Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Geggy_    14/07/2014    1 recensioni
Dean Winchester si confonde facilmente con i veneziani, urtando i passanti e sorridendo alle servette, fingendo di essere soltanto un ragazzo che passeggia per le calli.
Ma lui è molto di più.
E' un pericoloso assassino che si aggira per le strade, in cerca del suo bersaglio.
Genere: Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 
Venezia, 1428.
 
 
Nonostante fossero passate tre settimane da quando aveva messo piede per la prima volta nella Serenissima, Dean non riusciva a non rimanere puntualmente affascinato dal mercato che si svolgeva quotidianamente nella città nelle ore più calde della giornata, dalle undici fin quasi alle cinque.
Il giovane Winchester era ammaliato dal minimo dettaglio, a partire dalla miriade di colori dei tendoni che, dipanandosi da piazza San Marco e riempiendo calli e campielli, arrivavano fin quasi al porto, come a voler accogliere stranieri e gli ambasciatori arrivati a prestare visita ai Signori locali.
Ceste di frutta o pesce fresco erano disposte ordinatamente su panche di legno riparate dalla calura da tendoni quadrati che, sul modello degli arazzi orientali, variavano dal rosso cupo al porpora e presentavano ricami o decorazioni che ricordavano le onde del mare o figure geometriche.
Ma più di ogni altra cosa, più dei gustosi frutti esposti, più dei portamonete che sarebbe stato così facile rubare a sciocchi ricconi o ancelle distratte, era il caos della cittadina ad affascinare Dean. Spesso e volentieri, nelle ore più calde della giornata, il giovane Winchester afferrava una mela dal portafrutta e, senza fare il minimo rumore, sgusciava fuori di casa per arrampicarsi sui tetti e avere una migliore visuale. Con le gambe che penzolavano nel vuoto e la bocca piena ammirava la fiumana di persone che si affaccendava intorno a questo o a quel tendone, attratte dall’offerta del giorno o dall’ultimissimo nuovo tessuto che, a detta del commerciante, era appena arrivato dall’Oriente. Con la calura soffocante e i raggi cocenti del sole che batteva implacabile scottandogli la nuca, Dean non cessava mai di stupirsi dei colori e della vivacità della Serenissima, e a volte, con la mente, sognava di essere il figlioccio di un signorotto locale che aveva il diritto di correre per strada, urtare i passanti e, perché no, ammirare più da vicino quel magnifico spettacolo che non aveva mai fine, senza aver paura di essere colto sul fatto a rubare un frutto o borseggiare una giovane servetta.

Ma la realtà era un’altra: Dean non era nessuno, tantomeno il figlio di un signorotto locale e doveva fare il possibile per contribuire al mantenimento della sua famiglia. Era per questo che, compiuti dodici anni, suo padre John lo aveva condotto dal suo misterioso padrone, un certo Alastair, perché prendesse parte anche lui agli affari di famiglia. Dopo essersi chiesto per anni perché suo padre fosse costretto a sparire per giorni interi e perché non avessero mai avuto una dimora fissa, Dean aveva scoperto che John Winchester era caduto nelle mani di uomini malvagi e avidi di potere, disposti a tutto pur di giungere ai loro scopi e a causa loro era diventato un assassino su commissione, un sicario costretto a togliere una vita per salvare quella dei suoi figli, Dean e Sam.
Dean non aveva tentato di ribellarsi al suo triste destino quando, una volta fatte le dovute presentazioni e spiegata ogni cosa, Alastair gli aveva piazzato fra le mani un arco e una freccia e arruffato i capelli, tirandone appena qualche ciocca più lunga. Il maggiore dei fratelli Winchester sapeva che, se suo padre lo aveva portato lì, era perché non vi era un’altra possibilità. E con la rabbia e la morte nel cuore per un futuro che si prospettava arido e pieno di sangue, Dean aveva scoccato la sua prima freccia e centrato il suo bersaglio, un fantoccio di stoffa.
Tante cose erano successe da quel pomeriggio di circa sei anni prima a quel momento: Dean era cresciuto, era diventato un giovane uomo, dai grandi occhi verdi e una spruzzata di lentiggini a cavallo del naso. Suo padre era morto, annegato una sera da ubriaco nel fiumiciattolo di una cittadina dove avrebbe dovuto uccidere una giovane ribelle, Bela Talbot. Era stato Dean, su ordine di Alastair, a prendere le redini degli affari di famiglia e a finire il lavoro di John. Era stato il suo primo assassinio.
Ed era proprio un assassinio quello che lo portava a Venezia. In palio, vi era il denaro necessario per permettere a lui e a Sam di tirare avanti per un po’, possibilmente fino al prossimo colpo.

Era per questo che Dean Winchester, diciott’anni e un futuro che non si prospettava del tutto roseo davanti a lui, avanzava spedito sui tetti delle casupole di Venezia, tetti che ormai conosceva come le sue tasche e sui quali era anche capace di ingaggiare corse con i ladruncoli del posto. Dean camminava con passo lesto e felpato, arco in spalla e una lunga freccia fra le mani. Non incontrò alcuna guardia mentre, approfittando dell’assenza del sole e correndo curvo, leggero e veloce come un’ombra, si avviava alla sua postazione per sistemarsi, in attesa del suo bersaglio.
Aveva osservato per tre lunghe settimane il Signor Milton muoversi per la città. Alastair gli aveva detto che era un ricchissimo straniero in viaggio con la moglie e il suo primogenito per stringere un accordo con il Doge. Alastair non aveva aggiunto altro, se non che sarebbe stato meglio per Dean che il Signor Milton fosse morto prima di stipulare l’accordo o Sam non avrebbe mai più visto la luce del sole.
Proteggere Sam era stata la molla che aveva fatto scattare Dean. Dall’Inghilterra, in viaggio su battello guidato dal braccio destro di Alastair, Azazel, Dean e Sam erano arrivati dapprima in Francia e poi, con i dovuti agganci procuratigli da Alastair, erano giunti a Venezia. Il Signor Milton era arrivato due giorni dopo, e Dean non aveva perso tempo e si era messo all’opera: aveva seguito l’uomo come un’ombra pedinandolo in strada o sui tetti e aveva presto realizzato che, dopo alcune commissioni mattutine, lui e la sua famiglia passavano sempre per la stradina principale che portava a piazza San Marco fermandosi puntualmente al tendone che offriva le mele più grosse e rosse che Dean avesse mai visto. Il Signor Milton non mancava mai di comperarne una al suo figlioletto, un bimbo dalle guance rosee, i capelli più neri della notte e gli occhi di una bellezza ammaliante, struggente, pieni sì di vita, ma anche di una velata malinconia. Dean aveva appreso che si chiamava Castiel quando, un giorno, sua madre lo aveva rimproverato aspramente per non aver ringraziato un venditore per il suo nuovo acquisto.

Castiel. Strano nome per un ragazzo.

Giunto sul tetto dell’ultima casupola della strada, Dean si sdraiò sulla fredda superficie di pietra e posizionò l’arco poggiandone un’estremità sui mattoni per avere una maggiore stabilità. Attese pazientemente che la famiglia Milton sbucasse da una delle calli e, precisa come un orologio, alla dodicesima ora, la fredda risata del Signor Milton riecheggiò per la stradina facendo sobbalzare Dean.
Gli occhi del ragazzo corsero a scrutare la folla in cerca del piccolo Castiel, e le sue labbra si incurvarono in un largo sorriso quando videro una massa confusa di capelli neri farsi strada fra i passanti e sgambettare verso il tendone della frutta. Sua madre e suo padre lo raggiunsero quasi subito, e quando il Signor Milton prese posto proprio Dean sapeva si sarebbe piazzato, al ragazzo si strinse il cuore per la prima volta da quando aveva iniziato la sua missione.
Non aveva molto tempo, lo sapeva. Il Signor Milton sarebbe rimasto lì soltanto per pochi minuti.

Chi era lui per togliere una vita? Chi era Alastair per decidere chi doveva vivere e chi doveva morire?

Dean non aveva risposta né a quelle, né all’infinità di altre domande che gli si affacciavano alla mente. Ma la sua non era soltanto pietà verso il Signor Milton. Era il piccolo Castiel ad intenerirlo, perché presto un bambino sarebbe rimasto orfano di padre.
Dean sapeva benissimo cosa significasse perdere un genitore, quando aveva quattro anni aveva perso sua madre in un incendio al quale lui, John e Sam erano miracolosamente sopravvissuti e sebbene suo padre non avesse riportato che qualche graffio la sua anima era morta con Mary quella fredda notte di novembre.
Mentre prendeva la mira, Dean si chiese se fosse giusto tutto quello che stava facendo. Forse aveva ancora una possibilità: avrebbe potuto alzarsi, correre dal Signor Milton, dirgli di fuggire da quella città con la sua famiglia e tornare a casa con sua moglie e suo figlio dove non avrebbe più corso pericoli dopodichè avrebbe intimato a Sam di lasciare ogni cosa e iniziare a correre. Avrebbero potuto saltare sulla prima nave che avesse lasciato Venezia e fuggire, magari in una città sconosciuta dove non vi era nessuno che li conoscesse. Avrebbero potuto ricominciare. Avrebbero potuto farcela.
E poi la realtà colpì per l’ennesima volta Dean come uno schiaffo: Alastair aveva contatti in tutto il mondo allora conosciuto, non gli sarebbe stato difficile cercare due orfani e ordinare ad uno dei suoi numerosi sicari di far fuori quei due ragazzini che avevano osato mettersi fra lui e la sua preda.
Con la morte nel cuore, Dean prese un profondo respiro. Lo aveva già fatto altre volte, non era un problema.
Solo un lavoro come tanti, si ripeté mentre una singola lacrima rotolò sulla sua guancia e Castiel guardò sorridente suo padre, allungando le mani verso di lui perché l’uomo potesse prenderlo in braccio.

Era per Sam, solo per Sam.

 


 
La freccia scoccò e colpì il Signor Milton proprio al centro del petto macchiando la sua lunga veste verde e blu. E se era stato Castiel a protendersi verso suo padre fu l’uomo che, senza un lamento, si accasciò su se stesso inciampando negli abiti di suo figlio. Per un attimo, fu come se il tempo si fosse fermato, tutti restarono immobili: il braccio teso di una donna indicante un tessuto esposto rimase sospeso nell’aria, la mano del borseggiatore di turno restò nella tasca di un’ancella incurante del fatto che, se questa si fosse girata, avrebbe potuto vederlo e chiamare aiuto. Il silenzio regnò nella piazza ma fu questione di un attimo prima che l’urlo lacerante della Signora Milton esplose e con lei centinaia furono le strilla acute delle donne, le imprecazioni degli uomini, i pianti dei bambini spaventati.
E mentre una guardia tentava invano di far allontanare la Signora Milton da suo marito, il piccolo Castiel si chinò su suo padre.
“P-papà?” balbettò confuso.
Il suo papà stava bene, non lo capivano quegli stranieri? Era solo uno scherzo, uno di quelli ai quali spesso lui e la sua sorellina Anna giocavano, uno di quelli nei quali ella fingeva di essere morta prima che il bacio del principe la riportasse in vita. Adesso avrebbe baciato suo padre sulle guance e lui avrebbe alzato il capo e gli avrebbe sorriso, forse imbarazzato. Lo avrebbe invitato ad abbracciarlo e Castiel avrebbe accettato con gratitudine e la mamma avrebbe smesso di urlare e di piangere.
“Papà?” ripetè il piccolo con il cuore in gola.
Ma se era uno scherzo perché suo padre non alzava il capo?

Forse non lo era.

Quando Castiel finalmente capì che suo padre non gli avrebbe mai più sorriso i suoi grandi occhi blu si riempirono di lacrime.
Castiel Milton rovesciò la testa all’indietro e un timido raggio di sole che faceva capolino fra le nuvole si riflesse per un attimo in quelle tristi pozze oceaniche, il bimbo restò accecato e privo della vista strillò, un piccolo urlo acuto e penetrante che raggelò il cuore dei passanti.
“Papààà!” urlò, urlò fino a quando la gola non iniziò a fargli male e sua madre lo prese fra le braccia piangendo mormorandogli all’ orecchio che andava a tutto bene, era al sicuro adesso.
Castiel accolse di buon grado quel gesto, improvvisamente stanco. Doveva dormire e quando si sarebbe risvegliato avrebbe scoperto che era un brutto sogno, sì. Terribile, ma pur sempre un sogno.
Sua madre si trascinò verso casa a testa alta e con gli occhi pieni di lacrime mentre una guardia ricopriva il corpo del Signor Milton con un lenzuolo gentilmente offertogli da un commerciante. Quando Castiel alzò distrattamente lo sguardo verso i tetti come in cerca di un qualcuno che non c’era, Dean era ormai lontano.





 






N. d. A.

Hey there,
qui è Geggy.
Questa storia è nata in un'afosa notte estiva in cui non avevo particolarmente voglia di dormire. Concepita dapprima come un'idea confusa, è diventata un progetto via via più nitido con il passare delle ore.
Un ringraziamento speciale ad Elena, che mi ha fatto da beta e continua a starmi accanto nonostante tutto.
E un bacio alla lista nera, perchè mi ha fatto capire il vero significato della parola amicizia.

See you then,
Geggy.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Geggy_