Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Marlene Ludovikovna    14/07/2014    9 recensioni
È il 1936 quando il giornalista inglese Thomas Bartley, durante un viaggio in Marocco, s'infatua della giovane Kitty Pfenning, una sognante ragazza austriaca sempre immersa nelle sue letture, in viaggio con i genitori.
Quando Kitty deve ripartire per l'Austria i due iniziano a scriversi condividendo tutto e continuando le loro vite. Thomas diventa un giornalista piuttosto acclamato mentre nel frattempo Kitty cresce e, con l'avvento del nazismo, è sempre più decisa a scappare per l'Inghilterra e a raggiungere Thomas.
Un legame intenso, insofferente, sincero e un po' egoistico unisce Kitty e Thomas, decisi a ritrovarsi e ad amarsi senza ritegno.
- La vide e si sentì pieno d'una gioia stridente; essa nacque spontanea dentro di lui, nel momento in cui potè risentire il corpo Kitty tra le sue braccia: ora poteva davvero sentire che era vera. Poteva toccarla, stringerla a sé e sentire il profumo dei suoi capelli.
Non erano più a Tangeri, erano a Londra. Il profumo speziato era sostituito da quello umido della stazione. Tantissimi avvenimenti si erano successi per arrivare alla loro unione e ora erano lì ed erano insieme.
“Chi tu non abbandoni, né tempesta né pioggia lo faranno tremare...” Sussurrò Kitty. -
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Parte prima

Capitolo secondo. 

 

Quella notte tiepida avvolgeva Thomas Bartley come una morbida e leggera coperta delle più confortevoli, mentre, con i piedi appoggiati al tavolino basso fumava una pipa guardando il cielo in cui non sembrava brillare nemmeno una stella.

Solo la notte.

Il fumo rilasciato dalla pipa andava ad annullarsi nell'aria, mentre Tom sentiva le nuvolette di fumo formarsi e morire.

E quella coperta si posava su di lui, dandogli il sonno, la pace.

Dio benedica i francesi che ci hanno dato la possibilità di stare in questo paradiso terrestre... Pensò Thomas che, o per stanchezza o per cinismo, ignorò la condizione a cui era ridotta la popolazione locale. Non per idologia, però. Quello non l'avrebbe mai potuto fare.

Thomas Bartley non era propriamente un uomo di quei tempi. Viveva nel passato, nonostante fosse pronto all'innovazione.

La natura di Tom era quella di uno studioso, ma anche quella di una persona che desiderava avere la situazione in mano.

Thomas Bartley era il tipo di persona che tutti si fermavano ad ascoltare, guidati dalla sua voce dal tono grave e pacato, morbido e sinuoso, s'addentrava nelle menti dei suoi ascoltatori, ammaliandoli.

E nello stesso modo lui era ora ammaliato dalla quella notte buia e piena.

Cadde nel sonno come si cade nell'illusione amorosa e non poté accorgersi di questo fatto che era già rapito dalle trame sottintese del suo inconscio, avvolto dal buio che gli dava quella confortevole ed inquietante sensazione che non esistesse nulla oltre a quel vuoto. Solo la notte.

 

 

Kitty Pfenning era abituata a dormire fino a tardi e nonostante si svegliasse alle undici, sentiva sempre un residuo di stanchezza.

Un accenno di emicrania glielo faceva capire, insinuandosi maligno nelle sue tempie, la bestia fugace.

Quel giorno però non fu così.

Kitty si svegliò alle otto di mattina e subito la sua mano corse al libro che era vicino al suo comodino, piena di un'euforia insolita.

Fu felice di assaporare un momento di energia nonostante fosse solo mattina.

Si vestì di fretta, mise un cerchietto a tenere a bada i capelli, e infilò le ballerine.

Corse giù dove c'era la sala per la colazione, e quando sentì lo stomaco contorcesi capì perché si era alzata così presto.

Si fece portare la colazione su in terrazza, dove era certa di poter leggere indisturbata.

Salì i gradini che portavano alla bianca terrazza velocemente.

Non vedeva l'ora di trovarsi in quel posto: lì si sentiva straordinariamente tranquilla.

Niente caos viennese, niente caos marocchino.

Solo lei, la vista e i suoi libri.

E certo era vero che quando vedi le cose da lontano sono molto più belle.

Tangeri per esempio – ma anche qualsiasi altra città – vista dall'alto, senza focalizzarsi su nessun particolare, era molto, molto più bella per Kitty Pfenning.

Non che non lo fosse anche concentrandosi sui dettagli, ma era meglio vedere tutto dall'esterno a volte. Contemplare.

Probabilmente era solo una fase della sua crescita, ma Kitty provava un grande divertimento nell'osservare le cose senza farne del tutto parte, a volte.

Spesso le piaceva parecchio essere una regina del dramma e in quei rari momenti poteva inserire nella sua vita tutta quella parte di sé che era piena di egocentrismo wagneriano.

Eppure nulla era bello come una città vista da lontano o di un dramma familiare visto senza esserne emotivamente sfiorati.

E quell'angelo cinico, sognante e delizioso era Marie Katharina Pfenning.

Figlia dello psichiatra viennese Albert Pfenning e di sua moglie, la tedesca Charlotte Luiz, discendente della famiglia che aveva esercitato la professione di boia a Stoccarda per diversi anni. E ora reincarnavano perfettamente la media borghesia viennese, che aspirava a diventare alta e sempre più alta.

Ma se per suo padre, Marie Katharina era Kaethe e per sua madre era Marie, per tutti era Kitty e a Kitty non importava assolutamente nulla della società che la circondava.

Quando il volto di Kitty Pfenning fu accarezzato dal sole mattiniero di Tangeri e la ragazza si ritrovò nella terrazza non notò che c'era qualcun altro.

Poi avanzando scoprì con delusione che un'altra presenza condivideva con lei la terrazza.

Costui, u uomo che vedeva solo di spalle, era fermo su una sdraio con sopra un ombrellone nel lato da dove la vista era più bella.

Kitty sentì l'entusiasmo, che prima faceva capolino da dentro di lei, afferrare una pistola per poi farla arrivare all'interno della bocca spalancata ad accoglierne lo sparo.

Malgrado ciò si appostò su una sdraio vicina ad un ombrellone e iniziò a leggere.

Agatha Christie aveva un potere magnetico per Kitty. Il crimine esercitava un certo fascino su di lei che si era segnata su un taccuino modi diversi per uccidere le persone presi da romanzi gialli e che conosceva tantissimi veleni diversi il loro uso, in quanto tempo facevano effetto, come si potevano ricavare... Un giorno desiderava riuscire ad estrarre il cianuro dai noccioli di pesca.

Nonostante avesse tutte le competenze per compiere un omicidio, Kitty Pfenning preferiva leggerne e scriverne e il suo futuro nei suoi sogni si prospettava come quello di una scrittrice di romanzi gialli.

Oltre a questo Kitty Pfenning parlava piuttosto bene il francese, l'inglese e l'italiano, infatti il malloppo di libri che si era portata erano in francese, in inglese e in tedesco.

Agatha Christie la stava leggendo in inglese e le parole ormai scorrevano fluide nella sua mente senza che dovesse fare un grande sforzo di traduzione.

Arrivò però poi ad una descrizione e ad una parola che non conosceva: capricious.

Kitty provò una grande irritazione: avrebbe voluto aver preso il dizionario, cosa che però non aveva fatto.

Provò a dedurre la parola dal contesto, ma non riuscì ad individuarne il senso del tutto.

Nel frattempo Thomas Bartley continuava a guardare fuori in tranquillità, mentre la sua pipa segnava nuvolette di fumo.

Poi come una bufera improvvisa entrò Dorothy.

“Caro, caro!”

Thomas Bartley si girò.

Kitty, che osservava tutto con gli occhiali da sole leggermente abbassati, ricordò di aver visto i due nel caffè.

Parlarono tra loro in inglese e poi la donna se ne andò composta lasciando Tom da solo, che nel frattempo aveva notato chi c'era oltre a lui in quella terrazza.

L'idea si fece timidamente strada nella mente di Kitty: avrebbe potuto chiedergli di spiegargli il significato di quella parola.

Marie Katharina non voleva essere invadente... Però doveva sapere cosa significasse quella parola per poter continuare tranquillamente la lettura senza il continuo desiderio di saperlo e poi c'era un altro motivo.

Quell'uomo aveva un fascino magnetico, una curiosità che Kitty voleva assolutamente soddisfare.

Si alzò e andò cautamente verso l'inglese, che era interamente vestito di bianco e da cui si vedevano le calze dalla fantasia blu e rossa a quadri che andavano tanto di moda in quel periodo e fasciavao le sue caviglie incrociate e le classiche scarpe Oxford ai piedi.

Kitty aveva iniziato ad intuire chi fosse, ma questo non le interessava e poi conoscere gente anche da altre parti del mondo era uno dei suoi più grandi desideri.

“Mi scusi...” Iniziò e all'improvviso si sentì molto insicura del suo inglese.

Lui si girò con un movimento fluido, non di scatto, lentamente, con un ritmo vacanziero ed ondeggiante.

Le sue sottili labbra erano incurvate in un sorriso.

, darling?” Le orecchie di Kitty si aprirono a quella voce profonda.

Arrossì e poi, sorrise, come se avesse incanalato in sé un raggio di sole.

Tom chiamava tesoro praticamente tutti. Usava vezzeggiativi, cortesie... E lo fece anche con lei.

Darling - Schatz in tedesco – acquistò un suono del tutto nuovo per Kitty e anche una nuova melodia e una piacevole connotazione alle sue orecchie.

Kitty prese un bel respiro, sentendosi alquanto patetica.

“Scusi se la disturbo, ma volevo chiederle se mi potrebbe dare una mano con una traduzione. Non riesco a capire il significato di una parola...”
“Puoi chiedermi qualsiasi cosa” rispose lui, il volto pacifico, bellissimo – in un modo per niente ovvio -, illuminato da un sorriso.

“Di dove sei? Forse posso aiutarti traducendo direttamente dalla tua lingua.”

“Sono austriaca.” Rispose Kitty.

“Che bello, di dove? Ah, vuoi sederti?”

Kitty si sedette davanti a lui, sull'altra sdraio, mentre sporta in avanti lo scrutava con le palbebre socchiuse per la luce.

“Sono di Vienna.”

“Ci sono stato a Vienna, è...” si fermò. Guardò Kitty e lei guardò lui.

Finì poi la frase, con un sussurro strozzato, sommesso: “... Incantevole”.

Kitty incurvò le sue labbra in un sorriso e posò il suo sguardo in basso, verso i suoi piedi appoggiati a terra, uniti.

“Comunque si dà il caso che io sappia il tedesco, quindi posso aiutarti con piacere.”

Kitty sorrise di nuovo. C'era qualcosa in lui che le infondeva una certa energia. Era l'essere umano più simile al sole che Kitty avesse mai visto.

Non il sole fastidioso delle due di pomeriggio, ma quello meraviglioso delle otto di sera in estate. Quello che non riesci a smettere di guardare e della cui immagine rimane un eco tra le palpebre chiuse.

“Dimmi la parola che ti serve, darling.

Darling, darling. Quella parola risuonava trillante nella mente di Kitty.

“La parola che non riesco a capire è capricious.” Disse Kitty, con voce ninfica e infantile.

“Oh, in tedesco l'equivalente sarebbe... Launisch. Capriccioso.”

“Ah!” Capì Kitty, finalmente contenta.

“Grazie mille, signor...”

“Thomas Bartley, ma puoi chiamarmi semplicemente Thomas, perché se mi chiamassi signor Bartley mi sentirei incredibilmente vecchio.”

“Non sei vecchio.” Rise Kitty.

Lui era come luminoso e lei ancora di più in quella bella mattina di giugno.

“Il tuo nome invece?”

“Kitty Pfenning.” Disse per poi aggiungere che: “In realtà sarebbe Marie-Katharina, ma dato che con il tempo in cui lo pronunci fa in tempo ad arrivare un'altra era glaciale e a scongelarsi, mi chiamano tutti Kitty.”

Il sorriso di Marie-Katharina splendeva nella luce mattutina, tutto denti bianchissimi e fossette.

Lei era inarcata un po' in avanti e anche lui era protratto verso di lei e parlavano così.

“Sei inglese giusto?” Chiese Kitty.

“Sì, si nota così tanto?” Rise Tom.

“Mh... Sì. Ma è una cosa positiva.” Sorrise Kitty. Di nuovo risaltarono quelle adorabili fossette.

“Di dove di preciso?” Domandò Kitty, di nuovo.

“Londra... Tu invece sei di... Vienna”

“Esatto.” Nel dirlo Kitty allungò un po' quella e.

“Anche se mia madre è di Stoccarda” aggiunse.

Kitty ad un certo punto si accorse dello sguardo perso in lei che le rivolgeva Tom.

Rise.

“Ehm...” Provò a parlare, ma fu interrotta dalle sue stesse risa.

Thomas Bartley restava fermo a guardarla, la testa appoggiata al gomito, appoggiato sulla sdraio.

“Mi chiedevo come mai tu abbia i capelli rossi se sei austriaca...” disse lui infine.

“Oh, non lo so. Chiedi a Gregor Mendel.” Rispose Kitty sorridente con quella voce lirica, volteggiante.

Per la seconda volta Tom ne notò la prontezza di risposta che aveva quella... Sedicenne? Di sicuro non aveva meno di sedici anni eppure sembrava così piccola.

Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciare quelle deliziose fossette due volte, tre volte, mille volte.

Tom volle sapere che libro stava leggendo e Kitty gli rispose.

Scoprì che Tom aveva conosciuto diversi scrittori e partecipava a quei salotti, a Londra. Ciò lo rese ancora più interessante agli occhi di Kitty Pfenning.

Poi sua madre venne a chiamarla per andare a vedere il souk e si alzò per raggiungerla.

“Ah, grazie mille per l'aiuto!” Disse Kitty salutandolo, con quel sorriso luminoso.

“Di nulla, chiedi quando vuoi!” Le rispose Tom con un sorriso che lei ricambiò, per poi correre dietro alla madre.

 

Angolo Autrice. 

E finalmente riesco ad aggiornare! :') 
Questi primi capitoli si concentreranno molto su i singoli avvenimenti, perché voglio approfondire bene ogni dettaglio dell'incontro, analizzando i personaggi, le loro sfumature.
Rendere precisa questa parte servirà a far apprezzare di più la seconda e la terza a voi lettori, a parer mio
Un'altra cosa che volevo dire è che io la conversazione tra Tom e Kitty me l'ero immaginata tutta in inglese specialmente le voci di Kitty e Tom nella mia mente sono quelle in inglese - Kitty squillante che dice: "I don't know, ask Gregor Mendel" nella mia mente è l'amore -  solo che penso sia meglio - essendo questo un racconto in italiano - scrivere sempre i dialoghi in italiano, a parte qualche parola che suona e deve suonare così, vedi darling.
Quindi... Spero di non aver annoiato nessuno e che questo secondo capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio e alla prossima,

Marlene Ludovikovna

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Marlene Ludovikovna