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Autore: AymlerShaunCampbell    13/07/2014    4 recensioni
Crackfic ambientata nella terza stagione dopo il ritorno da Neverland.
Allarmati dal repentino cambio di comportamento di Hook, i Charmings decidono di rivolgersi alle figure magiche più potenti della città. Una nuova, bizzarra maledizione si sta abbattendo su Storybrooke, trascinandone gli abitanti in una spirale di assurdi eventi...
Disclaimer: Non possiedo né il telefilm, né i personaggi, ecc.. Elementi femslash (principalmente SwanQueen) e non solo, siete avvisat*!
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Bentrovate! Altro settimana altro capitolo!
Continuate con queste recensioni e riuscirete a farmi arrossire! :)

Buona lettura,
Aym

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Emma si pentì di aver risposto al messaggio della madre nel momento stesso in cui entrò in casa Charmings. Dire che l'atmosfera era pesante sarebbe stato un eufemismo.
David e Hook sedevano al bancone della cucina, tristi e muti, con Snow di fronte che li osservava con uno sguardo gelido.
Appena Emma chiuse la porta dietro di se la madre si girò verso di lei, rivolgendole un sorriso stanco.
“Ah, eccoti. Scusa del disturbo, ma volevo che ci fossi anche tu, ho preso una decisione.” disse Snow accomodandosi su uno sgabello e facendo segno alla figlia di fare lo stesso.
“Una.. decisione?” chiese dubbiosa Emma, spostando lo sguardo sul padre e l'amico, che ancora tenevano gli occhi bassi e non dicevano una parola.
“Si. Su questa situazione. Prima di tutto, Emma, so che non ci hai detto tutto all'incontro di oggi.” Il tono era dolce, materno. Ma gli occhi di Snow tradivano mille altre emozioni.
“Mary Mar.. Ma'. Sai che non..” sospirò Emma. Non poteva dire tutto, non ancora.
La madre alzò una mano per interromperla.
“So che non puoi ancora dirci nulla e che essendo coinvolta non sarei mai obbiettiva, ma finché non saprò tutta la verità e la situazione sarà risolta ho bisogno di stare da sola. Vi sto chiedendo di lasciare l'appartamento, almeno per un po'.” concluse Snow.
Come prevedibile, la cucina piombò immediatamente nel caos.
“Amore! Ma che stai dicendo? Noi dobbiamo stare assieme!”
“Ma io sono incinto!”
“Quindi io ed Henry..”
“Basta così!” disse Snow, spazientita “Ho bisogno di stare da sola e fino a prova contraria questo è il mio appartamento. Vi sto chiedendo spazio, spero capiate. O pensate davvero che mi piaccia l'idea di allontanare mio marito, mia figlia, mio nipote e un caro amico in dolce attesa?”
I tre rimasero in silenzio per un tempo apparentemente interminabile, poi fu David a scuotersi per primo.
“Noi capiamo amore, ma.. non ti sembra un po' troppo?” chiese Charming avvicinandosi alla moglie e tenendole le mani.
“David..” sospirò Snow, senza tuttavia allontanarsi dall'amato.
“Sai che ti amo e che il nostro è Vero Amore, voglio bene a Killian ma nel mio cuore ci sei sempre e solo tu. Sono certa che ci sia una spiegazione plausibile a tutto questo.” disse David.
A queste parole, il pirata sembrò un po' deluso, ma non disse nulla.
“Lo so, caro, anche io ti amo.” disse Snow dolcemente, carezzando il viso del marito, rigato di lacrime.
“Ma ora ho bisogno di spazio. E di tempo per pensare, sola. Questo non cambia quello che provo per te.” continuò Snow “Per tutti voi.” disse poi rivolgendosi agli altri, sorridendo debolmente.
Emma ricambiò il sorriso.
“Io e Killian potremmo andare a stare sulla Jolly Rodger, dato che le nausee si sono attenuate. Che ne dici, K?” chiese David.
“Mi sembra un'ottima idea! In effetti era da un po' che ci stavo pensando..” borbottò Hook.
Snow annuì in segno di approvazione, poi si rivolse alla figlia.
“Tu ed Henry?” chiese poi.
“Henry può stare da Regina, dopotutto ha la sua camera e sarebbero entrambi felici di passare più tempo assieme. Io qualcosa troverò, al massimo c'è sempre qualche stanza libera da Granny.” disse Emma, posando una mano sulla spalla della madre. Snow le sorrise.
“Questo però non vuol dire che non dobbiamo vederci più, vero?” chiese preoccupato David.
“Certo che no! Potremmo vederci dopo il lavoro.. ogni tanto. Ho solo bisogno di prendervi a piccole dosi, non ho certo intenzione di perdervi!” sorrise rassicurante Snow, abbracciando il marito piangente.
“Noi potremmo vederci ogni tanto, Nova mi sta insegnando a lavorare a maglia con una mano sola e mi ha detto che anche tu sei brava con ago e filo..” tentò Hook.
“Ma certo! So che Blue tiene corsi di cucito la domenica pomeriggio prima del tè, possiamo vederci la e lavorare a maglia assieme.” concesse Snow.
“Allora è deciso. Direi di partire subito, amore facci sapere tu quando possiamo vederci, non vogliamo invadere i tuoi spazi.” disse timidamente David, guardando la moglie con occhi liquidi.
“Si, non temere.” sussurrò lei, stringendolo a se.
Col cuore appena più leggero e la testa tra le nuvole, un pirata, un principe e una sceriffa si incamminarono verso le proprie stanze per fare i bagagli.

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Ci voleva solo la mia fortuna! Pensò Emma davanti alla porta del Granny's.
Ovviamente, l'orario di chiusura era passato da un pezzo, quindi ora la Swan si trovava alla mercé del freddo del Maine, in una città invasa da orchi, chimere ed altre creature affini, con un maggiolino straripante bagagli di Henry (e qualcuno suo), di notte, senza un posto dove dormire. Fantastico.
Ruby, ovviamente, era già uscita dal Rabbit Hole e non rispondeva al cellulare, probabilmente impegnata in qualche attività da camera con il fortunato del giorno.
Di certo non posso svegliare Granny, come minimo mi pianta un dardo in fronte se solo oso.
Allora che fare? Dormire in macchina come ai vecchi tempi?
Poi un'idea tanto assurda da essere sensata le attraversò il cervello.
Perché no? Al massimo si sarebbe trovata con la giacca in fiamme, cosa fastidiosa ma che le avrebbe almeno consentito di scaldarsi un po'.
Rientrò sul maggiolino, girò la chiave nel quadro e si diresse verso la propria meta, sperando per il meglio.

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La notte era particolarmente calma e fredda in mezzo alla foresta, la strada deserta.
Un lampo, un bagliore blu.
Un incalzante ritmo latino.
Lo scudo magico a protezione della città sfrigolò, si espanse, poi un'auto ed il suo occupante apparirono all'interno dei confini di Storybrooke, spandendo nella quieta foresta le voci e gli strumenti dei Gipsy King.
Neal a malapena notò il passaggio, occupato a consumare una tarda cena canticchiando qualche parola tra un morso e l'altro.
Storybrooke.. casa dolce casa.
Nelle settimane precedenti era tornato a New York con l'intento di chiarirsi le idee e, non appena era stata convocata un'assemblea d'emergenza, aveva colto la palla al balzo per sfuggire da qualsiasi catastrofe fosse in arrivo in paese.
Beh, la città è ancora in piedi, non dev'essere così grave pensò intravedendo le prime luci della periferia filtrare tra gli alberi.
Aveva evitato accuratamente di rispondere alle chiamate di Emma e suo padre, oltre che a quelle di Henry. Dopo Neverland aveva decisamente bisogno di una vacanza, gli dispiaceva essere scappato ma non credeva avrebbe potuto affrontare altro, per un po'.
Aveva riavuto di colpo Emma e suo padre dopo anni, scoperto di avere un figlio che era poi stato rapito dal suo stesso aguzzino, era quasi morto, aveva ritrovato il suo mentore e patrigno col quale divideva l'interesse per la bionda sceriffa, era tornato brevemente in patria ed usato la magia per tornare da una famiglia che conosceva a malapena. Decisamente troppo per Bae.
Inoltre, per quanto cercasse di non pensarci, Tamara era ancora una ferita aperta, mentre Emma.. Emma era un gran punto interrogativo.
Si scrollò i pensieri e i resti dell'hot dog di dosso tornando a concentrarsi sulla guida.
“Djobi, djoba..” bofonchiò tamburellando con le dita sul volante, poi un rapido movimento alla sua destra lo costrinse a girare il viso di scatto ed i suoi occhi si dilatarono a dismisura.
“Ma cosa..!” disse imprecando ad alta voce e scartando di lato.
Cosa diamine è successo, qui?
Dagli alberi un orco era apparso e gli stava correndo incontro, mentre Neal tentava disperatamente di evitare la collisione contro le piante oltre la corsia opposta.
Diamine! Non li ricordavo così veloci! Pensò pestando sull'acceleratore e tenendo d'occhio l'enorme creatura dallo specchietto retrovisore.
Una familiare nebbiolina violacea si spanse dietro l'orco, che annusando l'aria si bloccò di colpo e si girò su se stesso, giusto in tempo per essere trafitto in un occhio da una spada ed accasciarsi al suolo.
Neal accostò a bordo strada e s'incamminò verso la figura che aveva abbattuto l'orco, attualmente impegnata nell'estrarre la propria spada dal cranio orchesco.
Man mano che si avvicinava la figura gli sembrava sempre più familiare, rendendo Neal sempre più confuso.
Il giovane cavaliere stava pulendo la lama sugli abiti dell'orco, poi notando l'uomo che si avvicinava gli rivolse un sorriso.
“Che ci fai qui? E soprattutto, dove siamo?”
“Filippo?”

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Regina stava sorseggiando il quarto bicchiere di sidro e scorreva le carte posate sulla scrivania. Se non riusciva a dormire avrebbe lavorato o almeno era stata quella l'idea quando, dopo mezz'ora passata a rigirarsi nel letto, Regina si era recata nello studio sbuffando.
Aveva montagne di pratiche da sbrigare, una notte insonne davanti, eppure non un solo foglio era stato scalfito dalla sua penna, che continuava a traslocare freneticamente dalle dita della mora alla scrivania e viceversa.
Da quando la Swan era tornata dagli idioti si sentiva stranamente vuota e la cosa la irritava oltremodo. Che avrebbe dovuto fare, rimanere? Non era certo un'amica, anche se dopo Neverland.. Regina affondò la testa tra le mani, sospirando. Nemmeno il piacevole stordimento dato dal sidro le aveva liberato la testa dai pensieri, forse era tempo di concedersi un quinto bicchiere.
Il distinto squillo del campanello la riportò al di fuori dei suoi pensieri.
Chi osa? Non è possibile che ci sia ancora qualcuno tanto pazzo da disturbarmi a quest'ora della notte, con Henry in casa, poi! Pensò affrettandosi giù dalle scale.
Con la mano alzata e una sfera infuocata pronta al lancio Regina aprì la porta poi si bloccò, esterrefatta. Sulla soglia la Swan le sorrideva al centro di quella che sembrava tutta la roba sua e di Henry.
Non mi ha ancora visto ed è già pronta ad uccidermi, non è stata una gran pensata. Però morire ora.. ne sarebbe valsa la pena. Pensò la Swan, divorando con gli occhi la sindachessa, che era avvolta da una semplice veste di seta, corta e stretta quanto bastava per farle perdere il senno.
“L'accoglieresti una profuga?” disse Emma, sorridendo come un'ebete.
Regina fece sparire la palla infuocata poi arrossì nel notare lo sguardo della bionda. Senza troppe cerimonie le fece cenno di entrare e sparì in direzione dello studio, mentre Emma aggrottava le sopracciglia, non avendo capito se questa era una cosa positiva o no.
“Con ghiaccio o senza?” chiese la mora dall'altra stanza.
“Liscio!” sorrise Emma, trascinando i bagagli nell'ingresso e chiudendo la porta dietro di se.

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Quando Neal e Filippo arrivarono da Granny, la notte stava gradualmente lasciando il posto al giorno e i due erano stremati.
Dopo i saluti di rito avevano caricato il cadavere dell'orco sull'auto, operazione che aveva richiesto tutta la forza di cui erano capaci e diverso tempo. Una volta caricata la carcassa, convincere Filippo a salire sulla macchina aveva richiesto ancora più tempo, dato che l'amico non si fidava molto del “carro di ferro” facendo procedere Neal alla stessa velocità di un carrozza a cavalli perché aveva paura. L'unico modo di calmarlo era stato riaccendere l'autoradio e far partire i Gipsy Kings, che con i loro ritmi tribali avevano conquistato il giovane principe, consentendo a Neal di procedere a più di 25 km/h.
A circa metà strada erano stati fermati da una ronda notturna di nani, che li avevano liberati dal fardello dell'orco morto e ragguagliati sugli ultimi avvenimenti. A quel punto i due erano completamente storditi dalla fatica e dalle notizie e non volevano altro che affittare una stanza al Granny's B&B, salutare le ragazze e concedersi un meritato riposo.
La macchina si fermò nel parcheggio antistante al B&B e i due si prepararono ai saluti di rito.
“Siamo arrivati?” sorrise stancamente Filippo.
“Si. Ti mancano, vero?” sorrise Neal, di rimando.
“Non immagini quanto. Vorrei anche sapere come procede la gravidanza, ormai sono passate settimane..” pensò Filippo ad alta voce.
L'amico si limitò a sorridergli e gli mostrò nuovamente come aprire la portiera.
I loro tacchi non avevano nemmeno toccato l'asfalto del parcheggio che un dardo si conficcò nel cofano dell'auto di Neal. Filippo stava già mettendo mano alla spalla quando l'amico lo fermò.
“Granny, ma che ca..?!” urlò in direzione della figura parzialmente oscurata che li guardava ostile dalla balaustra. L'anziana lupa si sporse, mostrandosi sotto la luce dei lampioni e del giorno nascente. Pur essendo in veste da camera, pantofole e scialle, quando Granny Lucas aveva in mano una balestra erano cavoli amari per tutti.
“Giovanotto, linguaggio! E spegnete quella maledetta musica, vi sembra l'ora di disturbare?” disse Granny seccamente.
Neal si sporse velocemente all'interno dell'abitacolo spegnendo l'autoradio.
Filippo era al suo fianco e guardava incuriosito l'anziana guerriera e l'amico, senza capire. Lo sguardo saettò alle spalle di Granny e il sorriso si allargò a dismisura.
“Filippo!” urlarono in coro Aurora e Mulan, correndo verso il giovane.
Granny si spostò di lato per lasciarle passare ed osservò sorridendo i quattro giovani scambiarsi i saluti. Aurora era praticamente volata in braccio al suo Filippo ed il ragazzo la strinse a se con vigore, poi si staccò lentamente dalla compagna sorridendo e le appoggiò una mano sul ventre, che mostrava i primi segni evidenti della gravidanza.
Il sorriso di Granny si spense nel vedere la reazione della cinesina al bacio tra Aurora e Filippo. Come potevano essere tutti così ciechi? La giovane era persa per l'amica, ma per rispetto della coppia probabilmente sarebbe morta dentro piuttosto che ammettere i propri sentimenti. Sospirò.
Filippo si rivolse a Granny chinando il capo.
“Cortese locandiera, chiedo venia per la tarda ora. È possibile avere due stanze per dei viaggiatori stanchi?” chiese. Granny sorrise di rimando al ragazzo ed abbassò la balestra.
“Finalmente un giovanotto educato!” lanciando un'occhiataccia a Neal, poi riportò l'attenzione su Filippo “Ma certo. Accomodati pure nella stanza di Aurora, se mi seguite prendo le chiavi delle stanze per Neal e Mulan. I quattro la seguirono all'interno del B&B e Filippo allungò un borsello di monete in direzione dell'anziana padrona, ma Neal lo fermò con un gesto ed allungò a Granny la carta di credito.
“Per stavolta faccio io, non preoccuparti.” sorrise Neal, poi una volta data la buonanotte a tutti si avviò verso la propria stanza per riposare.
Mulan era appena tornata dalla stanza che attualmente divideva con Aurora portando con se un fagotto con i propri averi ed i vestiti moderni che aveva acquistato col primo stipendio da agente di polizia.
La coppia si congedò da Granny e Mulan e si diresse verso la propria stanza.
“Vieni caro, ti mostro come si usa la doccia.” disse dolcemente Aurora, le dita intrecciate a quelle del compagno.
“Che cos'è una doccia?” chiese incuriosito Filippo, mentre con la compagna sparivano in direzione delle scale.
“Ti ho messo nella stanza in direzione opposta a quella di Aurora e Filippo, spero non sia un problema.” disse Granny, scuotendo Mulan dai propri pensieri. Nelle settimane precedenti aveva preso a cuore le due ragazze e vedere Mulan in questo stato la rendeva triste.
“No, affatto!” tentò di sorridere Mulan, grata di quel pensiero. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era di sentire Aurora dare il bentornato a Filippo. Diede la buonanotte a Granny e si avviò verso la sua stanza.
Granny sospirò mentre tornava a letto, anche se per una mezz'ora soltanto.
Ho idea che la nostra guerriera si sia meritata una doppia razione di pancackes, a colazione pensò.

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Un sole piuttosto malaticcio faceva capolino dalle nubi grigiastre che si contendevano il cielo del Maine, mentre diversi km sotto di loro due figure infagottate nei rispettivi cappotti camminavano a passo spedito cimitero deserto, in direzione delle cripte.
“È sicura che abbiano bisogno di aiuto? Mi era sembrato di capire che ci avrebbero contattato una volta recuperato l'incantesimo.” chiese Gold, tentando di stare al passo con la fata.
“Regina mi ha avvisato che stamattina sarebbe andata alla cripta di famiglia per recuperare l'incantesimo che dicevi, sono certa che apprezzerà dell'aiuto extra.” rispose secca la suora, senza rallentare.
E soprattutto potrò tenervi d'occhio entrambi contemporaneamente pensò.
La cripta dei Mills si trovava verso il fondo, leggermente in disparte in mezzo a pochi alberi. L'insolito duo si avvicinò all'ingresso e la fata si fermò per far riprendere fiato all'Oscuro Signore, che respirava affannosamente. Blue tenne rispettosamente gli occhi bassi per non imbarazzare ulteriormente il mago, poi una serie di tonfi e le voci ansanti di Emma e Regina attirarono l'attenzione di Blue e Gold verso la porta chiusa, congelandoli sul posto.
“Signorina Swan, la smetta di spingere per un attimo e provi a tirare.”
“Mi chiamo Emma! Ed eravamo d'accordo che sarei stata io a spingere.”
“Bene, allora spinga! Ha finito di spogliarsi?”
“Devo essere comoda e tutta questa roba mi impaccia nei movimenti. Non dovresti toglierti qualcosa anche tu, tipo i tacchi?”
“Non ci penso nemmeno! E ora spingi!”
Un urlo e un tonfo interruppero temporaneamente la discussione.
“Maledizione Regina! Ti sei fatta male? Ho usato troppa forza?”
“Sono abituata alla sua scarsa grazia, non si preoccupi. E ora la smetta di temporeggiare e spinga, non abbiamo tutta la giornata!”
“Senti, se non hai voglia di farlo ora basta dirlo.”
“Non dica sciocchezze. E metta qui quella mano. Non è possibile che le debba spiegare ogni cosa!”
“Smettila, so benissimo dove mettere le mani. Tu piuttosto, tirati su, da qui non riesco bene.”
“Così?”
“Si, meglio. Se alzo da questa parte?”
“Ottimo, continui così! Non sapevo fosse ambidestra..”
“Sono piena di sorprese!”
“La smetta di vantarsi, si ricordi che ha un lavoro da fare.”
“Tu pensa ad abbassare la testa, dobbiamo fare assieme.”
“Sta insinuando che non faccio la mia parte?”
“No, ma vorrei meno chiacchiere e più azione.”
Il ritmo regolare di qualcosa che veniva sbattuto più e più volte nella cripta si mescolò alle voci sempre più affannate delle due.
“È sicura che debba andare tutto in una volta? Non sarebbe meglio gradualmente?” chiese Regina con un fil di voce.
“Avevamo detto tutto? E che tutto sia! Ecco, un'ultima spinta, ci siamo quasi..”
“Asp..”
Un secondo ed un terzo urlo, seguiti da un tonfo ed un breve silenzio, interruppero nuovamente le due.
“Ecco, ora girati. Voglio provare una cosa.”
“Cosa sta facendo? Tolga quel piede da li!”
“Quante storie, almeno proviamo, no?”
“Non così!”
“Un ultimo tentativo, dobbiamo vagliare ogni opzione.”
“La fa facile lei, perché non ci scambiamo di posto?”
“No grazie, sto bene sopra.”
“Lo vede? Lo vede? Lei propone nuove posizioni e devo essere sempre d'accordo, le propongo io e non le va bene! Le sembra giusto?”
“Quante storie, vieni qui e prova tu, vedrai che non è male come pensi, anzi.”
“Aspetti, ma la gamba devo girarla da quale parte?”
“Non ha importanza, ora mi giro, però farmi spazio.”
“È sicura? Non vorrei farle male..”
“Vuoi provare questa cosa o no?”
“Certo che si, ora silenzio e si pieghi!”
Una serie di tonfi in rapida successione alternati dalle urla della Swan fecero temere l'imminente crollo della cripta.
“Le sto facendo male? Vuole che smetta?”
“No, fammi solo aggrappare a qualcosa mentre..” le parole della Swan vennero inghiottite da altri tonfi.
Gold stringeva il bastone da passeggio tanto da farsi venire le nocche bianche, mentre Blue deglutiva a fatica. Nessuno dei due guardava l'altro negli occhi, le gote arrossate dall'imbarazzo.
Un ultimo grido dall'interno della cripta e i due svennero sul selciato dopodiché la porta si aprì, rivelando Emma e Regina che spingevano fuori il libro più grande e pesante che si fosse mai visto.
La Swan si appoggiò all'enorme tomo per riprendere fiato poi notò le due figure stese di fronte all'ingresso.
“Beh?” chiese girandosi verso Regina, che si limitò a scrollare le spalle.

  
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