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Autore: Majakovskij    13/07/2014    0 recensioni
Premetto che non sono un grandissimo fan delle Fan Fiction. Scrivo questa solo per allenarmi nella scrittura di un romanzo mio.
La storia si ambienta nel futuro rispetto alla trama canonica Adventure Time: Finn è adulto e non vede suo fratello da anni. Il cane vive ormai in compagnia di Lady Iridella, mentre l'umano vive nel Regno di Fuoco, che però lascerà quando verrà a sapere della morte del Signor Maiale: allora si riunirà a Jake, alla ricerca del Lich, primo sospettato. Non ci sono sottotrame romantiche, non fanno per me: se sei qui per vedere i risvolti della relazione tra Finn e la Principessa Fiamma puoi lasciar stare, non ne troverai.
Due indicazioni importanti: 1) Io Adventure Time lo guardo in americano e in contemporanea con l'America: ho iniziato a scrivere dopo aver visto la puntata "Something Big", così, se non sei già arrivato lì, non leggere questa storia, rischi degli spoiler (anche se in generale non credo ce ne saranno molti della sesta stagione);
2) Per lo stesso motivo, ho un po' di difficoltà con i nomi italiani. Li ho tradotti cercando sulla Wiki italiana e ho fatto quel che ho potuto.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn, Jake, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi fermo davanti al mobile. Inspiro. Espiro. E aspetto il momento magico. L'ispirazione divina. Poi eccola! Accendo lo stereo, a passo di danza mi dirigo verso il tavolo e rompo due uova. Verso del sale, del pepe, affetto bene una cipolla, prendo un pomodoro e poi l'ispirazione mi sfugge. La porta. Qualcuno ha bussato alla dannata porta. Sbuffo, spengo la musica, mi dirigo, di malavoglia, verso l'entrata, apro e rimango senza fiato.

L'uomo che bussa ha un braccio solo. Una pesante armatura sporca lo ricopre, porta dei lunghi capelli biondo cenere e una barba raccolta in due spessi dreadlocks che gli arrivano alla cinta. Tra capelli e barba si intravede un volto stanco, segnato da rughe e cicatrici, ma principalmente da ustioni. È come se qualcuno lo avesse ripetutamente colpito con una padella incandescente e poi l'avesse soccorso gettandogli del brodo caldo in faccia. È cambiato moltissimo, ma riconoscerei Finn tra mille identici a lui.

Maledetto, perché è venuto qui? Prima che possa dire qualcosa lo colpisco al petto con un pugno largo quanto la porta e allungo il braccio per parecchi metri. Quando atterra sufficientemente lontano dalla casa mi porto molto in alto, subito sopra di lui, assumo una forma aerodinamica e mi lascio cadere. Non voglio ammazzarlo, e con questa forma lo trapasserei da parte a parte con tutta l'armatura, così divento largo e piatto. Mi basta tramortirlo e poi lasciarlo da qualche parte lontano da qui. Magari nel deserto.

Sono troppo vicino a lui quando mi rendo conto che ha attaccato alla sua spalla un maledetto braccio di metallo: c'è un “plomp” e poi atterro diversi metri più in là. Mi sento pesantemente indebolito, perdo il controllo del mio corpo, ho l'impressione di liquefarmi. Finn si alza, si avvicina a me e intanto sgancia il braccio e se lo assicura dietro la schiena. Tenta di raccogliermi ma io mi sto allargando come una pozza d'acqua. La mia bocca è decisamente troppo larga e io a malapena riesco a biascicare “Lascia stare me e Lady”. Lui risponde che non ha intenzione di farci nulla, poi lo perdo di vista. Un occhio si sta allontanando, per conto suo, mentre l'altro è sepolto sotto la mia carne che si ammolliccia. È una sensazione orribile. Maledetto bastardo, possibile che sia venuto qui per arrestarmi? Dopo tutto questo tempo, poi? Alla fine mi sento trascinare goffamente. Ho il tatto che sfarfalla, quindi non sono sicuro, ma sento una mano e dei denti aguzzi. Vengo trascinato per parecchio, fin dentro casa. Spero che Lady torni tardi, quando Finn se ne sarà già andato. Poi svengo.

 

Mi risveglio di sera. Sento odore di caffè. Provo a muovermi: un po' a difficoltà, ma ci riesco. Bene, l'effetto era solo temporaneo. Allora sento Lady sospirare di gioia, evidentemente è rincasata e mi ha trovato in queste condizioni. E Finn? È venuto qui, mi ha quasi ucciso e poi se ne è andato? Che diamine voleva? Lady mi dice di star calmo, che ha parlato con Finn e non ha intenzioni cattive, poi se ne va. Io riesco a rimettermi in piedi e lo vedo, seduto al tavolo, che beve caffè e mi guarda. “Ehi”, mi dice, “tutto ok?”. Lo dice con quel tono che trapela senso di colpa che gli ho sentito usare tante volte, nel periodo in cui ci siamo allontanati.

“Sì, credo di sì, Che diamine mi hai fatto?”

Finn sorride, senza allegria, poi si indica il moncherino. “Poco tempo dopo che Bonnibel mi ha preso nella sua guardia personale ho perso il braccio. Così lei ha creato il gioiello che mi hai visto usare prima. Un vero braccio da guerriero: scariche elettriche, sonar, radar, emettitore di ultrasuoni, lanciagranate. Lanciava, almeno. Diciamo pure che questo braccio sta andando in malora, senza manutenzione. Poi, lo saprai, s'è fatta paranoica. Si fidava soltanto di me. Così ha fatto in modo che potessi difendermi proprio di tutti. All'altezza del gomito è incastonata una gemma che può difendermi dal controllo mentale del Lich. Dalla mano posso emettere ultravioletti per Marcy, microonde per Simon, cose così. E poi il colpo finale è stato questo emettitore di frequenze che può destabilizzare la tua struttura atomica, o qualcosa del genere. Scusami, non volevo usarlo. Non era mai stato collaudato e non ero nemmeno sicuro che saresti sopravvissuto. Però poi mi sono fatto cogliere dal panico”.

“Come hai perso il braccio?”

“Una volta Bonnibel mi aveva chiesto di accompagnarla nel deserto. Sai, sempre quella sua fissazione per il colonizzarlo. C'era un gigantesco lupo, mi ha colpito e mi sono ritrovato mezzo sepolto nella sabbia. Il braccio ha immediatamente messo le radici. Te la ricordi la spada foglia, no? Me l'ha maledetto per bene. Quel braccio era più una pianta che carne. Le mie dita si sono allungate a dismisura e il braccio si è seccato. È diventato legnoso. Alla fine hanno dovuto tagliarmelo. Ho dovuto tagliarmelo da solo, a dire il vero. Più scavavamo, più quelle dita-radici si ramificavano e andavano in profondità. Quella volta però non fu come la prima volta che lo persi. Fece male. Molto male. Per non parlarti del fatto di dover uccidere un lupo gigante in quelle condizioni”. Rabbrividisce. “Tu invece? Cosa hai fatto in quegli anni? Sei ancora con quei rifiuti?”

“Non vorrei parlarne, finiremmo solo col litigare”.

“Litigare? E perché? Sei ancora arrabbiato? Non condividi i miei metodi? O semplicemente ti brucia il fatto che io abbia ammazzato i fratelli ventriloqui e che il tuo amichetto dislessico marcisca in una prigione di Dolcelandia, sempre che non sia già stato giustiziato?”

“Tiffany. Si chiama Tiffany. E sì, ce l'ho ancora con te per questo. Hai ucciso due persone solo perché erano dei ladri. Questo è sbagliato, fratello. Sbagliato fino al midollo”.

“Erano persone immorali. Avrei dovuto lasciarle andare?”

“Tu e la tua fissazione per la moralità! Proprio per questo ti ho mollato da solo nella casa sull'albero! È tanto più giusto ammazzare tutti?”

“Sì. Senti, hai ragione tu. Finiamola col litigare. Meglio cambiare discorso. Però prima rispondi a questo: vai ancora in giro con quei rifiuti? Rubi ancora?”

“Anche se fosse? Sei qui per arrestarmi?”

“Non sono qui per arrestarti. Mi preoccupo per le compagnie che frequenti”.

“Capirai. Dopo diciassette anni viene a preoccuparti, che fratello esemplare. No, Finn. Non lavoro più con loro. Ero tornato a rubare per noia. I figli grandi” cerco Lady con lo sguardo, non la vedo “e un matrimonio che si faceva sempre più monotono. Uno prova a sopportare una vita così, ma poi bisogna trovare uno sfogo. Tornare all'avventura, non se ne parlava. Non senza di te. Così, alla fine mi sono riunito al mio vecchio gruppo. Ci sentivamo forti, abbiamo vacillato dopo il tuo raid, ma poi ci siamo ripresi. Nuovi membri, furti sempre più rischiosi. Ho smesso una volta che Lady si è ammalata. Gravemente. Non eravamo sicuri che ce l'avrebbe fatta. Poi però le cose si sono sistemate, e io ormai ero di nuovo fuori dal giro”.

“Quanto tempo fa è successo?”

“Non so. Sette o otto anni fa. Poi la vita con Lady è continuata come prima, ma dopo aver sperimentato il terrore di perderla non mi lamento più per la noia. Il denaro regalato l'ho regalato a chi più ne aveva bisogno”.

“Hai fatto la cosa migliore”.

Mah. Farmi insegnare la moralità da un assassino su commissione è una cosa che non mi va. Vorrei dirglielo, ma meglio lasciar stare. “Grazie. Tu, piuttosto, oltre a uccidere persone innocenti, cosa hai fatto della tua vita da quando ci siamo separati?”

All'inizio Finn non risponde. Incassa la mia frecciatina senza dir nulla. Si guarda un po' intorno. Sospira, prende un altro sorso di caffè. Io, senza alzarmi, metto sul fuoco una teiera. Non credo che il ragazzone sia contento della sua vita. Forse non a livello conscio. Ma sta male. Poi finalmente parla. “All'inizio mi sono ritirato a Dolcelandia. Bonnibel è stata ben felice di avermi al suo fianco. Non ero più un ragazzino. Ero disciplinato, ero diventato bravo a combattere. La mia lama si era sporcata di sangue. Non ero più impulsivo come in passato. Sapevo pianificare, sapevo condurre un drappello. Ero il suo eroe, me lo diceva sempre. Alla fine mi resi conto che non potevo scampare a me stesso: ero ancora innamorato di lei come quando ero un bambino. Ma niente da fare, lei era sposata alla scienza. Infine mi ha allontanato. Cinque anni fa. Continuo a non sapere se fosse una scusa o meno ma, dopo undici anni in cui avevo combattuto al suo fianco, dopo undici anni in cui ogni notte ho dormito nella sua stanza per proteggerla, lei mi ha detto che si sentiva a disagio con me. Ero un “non dolce” come lei mi definì,. Al suo fianco avevo perso la mia reputazione di eroe, tutti mi vedevano solo come il suo lacchè e mercenario. Al suo fianco avevo perso un braccio. Così mi ritrovai, trentaseienne, che non sapevo far nulla se non combattere, difendere, uccidere. Vendicare torti e servire principesse. Allora ho fatto la cosa più naturale. Sono andato nel Regno di Fuoco a servire la Regina Fiamma. Fa ancora male vedere il Re Cannello, ma si sopravvive”.

Sorrido. Povero il mio ragazzone. Ne ha passate tante, e è completamente schiavo delle sue emozioni. Me lo ricordo, la prima volta che tornò in casa spaventato, sconvolto e sporco di sangue. Quanto tempo fa? Aveva ventidue anni, se ben ricordo. Nemmeno la morte di Billy, nemmeno conoscere suo padre, gli aveva fatto tanto male. E non ha mai voluto confessarmi il suo primo omicidio. Decido di tentare.

“Finn”.

“Sì?”

“Ti va di parlarmi della tua prima volta?”

“Mi metti un po' in imbarazzo, a dire il vero. Fu con Betty e la cosa mi crea ancora molto senso di colpa”.

Imbarazzato mi sbrigo a interromperlo. “Intendo la prima volta che hai ucciso”.

Prima arrossisce. Poi impallidisce e abbassa lo sguardo. Con voce spenta mi risponde. “Di quello non ho voglia di parlare”.

“Suvvia! Quanto tempo è passato? Una ventina di anni, coso! Cosa può averti traumatizzato tanto?”

Gli occhi gli si bagnano. “Era una bambina, Jake”. Intanto l'acqua è calda. Verso in una tazza e aggiungo una bustina di tè. Lui prende un altro sorso di caffè. “Ricordi quella ragazzina di Dolcelandia, quel lecca-lecca verde? Era l'ennesimo anniversario della morte di Billy. Ero stanco, teso, ero triste. Poi ho sentito quella cosa gracchiante che si avvicinava alle porte del regno. Era buio, non ho visto cosa fosse. Allora, senza pensarci due volte, ho colpito. Era quella bambina. In mano aveva carta e penna. Era arrivata da me tossendo, e credo volesse solo un autografo. Il giorno in cui ho conosciuto Billy ho imparato che solo con la violenza si può salvar il prossimo. All'anniversario della sua morte ho capito una cosa anche più importante. Se vuoi impedire che i deboli periscano, devi uccidere per primo gli immorali. Se avessimo ucciso il Lich, Billy e Prismo sarebbero ancora vivi. Se avessimo ucciso mio padre e tutti quelli che sono fuggiti dalla Cittadella la principessa dello Spazio Bitorzolo, metà dei goblin, NEPTR e non so quanti altri, sarebbero ancora vivi. Se avessimo ucciso il Lich in tempo tutte quelle bestie nemmeno sarebbero uscite dalla Cittadella!” Inspira profondamente. “E se avessimo... se qualcuno avesse ucciso me venti anni fa, la ragazzina sarebbe... ancora viva”. Guarda in basso e inizia a piangere. Che cavolo, non avrei dovuto chiederglielo. Sono stato un vero imbecille. Mi allungo inglobando il tavolo e lo abbraccio.

 

Dopo un po' smette. Cerco di dire qualcosa, ma non mi viene in mente nulla di confortante. Così mi limito a dire “Ma immagino che tu non ti sia ripresentato dopo diciassette anni per picchiarmi e chiedermi cosa ho fatto in tutto questo tempo. Quindi, cosa vuoi da me?”

Finn sorride, si asciuga gli occhi, e mi fissa. “Sai Jake.. stavo pensando... che ne dici di tornare all'avventura?”

La frase mi arriva come una palla di cannone nelle budella. Sputo il tè sul tavolo, sgrano gli occhi, guardo Finn allibito. “Finn... che cavolo dici? Ti rendi conto che ho quasi sessanta anni? Mi stupisco che tu abbia ancora voglia di ammazzare, combattere, e vendicare torti! Ma io? Guardami! Non ho la pelle cadente solo perché la tengo su io. Sono stanco, sono vecchio, sono completamente inadatto a tornare a dormire all'addiaccio, combattere mostri, affaticarmi. No, Finn. Se è per questo che sei venuto, mi spiace, ma puoi anche tornartene nel Regno di Fuoco. Personalmente mi sento anche offeso. Te ne vai, mollandomi alla deriva, giudicando le mie scelte di vita, ammazzi i miei amici, poi torni, e mi chiedi di tornare indietro, come se nulla fosse? Torna a casa, Finn”.

“Hanno ammazzato il Signor Maiale”.

“Cosa!?”

“Esatto. Sai chi? Il Lich. Te lo ricordi chi ha portato il Lich a Melaverde e al Signor Maiale, vero? Siamo stati noi due. Quindi, ora che le cose stanno così, non ci rimane molto da fare: alza il tuo culo peloso e pigro e andiamo alla caccia di quel bastardo”.

“Dimmi che stai scherzando, ti prego”.

“No. Non sto scherzando. Ora puoi scegliere: ripariamo assieme il male che abbiamo fatto a quella poveraccia, vendichiamo suo marito, morto per colpa nostra, oppure mandi me da solo. Io certo non mi fermerò per mancanza di coraggio.”

“Finn, il Lich. Ti rendi conto di chi stiamo andando ad affrontare? Sai perché sei sopravvissuto a tutti quegli scontri con il Lich? La prima volta avevi il maglione di Gommarosa. La seconda volta sei sopravvissuto solo perché gli servivi vivo. Ci ha usati per rubare quelle gemme. E la terza volta avevi quel dannato sangue dei guardiani. Stiamo parlando di un essere abbastanza potente da sciogliere il cristallo della Cittadella. Speri di essere ancora abbastanza fortunato da trovare qualcosa per farla franca anche questa volta? Che so, pensi che andiamo lì e troviamo una gabbia per Lich? O magari il tuo dannato braccio meccanico ce l'ha già incorporata? Ha ammazzato Billy e l'ha indossato!”

Finn diventa rosso, ha un tremito, si alza e mi punta contro un dito con tanta violenza che mi entra per qualche centimetro nella fronte. “Va bene! Va bene, rimani qui a tremare di paura! Ma quando io e te saremo morti, chi ci sarà a salvare il mondo dal Lich? È colpa nostra se si è liberato, perché eravamo lì e perché quella lumaca era nel mio zaino! È colpa nostra, ok? E siamo stati noi a portare il bambino-demonio da Melaverde! Ora cosa vuoi fare? Tirarti indietro? Gettarti in un angolo e piangere? Bene! Ok! Piangi, ma io no. Io andrò lì e spezzerò ogni singolo osso del Lich. Non so nemmeno dove. Ma lo troverò. Il mondo si sta ingrigendo. Bonnibel e la sua Dolcelandia sono il caposaldo del progresso tecnologico e la tecnologia distrugge l'eroismo. Dopo Billy siamo arrivati noi. Ma dopo noi? Non c'è nessuno. Siamo vecchi e stanchi, ma non vedo ragazzini avventurosi pronti a succederci. Il Lich ha più d mille anni. Ormai, la vedo difficile che possa morire di vecchiaia. Perciò le cose stanno così: possiamo sconfiggere il Lich, vendicare il Signor Maiale e compiere il nostro destino; oppure possiamo piangerci addosso, ma la prossima generazione non sfornerà nessuno che difenderà il mondo. La futura esistenza di ogni forma di vita è determinata dalla tua prossima decisione, Jake. Qualsiasi cosa tu dica, io partirò. Con o senza di te. Ma da solo non so dove sbattere la testa. Io corro, pianifico, sparo, ma indagare? Mi servi”.

Diamine. Il ragazzone ha ragione da vendere. Non posso oppormi, devo andare. Se moriamo, Lady dovrà badare a se stessa, ma io non posso tirarmi indietro. Sbuffo. Sorrido tristemente a Finn. “È l'ora dell'avventura, eh?”

Lui sorride con gioia. “È l'ora dell'avventura, fratello”.

 
   
 
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