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Autore: London Eyes    14/07/2014    2 recensioni
"Alcune persone, dicono che sono nate come sono destinate ad essere.
Alcuni dicono che è il risultato di come sei stato cresciuto.
Il problema con quella teoria è che avevo i migliori genitori normali che si potessero immaginare."
Cosa succede se in un mondo di omosessuali e lesbiche, fossi tu "Etero" ad essere deriso dagli altri?
Tratto dal video: "Love is all you need?" E' una rielaborazione del mini-film, aggiungendo parti che ho completamente inventato. Spero lo apprezziate! :)
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1.
Alcune persone,  dicono che sono nate come sono destinate ad essere.
Alcuni dicono che è il risultato di come sei stato cresciuto.
Il problema con quella teoria è che avevo i migliori genitori normali che si potessero  immaginare.
 
- Jodie, sei pronta?-
Tutto era così facile e semplice. Guardavo le mie mamme e pensavo che un giorno sarei diventata come loro: felice e con una vita normale.
- Jodie, forza, altrimenti arriviamo in ritardo!-
Ma qualcosa mi diceva che non sarebbe andata affatto così.
- Arrivo mamma! Non riesco ad allacciare il fiocco dietro alla schiena!- dissi visibilmente in difficoltà.
- Vieni qui, ci penso io, Tesoro- la voce di mamma Honey era dolce. Proprio come il suo nome.
- No, voglio farvi una sorpresa con il nuovo vestitino che mi avete comprato, addosso!- urlai dall’altra parte della stanza. Le mie mani piccole e goffe provarono più e più volte a creare un fiocco, con il cinturino di seta rosa, ma fallivano miseramente ogni volta.
- Sarai meravigliosa comunque anche senza fiocco. Esci fuori, che siamo curiosissime!- rispose mamma Cher.
Il fiocco era quasi fatto. Un ultimo giro e… ecco! Il lavoro era concluso! Ora potevo esibirmi felice in una delle mie sfilate più chic e stupire i miei genitori, che mi avrebbero accolto con un applauso. Non vedevo l’ora.
- Ecco, ce l’ho fatta! Ora sono pronta! Attenzione che arrivo! – mormorai con un sorriso a trentadue denti.
Appena varcai la soglia del salotto, scoppiò l’applauso tanto atteso e piroettai due volte per far girare il vestitino bianco di cotone delicato.
- O mio Dio, Jo, sei stupenda!- urlarono all’unisono.
L’applauso finì e insieme mi presero per mano e ci dirigemmo fuori casa. Con le mie scarpette facevo invidia ai calzolai più forniti della città, con il mio vestitino decorato con pizzi e fiorellini, ero meglio che una principessina, con la mia complicata acconciatura le parrucchiere più famose, mi avrebbero di sicuro invidiato. Almeno, questo era quello che pensavo. Appena girato l’angolo l’auto blu delle mie mamme, comparve più scintillante che mai.
- Muoviamoci che tra poco inizia il matrimonio!- esclamò mamma Cher.
- Guidi tu o io?- chiese mamma Honey.
- Fai tu, io mi occupo di Jodie.- rispose.
Mi sollevò, mi poggiò sul seggiolino e mi allacciò le cinture.
- Si parte! – gridai felice. Non avevo mai assistito da un matrimonio e l’idea mi eccitava molto. I lunghi boccoli color del grano maturo, mi solleticavano le guance e ridacchiai per tutto il viaggio. Immaginavo lunghi abiti da sposa bianchi tutti elaborati ed acconciature complicatissime. Subito mi ritrovai a piroettare con indosso uno di quei abiti principeschi e a lanciare l’enorme bouquet di gigli e tulipani rossi. I miei fiori preferiti, all’epoca.
Una voce mi distolse dai miei bizzarri pensieri, offuscandoli e facendoli sparire.
- Forza Jodie, siamo arrivate, ora scendi. Guarda quanta gente assisterà al matrimonio!- mi sussurrò mamma Cher, ad un’ orecchio.
- Che bello!- dissi sorridendo.
Appena  riuscii a scendere, mi sistemò il vestitino e mi prese per mano. C’erano così tante persone vestite bene e cotonate, non riuscivo a contarle. All’improvviso mi sentii a disagio. Un gruppo di uomini che si tenevano per mano, si avvicinarono a noi con altre due donne dietro e ci salutarono. Non badai molto a loro, ero intenta a cercare le due spose con i loro lunghi vestiti. Ma di loro nemmeno l’ombra. Mentre il mio sguardo correva tra uomini e donne sconosciuti, i miei occhi si soffermarono in un punto. O meglio. In due occhi verdi.
Ecco che quel  qualcosa avrebbe cambiato per sempre il mio destino.
Nonostante fossi piccola per le cotte, ero abbastanza grande da apprezzare e riconoscere  qualcosa o qualcuno che mi piacesse. E quel qualcuno, era il bambino che avevo difronte.
Era più alto di me di almeno una spanna, vestito in giacca e cravatta, con le scarpe lucidate, i capelli raccolti indietro e laccati. I suoi occhi verdi non ricambiavano il mio sguardo e fissavano altrove. Dentro di me avrei preferito che mi guardasse, ma avrebbe trovato strano che io lo osservassi con insistenza, perciò con malavoglia, voltai la testa.
Avevo solo otto anni. Ero così piccola. Così innocente. Ma ero attratta da lui. Da Lui. Un bambino. Un maschio.
 Secondo la mia gente e la religione, un fenomeno del genere veniva bollato come: “anormale” o “contro-natura”. Per questo cercai di darci una spiegazione. Ma ebbi l’impressione che non sarei cresciuta come loro.
Quando il matrimonio iniziò mi ritrovai a reggere un piccolo bouquet di rose bianche, mentre  davanti avevo le due spose. Bellissime nei loro abiti nuziali. Immaginai che un giorno anch’io avrei fatto come loro.  Ma una parte di me non volle accettarlo, perché con gli occhi fissavo il paggetto dall’altra parte dell’altare. Il modo in cui mi fece sentire, soltanto guardandolo, fu tremendo e nuovo per me. Non riuscivo a capire. Perché ero così attratta da un bambino? Perché non, invece, da una bambina? I suoi capelli castani, il suo viso delicato e la sua postura, mi facevano battere il cuore. L’unico pensiero che mi galleggiava nella mente era: “Forse se l’avessi ignorato, sarei diventata come loro, normale.”
   
 
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