Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Amens Ophelia    14/07/2014    5 recensioni
[Prima classificata al Four Fandom Contest indetto da _emmevi sul forum di EFP]
***
"Marco, cosa siamo?".
Dopo la sofferta vittoria di Trost, il cuore di Jean ha subìto una pesante sconfitta.
La consapevolezza che la vita è quella sottile barriera - meno alta e solida di un muro di cinquanta metri - che ci divide dalla morte è la sola eredità che rimane, all'umanità in macerie.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jean Kirshtein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Nulla sappiamo di questo svanire
che non accade a noi.
[...]
Ma quando te ne andasti, un raggio di realtà
irruppe in questa scena per quel varco
che tu ti apristi» [...]

(R.M. Rilke, Esperienza della morte, vv. 1-2 e 9-11)

 
 

 
Marco, cos’eravamo?
Due ragazzi con indoli diverse, ma lo stesso sogno.
Le tue parole rincorrevano i miei pensieri per sorreggerli, proprio come i tuoi sorrisi rinforzavano la mia fiducia che tutto sarebbe sempre andato per il meglio.
Mi reputavo quasi invincibile, la miglior recluta entrata nel 104o Corpo di Addestramento, ma non ho mai creduto veramente fino in fondo che avremmo vinto i giganti.
Tu mi donasti fede nelle capacità umane, nel progresso tecnico e spirituale, nella nostra battaglia.
Osservando i tuoi occhi fare da schermo ai miei, capii che avremmo potuto mettere fine alle paure e vincere.
Ne ero convinto, finché la breccia non spezzò la solidità del muro – e dei nostri cuori.
 
La storia insegna che ci sono ottime possibilità che la guerra finisca, quando una barriera si sbriciola, e che le popolazioni un tempo ostili possano conoscere la pace.
Ma noi non siamo storia, Marco; solo macerie, detriti.
Non siamo Berlino, bensì Trost.
Non siamo eroi, ma semplici anime con ali di stoffa – che quando spiccano il volo non toccano più terra.
La tua schiena ha conosciuto tali piume tessili ancor prima che una mantella verde potesse sfiorarti le spalle; non eri intenzionato a spingerti in esplorazione oltre il muro, dal momento che la tua scelta propendeva per la Polizia Militare, eppure hai scavalcato quella parete alta cinquanta metri senza di noi, in un soffio.
 
Quel giorno l’umanità ha vinto i titani, sì, ma io ho perso il morso in grado di tenere a freno le mie angosce.
Il tuo volto sfigurato, il corpo dilaniato, il ghigno che la morte ti ha strappato, lo sguardo fisso e inespressivo verso un orizzonte lontano sono cicatrici che nessun trionfo potrà mai cancellare.
Cremisi, troppo cremisi a macchiarti il viso; le lentiggini non si contavano più, coperte da densi grumi di sangue.
Le tue efelidi sono sempre state la costellazione del mio cielo, la mappa stellare in grado di non farmi perdere la rotta, perché puntavano dritte alle tue pupille – il mio porto. Ora è sepolto, cosparso di terra fresca che esala tanfo di ruggine e sangue, mentre tu sei arso su una pira che ti ha condotto all’Empireo.
Quel manto bruno che ti copre, nel mio cuore, ti scalderà abbastanza? Perché l’hai barattato tanto prematuramente con le tue ali?
 
Marco, cosa siamo?
Io non lo so più, mi credi? C’è chi dice che sussistiamo in qualità di carne da macello, chi quali temerari latori di speranza. Hanno torto, tutti quanti.
Siamo condannati a morte che camminano lungo un miglio verde senza fine, in cerca di libertà. Tu l’hai già raggiunta, amico mio.
Ti prego, dimmi che vale la pena sperare nella fine, perché degli inizi, delle albe, delle brecce nei muri, non so più che farmene. 

 
                                                                                                                                                                                           
[457 parole]

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Festeggio il mio secondo "EFPleanno" pubblicando una fiction (la prima!) nel fandom di SNK.
Senza aver letto quelle di Ayumu ed emmevic, nulla di tutto ciò sarebbe nato, credo, perciò ringrazio queste fantastiche autrici e vi invito a dare un'occhiata alla loro produzione, se ancora non l'avete fatto :)
Spero che questa flashfiction non sia risultata una profanazione del fandom ahahah 
Amo il personaggio di Jean (è il mio preferito, insieme con Annie) e ho tentato di immaginare quali possano essere state le sue tragiche riflessioni dopo aver assistito alla cremazione del corpo di Marco. 
Oh, il "Porto Sepolto" è staccato dalla connotazione simbolica di Ungaretti: nessun riferimento alla sua poetica del richiamo a un mondo antico, misterioso e segreto ma, per Jean, solo la perdita di una sicurezza, di un conforto... di un porto - ormai sepolto, appunto. 
Ah, giusto, due precisazioni (magari inutili): Marco, ovviamente, ha scavalcato metaforicamente il muro (è giusto un'immagine usata per descrivere la sua morte, che lo allontana dalle barriere della città); il rapporto tra i due ragazzi può essere liberamente letto come semplice e profonda amicizia o come qualcosa di più (io stessa non so bene ancora come definirlo, ma mi piacciono, mi piacciono da morire, insieme!). 
Grazie a tutti, 

Ophelia

 

 
   
 
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