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Autore: Abby_da_Edoras    14/07/2014    4 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: ho messo tutte insieme le storie scritte due anni fa sugli X-Men come capitoli di una long e adesso sto aggiungendo nuovi capitoli. All'inizio mi sono ispirata a una bellissima ff di Lara D_Amore, Logan si trova a occuparsi di Scott, sperduto e addolorato per la morte di Jean, e nasce così una strana relazione tra i due. In seguito, il professor X incaricherà Bobby di recuperare Pyro finito dalla parte di Magneto e nascerà pian piano anche un pairing fra loro; in seguito, alla scuola arriveranno dal lontano 1973 anche i giovani Erik e Charles... insomma cerco di destreggiarmi tra ben tre pairing!!!XD
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby Drake/Uomo Ghiaccio, James 'Logan' Howlett/Wolverine, John Allerdyce/Pyro, Scott Summers/Ciclope, Un po' tutti
Note: Lemon, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Da quando era arrivato nella nuova epoca, nella scuola che sarebbe stata sua cinquant’anni dopo, Charles aveva preso l’abitudine di spostarsi con un quadernetto in cui appuntava i nomi dei ragazzi e dei docenti che avrebbe dovuto cercare una volta ritorn

Can’t remember to forget you

Da quando era arrivato nella nuova epoca, nella scuola che sarebbe stata sua quarant’anni dopo, Charles aveva preso l’abitudine di spostarsi con un quadernetto in cui appuntava i nomi dei ragazzi e dei docenti che avrebbe dovuto cercare una volta ritornato nel 1973: c’erano già molti nomi, tra cui quelli di Scott, Jean, Tempesta, Bobby… e accanto a ognuno il giovane aveva appuntato come, quando e dove avrebbe trovato il mutante. In quel momento si stava recando nello studio del Professor X, perché aveva avuto un dubbio più che legittimo su John “Pyro” Allerdyce e voleva chiedere spiegazioni. Ma sulla porta dello studio s’imbatté in un uomo che ne usciva dopo aver parlato col Professore, un uomo alto, anziano ma dal portamento eretto e fiero, con i capelli argentei e occhi cerulei.

“Buongiorno” fece Charles, tutto preso dalla sua missione investigativa.

L’uomo, però, si fermò e lo squadrò da capo a piedi.

“Charles?” mormorò appena, con evidente turbamento.

“Sì” rispose stupito il giovane telepate. “Ci conosciamo?”

Ormai non si stupiva più di niente, nemmeno del fatto che quell’estraneo conoscesse il suo nome. Lo imbarazzava, caso mai, il fatto che il distinto signore continuasse a guardarlo e sembrasse quasi commosso, non riusciva proprio a togliergli gli occhi di dosso.

“Charles?” ripeté.

Il giovane telepate si domandò se per caso il pover’uomo non soffrisse di Alzheimer o qualcosa del genere e se, magari, rivedesse in lui il padre, il nonno, il fratello o chissà chi altri.

“Charles Xavier, sì” disse nuovamente, ora in tono più guardingo. “Con chi ho il piacere di parlare?”

Entrate subito nel mio studio, per favore. Tutti e due!, ordinò nelle loro teste la voce del Professor X, senza dare all’uomo la possibilità di rispondere. Fu l’anziano signore ad aprire la porta e a entrare per primo, mentre Charles si domandava ancora perché fosse così fastidioso sentirsi fare ciò che lui, quando aveva il potere, faceva tranquillamente agli altri…

Il Professor X li attendeva dietro la sua scrivania e non sembrava felicissimo.

“In realtà non avrei voluto che vi incontraste” disse, in tono enigmatico. “Ma, visto che è andata così, vi dovrò dare alcune spiegazioni.”

“Lo spero vivamente, Charles” replicò il distinto signore. “Charles primo e secondo, dovrei chiamarvi? O in che altro modo vi chiamate tra voi?”

Il giovane telepate fino a quel momento non aveva avuto sospetti sull’identità della persona con cui parlava, ma non esisteva al mondo un altro che chiamasse per nome il Professor X, per cui…

“Un attimo, fermi tutti, che caz… cioè, tu saresti… Erik?” esclamò, sconvolto e piantando gli occhi blu sgranati in faccia allo sconosciuto che non era più tale.

“Se la memoria non m’inganna, direi proprio di sì” rispose l’uomo, che ormai si era calmato e seguiva piuttosto divertito la reazione del giovane. “E tu, Charles il Giovane, come hai fatto ad arrivare qui dagli anni Settanta? Ah, a proposito, che anno in particolare? Visto che fai ancora uso del siero potrei scommettere sui primi anni, vediamo un po’… 1972 o 1973.”

1973” borbottò Charles, poco convinto. Che significava che faceva ancora uso del siero? Lui non aveva intenzione di smettere tanto presto, almeno fin verso i cinquant’anni… “E comunque non ho la più pallida idea di come abbia… di come ho fatto a ritrovarmi qui!”

Un lampo passò negli occhi grigi di Magneto.

“Abbiamo? Chi altri c’è con te?” chiese, avendo ovviamente notato subito l’involontaria ammissione del giovane.

“Erik, credo che dovremmo parlare del problema di Jean Grey e della sua personalità oscura piuttosto che di questo. Sicuramente non è una coincidenza che il giovane me stesso sia finito proprio qui dal 1973 e il suo aiuto potrebbe essere determinante” intervenne il Professor X, che non sembrava molto ansioso di far incontrare Magneto con il suo corrispettivo più giovane.

“Dubito che l’aiuto di un giovane che ha il tuo stesso potere, ma che al momento non può farne uso, possa risolvere i problemi di cui abbiamo parlato. Ritengo invece che sia più importante che il Charles del 1973 risponda alla mia domanda: chi altri è venuto con te? C’è anche lui?”

Non c’era bisogno di chiedere a chi si riferisse Magneto. Il giovane Charles esitò un attimo, poi una nuova curiosità lo spinse a rivolgersi a quell’Erik che non era riuscito a riconoscere.

“Va bene, te lo dico, ma prima tu dimmi una cosa: cos’è questo fatto che tu te ne vieni nella mia… nella nostra scuola come se fossi un ospite abituale? Insomma, non siete… non siamo avversari? Tu sei un terrorista e guidi ancora quel gruppetto di fanatici, questo me l’ha detto il Professore, per cui cosa ci fai qui?”

Un sorrisetto ironico sfiorò le labbra di Magneto che si rivolse al Professore.

“Il ragazzo non sa nulla?”

“No, ho preferito sorvolare su certi dettagli” sorrise in risposta Xavier.

Charles si voltava allibito dall’uno all’atro, come se stesse seguendo la partita di tennis più assurda del mondo.

“Volete dirmi che voi… che noi… che… oh, merda, che il Professor X e Magneto tra quarant’anni non saranno più avversari e lotteranno insieme?” esclamò, senza sapere se sconvolgersi o gioirne.

“Il Professor X e Magneto sono avversari come lo sono sempre stati, i loro ideali sono diversi ed è diverso ciò che desiderano ottenere” iniziò Xavier, sempre sorridendo. Adesso appariva perfettamente rilassato e sereno. “Non sono e non sono mai stati, però, nemici, perché per entrambi ciò che conta di più è il bene della razza mutante. Perciò sì, hanno lottato e lotteranno insieme in più di un’occasione.”

“Ma ciò che più conta, giovane Charles, è che dietro quei nomi ci sono due persone, Erik Lensherr e Charles Xavier” continuò Magneto. “Questi due uomini non sono né avversari né rivali, sono legati da sempre… o perlomeno da molti anni… e perciò si parlano, si frequentano e si aiutano ogni volta che possono.”

Adesso il giovane telepate pareva commosso e turbato.

“Non vi siete mai separati veramente…” mormorò, sentendosi pericolosamente vicino a scoppiare in lacrime di gioia. Era come se qualcosa, dentro di lui, qualcosa di oscuro, gelido e aspro che lo aveva tormentato per tanti anni, si stesse lentamente sciogliendo al suono di quelle parole e al calore di quella nuova consapevolezza.

“Abbiamo sprecato tanti anni, questo è vero, ed è proprio per questo che ti ho chiesto se lui è qui” riprese Magneto. “L’unico motivo per cui vorrei parlare con l’Erik di quarant’anni fa è… dirgli di non sprecare quegli anni.”

Charles sembrava non trovare le parole per rispondere o la forza per fare qualunque cosa. Continuava a pensare che Erik, tutto sommato, non lo aveva affatto abbandonato, anzi, anche dopo quarant’anni era ancora lì per lui, al suo fianco, pronto a proteggerlo e a sostenerlo negli ostacoli e nelle difficoltà. Le loro strade erano diverse, ma non per questo distanti o divise… Si sentiva tremare al solo pensiero, ma il suo era un fremito di gioia e incredulità.

Si udì bussare alla porta dello studio e, poco dopo, entrò Logan.

“Professore, posso disturbarla un se… ma… e tu che cazzo ci fai qui?” fece l’uomo, sbalordito nel vedere Magneto che si intratteneva piacevolmente nello studio del Professore con ben due versioni di Charles Xavier. “Ma porc… questa faccenda sta diventando morbosa, lo sapete?”

“Buongiorno, Logan. Non sembri molto felice di vedermi” lo salutò, sarcastico, Magneto.

“Logan, per favore, puoi andare a cercare Erik e dirgli di venire qui nel mio studio?” gli chiese il Professor X.

Dall’espressione di Logan era chiaro che avrebbe avuto molte cose da dire, ma sarebbero state tutte parolacce.

“Ma certo, manca solo lui all’allegra brigata!” esclamò il mutante in tono caustico. “Cos’è, volete brindare ai bei vecchi tempi?”

“Logan, per favore, è molto importante che parliamo tutti insieme. Tu non conosci tutta la verità. Ti prego nuovamente di cercare Erik e mandarlo qui” ripeté il Professore, stavolta più decisamente.

“Ok, ok, tanto le stronzate toccano sempre tutte a me! Va bene, vado a chiamarlo, ma guardate che voi siete malati, malati sul serio…” borbottò Logan, uscendo dallo studio piuttosto innervosito.

Pochi minuti dopo ci fu un nuovo bussare alla porta e la soglia dello studio del Professor X fu varcata dal giovane Erik.

“Eccomi, Logan ha più o meno ringhiato che dovevate parlare con me e…” s’interruppe anche lui alla vista del se stesso più anziano che, ovviamente, non aveva modo di riconoscere.

Magneto mosse qualche passo verso il giovane uomo: adesso toccava a lui provare quella sensazione di straniamento e alienazione nel vedersi com’era quarant’anni prima.

“Eccoti, dunque, io… non ricordavo come…” l’anziano mutante sembrava molto turbato. Erik sentì un insolito brivido attraversargli la schiena, come se qualcuno stesse camminando sulla sua tomba. Charles spalancò gli occhi e si sistemò distrattamente i capelli dietro le orecchie, incuriosito e mezzo stordito per tutto ciò che gli stava capitando davanti.

“Logan aveva parlato di una cosa assurda, di una situazione da Ai Confini della Realtà” mormorò Erik, mentre la verità si faceva luce nella sua mente. “Tu sei… me? Ma, se sei me stesso tra quarant’anni, come mai ti trovi qui?”

“Forse perché, con l’età, ti è venuta un po’ di saggezza?” s’intromise Charles, in tono provocatorio.

“Ah, mi era mancato il tuo bel caratterino…” commentò Magneto, voltandosi verso il giovane telepate e fissandolo con uno sguardo pieno di tenerezza.

“Che sta succedendo qui?” chiese Erik. “Tra quarant’anni saremo così… uniti?”

“Noi due contro il mondo” replicò Magneto, spostandosi, stavolta, verso la carrozzella di Xavier per posare affettuosamente una mano sulla spalla del compagno.

“Sai che non mi metterò mai contro il mondo” lo rimproverò dolcemente il Professore, “ma, per il resto, sì, uniti, sempre e per sempre. Questo è ciò che sarete, che dovrete essere, per il bene vostro e di tutti i mutanti.”

“Una cosa però devo dirti, giovane Erik” disse Magneto. “Forse, chissà, è proprio per questo che siete finiti qui dal 1973… potrebbe essere così, Charles?”

“In effetti, sì, potrebbe essere anche per questo” affermò Xavier.

“Allora ciò che devo dirti è questo, Erik: non lasciare che l’odio e la vendetta ti accechino, impedendoti di aprire il tuo cuore” riprese Magneto, in tono commosso. “Seguirai la strada che abbiamo scelto, continuerai a disprezzare la razza umana come abbiamo sempre fatto, ma non aspettare di diventare vecchio per capire quello che davvero conta… chi davvero conta nella tua vita. Io l’ho capito vent’anni fa e ho avuto la fortuna di poterne godere ancora, ma non passa giorno in cui non rimpianga di non averlo capito ancora prima, non passa giorno in cui non rimpianga gli anni che ho perduto… lontano da Charles!”

“Eh?” mormorò in un soffio il giovane telepate, sconcertato dalle parole di Magneto e, ancor di più, nel vedere il suo corrispettivo anziano posare teneramente una mano su quella che l’uomo gli aveva appoggiato sulla spalla.

Le parole ebbero un effetto diverso sul giovane Erik che si diresse decisamente verso Charles e lo attirò a sé con un braccio.

“Io non voglio perderlo nemmeno per un giorno. Mi sento già così in colpa per averlo abbandonato su quella spiaggia, per non essergli stato vicino quando soffriva e aveva bisogno di me. Se solo potessi tornare indietro…” disse, in tono accorato.

Magneto annuì soddisfatto.

“Vedo che comprendi. Purtroppo non possiamo tornare indietro, su quella spiaggia, a cambiare ciò che è stato… ma voi potete fare in modo che sia diverso già fin dal vostro tempo. Gli anni che avete perduto sono poca cosa in confronto a tutti quelli che vi attendono insieme” concluse poi.

“Se riuscirete a restare uniti, pur lottando per cause diverse, già dal 1973, il futuro che costruiremo per la nostra razza e per l’umanità intera sarà ancora migliore di quello che vedete ora” aggiunse il Professore.

Erik pareva veramente toccato da quelle parole e strinse ancora di più Charles. I due più anziani si guardarono ancora e si strinsero la mano con un affetto che andava oltre qualunque spiegazione, poi Magneto si congedò con un saluto sdrammatizzante.

“Molto bene. Charles, noi ci risentiremo presto per risolvere la questione di Jean Grey. In quanto a voi due… non so se ci rivedremo, ma è stato bello incontrarvi e potervi dare qualche consiglio nato dall’esperienza. Immagino che molti vorrebbero farlo e per noi è stato un raro privilegio” disse.

“Lo penso anch’io” replicò Charles, ancora turbato per come Erik continuava a tenerselo stretto.

“Addio e… grazie” mormorò invece Erik al se stesso anziano. “Non dimenticherò quello che mi hai detto e non lo lascerò, non lo lascerò mai.”

Magneto sorrise di nuovo a entrambi, intenerito.

“Charles è la luce nell’oscurità della nostra vita” disse, per poi uscire dallo studio senza aggiungere altro.

Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, poi fu il Professor X a parlare.

“Non so se è davvero questo il motivo per cui siete arrivati nella nostra epoca o se, invece, siete qui per aiutarci nei pericoli che minacciano attualmente la scuola e tutti i mutanti. Ad ogni modo, sono certo che oggi avete imparato qualcosa che migliorerà comunque il nostro futuro” affermò con convinzione.

Quando i due giovani mutanti uscirono dal suo studio, con Erik che continuava a tenere stretto Charles come se avesse paura di vederselo portar via, Xavier restò a lungo a osservare la porta dalla quale erano usciti. Il suo sorriso soddisfatto e il suo sguardo sereno erano più eloquenti di qualsiasi parola.

 

 

   
 
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