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Autore: Nembayo    13/07/2014    11 recensioni
Finn ride.
E quando ride, Rachel può giurarlo, fa invidia agli angeli.
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Finn ride.
Puck gli tira una gomitata nelle costole, scherzosa.
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Finn ride.
Quinn trova adorabile il suo sorriso, ma non la sua risata.
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Finn ride.
Santana gli grida qualcosa in spagnolo, sapendo che non può capirla.
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Finn ride.
Kurt si concentra sulla sua risata per non pensare.
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Finn ride.
E Sam non capisce.
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Finn ride.
Tina piange.
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Finn ride.
Mercedes ride insieme a lui e, tra i due, c'è da chiedersi chi abbia la risata più sguaiata.
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Finn ride.
Artie ama la risata di Finn.
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Finn ride.
Mike gli insegna a ballare, per esibirsi davanti al Glee.
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Finn ride.
Brittany non capisce, perché rida, ma le va bene.
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Finn ride.
Blaine ama la sua risata perché, Finn, prima di ridere davanti a lui, ci ha messo tempo.
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Finn ride.
Will guarda i visi dei suoi studenti, dei ragazzi del Glee.
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||Cory Monteith tribute||
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Finn Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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|| FINN RIDE ||


 

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Finn ride.
E quando ride, Rachel può giurarlo, fa invidia agli angeli.

Alza prima un angolo della bocca, poi l'altro, in un sorriso adorabile. Un sorriso che parte dagli occhi. Getta la testa all'indietro e parte nella sua risata rumorosa che, a Rachel, sembra così dolce e lieve. Rachel, quando Finn ride, ride a sua volta. O, almeno, sorride.

Perché non può farne a meno. Non può resistere al volto adorabile del suo ragazzo, che la prega con gli occhi sorridenti di ridere con lui. E lei lo accontenta, perché lo ama.
Ama ogni più piccola cosa di lui: i suoi occhi scuri, le sue labbra sottili, la sua pelle morbida e profumata – dopobarba –, il suo essere così alto. Perché, quando Finn la abbraccia, Rachel si sente sicura, tra le sue braccia così forti ma tenere allo stesso tempo.

Hanno cantato “A smile”, una volta, Finn e Rachel. Al primo anno. E sorridevano, ed erano insieme, e stavano bene. La cantano anche adesso. Rachel seduta sul letto, gli occhi chiusi, la voce calda di Finn nelle orecchie, come sempre. La voce di Finn è sempre nelle sue orecchie. La sua voce e il suono della sua risata, cose che si porta dentro da sempre, e che ha riconosciuto ascoltandolo come se fosse stata una parte di lei che doveva solo ritrovare. Per questo Rachel lo ama: perché è la sua anima gemella.

E per questo Rachel canta “A smile”, adesso.
Ma non sorride.



 

Finn ride.
Puck gli tira una gomitata nelle costole, scherzosa. Sono piegati in due dalle risate.

Puck si appoggia a Finn, incapace di restare in piedi: ride troppo. E Finn lo sostiene, o almeno sembra. Perché Puck cade a terra, con un tonfo. Sbatte un ginocchio e impreca tra le risate, perché non può smettere. E sente la risata del suo migliore amico, al suo fianco. E Puck cerca di tornare lucido perché, questa volta, Finn non lo ha retto, e gli vuole chiedere perché. Sono fratelli, e devono sostenersi a vicenda, sempre.
Puck non ha una famiglia normale, è un ragazzaccio, non riesce a fare la cosa giusta, mai. Ma c'è sempre Finn, che lo fa tornare sulla retta via, anche se ogni volta che Puck fa una cazzata, ride. Ed è per questo che anche Puck sta ridendo: perché ha appena pestato un ragazzone nel vicolo dietro un bar. È tornato a casa, ha pensato alla sua cazzata, e Finn è scoppiato a ridere: Puck l'ha sentito ridere. Ed ha iniziato anche lui, ma Finn non l'ha sostenuto. Quando Puck riesce a calmarsi gli occhi lacrimano ed ha ancora l'ombra di un sorriso sulle labbra. Un sorriso che svanisce dopo qualche doloroso istante.



 

Finn ride.

Quinn trova adorabile il suo sorriso, ma non la sua risata. È troppo sguaiata. Eppure, sentirne il suono adesso le fa piacere. Ascolta Finn ridere di qualcosa – qualcosa di stupido, probabilmente. E si ritrova a sorridere a sua volta, perché, nonostante sia fastidiosa, è anche coinvolgente, la sua risata. Quinn scuote leggermente la testa, sorridendo ancora, e si siede su una poltrona in casa dei suoi. Canta “You've got my baby”, Quinn, e Finn la accompagna con la sua voce calda. La prima volta solo Finn ha cantato quella canzone, e quella volta Quinn è stata cacciata di casa. Ma adesso cantano insieme, perché la canzone è bella, loro sono amici e ormai non c'è nessuna bambina bionda – con la cresta – nella pancia di Quinn. Quando la canzone finisce Quinn prega Finn di smetterla di ridere a quel modo, perché non c'è niente di divertente. E Finn risponde – lei lo sente rispondere – che è divertente che proprio lei stia cantando quella canzone, dopo tutto quel tempo. Quinn scuote la testa e gli risponde qualcos'altro, qualcosa che non ricorda e che non fa in tempo a finire. Perché arriva sua madre, e li interrompe. Abbraccia Quinn e la culla tra le braccia, e Quinn non capisce, e non vuole che sua madre faccia così davanti a un suo amico.

Si gira, la risata non c'è più, e lei scoppia a piangere.



 

Finn ride.

Santana gli grida qualcosa in spagnolo, sapendo che non può capirla. È stupido, Finn, non capisce l'inglese, figurarsi lo spagnolo. Quindi Santana può dirgli quel che vuole. E, mascherato da rimprovero sputa un “Adorabile Frankesteen, sei uno dei miei migliori amici, e amo la tua risata ma cazzo, adesso fermati un secondo: ridi da tutto il giorno!”, ma Finn non si ferma. Santana fa una smorfia, e Finn ride. Ha fatto una battuta, quella mattina, Santana, e Finn è scoppiato e non riesce a smetterla. Si chiede, Santana, perché Finn sia stato tutto il pomeriggio a casa sua e come mai i suoi genitori non gli abbiano rivolto parola, a pranzo. Santana ama la sua risata, forse è l'unica cosa che ama di lui, oltre al fatto di essere così dolcemente stupido. Ride con il cuore, Finn. Cuore, occhi, labbra. Trema tutto, Finn, quando ride, e si agita come un bambino. Peggio di Puck, che ogni volta, quando non c'è Finn, ruzzola per terra.

Santana dice sempre che la sua, di risate, è orribile. Sembra una racchia. La più bella ce l'ha Brittany, ovviamente, e poi Finn. Finn che è il suo Mago Panciuto buono, e a cui vuole più bene che ad un fratello. Santana sente Rachel piangere, nella stanza accanto, nella loro casa di New York, e non capisce. Ma si mette a piangere anche lei.



 

Finn ride.
Kurt si concentra sulla sua risata per non pensare ai problemi con Blaine e a Santana e Rachel che, per qualche oscuro motivo, stanno piangendo. Forse perché Finn è in stanza con lui e stanno ridendo sparlando di alcuni modelli di automobili che fanno veramente schifo, invece che passare del tempo con la sua ragazza e con la sua amica. Si sente quasi in colpa, Kurt, ma ama troppo passare del tempo con Finn, e sentirlo ridere.

Gli propone di cantare qualcosa, Kurt a Finn, e il suo fratellastro – fratello – annuisce. Così cantano “The way you are”, Dio, la prima volta che Finn ha dimostrato a tutti di accettare un gay come fratello e amico. Kurt improvvisa un balletto osceno che Finn non segue, perché lui non sa ballare, e Kurt lo sa, quindi lo perdona per questo.

Finn ride ancora, e quando ride Kurt sente gli angeli che suonano. Perchè Finn è stato la sua prima cotta, il suo primo amico vero ed è suo fratello. Perché gli vuole bene. Perché lo protegge, sempre, e sempre lo farà. Kurt lo sa.

Per questo, quando si gira verso Finn, Kurt inizia a gridare, come preso dal panico. E, sì, è panico quello che lo sta distruggendo, e che spinge Rachel e Santana a correre nella sua stanza per aiutarlo. Ma Kurt, oh, Kurt non può essere aiutato.

Rachel non sorride, Santana piange, e Kurt è nel panico.



 

Finn ride.
E Sam non capisce. Ha solo ucciso uno zombie con il suo joystick, arrivando ad un totale di dodici. Finn non ne ha ucciso nessuno, perché è occupato a parare il culo a Sam. E ride, e Sam è infastidito dalla sua risata continua che gli resta nella testa e che lo fa piangere, chinato in avanti verso la TV, mentre gioca alla play a fianco del ragazzo che, anni prima, ha creduto in lui. Perché, Finn, è il primo che ha visto il potenziale di Sam, che è tornato a prenderlo quando era perso e solo. Che l'ha eletto il leader del Glee. E Sam gli è così grato, per questo. E adesso sono entrambi a New York. Sam vive con Mercedes ed Artie, e Finn gli ha fatto visita. E giocano con i joystick, e Finn ride, e Sam è infastidito e piange, e non sa perché la risata del suo amico lo sta facendo piangere.
Ma ignora le lacrime, credendole di felicità, forse, e continua a giocare incurante del resto, del fatto che la risata di Finn non si sente più, che la TV sta mostrando un enorme “Game Over” e che lui, comunque, sta continuando a giocare. E ha ucciso tredici zombie, e Finn nessuno perché gli para il culo. Lo fa sempre, Finn. Perché vuole bene a Sam, e Sam ne vuole a lui, tanto.



 

Finn ride.
Tina piange. Non è colpa di Tina, se piange. Lo fa sempre.

Forse perché sta guardando un film romantico, Blaine l'ha rifiutata, si è appena lasciata con Mike e Finn continua a ridere, dicendole di non piangere. Ma Tina piange sempre, anche se le si rompe un unghia. Quindi piange vedendo quel film così triste e pieno d'amore. Un amore che, lei, probabilmente non avrà male.

Nessuno si innamora di Tina: prima era troppo silenziosa e solitaria e misteriosa, poi troppo irritante, una nuova Rachel più fastidioso. E, essere più fastidiosi di Rachel, non è una cosa da poco. Quindi Tina piange, e Finn ride. Ride con gli occhi, con la bocca e con il cuore. E trema tutto scuotendo il divano. Tina gli lancia un'occhiataccia, ma si blocca. Rimane con lo sguardo fisso, grida e piange più forte.



 

Finn ride.
Mercedes ride insieme a lui e, tra i due, c'è da chiedersi chi abbia la risata più sguaiata. Perché Finn getta la testa all'indietro, si agita tutto e ride forte. E Mercedes si piega in due e scoppia a ridere quasi più forte, dando pieno sfogo al fatto che, al Glee, è lei a fare gli acuti. Sente qualcuno gridarle di fare più piano, ma non capisce chi è e si chiede come mai non sgridi anche Finn. È lui che ha iniziato a ridere, e che l'ha coinvolta nella sua risata.

Hanno finito di cantare “Stand by you”, Mercedes e Finn, e lui è scoppiato a ridere.

E Mercedes la sente, la sua risata nelle orecchie, i rimasugli della sua voce calda che canta la canzone dell'ecografia. Sente la sua voce ed è contenta. E ride a sua volta.

Finn è stato il primo ragazzo fico ad accorgersi di lei non come bomba sexy, fidanzata o chissà cosa, ma come amica. Finn è suo amico, per questo Mercedes ride, e canta “Seasons of love”, adesso. E non sente la voce di Finn. Non più.



 

Finn ride.
Artie ama la risata di Finn. Ridono perché Finn l'ha appena liberato dal bagno chimico nel quale Puck l'ha rinchiuso. E Finn ha capito chi è, e sentono nell'auditorium Rachel che sgrida gli altri, e Artie è contento. Ma poi apre gli occhi e si accorge che è un sogno, perché la scena del bagno chimico è accaduta anni prima. Ma sente ancora la risata di Finn, e allora si tranquillizza. Scende con fatica dal letto e si posiziona sulla sua sedia a rotelle. Sospira, Artie, perché il suo sogno è essere un ballerino, e perché vorrebbe camminare. E poi pensa a Finn che, quando balla, dovresti rinchiuderti la testa in una cassaforte e buttare via la chiave, e ride perché, se anche lui è un disastro come Finn a ballare, allora è meglio che sia in sedia a rotelle. Si gira verso la porta, dove sa che Finn lo aspetta per spingere la sua sedia a rotelle, come fa da quando l'ha liberato dal bagno chimico.

Ma Finn non c'è, ed è strano. Magari è andato di sopra da Mercedes o gioca ai videogame con Sam. Quindi Artie non piange, ma non sorride nemmeno. Perché sa che Finn non è da Mercedes o da Sam. Non è nemmeno da lui.



 

Finn ride.
Mike gli insegna a ballare, per esibirsi davanti al Glee. E Finn è un dannato disastro, quindi è imbarazzato, e ride. Mike, anche lui ride. Ride poco Mike, perché preferisce stare solo e silenzioso in un angolo, ballare per gli altri e, soprattutto, non cantare. Perché Mike non sa cantare. E allora perché canticchia “Keep holding on”, stonando agli acuti troppo alti? E perché Finn ci mette tanto a tornare dal bagno, ma non smette di ridere? Devono andare avanti nella coreografia, e a Mike piace aspettare – l'attesa è la parte più bella di aspettare qualcosa. Ma Finn ci mette troppo. Quindi Mike fa un passo verso il bagno, e sente, dentro la sua testa, dentro di sé, la risata di Finn, più forte. E si mette a ballare qualcosa da solo, Mike, attendendo Finn, al suono della sua risata che romba nel suo petto come un ritmo incalzante, come se stesse suonando la sua batteria e non ridendo e basta.

E mentre balla Mike è triste.



 

Finn ride.
Brittany non capisce, perché rida, ma le va bene. È piacevole ascoltare la sua risata, mentre prendono il tè con Lord Tubbington all'ultimo episodio di Fondue for two. Perché, di continuare quel programma, Brittany non ne ha voglia. Forse perché, in quel periodo, non ha voglia di fare niente: andare a caccia di fatine, parlare con le Winx di smalti, impedire a Lord T di unirsi a gang di gatti randagi. Brittany è seduta sul suo pouf, che ascolta la risata di Finn e si rende conto che, l'unica cosa di cui ha voglia, in quel momento, è ascoltare la sua risata. Fuori tuona, e Brittany pensa che i tuoni somiglino tanto al rumore che fa Finn quando suono la batteria, e per questa volta non è spaventata dal temporale. Anzi, la fa sorridere. Ma quando il cielo torna limpido e Brittany si volta non è più felice. Non le piace essere triste, o piangere. Ma è quello che fa, non può farne a meno.



Finn ride.
Blaine ama la sua risata perché, Finn, prima di ridere davanti a lui, ci ha messo tempo. Non lo sopportava, Finn, pensava che Blaine fosse un narcisista subdolo ruba-assoli o qualcosa del genere. Ma poi si sono conosciuti e, Blaine può giurarlo, Finn è diventato una parte fondamentale della sua vita. Oltre ad essere fratello del suo ragazzo – ex? Come stanno andando le cose, tra loro? Male, ma Blaine vuole sistemare tutto – è anche suo amico. Tutti i ragazzi del Glee sono suoi amici. Puck, anche se è un ragazzaccio. Mike, anche se sta sempre zitto. Artie, anche se è in sedia a rotelle. Sam, anche se è stupido. E Finn. Anche Finn è stupido. Ma è più innocente, forse, che stupido. Ed è dolce, e per un amico morirebbe.

Blaine non può sentirla, quella parola, nemmeno nella sua mente. Scoppia a piangere. Morirebbe.



 

Finn ride.

Will guarda i visi dei suoi studenti, dei ragazzi del Glee.

Sono tornati due giorni prima, per la chiusura del Glee, e sono seduti in cerchio nell'auditorium. Non ci sono i ragazzi nuovi. Non c'è Sugar, o Wade; non ci sono Kitty, Marley, Jake e Ryder. Ci sono solo i suoi ragazzi, quelli che, anni prima, gli hanno cambiato la vita. Quelli che l'hanno aiutato ogni singolo momento e che lui ha aiutato ogni singolo momento. Tina e Mike sono seduti accanto, mano nella mano, e Tina piange, e Mike le sorride. Brittany è seduta tra le gambe di Santana, che le accarezza i capelli. Mercedes tiene la mano di Rachel – e Rachel è immobile, sembra una statua. Quinn tira pacchette affettuose alle spalle di Puck, chinato in avanti – ma non per le risate. Artie e Sam si guardano, e sono tristi. Blaine bacia i capelli di un Kurt seduto davanti a lui – e Kurt piange.
Will si schiarisce la voce ma non sa più parlare, non ne è capace. Perché sente la risata di Finn, tutti la sentono. E sono uccisi da quella risata. Uccisi come quella stessa risata è stata uccisa. E adesso priva ognuno di loro della vita, dell'energia, della forza.

«Non ci resta altro che la sua voce nella testa» sussurra Brittany, e tutti la guardano, e Rachel singhiozza, Kurt ha un attacco di panico, Mike non sorride più rassicurante a Tina ma piange a sua volta, Puck si alza e prende a calci la sua sedia. Anche Finn prendeva a calci le sedie, e adesso qualcun altro deve farlo per lui.

Perché, la verità, è che Finn non può ridere. Non può cantare con i suoi amici. Non può parlare con loro. Per questo Rachel non sorride. Per questo Puck cade. Per questo la mamma di Quinn la abbraccia. Per questo Santana piange. Per questo Kurt è nel panico. Per questo Sam gioca ai videogiochi. Per questo Tina non può smettere di singhiozzare. Per questo nessuno spinge la sedia di Artie. Per questo Mike è triste quando balla. Per questo Brittany non ha voglia di fare niente. Per questo Blaine si sente perso. E, per questo, Will non riesce a parlare. A rassicurare i suoi studenti. Ma cosa c'è da rassicurare, poi?
Cosa si può dire di un diciannovenne morto ad altri diciannovenni che, ormai, non hanno niente se non una risata nella testa? Niente.

Quindi Will non dice niente. Non guarda nemmeno più i volti stravolti dei ragazzi: fissa la batteria, che è stata sistemata al posto che di solito occupa Finn. Sopra la batteria c'è la sua maglia da quarterback – la stessa che Will aveva rubato – ed una semplice foto.
“The show must go... all over the place... or something”, questo c'è scritto nella targa della foto, e Will la legge e piange. Quando smette, la risata sguaiata è ancora tra di loro. Che aleggia tra quelle mura, su quel palco, attorno a quella batteria – e la suona, la scuote. Che accarezza le guance delle ragazze, tira pacche affettuose ai ragazzi, e bacia la fronte di Rachel. La sua risata che inonda le loro orecchie e li distrugge.

Finn è morto. Per questo non c'è. Per questo tutti sono tristi e per questo non possono sentirlo o vederlo.



 

Ma Finn c'è.

E non vuole che gli altri siano tristi, perché se lo ricordano con tristezza, allora non ricordano veramente chi fosse. Finn ama sorridere, e ridere. E tutti sentono la sua risata, forte, perché è quello che fa, Finn: ride. Ride per rassicurarli, non per distruggerli. Ride per far sapere loro che, nonostante tutto, devono andare avanti ed essere felici.
Ride per dire a Schuester di parlare, di rassicurare la sua famiglia, perché non devono essere così tristi.

Ride per dire a Blaine che non è perso, e che lui è ancora suo amico.

Ride per dire a Brittany di vivere, di continuare a sognare, di parlare con le fatine e con il suo gatto.
Ride per dire a Mike di ballare, e di sorridere mentre balla. E di ballare un po' anche per lui, che non ne è mai stato capace.
Ride per dire ad Artie che, gli altri, farebbero la fila per spingere la sua sedia: è solo che lui non lo permette, perché gli manca Finn, e non deve.
Ride per cercare di bloccare i singhiozzi incontrollati di Tina.
Ride perché Sam lo batte sempre, ai videogiochi, e perché non deve perdere solo perché lui non c'è più: ormai non gli può dare nessun vantaggio, e deve giocare per conto suo.
Ride per non far assalire Kurt dal panico: panico di perdere qualcun altro, oltre ad una madre e ad un fratello. E lo prega di essere felice.
Ride perché non ha mai visto Santana piangere, e perché non vuole che quella ragazza forte pianga per lui.
Ride per dire a Quinn che non ha bisogno di abbracci, perché lei ce la può fare da sola: Quinn può fare di tutto, da sola, può cambiare il mondo.
Ride perché quando è con Puck ride sempre, e per dirgli che non ha bisogno di un sostegno. Puck ha solo bisogno di andare avanti, di tornare felice e tranquillo.

Ride per far sentire a Rachel la sua risata, perché non può cullarla, baciarle via le lacrime e poi premere le labbra sulle sue, perché non può carezzarla e abbracciarla. Non più. E perché Rachel è così forte, e sa – ne è sicuro – che tornerà in piedi e che ce la farà senza di lui. Eccome se ce le farà.

Ma non lo capiscono, e Finn smette di ridere, e vede gli altri trattenere il fiato ed i singhiozzi. Si avvicina alla batteria, Finn, invisibile a tutti e persino a se stesso, quasi inconscio di quel che sta facendo. Ricomincia a ridere: tira su prima un angolo della bocca poi l'altro, sorride con gli occhi e col cuore, poi getta la testa all'indietro e ride. E scuote la batteria. Si ferma, ed inizia a cantare “Don't stop believing”.
Will propone la canzone, con voce roca: ha parlato. Gli altri annuiscono e cantano. Cantano scossi dai singhiozzi, con Finn vicino a loro che canta a squarcia gola, sperando di essere sentito. Perché, a loro, resta solo la sua voce nella testa. Ed è quello che Finn vuole continuare a fare: far sentire la sua voce nella testa degli altri, per non fargliela dimenticare, per aiutarli, per sostenerli. Finisce la canzone e Finn ride.
Rachel sorride.








||ANGOLO DI ONE||
Non so come mai abbia scritto questa cosa. Solo che ho pianto da mezzanotte alle quattro ininterrottamente, tutta la mattina dalle dieci alle due del pomeriggio e poi sono cascata in una calma apatica. Una calma dolorosa, con un vuoto incredibile nel petto e con tanta, tanta tristezza. E, adesso, quando ormai mi sto calmando del tutto, mi decido a scrivere una mini os tributo per Finn (non ce la potrei fare a scrivere di Cory, di Lea, scoppierei a piangere). E non ho pianto scrivendola, il che è assurdo. Continuo a pensare di aver già pianto tutte le mie lacrime.
Ancora non ci credo che è già un anno, un anno da quel 13 luglio 2013. E io ancora non voglio crederci, mi rifiuto. E sto male perché mi manca, e Cory era  - è - il mio idolo.
Quindi, boh, ho scritto questo.

Per le mie altre storie, abbiate pazienza, sono in un periodo un po' così, in cui scrivo tutto e niente, inizio nuove long che poi cancello e non riesco più a pensare alle long già pubblicate sul sito. Scusate.

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