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Autore: trullitrulli    31/08/2008    3 recensioni
Vedere due stelle cadenti contemporaneamente è un fenomeno più unico che raro, che cosa può succedere se si esprime un desiderio in questo caso? Bulma e Vegeta le hanno viste quando erano ragazzi e hanno chiesto la cosa che più preme sapere a qualcuno: il futuro. Ma è davvero giusto rivelare loro gli avvenimenti di cui saranno protagonisti? Si può sempre arrivare a un compromesso: un'avventura ambientate prima del ritrovamento della prima sfera del drago. Come si risveglieranno Bulma e Vegeta dopo aver espresso il desiderio?
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Lah?- chiese intimorita Bulma fissando il paesaggio che le si presentava sotto gli occhi e deglutendo rumorosamente.
-Si?- fece lui di rimando.
-Non credo che questo sia il modo giusto- fece lei adirata in un misto tra scocciata, per essere stata rapita e portata a qualche metro di troppo dal suolo, e impaurita; timorosa per la sua sorte una volta che il piccolo avesse messo in atto il suo piano, che lui riteneva geniale e, infallibile.
-Si invece, sono sicuro che prenderai un tale spavento che volerai pur salvarti la pelle- disse lui con aria esperta, sicuro dei suoi metodi educativi.
-Ma se davvero poi non funziona? A questa altezza non ce la farò a rimanere intera- disse sperando di persuaderlo a desistere dal suo intento.
-Se continuerai ad agitarti così cadrai prima del tempo, andrà tutto bene, se non ci riesci ti vengo a recuperare io prima che tocchi terra- disse barcollando un po’ salendo ulteriormente, quotando bene quale fosse l’altezza giusta da cui far precipitare Bulma.
Lei fissò di nuovo il tratto boschivo che stavano sorvolando valutando bene le parole del piccolo, ponderando la sua decisione per stabilire se fosse il caso di fidarsi.
“Assolutamente no!”
-Ci ho ripensato- disse aggrappandosi al collo di Lah e stringendo più che poteva la presa sulle sue spalle – Non voglio imparare a volare, mi porterai tu sulle spalle ogni volta- continuò in preda a una vertigine mentre cercava di non guardare più la coltre verde sotto di loro.
-Bulma staccati- la incoraggiava tentando di levarsela di dosso.
-Bulma mi fai perdere l’equilibrio. Bulma!!! Bulma, staccati!!!
Per tutta risposta lei cominciò a piangere –No!!!Io non salto. Sono troppo giovane e bella!Voglio tornare a casa!- piagnucolò lei.
Lah stava pericolosamente perdendo quota e stabilità, oltre che alla poca pazienza di cui un bambino di otto anni è munito
In oltre, per lui, il peso di Bulma non era indifferente e già era un prodigio se era riuscito a salire fin là su trascinandosi dietro la ragazza.
-Smettila di agitarti- imprecò lui tentando di calmarla mentre scalciava, si dibatteva, piangeva e implorava -Lah! Portami giù!Portami giù!- tra un singhiozzo e l’altro.
-Se non la smetti finiamo giù tutti e due-
Bulma ignorò le sue raccomandazioni continuando a sbracciarsi in preda al panico.
-Bhuaaaaahaha voglio scendere. Fammi scendere-
-Bulma basta-  si ritrovò a urlare lui.
In quel momento caddero: Lah aveva perso forze ed equilibrio.
-Lah fa qualcosa- strepitò lei.
-Non posso! Pesi troppo- le urlò di rimando lui con un tono che sapeva fin troppo di insulto.
-Cosa!? Come ti permetti brutto…- e mentre nelle frazioni di secondi seguenti Bulma esponeva al piccolo Lah ciò che pensava di lui con appellativi poco lusinghieri, la loro caduta venne interrotta.
Bulma cacciò un urlo che echeggiò per tutto il bosco: era stata afferrata per la coda, riprese i suoi mugolii sommessi poiché non voleva dare a vedere al suo salvatore che stava piangendo.
-Ahia mi fai male, fammi scendere, lasciami- inveì lei riprendendo a scalciare, il che ebbe, come unica conseguenza, quella del rafforzare la stretta sulla sua protuberanza per evitare che cadesse.
E quindi: più dolore.
-Sta zitta altrimenti ti lascio per davvero- la riprese una voce femminile.
Bulma guardò la sua salvatrice che ora si rivolgeva al piccolo Lah, il quale era saldamente tenuto per l’estremità della tunica rossa che indossava, e veniva guardato con rimprovero.
-Lah!Ma che cosa ti è saltato in testa?-
Il piccolo abbassò lo sguardo colpevole, non vedendo come sottrarsi alla paternale alla quale la madre, ne era certo, l’avrebbe sottoposto.
-Volevi gettarla da questa altezza? Dovresti vergognarti-
Bulma aveva dipinta in volto un espressione da povera vittima di uno sbaglio altrui provando un sottile piacere nel vederlo in difficoltà.
Decise di intervenire per vendicarsi per averla esposta ad un simile pericolo.
-Io te l’avevo detto- disse con un sorrisetto appagato.
Lo sguardo inclemente di Maya si andò a incrociare con gli occhi azzurri della ragazza che ancora fissavano Lah.
-E tu signorina- la richiamò Maya.
-Più tardi discuteremo del modo in cui ti dimenavi lassù rischiando la tua vita e quella di mio figlio e delle parole poco carine che gli hai rivolto-
L’immaginaria aureola dell’innocenza si spostò dalla testa foltamente coperta di capelli azzurri di Bulma a quella viola e munita di antenne del piccolo Lah, il quale non perse tempo a deridere Bulma facendole la linguaccia.
Maya sospirò –Siete proprio impossibili! Coraggio Bulma! Conosco un metodo migliore per farti imparare a volare-
Quest’ultima frase venne pronunciata guardando significativamente Lah che di nuovo abbassò umilmente lo sguardo sentendosi, nuovamente, responsabile e intrecciando le dita delle manine dietro la schiena.

 
Maya scese lentamente di quota andandosi a posare nel mezzo di uno spiazzo erboso.
Bulma si massaggiò la radice della coda azzurra lamentandosi sommessamente.
Lah intanto, una volta liberatosi dalla presa di Maya, si era alzato in volo e si era andato ad appollaiare sul ramo di un albero per osservare la lezione della sua mamma.
-Bulma per favore alzati- disse facendole segno con la mano di avvicinarsi.
Una volta vicina le afferrò la coda e le alzò la gonna.
Indispettita Bulma si divincolò dalla presa di Maya, ma questa l’ammonì con uno strattone che la fece gemere.
-Sta ferma!Vuoi che la coda ti sia di intralcio mentre ti eserciti? Bada che ci vuole molta concentrazione- la avvisò mentre le legava la striscia di pelo azzurro in un nodo e lo nascondeva sotto le tulle della gonna.
Bulma si girò con le braccia incrociate e un aria piuttosto stizzita e indignata.
-Non sarà poi così difficile, io sono la grande Bulma Brief, non sarà un impresa per me-
Maya portò le braccia incrociate al petto e la guardò con aria di sfida.
-Allora potrai benissimo imparare da sola- intimò lei avviandosi verso l’albero sul cui ramo più grosso si era accovacciato suo figlio.
-Ehi aspetta! E io che dovrei fare qui?- disse allargando le braccia per indicare il piccolo spiazzo verde.
-Sei tu la grande Bulma… come hai detto che ti chiami…ah si… Brief, non sarà un impresa per te capire come si impara- la canzonò lei.
Bulma strinse i pugni; non aveva voglia ne tempo di discutere o di essere garbatamente presa in giro.
-Va bene! Scusami! Adesso mi puoi insegnare?- fece lei tentando di essere il più umile possibile, ma dando a vedere di essere, solo, molto seccata.
-Va bene- disse con un sorrisetto soddisfatto lei, riavvicinandosi.
-Mettiti qui al centro della radura- disse indicandole un punto indefinito nel centro della piccola piazza verde.
Bulma le obbedì e si posizionò dove le aveva indicato.
-Bene- fece lei.
-Per cominciare- e le mise una mano sulla spalla – devi essere molto concentrata e rilassata, distendi i muscoli, devi solo rimanere qui, respirare e cercare di non pensare a null’altro se non a volare, sentiti leggera- disse lei come se si trattasse davvero di una cosa semplice.
Bulma sbatte un paio di volte le palpebre prima di formulare una frase di senso compiuto –Tutto qui?-
Si pentì subito di quel che aveva proferito e puntò gli occhi verso il basso per dare ad intendere che si era ravveduta, ma Maya rimase calma e addirittura le sorrise.
-Provaci- le disse con tutta la tranquillità di cui era dotata e si allontanò da Bulma per lasciarle lo spazio necessario, raggiungendo il figlio.
Si distese all’ombra dell’ albero che era diventato la postazione di osservazione del figlio e osservò la scena godendo del fresco.
Bulma cominciò a dondolare le braccia avanti e indietro insieme al corpo e quando le parve che i muscoli delle gambe fossero sufficientemente distesi provò a rilassare anche la mente, come le aveva consigliato Maya.
Si mise in punta di piedi, forse, attendendo che una forza misteriosa la sollevasse dal suolo.
Più il tempo passava più si adirava vedendo il piccolo Lah rincorrere, volando, una farfalla dalle ali di un giallo acceso.
Un moccioso di otto anni volava come un uccellino e lei, la grande Bulma Brief, non ci riusciva.
Rivolse un astioso sguardo a Maya che se ne stava pigramente distesa a osservare le nuvole correre spinte via veloci dal vento che fischiava e sibilava tra gli alberi della foresta.
-Ehi- la richiamò.
Con tutta la pacatezza del mondo Maya alzò lo sguardo calma e sorridente, il che fece inasprire ancor di più Bulma.
-Hai intenzione di aiutarmi?Vorrei imparare a volare il prima possibile- disse incrociando le braccia al petto imbronciandosi come una bimba capricciosa stanca di aspettare.
Maya raccolse una margherita prendendo a sfiorare i petali con le affusolate dita violacee minacciando di strapparli e attorcigliandone il gambo.
-Allora?-
Maya non staccò gli occhi dal fiore che aveva avuto la sfortuna di cadere tra le sue mani.
-Credevo che ci saresti riuscita da sola-
Bulma la fissò adirata, stava forse mettendo in dubbio le sue capacità?
-Come sarebbe a dire?-
Maya lasciò la margherita al suo destino e prese a armeggiare con la sacca che si era portata dietro.
-Ci vuole circa un anno per imparare a controllare la propria energia- proseguì estraendo oggetti più o meno inutile dal contenitore –per volare è necessario avere un minimo di questo controllo, forse esiste un modo per aiutarti a concentrarti -
Estrasse dalla borsa in tela un oggetto lungo e lucido.
-Siediti e riprova-
Bulma si gonfiò di indignazione sbuffando scocciata e obbedendo al comando ricevuto.
Una volta seduta prese a torturare i fili d’erba con le dita guardando di sottecchi Maya che continuava a brigare con l’oggetto.
-Rimani concentrata- intimò lei senza neanche guardarla.
Bulma sbuffò sempre più seccata e decise che il modo migliore per rilassarsi; era imporsi di non guardare quella donna così irritante e chiuse gli occhi.
Tentò di distendere il suo volto crucciato in un espressione più rilassata, riuscendoci.
Respirò a pieni polmoni l’aria che le soffiava in faccia svuotando la mente e rilassandosi a tal punto che avrebbe potuto addormentarsi con quel silenzio.
La quiete fu rotta dal suono modulato di un flauto.
In uno stato in villico tra la consapevolezza e il torpore che precede un sonno lungo e pesante schiuse infastidita una palpebra per constatare che Maya soffiava in uno strumento lungo e sottile, muovendo le sue dita affusolate sopra i fori dell’arnese.
Ad ogni soffio un suono melodico riempiva l’aria e Lah cominciò a dondolare le gambe che penzolavano dal ramo al ritmo della musica.
Bulma richiuse l’occhi e smise di spiare l’ambiente circostante, lentamente la musica flemmatica cominciò a modificarsi, divenne un continuo trillare, un ritmo incalzante e orecchiabile.
Maya muoveva veloce le dita sui buchi dello strumento musicale e cominciò a tenere il ritmo della musica battendo il piede sull’erba umida.
Bulma seguiva le note con attenzione e dopo l’ennesimo ritornello era in grado di prevederne il corso, inconsciamente cominciò a canticchiarla senza che le sue labbra si dischiudessero le sue corde vocali cominciarono a intonare le strofe e i ritornelli e ogni qual volta la canzoncina si esauriva e terminava con un suono lento e di volume decrescente riprendeva dall’inizio.
Lentamente, quasi a millimetri cominciò a sollevarsi da terra, i fili d’erba le sfioravano le gambe nude e l’orlo del
vestito non si era ancora completamente staccato dal suolo, ma… levitava anche se di pochi millimetri levitava, come sollevata da un vento che soffiava dal basso verso l’alto.
I suoi capelli cominciarono a svolazzare verso il cielo e ricadendole sul viso.
Questa brezza in grado di farle vincere la gravità sembrava soffiare a intervalli, ogni volta che veniva a mancare per qualche frazione di secondo Maya e Lah sussultavano, pronti a scattare nella direzione di Bulma.
L’orlo del suo vestito cominciò a staccarsi dall’erba, umido per il terriccio bagnato e la gonna cominciò a gonfiarsi del vento che tirava.
Bulma aveva assunto un’espressione corrugata, come se fosse alle prese con il problema tecnico del motore più complicato che suo padre avesse mai costruito.
Le gambe incrociate, le mani serrate sulle gambe, gli occhi chiusi e il vento che la trascinava in alto sempre più verso
una nube.
Ormai aveva superato l’altezza dell’albero dove si era sistemato Lah e Maya la osservava con il naso all’insù sempre suonando il flauto.

 
La musica cominciava ad allontanarsi divenendo, con lentezza, gradualmente più fievole fino a diventare un lontano mormorare.
Il freddo cominciava a pungerle il viso come aghi di ghiaccio, l’umidità a cui andava in contro tra le nuvole si faceva sentire sulla sua pelle e l’aria di fece più rarefatta.
Ormai era ad un’altezza non indifferente e la musica non poteva più essere distinguibile dalla voce del vento.
La presa con cui stringeva i lembi del suo vestito cominciò ad attenuarsi rilassò i muscoli del viso e lentamente aprì gli occhi.
-Maya?-
Gli occhi adesso erano spalancati sul vuoto davanti a lei, solo una fitta nebbia umida la avvolgeva senza lasciar intravvedere un fazzoletto di cielo azzurro.
Era finita nel bel mezzo di una nuvola.
Da lontano poteva sembrare qualcosa che aveva una consistenza, morbida e fresca come un cuscino, un materasso accogliete dove sprofondare per fare un sonnellino, simile al coton fioc, alla morbida ovatta.
Da piccola molto spesso si era chiesta come sarebbe stato toccarla, ma ora che c’era in mezzo capiva che si trattava di una patina bianca e grigia che impediva la vista, per niente morbida e comoda, solo nebbia; quella che contribuisce a dare una atmosfera lugubre e spettrale ai film dell’orrore, e, per di più, fredda.
Sussultò e sciolse le gambe che prima teneva incrociate ritornando in posizione eretta e irrigidendosi.
Il suo equilibrio già cominciava a vacillare, temeva che a poco a poco, la concentrazione, e la forza che la reggeva in aria, si sarebbero dissolte e lei sarebbe precipitata senza scampo.
La voce del flauto aveva del tutto smesso di intonare la canzone, non si sentiva più quel mormorio così melodioso e piacevole.
Si mise a canticchiarla di nuovo per farsi compagnia, per riempire il silenzio, per non farsi prendere dal panico, per consolarsi.
-Bulma!-
La voce di Lah, una voce amica.
-Lah-
Pronunciato il nome Bulma vacillò, descrisse dei cerchi con le braccia per tenersi in equilibrio.
-Lah aiutatemi-
-Tranquilla Bulma ti recuperiamo- sta volta era la voce di Maya -Rimani ferma dove sei e non provare a muoverti-
La stavano cercando, l’avrebbero portata giù, ma perché ci mettevano così tanto?
In una nube non potevano certo affidarsi alla vista… se solo avesse potuto parlare, ma ogni minimo movimento, persino il vibrare delle corde vocali, sembrava sbilanciarla.
Riprese a canticchiare la canzone ma per poco non perse del tutto la calma, per un momento i fili invisibili che ancora la teneva sollevata e precariamente al sicuro vennero a mancare, scese vertiginosamente di quota e cacciò un urlo ma come se le corde invisibili si fossero improvvisamente tese lei ritornò stabile e ferma.
Con gli occhi serrati e la coda che si era sciolta e che ora era irrigidita dietro di lei sfiorò qualcosa.
Ritrasse il prolungamento al tocco freddo di qualcosa che sembrava metallo e per poco non cadde all’indietro.
Lentamente si voltò per appurare chi si nascondesse dietro di lei, non potevano essere Maya o suo figlio, la avrebbero afferrata, non si sarebbero nascosti.
Lah era solo un bambino, era vero, poteva aver deciso di farle uno scherzo idiota, ma non pensava che arrivasse a volerla spaventare in una situazione del genere, era troppo importante.
Metri e metri la separavano dal suolo, e, a tenerla ancora in aria era la debole energia che aveva imparato a sprigionare.
Un bip proveniente da un apparecchio meccanico le fece irrigidire ancora di più i muscoli della schiena, mentre un brivido le attraverso la schiena dall’estremità della coda fino al collo.
Gli occhi sbarrati davanti a se si rifiutavano cocciutamente di guardare chi ci fosse dietro.
Un ombra velocissima le si parò davanti a qualche metro di distanza, era a braccia incrociate, come se si aspettasse una mosso da lei, ma, una volta che ebbe chiuso e riaperto le palpebre non’ era più svanita come un miraggio.
Sbatte ancora un paio di volte le palpebre ma non riapparve.
Si rassegnò a pensare che, con tutto quello che le stava capitando, si stava suggestionando da sola quando sentì un respiro caldo sul suo collo.
Sbarrò gli occhi e si voltò di scatto, ma quel movimento riflesso fu sufficiente da far svanire completamente la forza che la salvava da un salto nel vuoto.
Scese di quota di alcuni centimetri quando senti una stretta forte e dolorosa al suo polso.
Da li poteva distinguere le diverse sfumature di verde delle colline che si stendevano sotto di lei che diveniva quasi marrone a causa dell’erba secca e gialla. Poteva vedere le nubi che si facevano più rarefatte e che venivano disperseda un vento gelido che aveva cominciato a soffiare.
La sua testa scattò in direzione del sostengo e della voce che disse.
- non sai neanche reggerti in volo sciocca bastarda mezzo sangue-

 Bastarda…
Quella parola la ferì più di quanto non avesse potuto immaginare, aveva sentito chiamare altra gente con quell’appellativo: a scuola, per strada, sull’autobus di ritorno a casa.
La fece sentire miserabile, cosa che non poteva mai aver provato a casa sua tra tutte le comodità della sua ricca vita.
Lei una bastarda?
Per cosa?
Non era certo una figlia illegittima…o almeno non ricordava di esserlo…nessuno doveva insultare Bulma Brief nemmeno se era…
Una volta girata vide un ragazzo.
Quanti anni poteva avere? Sedici? Diciassette?Aveva un bel viso dai lineamenti duri e spigolosi, dei capelli ritti sulla testa, neri e a forma di fiamma con l’attaccatura dei a V e una fronte spaziosa e ben disegnata.
Occhi neri tanto quanto i capelli, anzi più neri, quando Bulma li incrociò le sembro che silenziosamente la minacciassero di morte, belli e profondi.
Alla parola bastarda la stretta sul polso della ragazza si rafforzò.
Bulma strinse i denti e affondò le unghie sui guanti dello sconosciuto sperando di raggiungere la carne.
Rise del suo patetico tentativo di fargli male, lesse nei suoi occhi che l’offesa aveva sortito l’effetto sperato, si era indignata a tal punto da sfidarlo.
-Bastarda…-gli fece eco lei come se stesse analizzando la parola come per assimilarla, per non dimenticarla, per legarsela al dito, per meglio comprende il motivo dell’insulto   -Bastarda?- odio puro le passò negli occhi come un bagliore improvviso ed effimero, sibilò a bassa voce con la mascella serrata.
-Non osare mai più…chiamarmi…così-Le sue unghie stavano scavando per ferirlo, rafforzò la stretta.
Il riso strafottente di Vegeta non era scomparso, anzi, si era trasformato in una smorfia di intimo compiacimento e scherno.
-Cosa credi di fare? Mocciosa. Dovresti essermi grata, ti sto salvando dal vuoto qui sotto- disse dando un occhiata al paesaggio- di un’altra parola e ti lascio andare.-
Bulma si morse il labbro livida di rabbia e inasprita.
Poteva leggerli in viso la soddisfazione di averla zittita.
La sollevò ancor di più in modo che i loro visi fossero alla stessa altezza, la fisso storcendo il naso.
-Mpf-
L’oculare che aveva fissato all’orecchio sinistro segnalò un numero scritto in giallo che risaltava sul vetro verde, Bulma lo lesse al contrario; era una cifra bassa.
Il congegno emise un
suono di allarme e una freccia sulla lente segnalò la direzione alla sinistra dal ragazzo, subito seguita da un altro numero.
-Bulma!Bulma mi senti?-
“Lah”
-Il moccioso…-
Ebbe l’impressione che stessero salendo di quota, si addentrarono ancor di più nella nebbia, Bulma osservò prima il basso, i prati che si allontanavano che venivano ricoperti dalle nubi e poi la freccia sul vetro verde che ora, accano al numero segnava giù.
-Ti verremo a prendere- intimò il ragazzo, sembrava più una minaccia che una promessa-non sfuggirai alla luna-
Non riuscì a non farsi sfuggire una smorfia di terrore.
Il polso venne liberato dalla stretta e non ci fu più nulla che lei potesse fare per salvarsi.
Cadde nella nube osservando piena di rancore Vegeta che si godeva la scena perfettamente immobile con il sorrisino che si allargò ancor di più sulla sua faccia.
Qualcosa la fermò, piuttosto lei cadde su qualcosa.
Si girò, sotto di lei c’era un sofferente Lah che lottava per resistere all’improvviso peso che gli era caduto in braccio.
-Bulma disse con la voce soffocata dallo sforzo.
-Lah!!!- esultò lei prima di rendersi conto che il ragazzo poteva ancora essere là, ma non c’era.
Se ne era andato, lasciandola con una minaccia.
Rabbrividì al pensiero della promessa che i suoi occhi contenevano, rabbrividì al ghigno che aveva stampato in faccia quando l’aveva lasciata andare, rabbrividì al pensiero del piacere che aveva visto nel suo sguardo nel vederla impaurita,…rabbrividì.
“non sfuggirai alla luna...”

Perdonatel'immenso ritardo di questo capitolo ma sono stata in vacanza per un mese, e francamente l'ispirazione è venuta a mancare, ho scritto questo capitolo pezzettino per pezzettino e il risultato neanche mi soddisfa più di tanto...be alla fine ho postato, con immensa fatica e una decina di consutazioni con mia sorella per capire se fosse giusto cancellare o pubblicare ma alla fine questo capitolo è stato postato ( per nostra immensa sfortuna nd tutti)

BulmaMiky:Lo so, lo so devo scrivere sopratutto per me stessa, in fondo è quello che fanno quelli di questo sito no? Scrivono principalmente per amore verso la lettura e verso i loro anime manga e tutti gli altri generi esistenti in questo sito, anche se un commentuccio fa  sempre piacere riceverlo.

Umpa_lumpa 1:Grazie sono felice che ti piaccia sempre di più ( e naturalemnte sono felice che tu stia notando i miei miglioramenti, a detta tua, perchè questi "miglioramenti" io proprio non li vedo) mi fa piacere che tu abbia trovato comica la scena dove tentano di reciderle la coda, mi ha sorpreso perchè non era nata a scopo di far ridere ma doveva essere un semplice " intermezzo" ebbene si i guai ci saranno e sono presagiti anche da Vegeta in questo capitolo.

Umpa_lumpa 2: Non ti preoccupare mi fa sl piacere ke tu recensisca (^^ancora resisto ai tuoi commenti)

  
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