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Autore: DarciaSama    31/08/2008    2 recensioni
Il sole era già tramontato, ma le luminescenze del crepuscolo danzavano ancora nel cielo di quella città in festa che, apparentemente, era immune dai demoni e da ogni preoccupazione. Ci trovavamo su uno dei ponti affollati che solcavano i numerosi canali della metropoli. Stavamo tornando a casa dagli altri dopo aver fatto la spesa, ma avevamo preferito fermarci a guardare quella folla festante e allegra che passava davanti ai nostri occhi, ignorando la nostra presenza: essi mi sembravano felici nonostante ci fossero, tra di loro, individui riportati in vita da Hazel.
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cho Hakkai, Sha Gojio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

se io non fossi solo un tuo amico

Camminando lentamente con le dita incrociate dietro la testa, pensavo a ciò che era successo pochi minuti prima: i tuoi occhi, i tuoi sentimenti, il tuo corpo…non sono mai stati così vicini al mio cuore.

Osservandoti camminare di fronte a me non potevo non notare l’eleganza dei tuoi movimenti e il tuo volto ancora abbassato sul sacchetto che stringevi tra le braccia…forse eri un po’ imbarazzato, forse stavi solo pensando…chi poteva dirlo.

All’improvviso ti eri girato guardandomi negli occhi con il tuo consueto sorriso sulle labbra nonostante il tuo viso ancora arrossato per il pianto.

- Gojyo, se non ti dispiace, vorrei tornare più tardi da Sanzo e Goku. –

Io avevo acconsentito e ti avevo condotto in un bar abbastanza tranquillo che avevo adocchiato precedentemente. Ci eravamo seduti ad un tavolino e io avevo fermato il primo cameriere che mi era passato di fianco.

- Hey, ragazzo! Portaci una birra e del tè, il migliore che avete in casa. –

Il ragazzo, quasi intimorito, si era limitato ad annuire per poi proseguire verso il bancone.

- Gojyo, non sarai stato un po’ troppo brusco con quel ragazzo? –

Mi avevi domandato con un’appena percettibile nota di rimprovero, e dopo una breve pausa dove avevi perso il tuo indecifrabile sorriso, mi avevi rassicurato:

- Gojyo, non devi preoccuparti per me. Sto bene, sul serio!…È stato solo un momento di sconforto…-

In quel momento il mio indice si era precipitato sulle tue labbra vellutate per fermare in tempo quel tentativo di scusarti mentre i tuoi occhi si spalancavano, sbalorditi, verso di me.

- Ssssh... non devi scusarti con nessuno. Posso immaginare quanto tu soffra ancora per quel fatto…ora rilassati e goditi il tè che sta arrivando –

Infatti, il cameriere di prima era arrivato con la mia birra e con il tuo tè fumante. Il tuo sguardo era rimasto fisso nel vuoto, il tuo volto aveva assunto una smorfia di rabbia e la tua mano aveva cominciato a tremare per quanto tenevi stretta la tazza.

- Possibile che non sono capace a far altro che procurarti fastidi? –

Avevi sussurrato in un sibilo.

Era strano vederti perdere la calma.

Stringendo la tua mano vibrante con la mia e senza lasciarti il tempo di capire, ti avevo baciato, di nuovo, con rinnovato vigore, sciogliendomi ad ogni dolce tocco delle tue labbra in simbiosi con le mie…

Interrompendo il nostro contatto, ti avevo invitato a bere il tuo te prima che si fosse raffreddato. Poi, senza distogliere i miei occhi dai tuoi, mi ero allontanato lentamente, lasciando scivolare la mia mano sopra la tua per poi afferrare il mio boccale e svuotarlo tutto d’un fiato.

Nonostante l’amaro della birra, sentivo ancora il tuo dolce sapore sulle labbra…divino!

- Aaah! Queste sì che sono le soddisfazioni della vita –

Avevo esclamato sbattendo la pinta sul tavolino, fissandoti negli occhi, e facendo capire solo a te cosa intendevo.

Il tuo sorriso che avevo scorto dietro la fine ceramica della tazza mi aveva riempito di gioia.

- Hakkai… so che è da molto tempo che non stai con una donna… e anche tu hai le tue esigenze di uomo…insomma, se lo desideri…sarò la tua donna stasera. –

Avevo pronunciato quelle parole perché sapevo che quella dolcezza non era per me, ma per una persona che ormai non poteva più riceverla. Sapevo che eravamo solo migliori amici e niente più. Quello era solo un tuo momento di debolezza, una attimo di sfogo dopo tutti quegli anni passati a nascondere i tuoi sentimenti dietro la tua serenità ipocrita… ma volevo comunque offrirti il mio corpo perché sapevo che non avresti avuto il coraggio di andare con un'altra donna…magari con un uomo il senso di colta sarebbe stato minore?

Mi avevi osservato per qualche secondo sbalordito e dopo avevi incominciato a ridere. Una reazione del genere non me l’ero aspettata. Mi ero sentito un idiota totale. Chissà che stavi pensando, Hakkai, di me, in quel momento per ridere così.

- Scusa. Lo so, sono ridicolo…Perdon… -

Ma questa volta erano state le tue dita ad appoggiarsi sulle mie labbra per zittirmi. Ora potevo osservarti meglio: stavi ancora ridacchiando.

- Uffa! E io che speravo di aver trovato il ragazzo dei miei sogni… invece vuole diventare donna! –

E avevi ripreso a ridere di gusto. Il tuo comportamento e le tue parole mi avevano gettato nella confusione più totale.

Ad un tratto ti eri alzato, appoggiando delicatamente la tazza vuota sul tavolo, e avvicinandoti a me che, immobile, restavo ad osservarti sconvolto. Ti eri chinato su di me, prendendomi il viso tra le mani e sedendoti languidamente, a gambe aperte, su di me. Il tuo respiro sfiorava le mie labbra inebriandomi, per poi avvicinarti al mio orecchio sussurrando:

- Io desidero che tu sia il mio uomo stasera! -

Un bacio, appassionato, sensuale, che riduceva la mia anima in fiamme. Le mie braccia ti avevano cinto i fianchi, per poi permettere alle mani di addentrarsi sotto i tuoi indumenti e di vagare, curiose, sulla tua pelle. Quelle parole avevano infuso nel mio cuore la voglia di ritornare ad amare e, soprattutto, di amare te, Hakkai. Anche il piacere effimero della carne annoia, anche se non lo avrei mai creduto.

Avrei voluto spogliarti lì se avessi potuto.

- Aspetta, Gojyo. Vado a pagare e poi troviamo una locanda, ok? –

Io avevo risposto con un fugace bacio a fior di labbra sorridendoti, prima che tu potessi smontare dalle mie gambe e, dopo esserti ricomposto, andare a pagare.

  
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