisce qualcosa, dillo.”
Sherly si fermò di colpo e lui le andò a sbattere contro la schiena.
“Non sono minimamente interessata alla tua vita sessuale.”
“E ora chi ha parlato di sesso? Sara è una ragazza simpatica con cui è piacevole passare del tempo.”
“Non vedo motivi diversi per decidere di passare del tempo con una persona con cui non si ha nulla in comune se non quello di soddisfare, diciamo, bisogni primari.”
“Sherly!”
“Sei un medico ed un soldato, devo credere davvero che l’argomento ti imbarazzi?”
“Non mi imbarazza parlare di sesso. Non credo di doverne parlare con te.”
“Hai tirato tu fuori l’argomento.”
“Vero. E dipende dal fatto che non è stato carino il modo in cui ti sei comportata al Barbican.”
“Ho detto solo la verità.”
“A volte potresti essere meno diretta?”
“Mi stai incitando a mentire?” John scosse il capo esasperato e tirò un sospiro.
“Sto solo dicendo” disse poggiando le mani sui fianchi allargando il giaccone sfiancato la cui vista aveva suscitato in Sherly tanto nervosismo solo poche ore prima “che c’era un modo meno tagliente di informare Sara che il ragazzo che le ha chiesto di uscire divide l’appartamento con un’altra donna!”
A quelle parole gli occhi di Sherly si ridussero nuovamente a due fessure.
“Io non sono ‘l’altra donna’. Io sono la tua coinquilina. Non c’è altro che tu debba dire a Sara di me. Noi lavoriamo insieme.”
“Anche io e Sara lavoriamo insieme e questo non ha impedito che il nostro rapporto si evolvesse. La maggior parte delle persone hanno dei sentimenti Sherly!”
“Per avere dei sentimenti è necessario essere provvisti di un cuore, John. Sono stata informata da fonte certa che non ne ho.”
“Tutti hanno un cuore, Sherly. Sono sorpreso che una donna della tua intelligenza abbia deciso di non farne uso.”
La ragazza rimase per un attimo in silenzio. John si sentì per un momento in vantaggio su di lei. Era sicuro che la sua ultima affermazione avesse colpito nel segno. Sherly però si alzò il bavero del cappotto e gli rispose demolendo le sue certezze.
“Ti svelerò una cosa che non insegnano a scuola, John, e che ho imparato a mie spese. Il corpo umano non è fatto per usare appieno tutte le capacità del cuore e del cervello. Bisogna scegliere.”
John non si perse d’animo. Nel mese che aveva trascorso a Baker Street aveva imparato che Sherly non ragionava come la maggior parte delle persone e che non seguiva sempre tutte le regole di convivenza della società umana. Eppure, a proprio modo, era la persona migliore che avesse mai incontrato. Se poteva caricare su di sé i problemi delle persone che riteneva importanti, lo faceva senza pensare a se stessa. Ad esempio, contraddiceva continuamente Mrs Hudson ma non la urtava mai. Chiamava sempre Lestrade col nome sbagliato ma, durante un’indagine, non aveva esitato a rischiare la vita per evitargli una pallottola. Così rispose in modo diretto.
“Io ho scelto tanto tempo fa, Sherly. E ho scelto il cuore.”
La ragazza infilò le mani in tasca e gli diede le spalle. John non vide il suo sorriso amaro e i suoi occhi tristi.
“Anche io ho scelto tanto tempo fa. Ho scelto il cervello.” Concluse avviandosi verso l’uscita.
La notte era piombata sul Bart’s fredda e senza stelle. Fu allora che accadde. Nel momento preciso in cui lei stava per sollevare un braccio e richiamare l’attenzione di un taxi. Il contatto umano. Quella strana cosa a cui non era più abituata. La mano di John che prese il suo polso. Carne contro carne. Un brivido le percorse la schiena. Non ebbe neanche il tempo di fissare la sua espressione più arrabbiata sul ragazzo. Le parole di John fecero prima.
“Perché allora una come te si accompagna ad uno come me?”
John disse quella frase di fretta quasi temesse che, perdendo tempo, non avrebbe più ritrovato la propria voce in gola o le parole si sarebbero confuse nel cervello di cui aveva appena ammesso di non fare molto uso. 
Sherly, dopo il brivido, percepì come uno sbandamento e la mano di John divenne l’unico punto fermo di un mondo che cominciò a vorticare. Durò solo pochi istanti. Istanti in cui John disse qualcosa, forse pronunciò il suo nome. Lei vide solo il fumo formato dal calore del respiro di John che si scontrava col freddo della notte di Londra. Non udì nulla. Ancora il suo braccio sollevato e il polso stretto nella mano di quel ragazzo straordinariamente ordinario. 
Un taxi si fermò davanti a loro. Sherly tornò padrona del proprio udito e, lentamente, di tutti gli altri sensi.
In quei pochi momenti il cervello della ragazza elaborò almeno dodici frasi diverse con cui rispondere. Tutte però prevedevano la collaborazione di quel cuore di cui Sherly aveva smesso di fare uso. Così diede la sola risposta possibile. Quella più logica.
“Sei tu che sei venuto a cercarmi.” Disse sfilando la propria mano da quella di John e infilandosi nel taxi facendogli comunque posto. Il ragazzo sospirò e sorrise nervosamente seguendola in macchina.
Il rientro a Baker Street fu silenzioso. John non si fermò, come suo solito, a preparare il tea e salì direttamente nella sua camera. Quando era già nel letto, udì il suono del violino di Sherly. Ammise che era brava con quello strumento anche se non riusciva a riconoscere la melodia che aveva preso a suonare. Era triste. Sembrava voler comunicare una serie di sentimenti che Sherly si ostinava a dire di non avere. Per lo più commozione. Commozione per cosa? Pensò di scendere al piano inferiore, preparare il tea e farle sapere che, anche se a lei non importava, lui era felice di essere lì. Di condividere non solo l’appartamento di Baker Street ma anche quella stramba vita che avevano deciso di condurre insieme. Rimase nel letto. Non avrebbe più chiesto a Sara di uscire poiché aveva appena confessato a se stesso che la vita ordinaria che Sara poteva offrirgli, non gli interessava davvero. La melodia del violino lo condusse in un sonno profondo.

Note dell'autrice: I ringraziamenti a chi sta seguendo i miei vaneggiamenti sono d'obbligo.
Vi abbraccio tutti, davvero. Questa volta ho deciso di avvicinare un po' Sherly e John. Un primo contatto. Spero di non essere andata troppo fuori dal personaggio di John.
Nel prossimo capitolo, il caso troverà la soluzione e sono certa che vi farà piacere scoprire chi c'è dietro il mistero delle foto anche se un primo indizio ve l'ho dato in questo capitolo.
Alla prossima. Kisses. XD
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: mattmary15