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Autore: EvilOnes    14/07/2014    1 recensioni
«Ti rendi conto di non essere una bella persona, vero? Ti rendi conto che solo uno stronzo frequenterebbe una malata per pubblicizzare la sua band?»
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«Non avere paura»
«Io non ho paura»
In verità ne aveva, e si odiava per questo.
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«Hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te»
«Non ho bisogno di nessuno»
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Harry e Janet sono due persone che fanno parte di universi completamente diversi ma che, per qualche scherzo del destino, si incontreranno in una dimensione sospesa fra questi. Una dimensione dolce e accogliente dove impareranno a conoscersi e amarsi. Una dimensione che non può esistere, perché la realtà è che una storia tra loro due sarebbe troppo complicata, troppo diversa.
Basteranno la perseveranza e la speranza a sopraffare le insicurezze e le paure?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologue
 
 
Janet, come ogni martedì si svegliò alle sette e trenta del mattino e non potè fare a meno di pensare a quanto odiasse il martedì.
Come ogni giorno della settimana si trascinò giù dal letto e fece una doccia fresca, nonostante la giornata fosse abbastanza fredda.
Con i Red Hot di sottofondo (al solito) bevve il suo caffè annacquato fumando la sua lucky strike mattutina, chiedendosi dove cavolo avesse lasciato il suo cellulare la sera prima.
Come ogni mattina prese le sue solite medicine sbuffando e si lavò i denti subito dopo. Tutti le dicevano che le medicine non comportano alito cattivo, ma a lei faceva schifo uscire di casa con la stessa bocca con cui aveva preso le sue schifose medicine.
Come ogni martedì mattina uscì dal suo appartamento maledendo la serratura difettosa che le faceva perdere tempo quando già era in ritardo, e uscì dal cortile così in fretta che quasi rischiò di schiantarsi contro quel palo appena dietro il muretto.
"Ma chi diavolo ce lo ha messo?" pensò con rabbia, lo stesso pensiero che formulava ogni martedì mattina alle otto e cinque quando era in ritardo per il turno mattutino al bar.
Come ogni martedì passò dalla pasticceria Sweet Dreams e maledisse una a una tutte le persono che erano in coda al bancone prima di lei. Lo fece a mente. Aveva imparato a sue spese che farlo ad alta voce non era cosa gradita.
«Janet, tesoro?» si voltò per vedere da dove provenisse la voce e vide Margaret, la pasticcera grassoccia che ormai la conosceva, che le faceva cenno di avvicinarsi da dietro al bancone.
Si fece spazio a gomitate tra la gente in fila, guadagnandosi una gran sfilza di insulti che ignorò.
«Buongiorno, Maragaret» urlò sopra la confusione del locale pieno. «Ti prego, dammi una buona notizia, sono già in ritardo»
La donna ridacchiò «Sono la tua salvatrice» e tirò fuori un vassoio coperto. «È il solito. Passa più tardi a pagare, prima che ti licenzino per troppi ritardi»
Oh, questo di solito non succedeva.
Janet si slanciò poggiando le mani sul bancone e le stampò un bacio sulla guancia. «Ti amo»
Come ogni martedì arrivo alla casa di cura di corsa, coi ricci scompigliati e il vassoio in equilobrio precario tra le braccia.
Come ogni martedì entrò nell'atrio e poggiò il vassoio sul tavolo centrale urlando un buongiorno affinchè tutti gli anziani la sentissero, poi infilò la porta prima che qualcuno di loro potesse mettersi a chiedere se avesse preso quello o quell'altro determinato dolce.
Come ogni martedì arrivò di corsa al bar Diamond e si legò i capelli e il grembiule in vita, mentre Geremy le dava un bacio sulle labbra dicendo, come ogni martedì: «Tesoro, ti ho coperta solo per poter stare qualche minuto in più a lavorare con Mike perchè è sexy col grembiule»
Era un altro solito, noioso, odioso martedì.
 
Harry si svegliò, come ogni martedì e ogni altro giorno della settimana, alle sette e trenta, prima di reallizzare che era in ferie per un mese e che poteva dormire quanto voleva.
Ma ormai era troppo sveglio per rimettersi giù, quindi percorse a piedi nudi la sua enorme villa vuota fino alla cucina. Si chiese se si sarebbe mai potuto sentire più solo di così, e si rispose che no, era impossibile.
E mentre beveva il suo the, pensava a quanto odiasse il martedì.
Si vestì e lavò in fretta, e guardò un po' di tv picchiettando nervosamente le dita sul suo costosissimo divano di pelle, prima di decidere che non voleva più stare a casa.
Si mise una felpa col cappuccio e inforcò degli occhiali da sole.
Prese la sua macchina e sgommò sul vialetto di casa, diretto verso la pasticceria Diamond, che era sempre stata la sua preferita, per quel che si ricordava.
Mentre aspettava in fila nel locale, ringraziando il cielo che non ci fossero adolescenti che potessero riconoscerlo ma solo uomini di mezza età, vide qualcuno entrare dalla porta come un uragano e superare tutta la fila.
Tutti intorno a lui borbottarono.
Lo avrebbe fatto anche lui, ma gli era sembrata una cosa così umana, così normale, che non aveva potuto fare a meno di ridacchaire.
Un tempo era lui quello che tentava di fregare tutti e superare la fila, per riuscire a prendere un pasticcino di sfuggita prima di entrare a scuola. Non ci riusciva mai.
Ora bastava sorridere, ed erano tutti un "Prego", un "Passi avanti, si figuri", o un "Per piacere, possiamo fare una foto?".
Aspettò il suo turno e prese delle pastarelle, apprezzando il "Salve" e l'augurio di una buona giornata sinceri che la pasticciera, evidentemente ignara di chi fosse il suo cliente, gli aveva rivolto.
Pensò a come gli sarebbe piaciuto fare colazione con il resto dei ragazzi, e invece si trovò di nuovo a casa sua ad ascoltare John Meyer e magiare pasticcini, finchè decise di guidare fina a Holmes Chapel e portare quelli che rimanevano a Robin
Robin era il compagno di sua madre, e quel giorno era a casa con la febbre.
Sua madre era a lavoro, e sua sorella era sull'aereplano diretto a Londra in quel momento, di ritorno dalla Germania.
Sarebbe dovuto andarla a prendere lui all'aereoporto, nel girno di due ore.
Decisamente troppe ore.
Solitamente sarebbe stato in giro a fare interviste o preparare show.
E invece ora si trovava così, ed era solo il primo giorno di ferie.
Che martedì insolito.
 
 
Quello che ne Harry ne Janet sapevano era che, nel girno di dodici ore di quel martedì, le loro strade si sarebbero intrecciate inevitabilmente e irrimediabilmente.
 
-
 
Eilà salve :)
È la prima volta che pubblico in questo fandom.
Ok, diciamo la prima volta che pubblico in generale.
Ma avevo questa storia che mi ronzava in testa da un bel po' di tempo, e ho finalmente deciso di pubblicarla.
Non so perchè non l'ho fatto prima. Forse perchè ero un po' spaventata che potesse non piacere.
Beh, ora l'ho fatto, e ne sono felice. E sarò felice di qualunque cosa vogliate dirmi, anche se la storia non vi piace.
Feel free to tell me.
Bene, per oggi è tutto, non vedo l'ora di pubblicare il primo capitolo.
Cia'
E.
 
 
 
 
   
 
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