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Autore: Serpentina    14/07/2014    8 recensioni
Lei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte".
Lui: strenuo sostenitore del motto "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte". Il suo obiettivo è fare carriera, non ha nè tempo, nè voglia di perdersi dietro ai battiti di un organo che, per lui, serve soltanto a mandare in circolo il sangue.
Così diversi, eppure così simili, si troveranno a lavorare fianco a fianco ... riusciranno a trovare un punto d'incontro, o metteranno a ferro e fuoco l'ospedale?
Nota: il rating potrebbe subire modifiche.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Un capitolo di passaggio. Avevo voglia di mettere gli eventi in secondo piano per concentrarmi sulle interazioni tra i personaggi e tentare per la prima volta di descrivere più nel dettaglio una scena non dico caliente… a bagnomaria. XD Ho ripetuto molte volte che ritengo difficile scriverle, e confermo, ma ho raccolto la sfida e mi sono impegnata. Spero che il risultato vi piaccia. Consiglio di leggere ascoltando: https://www.youtube.com/watch?v=XH1V4ZOrCPU ;-)
 



How to turn a date on



 
“Due persone si attraggono per le qualità che vedono. Due persone si amano per le qualità che possiedono!”
Antonia Gravina


–Ti ha chiesto di uscire alla fine della lezione di informatica? E’ meraviglioso!- trillò Faith Irving, in fila a mensa.
–In realtà è un’uscita a quattro, ma non mi dispiace: se dovesse funzionare possiamo sempre restare soli con una scusa, in caso contrario almeno avremo qualcuno per riempire i silenzi imbarazzanti.
–Ottimo ragionamento. D’ora in poi considererò gli appuntamenti in doppia coppia in una luce tutta nuova. A quando il lieto evento?
–Faith, per favore, sembra debba partorire!- rispose Maggie, sforzandosi di celare un sorriso radioso. –Giovedì prossimo. Ha preso i biglietti per quello spettacolo… come si chiama… oh, insomma, quello a Hyde Park.
–Ma dai! Allora forse ci vedremo, ci saremo anche io e Franz!
–Davvero? Spero proprio che riusciremo a trovarci in mezzo alla folla- chiocciò Maggie, allargando ulteriormente il sorriso. –Devo ancora capacitarmi che sta succedendo veramente. Non credevo di interessargli, tanto che la mia prima risposta al suo invito è stata “Guarda che mancano tredici giorni al primo aprile!”, invece…
–Cosa? Non ti eri accorta di piacergli? Ormai l’avevamo capito tutti, Meg!- sbottò Faith, infiorettando la verità: in realtà soltanto lei sperava che la gentilezza di Paddy fosse segno dell’amore che stava cominciando a provare per Maggie, mentre i suoi amici avevano bocciato questa ipotesi e sostenuto la tesi secondo cui Paddy era semplicemente gentile per natura. “Baggianate!”, si era detta, “Non capiscono un accidenti degli oscuri meandri del cuore!” –Sono contenta per te. Meriti tutta la felicità di questo mondo, e sono sicura che, ehm, l’uomo in questione, del quale non faremo il nome- aggiunse, scoccando un’occhiataccia a Julia Adler, la pettegola numero uno dell’ospedale, in fila dietro di loro –Ti farà sentire una regina, a differenza di qualcun altro, che neppure nomineremo, che ti trattava da sguattera. Che l’orchite lo colga!
–Queste maledizioni da medici…
–Siamo medici, Meg, abbiamo sudato per diventarlo - perlomeno, io sì - quindi abbiamo il diritto sacrosanto di vantarci. Avanti, su, pavoneggiamoci!- esclamò Faith, picchiettando sul tesserino identificativo e ballando la samba con lo stetoscopio dell’amica avvolto intorno al collo a mo’ di boa.
–Ti hanno mai detto che sei fuori di testa?
–Sì, ma preferisco i colori della follia al grigiore della normalità- asserì la Irving in tono melodrammatico, prima di restituire all’altra il maltolto.
Si sedettero affamate al tavolo di Diane, Erin ed Evangeline. Franz, purtroppo, non era di turno.
–Maggie!- urlò entusiasta Erin, stritolandola in uno dei suoi famigerati abbracci. –Racconta, dai, vogliamo sapere tutto: come, quando, perché e cosa… indosserai al primo appuntamento.
–Qualcosa di cazzuto, possibilmente- suggerì Diane.
–Si vede che sei già un po’ cotta- commentò Evangeline. –Hai modificato il tuo look: chioma ravvivata, nuova montatura di occhiali… trucco!
–Fammi capire- intervenne Erin, –Secondo te l’amore è direttamente proporzionale alla vanità?
–Le femmine danno il meglio nella fase della “cattura”, i maschi all’inizio della storia, forse perché vogliono dimostrare alla donna che ha fatto la scelta giusta- rispose Evangeline. –Si lasciano un po’ andare nel lungo termine, ma appaiono al meglio nei primi anni di relazione. Prendi Chris: sta una favola coi capelli un po’ più lunghi ed è dimagrito un sacco! Sta cacciando certi muscoli!
–Segati la lingua, i muscoli di Chris posso ammirarli soltanto io!- replicò Erin. –Comunque hai ragione, l’amore aumenta la quota di vanità che ci portiamo dietro dalla nascita… purché il partner sappia valorizzarla.
–Spiegati meglio.
La psichiatra ridacchiò, prima di esaudire la richiesta.
–Da quando ha lasciato il rugby Chris si è impigrito, ma è bastato usare un pizzico di psicologia per fargli ritrovare l’entusiasmo perduto. Una sera, mentre ci coccolavamo guardando ‘Thor’, gli ho detto, con aria volutamente noncurante, che con qualche chiletto in meno sarebbe stato più figo di Chris Hemsworth, che lui sa benissimo essere il mio attore preferito. “Parti avvantaggiato, avete lo stesso nome e le stesse iniziali!”, ho aggiunto; per la cronaca, Chris di cognome fa Hale. Per avvalorare la tesi, mi sono anche “sacrificata” e abbiamo fatto l’amore, nonostante il giorno dopo dovessi alzarmi all’alba. Incredibile ma vero, adesso il mio orsacchiottone va più spesso in palestra, viene a correre insieme a me nel week-end e mangia cibo spazzatura solo una volta a settimana!
–In pratica, hai usato i messaggi subliminali per plasmare il tuo uomo secondo i tuoi desideri- puntualizzò Diane, per poi aggiungere, battendo le mani –Sei il mio idolo! Un esempio per tutte le donne!
–Senza offesa, ma più che a te questo cambiamento fa onore a lui, oltre che la felicità del suo apparato cardiocircolatorio- osservò Faith. –E’ tanto innamorato di te da desiderare di diventare come tu lo vuoi, che tenero!

 
***

–Che mollaccione che sei, Chrissino- sbuffò tra le risate Robert Patterson, annoiato da un turno serale piatto come l’ECG di un cadavere.
–Se per “mollaccione” intendi innamorato al punto che se la sua donna gli chiedesse la luna diventerebbe astronauta allora sì, sono il re dei mollaccioni!- ribatté con sussiego Christopher Hale, distogliendo momentaneamente lo sguardo dalla cartella clinica che stava studiando.
–Ma sentitelo, Lord Byron!- lo schernì Robert. –Impara da lui, Husky, qualche frase smielata potrebbe tornarti utile.
–Franz è un caso particolare: non cercava l’amore, cercava un degno avversario, e l’ha trovato in Faith- obiettò Chris.
–Saggia considerazione, amico. Il nostro Chrissino… un sentimentale. Chi l’avrebbe mai detto?- scherzò Harry James.
–Non sono sentimentale, sono innamorato, è diverso, ma dubito tu possa capire- lo corresse Chris.
–Eccone un altro convinto che non abbia un cuore- sospirò in tono scocciato Harry.
–Un altro?- chiese Franz.
–Anche la tua ragazza mi ritiene incapace di amare- rispose l’altro.
–Hai parlato con Faith? Perché?
–E’ venuta a, ehm, chiedermi se erano vere le voci su Harp e Patty- mentì; la verità avrebbe affossato la sua reputazione e umiliato Maggie. –Le ho confermato che sì, sono tornati insieme, la discussione è degenerata e... ha detto che non posso capire sentimenti che non posso provare. Difetto che tu, Husky, hai dimostrato di non possedere: in nostra presenza hai affermato che ami Faith. Glielo hai detto?
–Sei pazzo? Non finché non sarò sicuro al duecento per cento che ha dimenticato Cyril- sbottò Weil, per poi vuotare il sacco sull’apparentemente perfetto ex fidanzato di Faith. Alla fine del resoconto, alzò la testa per osservare le espressioni dei suoi amici: erano sbigottiti, dal primo all’ultimo.
Il primo a recuperare l’uso della parola fu Chris, che esalò –Stai tenendo alla larga Faith… per degli stupidi dubbi sul suo ex? Cazzo, Husky, ti credevo intelligente!
–Cosa dovrei fare? Legarla a una sedia finché non sputa il rospo su cosa li ha fatti mollare?
–Beh, no, non è carino legare una donna… a meno che non sia lei a chiedertelo- rispose Chris; gli altri tre notarono, con loro enorme sconcerto, che era serio. –Potresti farla ubriacare per estorcerle le informazioni da sbronza!
–E’ un’idea!- esclamò Harry, annuendo in segno di approvazione.
–Non dite stronzate!- li rimbeccò Robert, e per un momento Franz sperò che quella conversazione potesse recuperare una parvenza di normalità, ma il suo sogno si infranse quando l’amico aggiunse –Con il solo etanolo non si ottiene nulla, Husky: devi sedurla alla grande. Ti consiglio un bagno caldo, candele, massaggio sensuale… vedrai che: uno, te la darà, e due, ti dirà vita, morte e miracoli di Cyril, alias “putto troppo cresciuto”.
–In effetti nelle foto dà quell’impressione.
–E’ il soprannome che gli ha dato il padre di Faith- spiegò Robert. –Ora sai da chi la Irving ha ereditato la sua linguaccia.
–A proposito di Irving, devo avvisarla che giovedì andrò a prenderla con Harley, il meteo ha dato tempo sereno o poco nuvoloso fino alla prossima settimana. Sarà una serata fantastica, me lo sento!

 
***

–Me lo sentivo che sarebbe stato un disastro!- ruggì Faith, bagnata da capo a piedi, spaventando Agatha, che rizzò il pelo e corse miagolando a rifugiarsi nel cesto della biancheria da lavare.
–Disastro! Non esagerare, poteva andare peggio!- sbottò Franz, anche lui grondante acqua. Posò il chiodo in pelle sullo schienale di una sedia e chiese alla padrona di casa il permesso di servirsi un whiskey per scaldarsi le membra intirizzite dal freddo umido e di accendere lo stereo.
–Esagerare? Franz, sono zuppa come un pulcino, ho le scarpe griffate sporche di fango e ho visto il mio piano geniale per sistemare Maggie andare in frantumi! Se non è un disastro questo, non so cos’altro potrebbe rispondere a tale definizione.
Franz rise sotto i baffi (che non aveva) e scorse l’indice sui libri di fronte a lui: genetica, entomologia, tossicologia, tanatologia, balistica… un arsenale di testi sulle scienze forensi veramente notevole. “Non scherzava, ne sa davvero una più del diavolo su armi e veleni!”, pensò con una punta di preoccupazione, che si tramutò in stizza alla vista delle solite fotografie che la ritraevano insieme a Cyril. Una in particolare attirò la sua attenzione.
“Tell me: what do you see when you’re looking back at me? Am I as perfect as you are to me?”
–E’ Agatha, questa?- chiese, indicando la minuscola palla di pelo che Faith reggeva tra le braccia, mentre Cyril le circondava le spalle.
–Cos… oh, sì. E’ stata scattata davanti casa di mia nonna, nel Kent.
“Lo aveva presentato alla famiglia…”
–Bella casa. Noto con piacere che tua nonna ha un orto nel giardino sul retro.
–Se ti sentisse ti mangerebbe di baci: stravede per l’orto e chiunque lo complimenti. Trovammo Agatha una sera che stavamo andando alla festa di primavera; era in uno scatolone abbandonato sul ciglio di una strada interpoderale. Cyril, maniaco della puntualità - peggio di te, il che è tutto dire - non voleva fermarsi perché eravamo in ritardo, ma lo persuasi e, attirata dai miagolii, ribaltai la scatola di cartone. Naturalmente, portammo subito i gatti dal veterinario del villaggio che fece il possibile per curarli; purtroppo mamma gatta e due gattini non ce la fecero- gli raccontò Faith, bloccandosi di colpo al ricordo di quei poveri animali. –Invece gli altri due cuccioli sopravvissero e, contro il parere di quell’insensibile, decisi di tenerli con me finché non avessi trovato loro una casa. Il “fratello” di Agatha adesso ce l’ha Monica, l’ha chiamato Whiskers III.
–Terzo?- esalò Franz, esultando internamente: si era accorto che Faith aveva criticato il suo ex, chiaro segnale che se provava ancora qualcosa per lui di sicuro non era amore.. –Che fine hanno fatto gli altri due?
–Nicky adora gli animali - infatti studia Veterinaria - ma ha una sfiga pazzesca con i gatti: Whiskers I è morto investito da suo padre e il secondo mi pare annegato nella vasca da bagno, credo che i suoi fratelli avessero tentato di lavarlo.
–Hai affidato la vita di una bestiola innocente a questa sciroccata? Sei da denunciare alla protezione animali!- esclamò Franz, allibito.
–Se può tranquillizzarti, Whiskers III è ancora vivo e vegeto… e asciutto, al contrario di noi. Cazzarola, il temporale non poteva aspettare che fossimo al coperto, prima di scatenarsi? Mannaggia a te che mi hai assicurato che l’ombrello non sarebbe servito!
–Non puoi incolparmi per la pioggia: come avrei potuto prevedere che il meteorologo si era sbagliato? Quanto al tuo piano per accoppiare Maggie… primo, non lo definirei geniale, e secondo, ti dispiace solamente perché, per una volta, non hai ragione tu.
–Paddy è sposato, ti rendi conto? Sposato! E Ian - che, tra parentesi, è il famoso cugino - è pazzo di Maggie! Ecco perché ci serve sempre, nonostante sia il proprietario del pub! Come ho potuto essere così dannatamente cieca? Io, che Madre Natura ha dotato di un intelletto sopraffino!- fu la secca risposta di Faith, palesemente irritata.
–Invece di roderti per essere stata miope, potresti essere felice per la tua amica: stando con Ian avrà tutti gli irish coffee che vuole!
–Potrei, se non avessi insistito tanto sulle qualità di Paddy e sui motivi per cui è l’uomo perfetto per Meg, tentando di sminuire Ian- sibilò la Irving, prima di ingollare anche lei una sana dose di whiskey. Borbottando imprecazioni, fu costretta ad ammettere che Maggie, le numerose volte che l’aveva osservata, era intenta a chiacchierare animatamente col simpatico irlandese, che aveva raramente distolto lo sguardo da lei e le aveva sistemato una ciocca ribelle dietro l’orecchio con tanta dolcezza da intenerire persino Mr. Scrooge di ‘A Christmas carol’; aveva misurato a occhio la distanza che li separava, e da essa aveva dedotto che l’amica era in via di guarigione dalla “Pattersonite” e sul punto di provare ben più di un semplice interesse per Ian.
–Se può consolarti- disse Franz, deciso a restituirle il buonumore, –In un certo senso è grazie a te se si sono incontrati: tu hai dato il via alla baraonda del venerdì sera e hai scelto quel posto come ritrovo perché equidistante dalle diverse abitazioni. Senza di te quei due non si sarebbero mai trovati.
“How do you make me feel this way? Like I can take on everything!”
–Hai ragione!- trillò la Irving, chiaramente soddisfatta. –Faith Asso di Cuori ha fatto centro un’altra volta!
–Giusto- convenne Franz. –Ehm, senti, so che è poco educato, però… potrei togliermi le scarpe? Ho i calzini fradici!
–Non solo quelli, temo- ridacchiò Faith, per poi proporre, in un impeto di sfacciataggine –Secondo me dovresti toglierti tutto.
–Cos’è, una proposta indecente?- chiese, speranzoso, attirandola a sé.
–Perché no? Balliamo, baby?- mormorò lei, accarezzandogli il torace da sopra la camicia, asciutta grazie al giubbotto di pelle.  Franz annuì, ma il verbo “ballare”, in quel caso, era usato impropriamente, a meno di comprendere nella definizione di ballo “lenta oscillazione sul posto accompagnata da scambi di saliva e palpatine reciproche”. –Strizzarmi le chiappe? E’ questo che intendi con “indecente”?- chiese poi, sforzandosi di non ridere.
–Una palpatina da fidanzato in prova non è indecente. Questo lo è- rispose Franz e, tenendo una mano premuta sulla sua schiena, tirò giù la zip anteriore del vestito quel tanto che bastava a scoprire il reggiseno. Baciò uno ad uno i nei sparsi sul decolté, in una lenta discesa che a Faith parve una tortura, infine… passò la punta della lingua sulla pelle nuda, lungo il bordo in pizzo delle coppe, sorprendendola piacevolmente . –Ferma- ringhiò a denti stretti quando avvertì una mano di lei armeggiare con la cintura. –A me piace giocare col cibo, prima di mangiarlo.
–Giochiamo, allora- sibilò Faith, riprendendo ad ondeggiare seguendo il ritmo della canzone. –Mi aspettavo qualcosa di più romantico- commentò, fingendo di non approvare la scelta.
“You’re over my head, you make me feel like more than, more than I am! This hell in my head, i swear this feelings are running me over. You’re over my head!”
–Credo che romantico non sia sinonimo di deprimente: le melensaggini fanno fare al povero Kaiser Franz la fine dei soufflé di mia madre, non so se mi spiego.. - ribatté Weil, serrando la presa per approfondire il contatto tra loro.  
“Oh, no!”, pensò Faith, “Eccone un altro che ha dato un nome al suo pene! Cos’è, una pandemia?”
Sapevano di stare commettendo una stupidaggine, che rischiavano di beccarsi un raffreddore o peggio stuzzicandosi invece di indossare vestiti asciutti, ma la sensazione delle curve di Faith premute contro il suo corpo era sufficiente a tenere Franz al caldo e a risvegliare “l’inquilino dei piani inferiori”.
–Dio, adoro questa canzone!
–Idem.
–Questo è di troppo- sospirò Franz mentre baciava ogni centimetro di pelle scoperta di Faith. Non era necessario un quoziente intellettivo da genio per capire che si riferiva all’abito.
–Non potrei essere più d’accordo.
Abbassò la cerniera dell’abito con una lentezza che Franz giudicò esasperante, e lo lasciò cadere sul pavimento.
Faith, forse complici l’educazione liberale di Rose e la scarsa autostima, era uno strano miscuglio di sensualità e pudicizia: le piaceva il sesso, ma non sopportava etichette e imposizioni; se aveva sentore che il partner potesse bollarla come poco di buono per qualcosa che intendeva provare, si limitava al minimo sindacale per portare a termine il rapporto, dopodiché adios amigos; se, invece, sapeva coinvolgerla e farla sentire amata, non giudicata, mostrava un impagabile spirito d’iniziativa.
Normalmente si sarebbe vergognata a morte di mostrare il proprio corpo imperfetto con tanta disinvoltura, appunto per paura di un giudizio negativo, ma Franz era riuscito ad abbattere tutte le sue insicurezze: seppur consapevole di essere bella soltanto ai suoi occhi, trovava comunque piacevole sentirsi desiderata, e avrebbe dato il massimo per fargli capire quanto lo desiderava a sua volta.
Du bist wunderschön- esalò lui, sbattendo ripetutamente le palpebre: abituato all’intimo comodo e anonimo che la Irving sfoggiava al lavoro, non si aspettava un completino sexy e raffinato al tempo stesso.
–Immagino sia un complimento- replicò lei, giocherellando con le spalline del reggiseno. –Lo so, anche io mi salterei addosso.
–Allora taci- la zittì Franz, il quale, pur apprezzando l’impegno profuso nella scelta della lingerie, non vedeva l’ora di mandarla a fare compagnia al vestito. –Di’ soltanto una parola: letto o divano?
–A te la scelta.
Franz sogghignò e tentò di sollevarla… invano: il corpo burroso della Irving era troppo pesante per lui!
–Mi dispiace, è tutta colpa mia. Non ti sei fatta male, vero? No? Bene. Stupido io a provarci, non ho abbastanza muscoli… sì, sono i miei muscoli ipotrofici il problema. Non osare pensare di essere grassa, altrimenti mi incazzo!
–Non lo penso… lo so- sospirò Faith. –Ma sei dolce a non farmelo pesare. Andiamo a letto?

 
***

Dopo che suo marito aveva gradualmente ceduto lo scettro di comando al figlio Brian, Heather Miller in Cartridge aveva deciso di trasferirsi in una casa più piccola e con giardino, lasciando l’appartamento in centro al secondogenito, Ben.
Ora che l’uragano Crystal si era abbattuto su di lui, Brian si recava con maggiore frequenza dai suoi genitori, che gli offrivano aria meno inquinata, conforto e una tregua da quelle iene dei mass media.
–Gli hai detto di venire qui?- chiese Heather, servendogli una tisana rilassante.
–Sì- esalò Brian, steso sul divano con l’avambraccio sugli occhi: lo stress cominciava ad avere la meglio su di lui; dormiva poco e male, aveva perso l’appetito e soffriva di cefalee ricorrenti.
–Potresti andare di sopra a dormire, e aspettare domattina per sapere…
–No- negò recisamente. –L’ansia mi impedirebbe di addormentarmi. E’ un mio problema, devo sbrigarmela da solo.
–Sai, fratello- rispose Ben, –Il tuo problema è che sei affetto dal complesso di Atlante. Beh, sappi che il peso del mondo non grava unicamente sulle tue spalle, puoi contare sull’appoggio della famiglia. Vero, Ab?
–Certamente! Ti saremo vicini sempre e comunque!- squittì Abigail, curvando le labbra in un sorriso tirato, che tradiva il desiderio represso di prenderlo a randellate.
Il comportamento di Brian era stato oggetto di una lite furibonda tra lei, che accusava il cognato di essere un playboy da strapazzo che meritava il linciaggio mediatico, e Ben, che lo difendeva a spada tratta.
–Non nego che hai sbagliato ad infilarti nel letto di una donna sposata- asserì James Cartridge, –Ma esistono colpe peggiori: non sei un ladro, né un assassino, e anche se dovesse saltar fuori che… no, meglio non pensarci adesso.
Il trillo del campanello annunciò l’arrivo di Jack, che accettò con piacere un bicchiere di sherry, rispose con garbo alle domande sulla salute sua, di sua moglie e dei suoi figli, informò orgogliosamente i presenti che la maggiore, Meaghan, si sarebbe esibita in un saggio di danza a giugno, infine si schiarì la voce e comunicò una notizia sconvolgente.
–Mrs. Ryan ha vuotato il sacco. Mossa poco saggia, a mio parere: chiunque sia il padre del bambino, è chiaro che il suo interesse va ai soldi, non a lei, né al nascituro.
–Cosa intendi con “vuotato il sacco”?- domandò Ben, appollaiato sul bracciolo della poltrona occupata da Abigail.
–Teneva un diario, praticamente un resoconto dettagliato di tutte le sue relazioni, e lo ha consegnato alla commissione che si occupa del caso. Prima che me lo chieda è riportato anche il tuo nome, più volte, ma spero ti sia di parziale consolazione sapere che sei in buona compagnia. In base alle date è stato ristretto il campo a sei candidati.
–Sei?- esclamò Abigail, sconvolta, per poi coprirsi la bocca con le mani.
Heather, temendo fosse in procinto di svenire, si precipitò a offrirle del tè; le avrebbe dato qualcosa di più forte, ma sua nuora era astemia.
–Bene- disse Brian, che stava sforzandosi di mantenere l’autocontrollo: non avrebbe dato a quella donna la soddisfazione di averlo fatto arrabbiare. –Sentito, mamma e papà? Avete un sesto di probabilità di diventare nonni per la seconda volta!
–Sei impreciso- commentò Abigail, una volta riavutasi dallo shock. –Non tieni conto di variabili quali la densità spermatica del tuo liquido seminale, la frequenza dei rapporti e la percentuale di questi avvenuta nel periodo fertile di Mrs. Ryan.
–Grazie, cognatina cara- ringhiò Brian in un tono che lasciava intuire quanto avrebbe voluto farla fuori seduta stante. –E complimenti per le tue conoscenze matematiche. Ad ogni modo, dovremo aspettare che nasca il pargolo per scoprire di chi è.
–Ehm, ecco… a questo proposito…
–Taglia corto, Jack O’Lantern: che c’è?
–La Commissione di Controllo, data la natura incresciosa del caso e la cospicuità del patrimonio, ha predisposto l’esame del DNA prenatale.
–Prenatale? Si può fare?
–Si sono espressi in tal senso, perciò… direi di sì. Non chiedermi dettagli tecnici, però, sono solo un avvocato.
–Li chiederò a Faith- rispose Brian scrollando le spalle.
–Tu non chiederai niente a nessuno!- tuonò Jack. –Questa faccenda ha già suscitato sufficiente scalpore. Passi la tua famiglia, è comprensibile che li voglia accanto in questo momento difficile, ma non dimenticare che la situazione è seria: rischi di ritrovarti a badare a un neonato!
–Spero di no per lui, povera creatura!- sbuffò Abigail in un sussurro chiaramente udibile, che le fece guadagnare un’occhiataccia di suo marito e suo cognato.
–So che hai una pessima opinione di me, Abby, e francamente non me ne può fregare di meno, ma mi ferisce che mi reputi alla stregua di… Barbablù!
–Barbablù ammazzava le mogli, non i bambini- lo corresse Abigail con un sorrisetto di superiorità.
–Sì, sì, va bene, il punto è un altro: mi piacciono le donne e queste ricambiano, non ci vedo niente di male nell’esaudire i loro desideri. Chiamami come ti pare, anche puttaniere, se credi…
–Brian!- lo rimproverò sua madre.
–Scusa, mamma. Insomma, fai cosa ti pare, ma non osare giudicarmi solamente perché ho fatto una diversa scelta di vita. Le scelte si possono cambiare, e sono pronto a farlo se dovesse rendersi necessario. Oltretutto non mi pare che un’attiva vita mondana e… ehm, di letto, diciamo, sia incompatibile con l’essere genitore, altrimenti le coppie vivrebbero in clausura e farebbero un solo figlio!
–Touché- ridacchiò Jack.
Abigail, incapace di ammettere la sconfitta, si alzò indignata e andò in cucina a servirsi dell’altro tè.

 
***

Faith si era accostata al sesso orale senza pregiudizi: per lei non c’erano pratiche più o meno immorali, soltanto uomini degni o indegni di riceverle. Con Kyle e Cyril, le uniche relazioni abbastanza lunghe da meritare tale nome, non si era mai sentita apprezzata: tutto era dovuto, e questo atteggiamento aveva fatto avvizzire il suo spirito d’iniziativa.
Era incredibile, invece, come con Franz fosse stato naturale. Nessuna tentazione di morderlo, nessuna voce interiore che squittiva schifata, (quasi) nessun timore, soltanto voglia di dargli tutto il piacere di cui era capace. Il suo bel patologo dagli occhi di ghiaccio dimostrò anche in questa occasione di essere una perla di uomo: le mostrò rispetto, non forzandola e assecondando i suoi tempi, e Faith pensò, con un brivido di eccitazione e aspettativa, che, a giudicare dai presupposti, sarebbe filato tutto liscio tra le lenzuola. La parte della sua coscienza che parlava con la voce di Abigail era stata messa a tacere ricordandole che una donna ha le sue esigenze, e solamente una sciocca prende il pacchetto, cioè, l’uomo a scatola chiusa, senza prima provare la merce, ehm, le doti del suddetto uomo.
Fu con un misto di disappunto e stupore che esclamò, giocherellando maliziosamente con il Kaiser –Avrei preferito una cena completa all’antipasto, ma non posso negare che è stato divertente!
–A chi lo dici!- rispose lui, tirandola su per abbracciarla. –Promossa all’orale a pieni voti, dottoressa Irving! Vuoi che ricambi il favore?
–Magari dopo… per ora mi bastano le coccole- pigolò, accoccolandosi tra le braccia di un soddisfatto Weil, che le lasciò un bacio sui capelli.
–La prossima volta riuscirò ad espugnare la fortezza laggiù- asserì Franz, annuendo convinto, facendo scivolare una mano sotto il tessuto leggero delle culottes di Faith, che sbuffò –Guarda che sei stato tu a vietarti l’accesso, io ne sarei stata ben felice.
–Faith, siamo pratici: non prendi la pillola, io non ho preservativi con me e la tua amica squinternata si è portata via la tua scorta perché ha un nuovo amore, sarebbe stato da incoscienti rischiare. Conosci il detto “lascia l’ombrello a casa e pioverà senza posa”? Se l’avessimo fatto, con ogni probabilità tra nove mesi ci saremmo ritrovati con tre gemelli!
–Tre gemelli!- ripeté Faith, scossa da un incontrollabile accesso di risatine. –Oddio, Franz, che scenario apocalittico! Però hai ragione: meglio andare sul sicuro.
–Tutta colpa di Bridget!- ringhiò lui. –Spero che il suo amico le passi la Candida!
–Franz!- echeggiò il severo rimprovero della Irving. –Siamo medici, non possiamo augurare alla gente di ammalarsi!
–Al contrario, mein liebe, proprio perché siamo medici dobbiamo augurare alla gente di ammalarsi… altrimenti perderemmo il lavoro!
–Abbiamo giurato…
–Rileggi il giuramento- ridacchiò Franz. –Il caro, vecchio Ippocrate la sapeva lunga: siamo obbligati a curare, non a prevenire!

 
***

Nel frattempo, in una villetta a schiera a Battersea, Gertrud Philips, ex Mrs. Weil, stava ricevendo notizie sconvolgenti.
–Sei sicura, Cora?- esalò.
–Sicurissima, Gertie! Li ho visti con questi occhi!
–I tuoi occhi hanno qualche diottria mancante, Cora cara. Sicura si trattasse del mio Franz?
–Ci metterei la mano sul fuoco!- squittì Cora. –Naturalmente, all’inizio ho pensato di essermi sbagliata, in fondo i giovani d’oggi sono molto… fisici, due persone possono tenersi per mano e abbracciarsi ed essere semplici amici, ma poi si sono baciati e… beh, due amici non si baciano in quel modo, te l’assicuro!
–Il mio Franz baciava una ragazza… in pubblico?- ansimò Gertrud, in ambasce per le compagnie frequentate dal suo kind.
–Oh, sì. Non angosciarti, però: l’apparenza non inganna, e quella è una brava ragazza, te lo assicuro. Non una bellezza, se capisci cosa intendo, un tipo acqua e sapone, ma non aveva occhi che per lui!
–E il mio Franz le ha preso dei regali, hai detto?
–Oh, sì! Un gesto dolcissimo, a mio parere- esclamò Cora, deliziata di poter essere lei, una volta tanto, a propinare all’amica pettegolezzi di prima mano. –Ci siamo incontrati al chioschetto dei gadget e, dopo avermi salutata e chiacchierato un paio di minuti, mi ha mostrato una buffa cravatta e il cd del gruppo folkloristico che si era esibito, dicendomi che erano una sorpresa per la sua fidanzata.
–Fidanzata?- strillò Gertrud, tirando un calcio alla gamba di una vicina sedia. –Non è possibile! Non può essersi fidanzato così, all’improvviso… sotto il mio naso!
–Capisco possa sentirti presa in giro, Gertie…
–Presa in giro? Presa in giro?- ruggì Gertrud. Le sue grida erano leggenda: Alexander sosteneva che erano state la causa del divorzio! –Come ti sentiresti se, dopo mesi di sforzi inutili per trovare una ragazza a tuo figlio, un testone di prim’ordine che non fa che ripeterti che sta bene da solo, scoprissi che ha già provveduto?
–Presa in giro- rispose Cora con semplicità.
–Esatto. E nessuno può osare prendermi in giro impunemente- sibilò.
–Ti prego, non commettere sciocchezze, Franz sembrava molto preso, erano una coppietta così dolce!
–Nessuna sciocchezza, Cora- cinguettò Gertrud fregandosi le mani, un sorrisetto diabolico stampato in faccia. –Mi limiterò… a invitarli a cena!
 
Nota autrice:
Non so se quel che ho scritto sia “digeribile”, quindi grazie per essere arrivati fin qui. In particolare grazie ad abracadabra, Bijouttina, Calliope Austen, elev, DarkViolet92, madewithasmile e soulscript, che hanno recensito il capitolo precedente, ad aithusa87, Hermione08092001, kiwime, meryi e Minerva McGonagall, che seguono la storia, ad alehandra e Hanna Lewis, che l’hanno inserita tra le ricordate, e a Purple_3 e tyttyxy, che la preferiscono! <3 <3 <3
A un certo punto mi sono fermata perché non volevo sconfinare nel rating rosso (mi sembrava stupido etichettare come rossa l’intera storia per un solo capitolo!) e perché appena provavo a scrivere qualcosa di erotico scoppiavo a ridere, mi dicevo che sembrava il copione di un porno (incredibile ma vero, alcuni hanno il copione! O.O) e cancellavo tutto. Sono un caso disperato! XD
Il fatto che Faith affidi la sua valutazione dell’affinità tra Maggie e Ian alla distanza che li separa non è casuale: filosofi e neurofisiologi concordano nell’affermare che spesso spazio emotivo e fisico coincidono, ossia che tendiamo a lasciare che ci avvicinino solamente le persone/animali/cose verso cui proviamo trasporto. Si parla di spazio personale (quello occupato dal nostro corpo), peripersonale (quello raggiungibile estendendo un braccio) ed extrapersonale. Non a caso dà fastidio trovarsi pressati dalla folla, viene considerata un’intrusione nel nostro spazio peripersonale, riservato ai pochi eletti con i quali siamo in confidenza.
Chissà cosa combinerà la diabolica Gertrud…. Guardatevi le spalle, Franz e Faith! XD
Spero di riuscire a sfornare un altro capitolo prima degli esami e delle vacanze. Fate il tifo per me! ;-)
Serpentina
 
   
 
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