Serie TV > Provaci ancora prof
Segui la storia  |       
Autore: Soul of Paper    15/07/2014    5 recensioni
Il mio finale della quinta serie. Cosa sarebbe successo se dopo aver ricevuto quella telefonata notturna a casa di Madame Mille Lire nella quinta puntata ed essersi seduti su quel divano, le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Gaetano non avesse permesso a Camilla di "fuggire" di nuovo? Da lì in poi la storia si sviluppa prendendo anche spunto da eventi delle ultime due puntate, ma deviando in maniera sempre più netta, per arrivare al finale che tutte noi avremmo voluto vedere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 36: “Cold, cold heart”



 
“Certo che da quanto mi dici, Camilla, questa Ilenia, se non è colpevole, è proprio sfortunata: non deve avere avuto una vita semplice...”
 
“In realtà anche se fosse colpevole sarebbe sfortunata, non credi papà? Con tutto quello che le è successo, se avesse ucciso quell’uomo non dico che sarebbe giustificata, però…”
 
Gli ospiti se ne sono ormai andati e anche gli altri ragazzi della band. Per la gioia di Gaspare, che continua a guardare Camilla come se fosse un esemplare di scorpione particolarmente velenoso, sono riuniti nel salotto, davanti al caminetto spento, sorseggiando il famoso Moscatello Passito e cercando di chiarire a Marco e a Tom la gravità della situazione e di metterci una pezza prima che si arrivi al disastro.
 
“Nulla giustifica mai un omicidio o la vendetta, altrimenti il mondo sarebbe nel caos totale,” replica Gaetano, che nella sua carriera ha imparato a temere i giustizieri e chi ne fa l’apologia quasi più dei peggiori criminali.
 
“Ma il mondo è già nel caos totale… Il sistema non funziona e il fatto che quell’uomo fosse libero ne è la prova: basta un buon avvocato e sei fuori anche se sei colpevole. Se sei povero o considerato un diverso puoi essere innocente e nessuno ti difenderà: questa è la verità,” ribatte il ragazzo, altrettanto deciso. Gaetano, che già non si fida particolarmente del giovane batterista alternativo-figlio di papà – o del padre se è solo per questo – dopo questa affermazione, è ancora più preoccupato sia della decisione di spiegare loro la situazione – e quindi di mettere, di fatto, le loro vite nelle loro mani – sia della frequentazione tra il ragazzo e suo nipote.
 
“Non è sempre vero: in questo caso è andata così perché purtroppo lo Scortichini era stato abile o fortunato a non lasciare prove compromettenti. Il sistema non è perfetto perché le persone non sono perfette, ma quale sarebbe l’alternativa? Abbandonarsi all’anarchia? Vendetta chiama vendetta, sangue chiama sangue: si parte da uno sgarro e si passa alla guerra civile…”
 
“Sarà… ma il fatto stesso che vi siete messi ad indagare per conto vostro testimonia che il sistema non funziona e lo sapete anche voi. E comunque…”
 
“E comunque, discussioni filosofiche a parte, il problema in questo caso non si pone perché Ilenia è innocente: la conosco e sono sicura che non farebbe mai una cosa simile,” interviene Camilla, per evitare uno scontro tra Gaetano e Tom.
 
“Certo che tu non cambi mai: quando prendi a cuore una persona la difendi con le unghie e con i denti!” proclama Marco con tono malinconico, osservando il liquido ambrato nel suo bicchiere come se dovesse svelargli i segreti dell’universo, per poi aggiungere, rivolgendosi a Gaetano, “sa, vicequestore, ho già avuto modo di osservare Camilla in azione… e anche di collaborare con lei a qualcuna delle sue indagini, in realtà.”
 
“Ah sì?” domanda Gaetano con un’espressione imperscrutabile e un tono piatto.
 
“Sì… nonostante, come le ho detto, la disciplina non sia il mio forte, ho sempre avuto una passione per il mistero. A Londra per un periodo ho fatto l’investigatore privato, tanti anni fa… in realtà l’agenzia era di un mio amico e l’idea mi divertiva, così per un po’ ci ho lavorato anche io. Ma erano cose da poco, casi noiosi per lo più: corna e soldi, soldi e corna… Mentre con Camilla quello di annoiarsi era l’unico rischio che non correvo: una volta ci siamo persino trovati con una pistola puntata contro,” ricorda con una mezza risata, scuotendo il capo, “un galantuomo che aveva rubato dei soldi che dovevano andare alla famiglia della sua ex e che ha preso Camilla come ostaggio per scappare.”
 
“E lei questo lo trova divertente?” chiede Gaetano, incredulo, guardandolo come se fosse un folle, mentre la mente ritorna a quei maledetti diamanti e all’aggressione subita, all’impotenza, al terrore che aveva provato vedendo Camilla con una pistola alla tempia. E sa che nemmeno tra un milione di anni riuscirebbe a riderci sopra.
 
“No, divertente no, però… diciamo che riguardando indietro è stata tutta un’avventura… un’avventura bella, avvincente, complicata e piena di colpi di scena, fino alla fine… un’avventura che, comunque sia andata, non mi scorderò mai e che è valsa la pena di vivere,” replica Marco, guardando però solo Camilla con una tale intensità da far capire chiaramente sia a Camilla che a Gaetano che l’uomo non sta più parlando solo delle indagini.
 
“Io invece penso che se un’avventura ha buone probabilità di avere una conclusione drammatica per tutte le persone coinvolte, non è un’avventura ma è una follia e allora è meglio non viverla proprio. Che ci sono alcune esperienze talmente negative che non possono e non devono fare media con quelle positive, perché le annullano completamente,” ribatte Gaetano, alternando lo sguardo tra l’altro uomo e Camilla, in un modo che aumenta ancora, se possibile, il peso del macigno che lei già sente sullo stomaco.
 
“Ma mi sembra di aver capito che Camilla si sia ritrovata spesso coinvolta nei suoi casi, dottor Berardi, e che, a differenza di mio fratello, lei non solo non abbia mai fatto nulla per impedirlo ma, anzi, l’abbia sempre incoraggiata. Anche adesso la sta perfino aiutando in queste indagini che non le competono affatto, invece di lasciare che se ne occupi mio fratello, come immagino che il suo ruolo oltretutto le imporrebbe. E, trattandosi sempre di casi di omicidio, mi sembra evidente che ci sia un rischio notevole ed inevitabile quando ci si va a metterci il naso,” rimpalla Marco, non perdendo un colpo, bevendo l’ultimo sorso di moscatello e quasi picchiando il bicchiere sul tavolo come se fosse il martello di un giudice in qualche serial americano, squadrandolo con uno sguardo di sfida.
 
“Quello che ho sempre incoraggiato Camilla a fare è ad usare la testa, in tutti i sensi, dato che l’ho sempre considerata la persona più intelligente che abbia mai conosciuto, e che quindi sono sempre stato convinto che fosse perfettamente in grado di prendersi cura di se stessa, di sapere cosa fosse più giusto per sé e per gli altri e di capire da sola quando è arrivato il momento di fermarsi. Che ciò che l’ha sempre spinta a mettere il naso nei miei casi sia la generosità, la lealtà verso le persone a cui vuole bene, una lealtà talmente grande da portarla a fare il possibile e l’impossibile per loro, per mantenere un impegno, una promessa. Non l’ho mai ritenuta una di quelle persone che amano l’avventura fine a se stessa, che cercano il brivido momentaneo, e al diavolo le conseguenze!” proclama, non lasciando gli occhi di lei nemmeno per un secondo, il tono grave, serissimo e asciutto, un tono che lei raramente gli ha sentito usare e che lei associa ormai indelebilmente a quella maledetta sera dopo il peggiore litigio mai avuto con Gaetano, per via di quei dannati diamanti.
 
“Altrimenti credo sinceramente che sarei stato ancora più severo di suo fratello e, per il bene di Camilla, oltre che per il bene delle persone a lei care e di tutte quelle coinvolte nei miei casi l’avrei non solo scoraggiata, ma, se avesse persistito, l’avrei incriminata per favoreggiamento in omicidio alla prima occasione, per essere sicuro che si tenesse alla larga da me e dalle mie indagini. Il mio lavoro non è un gioco, signor Visconti: ho il compito di dare voce a chi non ha più voce, incontro ogni giorno persone più o meno innocenti nel momento peggiore della loro vita, ho a che fare con criminali che a volte non mi sentirei nemmeno di definire umani, ho la responsabilità di decidere se privare qualcuno della libertà e, se mi sbaglio, posso rovinare e macchiare per sempre la vita di un innocente. Non è quindi proprio mia abitudine assecondare mitomani o investigatori della domenica e non avrei mai permesso a Camilla quello che ho permesso se non fossi stato più che convinto della sua onestà, della sua buona fede e delle sue capacità, se non mi fossi da sempre fidato ciecamente di lei, se non avessi sempre pensato che la sua presenza nelle mie indagini e nella mia vita non mi togliesse affatto la lucidità necessaria per fare il mio lavoro, ma anzi, mi aiutasse a svolgerlo al meglio. In caso contrario non potrei mai stare con lei, e ,se mai mi accorgessi di essermi sbagliato, che il mio assecondarla mi ha portato a violare i miei doveri e le mie responsabilità, a mettere in pericolo o a danneggiare le persone che ho giurato di tutelare, sarei io il primo a rinunciare spontaneamente al mio distintivo e ad autodenunciarmi.”
 
Nella stanza cala un silenzio solenne e quasi opprimente: Camilla lo guarda con gli occhi lucidi, avendo colto benissimo tutti i sottotesti, mentre il macigno che le opprime il torace si è ormai fatto soffocante a tal punto che sente mancarle il fiato e la terra sotto i piedi. Marco invece alterna lo sguardo tra i due e alla malinconia nella sua espressione si unisce una certa dose di stupore e anche di rispetto.
 
“Non volevo mettere in dubbio la sua professionalità, la sua correttezza o la sua onestà, dottor Berardi e mi scuso se le ho dato questa impressione,” proclama infine Marco, sembrando non cogliere o forse ignorare gli sguardi tra Gaetano e Camilla, “e le garantisco che anche io, nonostante ami godere appieno di quel poco di leggerezza che la vita ci offre, finché ce ne offre, so capire quando una situazione è grave e seria e regolarmi di conseguenza. E sono sicuro che lo stesso valga per mio figlio. Quindi, se ci spiegate in che modo possiamo aiutarvi a tirare questa povera ragazza fuori dai guai, lo faremo più che volentieri. E le assicuro che, essendoci anche mio figlio di mezzo, io per primo voglio evitare ogni rischio non necessario o qualsiasi colpo di testa.”
 
Gaetano lascia gli occhi di Camilla e azzurro incontra azzurro, studiandosi a vicenda per attimi che paiono infiniti.
 
“D’accordo,” annuisce Gaetano con un sospiro, “e mi scusi anche lei: forse le sarò sembrato esagerato, però… la situazione è molto delicata e… quello che vi dirò non deve uscire da questa stanza, mi capisce?”
 
“Immagino quindi che mio fratello non sia al corrente di questa… indagine che state conducendo,” deduce Marco, versandosi un altro bicchiere di vino.
 
“Peggio… Marco, tuo fratello ci ha chiesto di restarne fuori e ha minacciato nemmeno troppo velatamente di denunciare me e Gaetano per questa e per le nostre altre… collaborazioni… se ci fossimo immischiati in questa vicenda. E non voglio che Gaetano abbia problemi sul lavoro per colpa mia…” interviene Camilla, la bocca e la gola come cartavetra.
 
“Camilla…” sussurra Gaetano, lanciandole un’occhiataccia di avvertimento che le fa intuire che forse avrebbe fatto decisamente meglio a tenere la bocca chiusa.
 
“Addirittura? Non pensavo che Paolo arrivasse a tanto, però… Camilla, tu lo conosci: mio fratello abbaia ma non morde,” la rassicura con un sorriso, per poi aggiungere, rivolto all’uomo, “vicequestore, capisco la vostra preoccupazione, ma non credo che Paolo attuerebbe mai le sue minacce, anche se vi scoprisse. E in ogni caso le do la mia parola che sia io che Tom saremo una tomba e non faremo parola con nessuno di quello che ci direte stasera. Vero Tom?”
 
“Sì, certo,” conferma il ragazzo, sembrando anch’egli più serio e pensoso, “anche perché io invece non sono convinto che zio Paolo ci passerebbe sopra, sai? Ce l’ha davvero a morte con lei, Camilla, raramente l’ho sentito parlare di qualcuno con così tanto rancore. E per lo zio Paolo il mondo è tutto bianco e nero, non ha mezze misure, e lo sai anche tu, papà.”
 
Fantastico – non può fare a meno di pensare Gaetano, sentendo che la testa si è ormai trasformata in un enorme livido pulsante, mentre Camilla rompe il silenzio imbarazzato cominciando a spiegare del punkabbestia che devono rintracciare – assolutamente fantastico!
 
***************************************************************************************
 
“Vado a farmi una doccia,” proclama non appena entrano nella stanza, buttando la giacca su una sedia e cominciando ad estrarre dall’armadio gli indumenti con cui cambiarsi.
 
“Gaetano, aspetta,” lo blocca, poggiandogli la mano sinistra sulla spalla e la destra sul braccio, “aspetta, per favore, dobbiamo parlare.”
 
“Camilla, ho la testa che mi scoppia peggio che dopo un incontro di boxe finito male: ho bisogno di una doccia e di dormirci sopra,” replica asciutto e deciso, scostandosi dal suo tocco e voltandosi per guardarla, notando con un sospiro che si è piazzata in mezzo alle ante dell’armadio, bloccandogli il passaggio.
 
“Gaetano, per favore, anche io sono stanca, ma dobbiamo parlare di quello che è successo alla Fattoria.”
 
“Alla Reggia di Venaria, vorrai dire, e comunque credo che abbiamo già parlato più che a sufficienza: sono ore che parliamo con mezzo mondo di cose su cui sarebbe stato meglio mantenere il più assoluto riserbo e sinceramente ne ho abbastanza,” ribatte senza cedere di un millimetro, nonostante il tono e lo sguardo imploranti di lei.
 
“Forse ne avremo parlato con mezzo mondo ma non ne abbiamo parlato io e te e se ti ha dato fastidio che abbia raccontato a Marco delle minaccia di suo fratello io-“
 
“Dato fastidio? Ma no, ma perché mai avrebbe dovuto darmi fastidio, eh? Ci mancava solo che ci attaccassimo in fronte un bersaglio, Camilla, e poi eravamo a posto!” proclama non nascondendo affatto l’irritazione che prova e non potendo evitare di alzare la voce.
 
“Se l’ho fatto è perché era l’unico modo perché Marco e Tom capissero quanto è grava la situazione e quanto è importante che De Matteis non ne sappia nulla. Gaetano, Marco avrà tanti difetti, non sarà l’uomo più affidabile del mondo, ma è una brava persona e mi fido di lui, e sono sicura che non ha nessuna intenzione né nessun motivo per volerti colpire,” ribatte con tono calmo ma deciso, guardandolo negli occhi.
 
“Ma magari è lui che non si fida di te e magari ha dei buoni motivi per volerti colpire, Camilla, non credi? C’è gente che porta rancore per molto meno. E in quanto ad inaffidabilità, comincio a pensare che, come dice il detto, chi si somiglia si piglia,” commenta duro, aspro, trafiggendola di nuovo con quell’occhiata carica di delusione che è come un pugno allo sterno.
 
“E invece no, ed è proprio di questo che ti devo parlare, ti devo spiegare come sono andate le cose, ho bisogno di spiegartelo, di farti capire perché è andata come è andata con Marco,” lo prega di nuovo, appoggiandogli le mani sulle spalle come per trattenerlo e costringerlo ad ascoltarla e a guardarla negli occhi.
 
“Mi sembra che non ci sia altro da spiegare, Camilla: è tutto chiarissimo e non penso che ci sia qualche giustificazione che possa rendere quello che mi hai raccontato stasera meno…  meno assurdo e… inconcepibile,” proclama scuotendo il capo e voltandosi nuovamente per liberarsi dalla presa di lei e afferrare il necessario per la doccia.
 
“Gaetano…” sussurra lei, ferita da quel gesto e da quel rifiuto peggio di un pugno allo stomaco.
 
“Camilla, per favore, lasciami passare,” le chiede con tono più pacato, provando, nonostante tutto, una fitta al petto: non sopporta di vederla stare male, soprattutto se è lui stesso  il motivo del suo malessere, “come ti ho detto sono stanco, anzi, sono distrutto e sono nervoso e… credimi quando ti dico che discutendone adesso potremmo solo peggiorare le cose.”
 
“E invece rinviando questa discussione miglioreranno le cose ? Lo sai anche tu che non è così, anzi, che è proprio l’esatto contrario! Gaetano, te l’ho già detto: preferisco mille volte che ti sfoghi con me, che mi insulti perfino, piuttosto che una guerra fredda. Ci siamo promessi di affrontare insieme i problemi, di dirci sempre in faccia le cose come stanno ed inoltre quando è successo tutto il casino dei diamanti mi sono promessa che se avessimo avuto altre liti o discussioni del genere non sarei mai più andata a dormire prima di esserci chiariti, che non avrei più rimandato al mattino dopo.”
 
“Mi dispiace, Camilla, ma come sai benissimo anche tu, non è sempre possibile mantenerle le promesse, no? E io questa sera proprio non ci riesco, credimi che forse dispiace più a me, ma non ci riesco.”
 
Quelle parole, il modo in cui le pronuncia, così carico di amarezza, di delusione, di tristezza, la lascia per un attimo come paralizzata, tanto che lui riesce a sgusciare via e ad aggirarla, gli indumenti sotto un braccio, dirigendosi verso la porta.
 
“Gaetano, aspetta,” ripete più forte, in quello che è ormai quasi un urlo, ma lui ormai è già fuori dalla porta che richiude dietro di sé.
 
Le sue gambe si muovono da sole con inattesa velocità: lanciandosi all’inseguimento apre la porta ed entra nel corridoio, decisa a seguirlo fino in bagno, a non demordere fino a che lui non l’avrà ascoltata, perché deve ascoltarla, non può non ascoltarla, ma, fatti pochi passi, la porta della camera da letto di sua madre e di Amedeo si apre ed emerge Andreina in vestaglia, bloccandola sui suoi passi.
 
“Siete tornati…”
 
“Sì… ti abbiamo svegliata?” le domanda, sondando il terreno, sebbene sua madre abbia la voce e l’aspetto di chi non è mai andata realmente a dormire.
 
“No… non dormivo… E sì, vi ho sentiti, se è questo che vuoi sapere. Avete litigato, vero?” domanda Andreina, scrutandola con lo stesso sguardo che usava da bambina per capire se fosse stata lei a rovesciare il preziosissimo vaso, regalo di una lontana cugina di ottantesimo grado, o a mangiare di nascosto i cioccolatini. Ci aveva provato tante volte a mentirle per farla franca, con scarsissimi risultati.
 
“Se conosci già la risposta, perché me lo chiedi, mamma?” le domanda di rimando, con un sopracciglio alzato, per poi aggiungere con un sospiro, “scusami, ma adesso non ho tempo di parlarne con te, devo… devo chiarirmi con Gaetano.”
 
“Camilla, ascoltami, lascia perdere: è meglio se lo lasci sbollire, dai retta a tua madre,” proclama Andreina, con quel tono paternalistico da verità assolute che le ha sempre provocato un fastidio atavico ed innato e che non fa che peggiorare i suoi nervi già a fior di pelle.
 
“Perché evitando di parlarne i problemi si risolvono magicamente da soli, vero, mamma?” si lascia sfuggire prima di potersi controllare, pentendosene immediatamente quando vede lo sguardo addolorato della madre, che ha colto perfettamente il riferimento alla situazione tra lei ed Amedeo, “scusami mamma, non volevo io-“
 
“Camilla, credo che sia meglio se sbollisci un po’ anche tu, non credi?” ribatte l’anziana, trafiggendola con un’occhiata eloquente, “e i problemi forse non si risolveranno evitando di affrontarli, ma nemmeno affrontandoli a testa bassa tipo kamikaze.”
 
“Hai ragione…” ammette con un altro sospiro, massaggiandosi la testa che sembra ormai fatta di piombo.
 
“Mia figlia che mi da ragione: questo deve essere uno dei segni dell’Apocalisse!” commenta Andreina con un sorriso, posandole una mano sulla spalla per spingerla a guardarla di nuovo degli occhi, “ti va una camomilla?”
 
Camilla si limita ad annuire e si avviano insieme verso la cucina. La mano di Andreina rimane saldamente sulla spalla della figlia e Camilla non fa nulla per evitarlo, cosa che non passa inosservata agli occhi dell’anziana, che non sa se esserne più felice o più preoccupata.
 
***************************************************************************************
 
Calore, si sente avvolta dal calore, dalla pace, come se fluttuasse.
 
Rimane così ancora per un attimo, ad occhi chiusi, affondando di più il viso in quel tepore, in quel profumo che nessun cuscino potrà mai regalarle.
 
E poi li apre, solleva lo sguardo e lo vede, bagnato dalla luce che filtra dalle tapparelle abbassate, addormentato con quell’espressione tranquilla, aperta, serena, che le ricorda da morire Tommy.
 
Sorride e allunga il collo per posargli un bacio sulle labbra. A pochi centimetri però si blocca: il velo di sonno è ormai evaporato e ha lasciato spazio alla consapevolezza e al ricordo di quanto è successo la sera prima.
 
Dopo la camomilla con sua madre e dopo aver constatato che Gaetano, uscito dalla doccia, non pareva intenzionato a parlare con lei più di quanto lo fosse prima, limitandosi a cambiarsi nel più totale silenzio, come se ogni gesto richiedesse la sua massima concentrazione, era andata anche lei in bagno e, al suo ritorno, l’aveva trovato addormentato. O forse fingeva solo di dormire, disteso praticamente sul bordo del letto, rivolto verso il comodino, come a voler evitare ogni contatto con lei.
 
Si era messa a letto con un vago senso di nausea, sentendosi addosso un peso opprimente: da quando stavano insieme ogni volta che avevano potuto condividere lo stesso letto si erano sempre addormentati abbracciati, sempre, anche quando, come in queste sere, non avevano potuto fare l’amore. Anche dopo l’episodio dell’armadio e il litigio pesantissimo che ne era seguito, erano rimasti in due camere separate: se allora aveva pensato che non c’era nulla di peggio di quel letto vuoto e freddo, di quella notte trascorsa in bianco a fissare il cuscino accanto a sé, si era dovuta ricredere. Perché averlo accanto ma così… distante… non faceva che sottolineare quanto successo, non faceva che aumentare quel dolore nel petto e nella gola che pareva non volersene andare.
 
Si era rigirata per ore, cercando un sonno che non arrivava e pregando allo stesso tempo in un suo cenno, in un suo gesto, ma nulla. Alla fine si era fermata in una posizione, imponendosi di rimanerci in un ultimo tentativo di prendere sonno e dopo un po’ di tempo finalmente l’aveva sentito muoversi, girarsi verso di lei. Non aveva osato aprire gli occhi ma aveva sentito il suo sguardo bruciarle suo viso, per quella specie di istinto che li aveva da sempre uniti, che le faceva sempre avvertire quando aveva i suoi occhi puntati su di lei. E poi, dopo qualche minuto o forse qualche secondo, aveva sentito un tocco lieve sui capelli, sulla fronte e dietro l’orecchio, talmente rapido e leggero che quasi si era chiesta se non se lo fosse sognato, ma quel riccio che le copriva l’occhio sinistro non c’era più.
 
Poi non aveva più sentito niente, silenzio totale, solo il lieve rumore del respiro di lui, ma il sonno non aveva tardato ad arrivare.
 
E ora si è svegliata così, avvolta dal suo abbraccio come ogni mattina, come se nulla fosse successo, come se il gelo della sera prima fosse solo un lontano ricordo. Ma qualcosa era successo e, anche se il fatto che lui inconsciamente l’avesse cercata e accolta nel sonno in parte la rassicura, Camilla sa che purtroppo non è così semplice, che non basta a risolvere tutto.
 
E così rimane ferma, immobile, quasi trattenendo il fiato, godendosi questo calore e questo abbraccio più che può, desiderando con tutte le sue forze di poter fermare il tempo in questo istante. Ma, mano a mano che la luce nella stanza si fa più forte, il corpo che la circonda comincia a muoversi, finché infine le palpebre si dischiudono e iridi azzurre incontrano le sue.
 
“Amore…” mormora, la voce impastata dal sonno, guardandola con quell’espressione che le fa sentire quanto quella parola sia vera, reale. Senza quasi rendersene conto si ritrova con le labbra sulle sue, in un bacio delicato e dolce, il bacio del buongiorno. Rimane paralizzata e stupita per un paio di secondi e poi ricambia con tutto l’amore che prova, mentre sente il peso sul cuore farsi sempre più leggero ed iniziare a svanire.
 
Fa scorrere le mani sul petto e sul collo di lui, fino ad arrivare alla nuca, inclinando il capo per approfondire il bacio, lui risponde stringendola più forte a sé ed accarezzandole la schiena languidamente, scendendo sempre più in basso, in quello che lei sa benissimo essere preludio a molto, ma molto di più.
 
E poi, improvvisamente, le dita di lui si bloccano, come congelate, e Camilla sente che qualcosa non va, come se fosse stato premuto un interruttore, come se il sapore di quel bacio fosse radicalmente mutato. Le labbra si staccano dalle sue in fretta, troppo in fretta e Gaetano, completamente sveglio, ansante e rosso in viso, la guarda di nuovo con l’espressione amara e distante della sera prima, mista a qualcosa di indefinibile ma che non promette niente di buono. In pochi secondi si volta per posarla sul materasso, come se scottasse, e cerca poi di sollevarsi, ma lei lo trattiene a sé con le braccia e con le gambe.
 
“Gaetano, aspetta,” sussurra, la voce roca che minaccia di rompersi in ogni momento, tanto che riesce solo ad aggiungere un flebile “perché?”
 
“Lo sai anche tu il perché, Camilla,” risponde, la voce altrettanto roca e altrettanto fioca, quasi tremante, “per favore, lasciami andare.”
 
“Gaetano…” esala, mentre quelle due parole, lasciami andare, suonano terribilmente enormi, minacciose e cariche di un significato molto più profondo, “mi spieghi che senso ha? Lo so che non è davvero quello che vuoi, come non lo voglio io e-“
 
“Camilla, per favore… sì, ti desidero, è vero, non posso evitare di desiderarti, ma non così… Non voglio che sia solo una… una distrazione, che-”
 
“Io non voglio fare l’amore con te per distrarmi o per distrarti, Gaetano, maledizione, ma perché ti amo!” proclama, non potendo evitare di alzare la voce e guardandolo negli occhi, pregandolo di capire, di capire quanto sia sincera.
 
“Anche io ti amo, da morire, ma è proprio per questo che non posso farlo, Camilla, lo capisci? Non posso farlo se queste parole non hanno per te lo stesso significato, lo stesso valore che hanno per me e non... non ne sono più sicuro, mi sembra di non sapere più niente, di non capire più niente.”
 
Non sa se sia per le parole o per il tono o per lo sguardo con cui vengono pronunciate, ma Camilla lascia la presa, come se adesso fosse lui a scottare, mentre si sente travolgere da una valanga che la schiaccia e la stritola in una morsa fredda e gelida, le mille parole che vorrebbe dirgli, urlargli, fargli capire, congelate in gola.
 
Riesce a resistere fino a che lui compie i pochi passi necessari per uscire dalla porta e poi il ghiaccio si rompe e le lacrime cominciano a scorrere.
 
***************************************************************************************
 
“Ah, finalmente è arrivato, Mancini.”
 
“Mi scusi, dottore, ma ho trovato traffico…” replica l’ispettore, dopo un attimo di esitazione, guardandosi intorno.
 
“Va bene, ma mi serve operativo da subito: mi deve rintracciare e convocare il padre della Misoglio e la Baudino e Berardi, dato che ieri sera erano irreperibili. E vorrei anche parlare con sua moglie, appena possibile.”
 
“Con mia moglie?” ripete, quasi inebetito, mentre la mente ritorna a quel maledetto nome sul display del cellulare e a quella mattina, quando Sammy si era svegliata accanto a lui, che invece non aveva chiuso occhio, gli aveva sorriso e l’aveva baciato.
 
E lui aveva provato un senso di nausea terribile, ma l’aveva lasciata fare, come intontito. E non sapeva come, ma si era ritrovato a fare sesso con lei, mentre il piacere si mischiava al dolore, alla rabbia, al senso di nausea, al senso di colpa, mentre una parte di sé si chiedeva se lei fosse così anche con Marchese, se pronunciasse anche il nome di lui come un grido e un gemito insieme, se lo baciasse in quel modo innocente, dolce e sensuale. Ma non era riuscito a fermarla, a fermarsi, era andato avanti come un automa, come se fosse tutto un sogno o forse un incubo da cui non riusciva a svegliarsi.
 
Poi l’aveva vista andare in bagno, vestirsi e prepararsi e non era riuscito a fare nulla: né a urlare, né a chiedere una spiegazione, nulla.
 
“Sì, era amica della Misoglio ai tempi della scuola, no? O così mi ha detto Marchese…”
 
“Marchese… dov’è Marchese?” chiede Mancini, ignorando totalmente la domanda di De Matteis.
 
“Marchese ha la mattinata libera: siamo rimasti impegnati nelle ricerche fino a tardi ieri sera ed era distrutto… Ma piuttosto, Mancini, è sicuro di stare bene? Mi sembra stravolto…”
 
“In effetti… in effetti forse non mi sento molto bene, dottore…” ammette Mancini, mentre già si immagina come e con chi Marchese sfrutterà la mattinata libera: altro che stanchezza…
 
“Forse ha lavorato troppo in questi giorni, Mancini. Riesce a resistere ancora per questa mattina? Sa, manca già Marchese e con le ricerche della Misoglio ho bisogno di più persone possibili… però se non se la sente troveremo un’altra soluzione.”
 
È come se si risvegliasse dalla catatonia: Mancini guarda De Matteis negli occhi ed improvvisamente sa cosa deve fare.
 
***************************************************************************************
 
“Marchese, si può sapere che succede? Perché ci hai fatto venire qui di corsa? Sammy, ci sei anche tu?”
 
“Buongiorno, prof.,” risponde la ragazza, che sembra da un lato in apprensione ma dall’altro stranamente… normale… e non a disagio nonostante la presenza di Marchese, come invece avveniva nei giorni precedenti.
 
La chiamata di Marchese era arrivata mentre stavano ancora facendo colazione con Andreina e Livietta che cercavano di riempire con le chiacchiere un silenzio opprimente, tra Amedeo che, come al solito, sembrava un fantasma in casa propria e la tensione tra lei e Gaetano che si poteva tagliare con un coltello.
 
Poche parole, l’indirizzo di un bar poco distante da casa e un “venite subito!” che non lasciava spazio ad interpretazioni. E da un lato avere qualcosa da fare, qualcosa con cui distrarsi era stato un sollievo, un modo di concentrarsi su qualcosa che non fosse quello che stava succedendo tra lei e Gaetano.
 
“Ilenia è scappata e non si trova,” annuncia Marchese non appena si siedono, senza perdere tempo in convenevoli.
 
“Cosa? COSA? Marchese ma… cos’è successo da ieri pomeriggio?” domanda Camilla, incredula: quando avevano recuperato il filmato che mostrava il punkabbestia rubare quell’auto, sembrava che le cose per Ilenia stessero finalmente cominciando a girare per il verso giusto e invece…
 
“Sa quei famosi pantaloni che mi avete aiutato a ritrovare e per cui De Matteis vi ha convocato ieri? Avevano una toppa che copriva uno squarcio sulla tasca e… purtroppo il brandello di cotone trovato sulla recinzione dello Scortichini è compatibile con la tasca. Non c’è una certezza al 100% perché la cameriera ha rifinito lo strappo ma… con tutti gli altri indizi e con il movente che ha Ilenia…”
 
“E poi cos’è successo?” chiede Gaetano, passandosi una mano sulla fronte con un sospiro: avere già mal di testa alle nove del mattino non è esattamente un buon segno.
 
“E poi ho provato a dire a De Matteis del filmato ma a quel punto lui ha voluto che lo accompagnassi ad arrestare Ilenia. Lei ci ha chiesto cinque minuti per cambiarsi e preparare la borsa e… quando sono trascorsi e non ha risposto siamo entrati nella stanza e non c’era più. Mancava la tracolla e qualche indumento di quelli che avevamo ispezionato l’altro giorno… soldi non dovrebbe averne avuti tanti con sé, immagino, e stiamo aspettando di vedere se e quando userà la sua carta di credito. Nei giorni scorsi comunque non aveva effettuato spese straordinarie. Il cellulare l’abbiamo ritrovato in un cestino di un regionale diretto a Napoli, ma potrebbe anche non esserci mai salita. Probabilmente è stata una fuga di impulso ma finora ha eluso tutti i controlli.”
 
“Ilenia ha due carte, o meglio, una è intestata a sua madre,” chiarisce Gaetano, guadagnandosi un’occhiata sorpresa da Marchese, “fa da babysitter a mio figlio Tommy e di solito la pago in contanti, ma una volta mi ero dimenticato di prelevare. Lei ha insistito perché non uscissi di nuovo e mi ha chiesto di ricaricarle una carta prepagata con l’homebanking e ricordo che era a nome della madre.”
 
“Forse dovremmo controllare allora…”
 
“Forse? Marchese, certo che dovete controllare!” ribatte Gaetano, con aria di chi non ammette obiezioni e un tono autoritario che raramente Camilla gli ha sentito usare.
 
“Ma quindi lei vuole aiutare la polizia a trovare Ilenia?” domanda Sammy, incredula, “se la prendono prima che scopriamo il vero assassino… lo sa che succede, no?”
 
“Non è colpa nostra se Ilenia scappando ha peggiorato la sua posizione, Sammy ed una vita da latitanti non è uno scherzo, anzi. Quindi anche se Ilenia non fosse colpevole-“
 
“Se? Certo che non è colpevole! Avrà avuto paura di finire in galera e avrà fatto una sciocchezza ma questo non significa che abbia ucciso qualcuno!“
 
“Sammy, credo che quello che Gaetano sta cercando di dire è che anche se Ilenia, come credo, è innocente, rimane il fatto che quella sera deve essere andata al capanno dello Scortichini. Le probabilità che si sia strappata i pantaloni nello stesso identico punto di chi è passato da quel buco nella recinzione sono praticamente inesistenti. E se ci è andata può esserci arrivata solo con la macchina rubata dal punkabbestia e quindi dobbiamo capire cosa c’entra con lui e cos’è successo quella sera. Se è lui l’assassino, Ilenia lo sa e lo stava coprendo e ora è latitante e vulnerabile, potrebbe essere in pericolo.”
 
“Esatto,” annuisce Gaetano, scambiando uno sguardo con Camilla e sentendo, nonostante tutta la confusione e il dolore che ha nella testa e nel cuore, quel moto di ammirazione e di orgoglio che ha da sempre provato per lei, per quell’intuito e per quella intelligenza assolutamente fuori dal comune.
 
Camilla nota quel lampo, quel cambio di espressione che gli addolcisce i tratti del viso, che lo fa ritornare ad essere il suo Gaetano e non sa se provare più sollievo o più rabbia verso se stessa e verso di lui per questo litigio, per questa incomprensione e per questa situazione assurda.
 
“E quindi l’unica cosa da fare adesso è trovare il punkabbestia,” prosegue Camilla decisa, cercando di ricacciare tutti i pensieri negativi in un angolo della mente e di concentrarsi solo sulle indagini, “tra due ore ci troviamo con l’amico di Nino, il nipote di Gaetano, che conosce alcuni punkabbestia e che si è offerto di aiutarci, però…”
 
“Però l’amico dei punkabbestia è anche il figlio del fratello di De Matteis…” si inserisce Gaetano, lanciandole un’occhiata che potrebbe incenerire e che fa capire a tutti quanto non sia assolutamente felice di questa soluzione.
 
“Cosa? Il figlio del signor Visconti? Ma siete matti?! Se De Matteis lo viene a sapere sono finito!” esclama Marchese, agitatissimo.
 
“Se De Matteis lo scopre siamo tutti finiti, Marchese, e credimi che anche io avrei di gran lunga preferito evitare…” commenta Gaetano con un sospiro, fulminando con lo sguardo sia Sammy che Camilla e bevendo un sorso del caffè doppio portatogli dalla cameriera come se dovesse togliergli quel sapore amaro che sente in bocca.
 
“Comunque sia, Marco e suo figlio hanno promesso di non farne parola con nessuno, soprattutto non con De Matteis. E inoltre non abbiamo fatto né il tuo nome, né quello di Sammy: a quanto ne sanno loro, stiamo indagando solo io e Gaetano.”
 
“Ma se De Matteis scopre che stavate cercando il punkabbestia, verrà fuori la storia del filmato ed è chiaro che l’avreste potuto sapere solo da me,” sospira Marchese, passandosi una mano sulla fronte.
 
“E allora cosa dovremmo fare, Marchese? Vuoi tirarti indietro?” domanda Sammy, fulminandolo con quello sguardo che precedeva la tempesta quando stavano insieme. E dire che avevano appena dichiarato una tregua.
 
“Non voglio tirarmi indietro, Sammy, anzi, voglio aiutare Ilenia quanto te, ma vorrei solo evitare un disastro,“ replica Marchese, evidentemente preoccupato.
 
“Per quello è un po’ tardi, Marchese, orma siamo in ballo e dobbiamo ballare, purtroppo. Però concordo: non possiamo permetterci passi falsi e dobbiamo usare la testa. Quindi dobbiamo concentrarci su due cose: trovare Ilenia e il punkabbestia il prima possibile e chiudere rapidamente questa storia. Fai pressioni su De Matteis perché si interessi anche alla pista del punkabbestia e capisca che seguendola potrebbe trovare Ilenia e controlla quella carta prepagata. Noi faremo la nostra parte, fino a che sarà possibile,” si inserisce Gaetano, cercando di mantenere il tono fermo ma rassicurante che usa con i suoi sottoposti,
 
“Cosa significa finché sarà possibile?” domanda Sammy, riservando anche a Gaetano la stessa occhiataccia che ha appena rivolto a Marchese.
 
“Significa che c’è un limite, Sammy, oltre il quale non mi voglio spingere: non posso e non voglio rischiare la vita e il futuro di tutti noi e dei nostri cari. Quindi al minimo sospetto di De Matteis o al minimo segnale di pericolo ci dobbiamo fermare. E poi oggi è venerdì e io lunedì devo rientrare al lavoro a Torino e se la situazione non si sblocca in questo weekend non so quanto sia utile per me rimanere qui e inoltre sinceramente non saprei nemmeno come giustificare altri giorni d’assenza ai miei superiori, salvo emergenze gravi che spero non ci siano. Sono stato via per una settimana ed è già tanto con il mestiere che faccio,” spiega, guardando però solo Camilla, dritto negli occhi, come a studiare ogni sua reazione, ogni suo gesto.
 
Camilla ricambia lo sguardo stupita: sapeva anche lei che la loro “vacanza Romana” stava giungendo al termine e che, mentre lei era in ferie per tutta l’estate, Gaetano invece non era altrettanto fortunato. Ma con tutta questa storia di Ilenia… non ne avevano nemmeno parlato in realtà, ma aveva sempre pensato che avrebbero deciso insieme il da farsi, che, se la situazione non si fosse risolta entro domenica, lui si sarebbe offerto di restare, che avrebbe fatto di tutto per restare. Ora invece non solo sembra avere già deciso, ma soprattutto ne parla in questo modo a Sammy prima che con lei. E questo le fa male e le fa paura allo stesso tempo.
 
“Ma quindi vuole abbandonare Ilenia così? Lavarsene le mani? Anche lei, prof.?” chiede di nuovo Sammy, il tono che passa dall’indignato allo stupito e addolorato.
 
“Non so cosa voglia fare Camilla e non posso parlare anche per lei, ma, per quanto mi riguarda, non si tratta di abbandonare qualcuno o di lavarsene le mani, si tratta di avere ben chiare quali sono le proprie priorità nella vita, che vanno salvaguardate a qualsiasi costo. E per quanto io mi sia molto affezionato ad Ilenia e per quanto voglia trovarla e provare che è innocente, non posso farlo quando questo va a scapito di ciò a cui tengo di più al mondo e non sto parlando del mio lavoro,” chiarisce, continuando a guardare Camilla, per poi aggiungere, “e dovreste rifletterci anche voi, molto seriamente, prima che sia troppo tardi per pentirsene.”
 
“Gaetano…” mormora Camilla, avendo capito perfettamente il messaggio, l’avvertimento, mentre il gelo che sente continua a peggiorare e Sammy e Marchese si guardano in silenzio.
 
“Noi adesso andiamo a incontrare Marco e Tom,” proclama infine Gaetano, rompendo il silenzio, aggiungendo poi, rivolto ai due ragazzi, “vi terremo aggiornati.”
 
Lo squillo di un telefono li blocca prima che possano alzarsi dal tavolo: Camilla estrae il cellulare, osserva per un attimo il display che annuncia “numero riservato” e risponde.
 
“Sì, sono io. Sì, possiamo venire. Ma è successo qualcosa? D’accordo, va bene, a tra poco.”
 
“Era tuo marito, Sammy,” annuncia quando riattacca, “De Matteis vuole me e Gaetano in questura il prima possibile, probabilmente pensa che sappiamo qualcosa della fuga di Ilenia. A questo punto credo che convenga andarci subito: via il dente e via il dolore.”
 
***************************************************************************************
 
“La Misoglio è scappata ieri sera,” annuncia De Matteis senza perdersi in convenevoli, “e immagino che voi non ne sapevate niente?”
 
“Ilenia non si è messa in contatto con noi, se è questo che vuole sapere,” risponde Camilla cercando di mantenere la calma e di evitare di mentire lavorando sul filo di lana delle omissioni, cosa che non passa inosservata a Gaetano.
 
“Sì, è quello che voglio sapere, professoressa, e spero che non mi stia mentendo e non stiate coprendo la Misoglio, primo perché è contro la legge e secondo perché può essere pericoloso e-“
 
“De Matteis, mi scusi, ma sono un tutore della legge tanto quanto lei e mi sento offeso da questa insinuazione: non mentirei mai per coprire una latitante e meno che mai lo farebbe Camilla. Siamo convinti anche noi come lei che la cosa migliore anche per la stessa Misoglio sia che la troviate al più presto possibile,” lo interrompe Gaetano, intervenendo a gamba tesa e poggiando una mano sul braccio di Camilla in un gesto protettivo che non sfugge a nessuno dei presenti.
 
“Certo,” conferma lei, stringendo la mano di Gaetano nella sua e provando un moto di sollievo quando lui non si sottrae al contatto.
 
“D’accordo, diciamo che vi credo, ma solo fino a prova contraria,” ribatte De Matteis, osservando le loro mani unite con un’espressione indefinibile e squadrandoli poi con un’occhiata che pare voler leggere loro dentro, “vorrei però sapere dove eravate ieri sera e perché non eravate reperibili.”
 
Camilla guarda Gaetano come per chiedergli che fare, se possono dire la verità o meno e lui annuisce.
 
“Vede, dottor De Matteis, se i nostri telefoni non erano raggiungibili era probabilmente perché eravamo in una cantina dove non c’era campo. La cantina della Fattoria, per essere precisi. A quanto pare suo nipote e il nipote di Gaetano suonano nella stessa band e senza saperlo ci siamo trovati alla festa di saluto per Tom.”
 
“Cosa?? Vuole dire che eravate a casa mia? Con mio fratello??” chiede incredulo, spalancando gli occhi in un modo quasi comico.
 
“Esatto, può chiedere conferma a lui, se serve. Mi creda, anche noi eravamo sorpresi di questa coincidenza: il mondo è piccolo!” commenta Camilla, non potendo evitare di sospirare al solo ricordo di una delle serate più tese, imbarazzanti e disastrose della sua vita.
 
“Lo farò, ne stia pure certa… nel frattempo, dottor Berardi, ho bisogno di contattare i parenti della Misoglio che sono a Torino: la madre e gli zii. Non è escluso che possa tentare di recarsi lì durante la sua fuga o che ci sia già arrivata in qualche modo. Può disporre che uno dei suoi uomini a Torino si rechi a interrogarli? E magari assegnare un agente che rimanga per qualche giorno appostato fuori da casa della Misoglio e della madre?”
 
“Quindi adesso vuole la mia collaborazione? Cos’è successo al ‘rimanerne tassativamente fuori’?” non può fare a meno di chiedere Gaetano, con una punta di malcelato sarcasmo.
 
“Succede che non posso mandare i miei uomini fino a Torino se non è assolutamente necessario e che questa è la prassi in questi casi, ma se non vuole cooperare allora-“
 
“Dottor De Matteis, certo che voglio cooperare: non è mia abitudine mettere i risentimenti personali prima dei miei doveri e della ricerca della verità, come le ho già detto. Anzi, se lei non si fosse posto in questo modo ostile nei miei confronti fin dall’inizio, avrei già fatto tutto il possibile per darle una mano anche qui a Roma. Comunque contatterò Torre, visto che lo conoscete e mi fido ciecamente di lui, e farà da tramite con Torino e con i parenti della Misoglio. E quando tornerò a Torino, se questa vicenda non si sarà già risolta prima, come spero, potrà contare anche su di me per qualsiasi cosa,” replica Gaetano con tono pacato ma fermo e deciso, notando con una certa soddisfazione che De Matteis sembra per un attimo in imbarazzo e rompe il contatto visivo abbassando lo sguardo.
 
“D’accordo… Grassetti!”
 
“Sì, dottore, ha chiamato?” domanda la ragazza, entrando nell’ufficio.
 
“Accompagni il dottor Berardi a telefonare all’ispettore Torre. Ci aiuterà con i parenti torinesi della Misoglio.”
 
“Sì, dottore.”
 
Gaetano si alza in piedi e Camilla fa lo stesso, ma la voce di De Matteis la ferma.
 
“Un momento, professoressa: mentre il dottor Berardi sarà impegnato con questa chiamata, vorrei scambiare ancora due parole con lei.”
 
“De Matteis…” sibila Gaetano, praticamente parandosi davanti a Camilla, “lei sta abusando della mia pazienza e della nostra buona fede e non-“
 
“Va tutto bene, non ti preoccupare,” gli sussurra Camilla, mettendogli una mano sulla spalla e facendolo voltare verso di lei, “vai pure tranquillo.”
 
Si guardano per qualche secondo, poi Gaetano annuisce e segue un’imbarazzata Grassetti fuori dall’ufficio.
 
“Bene, adesso che il principe azzurro se n’è andato e posso risparmiarmi ulteriori sceneggiate da coma diabetico, è ora di parlare seriamente, professoressa,” proclama De Matteis sarcastico, alzandosi in piedi e girando intorno alla scrivania, fino a torreggiare sopra di lei.
 
“Se voleva parlarmi da sola bastava dirlo senza fare tutta questa sceneggiata e in quanto a Gaetano forse non sarà un principe ma è un vero signore, oltre ad essere il poliziotto migliore che io conosca,” ribatte Camilla, sottolineando volutamente le ultime parole, “e non si merita di essere trattato in questo modo da lei per il solo fatto di stare con me. Quindi se vuole sfogare il suo livore lo faccia pure, ma con me, non per interposta persona: sono qui e non vado da nessuna parte.”
 
“Come siete sempre melodrammatici voi due! E comunque non dubito che per lei Berardi sia il migliore poliziotto che abbia mai conosciuto, dato che le ha sempre permesso di fare il bello e il cattivo tempo, ma, fortunatamente, non tutti condividono questo suo punto di vista, anzi, direi proprio l’esatto contrario,” replica De Matteis, tagliente, avvicinandosi a lei in modo quasi minaccioso, aggiungendo poi in un sibilo, “quindi, se ci tiene alla carriera del suo amato, ho due consigli per lei. Primo: si tenga alla larga da queste indagini e se la Misoglio si mettesse in contatto con lei, in qualsiasi modo, me lo venga subito a riferire. Secondo: stia alla larga da mio fratello. Marco ha già sofferto abbastanza per colpa sua e frequentarla di nuovo o, peggio, vederla tubare come un’adolescente con Berardi è l’ultima cosa di cui ha bisogno. Sono stato chiaro?”
 
“Chiarissimo,” risponde Camilla con il mento alto e lo sguardo deciso, anche se sente le viscere rimescolarsi, dato che non può seguire né il primo, né il secondo consiglio, “lei è sempre chiarissimo, dottor De Matteis. Posso andare adesso?”
 
“Certo, anzi, mi creda: meno tempo devo passare in sua compagnia e meglio sto,” rimpalla De Matteis, guardandola con aria di sfida, il viso ormai praticamente a due centimetri dal suo.
 
“Il sentimento è assolutamente reciproco!”
 
Si guardano in cagnesco ancora per qualche secondo, poi De Matteis le gira intorno e apre la porta.
 
Emergono nel corridoio e De Matteis apre la bocca per parlare, ma una voce maschile concitata e agitata lo interrompe.
 
“Senta, sono secoli che aspetto: mi avete buttato giù dal letto e ho la testa che mi scoppia! O il vostro capo mi riceve adesso o io me ne vado!”
 
Camilla alza gli occhi e vede un uomo che passeggia avanti ed indietro gesticolando furiosamente come se non avesse pace, mentre un agente cerca di tranquillizzarlo. Lo riconosce subito, anche se l’ha visto una sola volta otto anni fa. Nel frattempo è un po’ invecchiato: i capelli ancora più bianchi, le spalle più curve, ma l’aria da orco cattivo delle fiabe c’è ancora, forse ancora più marcata di prima, anche per via di quell’atteggiamento aggressivo e ansioso, che sembra essere, se possibile, ancora peggiorato negli anni.
 
“Signor Misoglio, per favore, vedrà che… Ah, ecco: il vicequestore si è liberato e penso possa riceverla!” proclama il ragazzo con aria immensamente sollevata, indicando in direzione di Camilla e di De Matteis.
 
“Alla buonora! Come ho già detto al suo agente non so-“ replica l’uomo, fermandosi bruscamente quando i suoi occhi si posano su Camilla.
 
“Che ci fa lei qui??!!” ruggisce, avvicinandosi a lei e a De Matteis in modo minaccioso, “cosa c’entra lei adesso??!!”
 
“Signor Misoglio, si calmi,” interviene De Matteis, sorpreso, alternando lo sguardo tra l’uomo e Camilla, “sono un pubblico ufficiale e questa è una questura e il suo atteggiamento-“
 
“Il mio atteggiamento? Sa chi è questa? Questa è la stronza che si è portata via mia moglie e mia figlia, che le ha convinte ad andarsene di casa!” urla Misoglio, evidentemente fuori di sé, afferrando Camilla per un polso e tirandola a sé, per poi soffiarle in faccia, “anche se forse mi ha fatto un favore, dato che mia moglie è sempre stata una povera pazza e i miei figli purtroppo hanno preso da lei.”
 
Camilla non può evitare di lanciare un grido di dolore e di paura: la presa dell’uomo è fortissima, peggio di una morsa e sente il suo alito pesante sul viso.
 
E poi all’improvviso è Misoglio ad emettere un suono strozzato e a mollare la presa: De Matteis gli ha sferrato un colpo deciso sull’avambraccio e Camilla osserva incredula mentre De Matteis, l’impeccabile De Matteis con la sua giacca, la sua cravatta e i suoi occhialini afferra Misoglio per il bavero e lo sbatte contro il muro con una forza di cui non l’avrebbe mai ritenuto capace.
 
“Non si permetta mai più, ha capito!” intima De Matteis in quello che è quasi un urlo, aggiungendo poi, minaccioso, “se dice ancora una parola o si azzarda ad alzare ancora un dito contro la professoressa o contro chiunque altro la denuncio per aggressione ed oltraggio a pubblico ufficiale. A meno che la professoressa stessa non voglia sporgere denuncia, ovviamente.”
 
“No, io…” mormora Camilla, ancora sbalordita, guardandolo con gli occhi spalancati e tenendosi il polso.
 
“Mi scusi… io… non so cosa mi sia successo… è che… sono giorni che non sto bene e soffro di emicrania e ho appena scoperto che mia figlia è scomparsa… mi scusi,” proclama Misoglio, sembrando improvvisamente mansueto come un agnellino.
 
“Non deve scusarsi con me, ma con la professoressa,” dichiara De Matteis, mantenendo la presa ma voltando l’uomo verso Camilla.
 
“Sì, sì… mi scusi, professoressa…” pronuncia Misoglio, con lo stesso tono arrendevole di prima a cui Camilla non crede affatto.
 
“In realtà dovrebbe scusarsi con sua moglie, sua figlia e suo figlio che non c’è più, ma per certe cose non c’è rimedio, né perdono, signor Misoglio,” risponde Camilla, continuando a massaggiarsi il polso e quasi aspettandosi un’altra reazione aggressiva, che però non arriva.
 
“Lorenzi, accompagna il signor Misoglio nel mio ufficio: arrivo subito,” ordina De Matteis, lasciando la presa sull’uomo.
 
Camilla, ancora sbalordita, osserva Misoglio e l’agente avviarsi verso l’ufficio: l’uomo cammina con lentezza, quasi come se fosse immerso nella melassa, toccandosi ripetutamente il braccio e la spalla destra.
 
“Sta bene?” le domanda De Matteis, sembrando sinceramente preoccupato, prendendole delicatamente la mano per osservarle il polso, “si è fatta male?”
 
“Sto bene, davvero, non è nientEEE!” non può evitare di gridare quando lui le tasta il polso, su cui stanno comparendo i primi segni di un bel livido.
 
“Cosa succede qui??!!”
 
Si voltano e vedono Gaetano, l’espressione che pare voler incenerire De Matteis all’istante, e che si fa omicida quando nota i petali scarlatti che stanno fiorendo sulla pelle candida di Camilla.
 
“Gaetano, aspetta!” esclama Camilla, frapponendosi tra i due uomini e poggiando le mani sul petto di Gaetano per fermarlo, “è stato il padre di Ilenia: ce l’ha ancora con me perché pensa sia stata io a convincere Ilenia e sua madre ad andare a Torino… Ma De Matteis l’ha fermato e mi ha aiutata: è tutto a posto.”
 
“Non è tutto a posto, Camilla,” ribatte Gaetano, con tono spaventato e arrabbiato, sollevandole la mano per osservare meglio il livido, “ti ha toccata? Ti ha colpita?”
 
“No, mi ha solo afferrata per il polso. Davvero, Gaetano, va tutto bene, tranquillo,” lo rassicura di nuovo, stringendogli la mano e sorridendogli a conferma delle sue parole.
 
“E adesso dov’è il signor Misoglio?” sibila Gaetano, rivolgendosi a De Matteis.
 
“Gaetano, è tutto a posto: andiamo a casa, per favore,” lo prega Camilla, prima ancora che De Matteis possa rispondere, allungando la mano sana per accarezzargli il viso e tirando un sospiro di sollievo quando lui non solo non si scosta ma pare tranquillizzarsi.
 
“D’accordo,” sospira Gaetano, dopo averla guardata negli occhi per qualche istante.
 
“Grazie, dottor De Matteis, grazie davvero,” proclama Camilla, sincera, voltandosi verso l’uomo che li osserva ancora con quell’espressione indecifrabile.
 
“Ho solo fatto il mio dovere,” ribatte De Matteis, ogni traccia di preoccupazione svanita, per lasciare il posto alla solita freddezza, “e si ricordi quello che le ho detto, professoressa.”
 
“Lo farò,” sospira Camilla, scuotendo il capo e osservando De Matteis ritirarsi nel suo ufficio, pensando che non riuscirà mai a capirlo del tutto, dovessero passare anche mille anni.
 
“Che cosa ti ha detto?” domanda Gaetano mentre escono dalla questura.
 
“Le solite minacce… che se ci tengo alla tua carriera devo stare alla larga da queste indagini e da… da suo fratello,” ammette con un sospiro, trattenendo il fiato e attendendo la reazione di Gaetano.
 
“E invece tra meno di un’ora abbiamo un appuntamento proprio con suo fratello, che abbiamo coinvolto in queste indagini… ironico, non ti pare?” commenta Gaetano con tono amaro e sarcastico, aprendo la macchina e salendo a bordo.
 
“Mi stai dicendo che vuoi che annulliamo questo appuntamento, che vuoi che ci fermiamo?” gli domanda Camilla, avendo notato perfettamente il cambio di atmosfera tra lei e Gaetano e che la preoccupazione, la tenerezza che aveva avuto nei suoi confronti di fronte a De Matteis è svanita come un miraggio.
 
“Lo sai anche tu che è impossibile oramai, che non possiamo di certo non presentarci a questo maledetto appuntamento dopo che abbiamo raccontato a Marco e a suo figlio quasi ogni singolo dettaglio di questo caso,” ribatte Gaetano, tagliente, sospirando forte e sembrando sul punto di scoppiare.
 
“E allora andiamo a questo appuntamento, ma poi io e te dobbiamo parlare molto seriamente, Gaetano,” replica, mentre il dolore e la paura di perderlo stanno lentamente lasciando il posto all’irritazione, per non dire alla rabbia, “non ti capisco più: mi sembri schizofrenico!”
 
“Allora siamo in due, Camilla e comunque il problema qui non sono le parole, ma i fatti, o meglio, che alle parole non corrispondono i fatti e che i fatti tolgono valore alle parole,” ribatte con un misto di tristezza, malinconia e rabbia.
 
“Che vuoi dire?” chiede lei, sempre più spiazzata, guardandolo negli occhi.
 
“Secondo te cosa potrò mai voler dire, Camilla?” sospira, accendendo il motore e immettendosi nel traffico caotico della capitale, lasciandola immersa nei suoi pensieri.
 
***************************************************************************************
 
“Ma si può sapere cosa volete da me? Vi ho già detto che non ho contatti con mia figlia da otto anni!”
 
“Senta signor Misoglio, qui le domande le faccio io e le consiglierei di cambiare atteggiamento, se non vuole ritrovarsi nei guai!” tuona De Matteis, irritato di fronte all’atteggiamento strafottente e aggressivo dell’uomo, “l’assassino di suo figlio è stato ucciso e sua figlia è scomparsa e lei aveva un ottimo movente per volere la morte dello Scortichini o per cercare di aiutare sua figlia nella fuga, quindi risponda alle mie domande se non vuole finire nei guai.”
 
“Ma io le sto rispondendo! Non avevo nessun movente per uccidere questo Scortichini: mio figlio era uno sbandato e sapevo che prima o poi avrebbe fatto quella fine, si può dire che sia morto il giorno in cui se ne è andato di casa. E con mia figlia non parlavo da anni, perché si è lasciata condizionare da quella povera pazza di sua madre e da quella professoressa: la madre di Ilenia è sempre stata una donna fragile, instabile, piena di problemi e ha educato i miei figli allo stesso modo. Io ho sempre cercato di insegnare ai miei figli la disciplina e i valori della vita, l’obbedienza, il rispetto delle regole, mentre lei li viziava e… i fatti mi hanno dato ragione, purtroppo, vista la fine che hanno fatto i miei figli non appena non hanno più avuto me a mettere loro un freno, a mostrare loro la strada da seguire. Quindi non ce l’ho con questo Scortichini ma con mia moglie: è lei la vera colpevole e visto che ho già perso tutto quello che c’era da perdere anni fa, le chiederei di lasciarmi in pace. Le garantisco che se sapessi dove si trova mia figlia, sarei il primo a dirvelo: magari la disciplina del carcere le farebbe ben-cough, cough, cough!”
 
Scortichini pronuncia l’ultima parola in una specie di rantolo, per poi essere scosso da un fortissimo attacco di tosse, come se gli fosse andato di traverso qualcosa e stesse soffocando.
 
“Ehi, signor Misoglio, respiri, forza, respiri!” esclama De Matteis dopo un attimo di esitazione, vincendo la sua avversione per il contatto fisico e dando all’uomo due o tre vigorose pacche sulla spalle, che sembrano sortire l’effetto sperato perché lo Scortichini inspira in maniera quasi disperata un paio di volte e sembra assestarsi.
 
“Mi è… mi è andata di traverso la saliva,” si giustifica, asciugandosi gli occhi pieni di lacrime.
 
“D’accordo, vuole un po’ d’acqua?” domanda con un sospiro De Matteis, riempiendo un bicchiere con l’acqua della bottiglia di vetro che tiene sempre sulla scrivania e porgendolo all’uomo.
 
“No, no, grazie,” replica Misoglio, indietreggiando sulla sedia e apparendo improvvisamente nervoso, “mi scusi ma non sto molto bene in questi giorni, ho anche un po’ di febbre… Posso andare? Non so nulla, davvero!”
 
“Va bene…” concede De Matteis, non del tutto convinto ma decidendo che se anche se l’uomo sapesse qualcosa o fosse in contatto con la figlia a questo punto è più utile fuori che dentro, “ma potremmo ancora avere bisogno di lei, quindi resti a disposizione. E se sua figlia dovesse mettersi in contatto con lei…”
 
“È più probabile che vinca al superenalotto, ma se dovessi sentire quella disgraziata, vi avvertirei subito, non si preoccupi,” ribatte l’uomo con sarcasmo, alzandosi dalla sedia e uscendo dall’ufficio con una rapidità quasi impressionante.
 
“Con un padre del genere, altro che diventare assassini!”
 
Si volta verso Grassetti, che ha un’espressione dura e disgustata in volto che contrasta con il suo solito atteggiamento aperto, gentile e solare: non l’ha mai vista così.
 
E, in fondo, non se la sente di darle torto, anche se non lo ammetterebbe mai per rispetto al ruolo che ricopre. Si limita quindi a lanciarle un’occhiata severa e ad intimarle di tornare al lavoro.
 
***************************************************************************************
 
“Senta, mi dia retta, è meglio che andiamo io e mio padre da soli a parlarci: mio padre ha l’aria da alternativo povero in canna, con voi invece non parleranno mai.”
 
“Non so se considerarlo un complimento, Tom,” ribatte Marco con un sorriso.

“D’accordo, ma al primo segnale di guai voglio che vi allontanate o interverrò io. Sapete cosa dovete dire, no?” domanda Gaetano con un sospiro, per nulla entusiasta all’idea.
 
“Sì, certo, stia tranquillo,” lo rassicura Marco, per poi fare un cenno al figlio ed avviarsi verso il gruppo di punkabbestia che suona e chiede l’elemosina poco distante, vicino alla stazione Tiburtina.
 
“Non mi piace per niente…” sospira di nuovo Gaetano, osservandoli allontanarsi.
 
“Marco e Tom sono abituati a girare il mondo e a stare per strada, se la caveranno.”
 
Certo: comodo fare gli alternativi con i milioni sul conto in banca ed una reggia ad aspettarti quando ti sei stufato di giocare al principe e il povero – pensa Gaetano, evitando di rispondere a Camilla per non innescare l’ennesima discussione della giornata.
 
“Ehi Lupo, come va?”
 
“Il Principe! Amico è da un sacco che non ti si vede in giro: ti unisci a noi?”
 
Gaetano e Camilla, anche da distanza, assistono sorpresi al saluto tra i due ragazzi: il punkabbestia si alza in piedi e dà una pacca sulla spalla e un mezzo abbraccio a Tom come se fossero amici fraterni.
 
“Mi piacerebbe molto, ma non ho dietro i bonghi. In realtà sono qui perché avrei bisogno di un favore,” spiega il ragazzo, guardando verso il padre di fianco a lui.
 
“Un favore? Se sei diventato povero e hai bisogno di soldi, non ne abbiamo molti, ma se suoni con noi possiamo rimediare, visto che c’è sempre un casino di gente quando ci sei tu,” ribatte il punkabbestia ridendo ma adocchiando Marco con un certo sospetto, “lui è con te?”
 
“Sì, è il mio professore di lettere e in realtà è lui che ha un problema e spero che tu ci possa aiutare.”
 
“Cioè?” domanda Lupo, mentre anche gli altri punkabbestia smettono di suonare e li guardano incuriositi.
 
“È che… settimana scorsa hanno fregato la macchina a suo figlio e dal filmato di una telecamera lì vicino si vede che è un punkabbestia. Il prof. sa che ho amici tra voi punkabbestia e mi ha mostrato la foto e… l’ho anche incrociato in un paio di occasioni, credo si faccia chiamare Marcio nell’ambiente. È biondo, col pizzetto, gli occhi azzurri, una cresta…”
 
“E che cosa volete da lui? Se c’è da denunciarlo alla polizia noi non-“
 
“No, no, non voglio denunciarlo… è che… nella mia famiglia lavoriamo solo io e mio figlio, io sono precario e la macchina gli serve per lavorare e… non abbiamo i soldi per comprarne un’altra, nemmeno usata e nessuno ci darebbe un finanziamento e-“
 
“E non puoi aiutarlo tu? Non sei povero in canna come noi,” Lupo fa notare a Tom, lo sguardo accigliato.
 
“Non potrei mai accettare un aiuto del genere da uno studente, specie dato che i soldi non sono suoi ma di suo padre… vorrei solo trovare questo ragazzo per convincerlo, se non ha già rivenduto la macchina o i pezzi, a restituirmela. Non voglio mettere in mezzo la polizia o metterlo nei guai, ma ho davvero bisogno di quell’automobile, mio figlio ne ha davvero bisogno o rischia di perdere il lavoro.”
 
“Per favore, Lupo: io mi fido del professore. È una brava persona e sono sicuro che possiamo trovare un accordo che vada bene per tutti quanti,” lo esorta Tom, con l’espressione più convincente che possiede.
 
“Senti, va bene, mi fido di te, ma niente scherzi, ok? Marcio lo conosco di sfuggita, però è molto amico di Ginger, una che di solito sta in zona Porta Pia…”
 
“E come facciamo a riconoscerla? Vorremmo andarci a parlare…”
 
“La chiamo e le chiedo se è lì e la avverto che andrete a parlarci. Occhio che lei e Marcio sono molto… amici, se capisci che intendo e lei… diciamo che lei e il suo cane sanno difendersi molto bene, fin troppo bene,” li avverte Lupo, con uno sguardo che fa intuire chiaramente che non sta scherzando.
 
“Non avrà bisogno di difendersi perché non abbiamo intenzione di creare problemi. Falle sapere anche quello, ok?”
 
Lupo annuisce, estrae dalla tasca un cellulare vecchio e scassatissimo e inizia a cercare in rubrica.
 
***************************************************************************************
 
“Non so dov’è e non lo vedo da giorni.”
 
Questa era l’unica risposta che finora erano riusciti a cavare da Ginger, di cui era semplice intuire l’origine del soprannome: aveva i capelli lunghi e naturalmente ramati con le punte tinte di un rosso fluo. La pelle diafana piena di piercing, gli occhi azzurrissimi e l’accento irlandese completavano il tutto.
 
“Ginger, ascolta, non vogliamo creare problemi né a te né a lui, ma abbiamo bisogno di parlargli, solo questo,” cerca nuovamente di convincerla Tom, mentre il cane di Ginger, un molossoide gigantesco, comincia a dare segni di nervosismo come la padrona e a fare quella specie di borbottio che precede un ringhio.
 
“E io vi ripeto che non so dov’è e non lo vedo e non lo sento da giorni!” ripete la ragazza, irritata, tendendo il guinzaglio del cane in un modo che non promette niente di buono e aggiungendo, con tono inequivocabile, “quindi adesso lasciatemi in pace!”
 
“Ginger, ti stanno dando fastidio?”
 
“Qui si mette male, devono venire via!” esclama Gaetano, che con Camilla controlla la situazione da un altro angolo della piazza, osservando il ragazzo che è appena sopraggiunto con aria minacciosa ed un cane ancora più grosso di quello di Ginger.
 
“Ma quello è… Non è un amico di Black e di Marcio o come cavolo si chiama?” domanda Camilla, riconoscendo il ragazzo moro con pizzetto, occhi azzurri e piercing.
 
“Sì, sì, è vero, hai ragione!” conferma Gaetano, come sempre sorpreso dalla straordinaria memoria visiva di Camilla, “l’ho visto qualche anno fa al processo… si chiamava… ehi, Camilla, dove vai?!”
 
“Camilla, vieni qui!” la chiama di nuovo, ma lei procede a passo spedito verso i punkabbestia, senza rallentare. Non gli rimane altro da fare quindi che correrle dietro, come sempre.
 
“Scusami, scusami, tu sei l’amico di Black, giusto? Ti ricordi di me?” domanda Camilla, arrivando nel bel mezzo del gruppo e del principio di rissa, ignorando i cani ringhianti e rivolgendosi direttamente al punkabbestia appena sopraggiunto.
 
“Black? Che c’entra Black? Come sai quel nome?” chiede il ragazzo, sorpreso, trattenendo il cane che, già agitato, abbaia ancora di più all’arrivo di Camilla.
 
“Sono la professoressa di Ilenia, la sorella di Black. Ci siamo conosciuti quando… quando è stato ucciso,” spiega Camilla con il fiatone per la corsa fatta.
 
“Ma certo! Quella della telecamera e lui… e lui è il commissario!” esclama, vedendo sopraggiungere Gaetano di corsa.
 
“Cosa? Siete della polizia?! Lo sapevo!” quasi urla Ginger, rabbiosa, mollando parzialmente la presa sul guinzaglio in modo da tenerlo lungo, mentre il suo cane ringhia e abbaia sempre più forte contro gli sconosciuti.
 
“Calma! Non siamo della polizia!” esclama Camilla, alzando le mani in segno di resa, “cioè, Gaetano lavora in polizia ma è qui a Roma con me in vacanza, è il mio compagno. E loro sono amici. La polizia non c’entra niente.”
 
“Si può sapere che volete da Marcio? E cosa c’entrate con sta storia dell’auto rubata?” chiede Ginger, per nulla convinta, con l’aria di chi sta per liberare il cane da un secondo per l’altro.
 
“Come vi ho detto e come lui sa, sono un’amica della sorella di Black, Ilenia. Black era un punkabbestia molto amico di Marcio e anche di…”
 
“Sisma,” proclama il ragazzo con un sospiro, confermando il suo nome d’arte.
 
“Sisma, ascoltami: Gaetano, Ilenia e io adesso viviamo a Torino, eravamo qui in vacanza e Ilenia era nostra ospite. Ma qualche giorno fa è stato trovato morto lo Scortichini, l’assassino di Black, sbranato da uno dei suoi cani.”
 
“Che cosa? Veramente?” domanda Sisma, sembrando genuinamente sorpreso dalla notizia, “allora forse c’è davvero una giustizia divina!”
 
“La giustizia divina potrebbe non c’entrare: la polizia sospetta che non si sia trattato di un incidente e si sono convinti che Ilenia sia colpevole, che abbia voluto vendicare suo fratello,” spiega Camilla con un sospiro.
 
“Ma in tutto questo cosa c’entra Marcio?” domanda Sisma, sembrando preoccupato, mentre Ginger continua a fissarli con uno sguardo omicida.
 
Camilla scambia un’occhiata con Gaetano, indecisa su come proseguire, su quanto rivelare.
 
“È che Ilenia è scomparsa da ieri, è scappata e sappiamo che era in contatto con Marcio e ci chiedevamo se magari la stesse aiutando nella fuga, anche perché per come sono andate le cose pensiamo sia ancora qui in città o nei dintorni,” spiega Gaetano, decidendo che è più prudente evitare ogni riferimento a indizi vitali in mano alla polizia e alla possibile colpevolezza di Marcio.
 
“Marcio non conosce nessuna Ilenia! Se la conoscesse lo saprei,” ribatte Ginger, stupita e seccata.
 
“Ti garantisco che si conoscono: si sono visti sicuramente sabato scorso, nel pomeriggio,” replica Gaetano, mettendo insieme gli elementi in loro possesso e sapendo che il giorno del delitto dopo il furto d’auto i due ragazzi si dovevano essere incontrati per forza.
 
“Sabato pomeriggio? In effetti… sabato pomeriggio Marcio non era con noi, ti ricordi? Ma ha detto che aveva delle commissioni da sbrigare per il Vecchio…” commenta Sisma, mentre Ginger lo fulmina con lo sguardo.
 
“Il Vecchio? Chi è il Vecchio?” domanda Camilla, incuriosita, chiedendosi se fosse solo una scusa di Marcio per evitare di dire dove andava – come del resto aveva tenuto segreta la sua conoscenza con Ilenia – o se questo Vecchio c’entrasse in qualche modo.
 
“Il Vecchio è un amico di Marcio e un po’ anche nostro. Ama molto i cani, ne ha diversi suoi e ogni tanto ci porta il cibo per i nostri, anche se devo dire che Skeggia e Skizzo non lo amano molto, forse perché ha addosso l’odore dei suoi cani e Skeggia e Skizzo sono due maschi alfa...” commenta Sisma, guardando i due animali ringhianti con un sorriso affettuoso, come se fossero i più teneri dei cuccioli.
 
“Comunque siamo sicuri che abbia incontrato Ilenia sabato, con o senza questo Vecchio. Abbiamo davvero bisogno di parlare con Marcio, siamo preoccupati per Ilenia e vogliamo capire se ha almeno avuto sue notizie da ieri, se sta bene,” insiste Gaetano, cercando di usare il suo tono più rassicurante.
 
“Ho già detto ai vostri amici che non so dov’è, ma siete sordi? Non lo vedo da qualche giorno!“
 
“Ma non puoi chiamarlo?” le domanda Gaetano, faticando a credere a questa storia.

“Lo farei, ma ha anche il cellulare staccato…”
 
“E la cosa non ti preoccupa?” chiede Camilla, mentre un’idea le si forma nella mente su come ottenere le informazioni che cercano.
 
“Preoccuparmi? No, Marcio ogni tanto sparisce per qualche giorno, magari prende il primo treno e fa un viaggio in cerca di fortuna e poi torna. Perché dovrei-?” domanda Ginger, bloccandosi di colpo, come se fosse stata colta da un lampo, “voi pensate che siano scappati insieme, vero?”
 
“Beh, a questo punto se davvero non lo vedi da qualche giorno, mi sembra probabile. Sai, Ilenia e Marcio da quello che so devono essere molto amici,” bluffa Camilla, dando volutamente una connotazione suggestiva alla parola amici, avendo riconosciuto perfettamente il tono geloso di Ginger.
 
“Ma non è possibile… Marcio me l’avrebbe detto… non mi pianterebbe mai in asso così,” protesta Ginger, sembrando però sempre più dubbiosa.
 
“Non so, ma se non si è allontanato volontariamente, potrebbe essere nei guai,” fa notare Gaetano, aggiungendo poi con tono amichevole e preoccupato, “senti, se mi dai il suo numero di cellulare posso provare a rintracciarlo. Anche se non mi occupo io delle indagini ho i mezzi per fare una ricerca sul numero e capire dove si trova o dove si trovava l’ultima volta che è stato acceso.”
 
“Non so, io-“
 
“Non voglio mettervi nei guai, sono solo preoccupato per Ilenia e a questo punto anche per Marcio. Sisma, diglielo anche tu: mi sembra che mi sono sempre comportato correttamente con voi, che ho cercato di aiutarvi in ogni modo con la storia di Black, anche se purtroppo non è bastato,” sospira Gaetano, e questa volta non deve fingere il suo sincero dispiacere: se solo fosse riuscito a far condannare lo Scortichini tutto questo casino non sarebbe successo.
 
“Sì, è vero… avrebbe potuto farci arrestare e non l’ha fatto e ha rischiato pure di passare dei guai per dare giustizia a Black,” conferma il ragazzo e Ginger si rilassa visibilmente. Non sembra più arrabbiata, solo preoccupata.
 
“Va bene, se Sisma dice che mi posso fidare mi fido. Ma loro due che c’entrano? La storia della macchina era una palla, vero? Marcio non ruba automobili…”
 
“No, la storia dell’auto è vera, anche se non l’hanno rubata a lui, ma non sapevamo come rintracciarvi e… Tom è un amico di mia figlia e mi ha detto di avere amicizie tra voi punkabbestia e si è offerto di aiutarmi…” spiega Camilla, scambiando uno sguardo con Gaetano per capire quanto rivelare.
 
“Quindi Marcio ha davvero rubato un’auto? E voi come lo sapete?”
 
“Ce l’ha detto un mio collega che si occupa delle indagini… Marcio l’ha rubata prima di vedersi con Ilenia sabato…” conferma Gaetano, usando lo stesso tono suggestivo che in precedenza aveva adoperato Camilla e lasciando Ginger trarre da sola le conclusioni.
 
“E pensano che l’abbia rubata per lei? Che la stiano usando per la fuga?” domanda Ginger, la voce che ormai trasuda gelosia.
 
“Sì, qualcosa del genere… l’auto non è ancora stata ritrovata…” commenta Camilla, mettendoci il suo carico da undici, “senti, non è che hai qualche idea di dove potrebbero essere? Non lo so, Marcio non ha un rifugio, un posto dove va abitualmente quando vuole sparire per un po’?”
 
“Mah... da quello che so, quando spariva o andava fuori città o credo che andasse a stare dal Vecchio,” rivela Ginger, avendo ormai perso ogni riserva, evidentemente ansiosa di ritrovare quello che lei pensa essere un fedifrago il prima possibile.
 
“Dove vive questo Vecchio? E me lo potreste descrivere?” chiede Gaetano, domandandosi come quest’uomo c’entri in questa storia, sempre se c’entri qualcosa. Ma è pur sempre un punto di partenza.
 
“Il Vecchio avrà sui sessant’anni, forse settanta, ma è un uomo forte, robusto. Vive in campagna, in un rudere con i cani, le galline, taglia la legna, cose così… è un tipo strano, un po’ chiuso, ma adora Marcio e si fida solo di lui. A volte mi è anche venuto il dubbio che fosse suo padre o uno zio o un parente, perché lo tratta quasi come un figlio, mentre con noi secondo me è gentile solo perché siamo amici di Marcio.”
 
“E tu gliel’hai mai chiesto se sono imparentati?” domanda Camilla, incuriosita.
 
“Sì, ma Marcio si è messo a ridere e mi ha detto che mi fumavo troppa roba e non ho più insistito…  Comunque ci sono stata solo una volta a casa sua, quando il Vecchio non c’era e Marcio si era offerto di curargli gli animali per un paio di giorni. Marcio mi ha spiegato che il Vecchio non voleva che portasse altri di noi a casa sua. Ma era inverno e per strada faceva freddo e allora Marcio per me ha fatto uno strappo alle regole, tanto il Vecchio non se ne sarebbe accorto. Ci siamo andati quando era buio e quindi non ricordo bene la strada, so solo che era dopo Spinaceto, nelle campagne intorno a Castel Romano, un posto isolato.”
 
Gaetano e Camilla si guardano sorpresi: a grandi linee è la stessa zona dove si trova il capanno dello Scortichini.
 
“E non ci sapresti tornare quindi? O non ricordi altri dettagli?” chiede Gaetano, mentre il suo fiuto gli dice che potrebbero essere vicini ad una svolta.
 
“Non ci saprei tornare, no. Ricordo che era un cascinale molto vecchio, sembrava più un rudere che una casa abitabile. Dipinto di rosso ruggine, ma quasi completamente scrostato, a due piani. C’era un pollaio di legno e una piccola stalla col tetto rotto: il vecchio ci teneva la legna per la stufa e forse l’automobile. Pensate di riuscire a trovarlo?”
 
“Ci proveremo, Ginger, ci proveremo.”
 
***************************************************************************************
 
“Ti suona il telefono, Marchese, non rispondi?”
 
“Ah, sì, ispettore,” annuisce, estraendo il telefono e leggendo sul display la parola “Berardi”.
 
“È mia madre, la chiamerò più tardi,” spiega Marchese, sapendo come il Mastino non tolleri chiamate personali in orario di lavoro.
 
“Ma no, Marchese, rispondi pure: potrebbe essere urgente e qui siamo ad un punto morto,” concede Mancini, indicando i filmati delle telecamere della stazione: Ilenia doveva avere evitato accuratamente di essere ripresa, perché avevano controllato tutti i filmati dall’orario della fuga a quello della partenza del treno per Napoli e non avevano visto nulla.
 
“D’accordo, grazie,” annuisce Marchese, sorpreso da questa concessione. Ma del resto il Mastino era stato strano tutto il giorno e Grassetti gli aveva confermato che era ammalato ma aveva deciso stoicamente di rimanere a lavorare. Forse la febbre lo rendeva più malleabile?
 
“Pronto? Sono al lavoro, mamma, con l’ispettore Mancini. È una cosa urgente o posso richiamarti dopo?” domanda in una specie di messaggio in codice.
 
“Marchese, ascoltami,” replica la voce dall’altro capo della cornetta, “basta che mi rispondi con un sì. Ho il numero di cellulare del punkabbestia, te lo mando per SMS. Controlla tutte le ultime chiamate ricevute ed effettuate e soprattutto che celle ha agganciato per ultime e durante la giornata di sabato. Controlla se ce n’è qualcuna nella campagna vicino a Castel Romano, anche nelle ultime settimane e se sì facci sapere quali. E controlla se ci sono numeri ricorrenti e se e quando ha chiamato il numero di Ilenia.”
 
“Sì, mamma, ho capito, vado io in banca, tranquilla. Adesso però ti lascio, ci vediamo dopo,” risponde, chiudendo rapidamente la chiamata.
 
“Problemi?” domanda Mancini con un’espressione stranamente interessata.
 
“No, mia madre… sa come sono le madri, no? C’è sempre qualche commissione da fare…” replica Marchese con un sospiro, sperando che l’uomo se la beva, “comunque, dato che con le telecamere abbiamo fatto un buco nell’acqua, vorrei iniziare a controllare i tabulati telefonici del cellulare di Ilenia nei giorni precedenti la sua fuga.”
 
“Marchese, mi sembra che-“
 
“Mi sembra un’ottima iniziativa, Marchese,” li interrompe una voce alle loro spalle, si voltano e vedono De Matteis sull’uscio, “altre idee?”
 
“Beh, forse sì… in qualche modo la fuga se la deve finanziare, no? E allora se non usa la sua carta di credito e non l’ha usata nei giorni precedenti… forse ci conviene controllare i conti bancari dei parenti stretti, magari aveva accesso anche a quelli o qualcuno la sta aiutando,” risponde Marchese, seguendo il consiglio di Gaetano.
 
“Sì, anche questa mi sembra un’ottima idea: bravo, Marchese! Se ne occupa lei, Mancini? O preferisce magari andare a casa e lo faccio fare da Grassetti?”
 
“In effetti forse è meglio che vada a casa adesso, se non le dispiace, dottore, ma sto veramente poco bene. Anzi, magari prima passo dal medico,” risponde Mancini con aria sofferente.
 
“Non c’è problema: veda di rimettersi presto e si riguardi, che mi serve in forze.”
 
“Sì, dottore,” risponde Mancini, uscendo dalla stanza, sotto gli sguardi di Marchese e di De Matteis.
 
Forse anche il Mastino in fondo è solo un uomo.
 
***************************************************************************************
 
“Allora, che cosa farete adesso?”  domanda dopo un altro sorso di vermouth, mentre osserva Gaetano che parla al cellulare poco distante dal bar in cui si sono fermati, a metà strada tra Porta Pia e dove avevano lasciato le loro auto.
 
Né Camilla né Gaetano erano stati particolarmente entusiasti all’idea, soprattutto Camilla che si sentiva costantemente tra due fuochi, ma Marco aveva molto insistito per offrire un aperitivo ed era stato impossibile rifiutare. Gaetano si era già allontanato due volte per “telefonate di lavoro”, Torre, da quanto aveva capito, ma le veniva il dubbio che fosse soprattutto un sistema per evitare l’atmosfera pesante ed imbarazzante che si respirava tra loro.
 
“Faremo le nostre ricerche e-“
 
“E se scoprite qualcosa pensate di farlo sapere alla polizia o no?” le chiede con un’occhiata eloquente.
 
“Gaetano è un poliziotto, Marco, quindi ovviamente se scopriremo qualcosa di importante faremo in modo di farlo sapere alla polizia,” risponde Camilla, rimanendo volutamente sul vago.
 
“E come pensate di fare, dato che mio fratello vi ha intimato di rimanerne fuori?” le chiede pensieroso, per poi aggiungere, dopo aver avuto un’illuminazione, “ma certo: avete un contatto in polizia! Marchese, immagino…”
 
“Mi sono perso qualcosa?” domanda Gaetano, sopraggiunto in tempo per sentire l’ultima frase, lanciando un’occhiata a Camilla prima di sedersi nella sedia accanto a lei.
 
“Stavo dicendo a Camilla che immagino che abbiate un contatto in polizia e, se le cose non sono troppo cambiate da due anni a questa parte, quando indagavamo insieme io e lei, immagino che la talpa sia ancora Marchese…” risponde Marco con una risata, ignorando completamente il tono e l’occhiata di Gaetano.
 
“Senta, signor Visconti, io sono molto grato a lei e a suo figlio per l’aiuto che ci avete dato oggi, ma, considerati i problemi con suo fratello, penso che sia meglio che da qui in poi ce ne occupiamo noi e vi teniamo fuori da questa storia, che è già abbastanza complicata,” replica Gaetano deciso.
 
“Ma ormai ne siamo a conoscenza, e più teste sono meglio di una, non le pare? E poi credo proprio che se c’è una persona che non rischia in questo caso sono io: mio fratello non farebbe mai nulla contro di me e-“
 
“Ma farebbe qualcosa contro di noi, te lo garantisco,” risponde Camilla, guardandolo con quello sguardo implorante a cui gli è sempre stato impossibile resistere, “per favore, Marco, Gaetano ha ragione: è meglio se ne rimani fuori.”
 
“Se mi guardi così, come faccio a dirti di no?” le chiede Marco con un sorriso, non notando l’espressione di Gaetano scurirsi e i suoi muscoli irrigidirsi, “però… come pensate di trovarlo quel casale? Ci avete pensato? Almeno su questo, già che siamo qui, mentre ci beviamo l’aperitivo magari possiamo darvi qualche idea…”
 
“Senta, signor Visconti, noi-“
 
“Potreste usare google earth: sapete più o meno la zona, non ci saranno tantissimi cascinali corrispondenti a quella descrizione, no?” interviene Tom, interrompendo Gaetano e sollevando il viso dal suo smartphone di ultima generazione, “anzi, possiamo anche farlo subito.”
 
“Tom, è un’ottima idea!” concorda Marco, dando una pacca sulla spalla al figlio, mentre Camilla nota con preoccupazione il modo in cui Gaetano stringe i pugni sotto al tavolo.
 
“Sì, ma magari-“ prova ad obiettare Camilla, ma proprio in quel momento le squilla il telefono.
 
Legge il nome sul display: Marchese. Lo mostra a Gaetano, che le fa segno di allontanarsi per rispondere e, dopo pochi secondi, vede che si alza anche lui e la raggiunge, lasciando padre e figlio seduti al bar.
 
“Pronto, Marchese, ci sono novità?” domanda, mettendo in viva voce così che possa sentire anche Gaetano.
 
“Sì, prof., grosse novità, ma purtroppo non buone,” replica Marchese, che ha approfittato di una pausa al bar per fare questa telefonata, “il punkabbestia, la cui utenza telefonica è peraltro intestata ad un ottantenne di Bari, insomma, ad un paravento, ha chiamato Ilenia giovedì scorso, ancora prima che arrivaste a Roma, poi sabato scorso, il giorno del delitto, due volte, poi una telefonata nella notte tra martedì e mercoledì. All’una, per essere precisi.”
 
“All’una di notte?” domanda Camilla, sempre più preoccupata ad ogni parola di Marchese, “era… era la prima sera che Ilenia era in albergo, giusto?”
 
“Esatto e poi un’ultima chiamata mercoledì, al pomeriggio, quando, a quanto riferitomi da Grassetti oggi, Ilenia era uscita dall’albergo ed era riuscita ad evadere il nostro agente che la stava pedinando. Non so perché ma non ne sapevo nulla…”
 
“Che cosa?! Dio mio, Marchese… hai ragione, le notizie sono pessime. C’è altro?”
 
“Sì: il telefonino del punkabbestia è spento da mercoledì, poco dopo l’ultima telefonata che è quella ad Ilenia. Era nella campagna vicino a Castel Romano, la zona dista giusto qualche chilometro dal capanno dello Scortichini.”
 
“Marchese, sono Gaetano, ci sapresti dire la zona precisa?”
 
“Le invio la mappa della zona per email. Sto proseguendo i controlli sulle telefonate del punkabbestia ma ci vorrà tempo, anche perché non so a chi corrispondano i numeri, a parte quello di Ilenia, ma ce ne sono tre o quattro ricorrenti e mi concentrerò su quelli.”
 
“Altro?”
 
“Sì, dottore, e anche queste sono brutte notizie: Grassetti è riuscita ad avere l’autorizzazione per i controlli sulle carte e sui conti della madre e degli zii della Misoglio e quella prepagata che dicevate… Ilenia l’ha praticamente svuotata il giorno prima della fuga, quando era uscita, forse per incontrarsi con il punkabbestia,” rivela Marchese, con un tono da funerale.
 
“Quindi la fuga potrebbe essere programmata, o comunque meglio pianificata di quanto pensassimo,” deduce Gaetano, massaggiandosi una tempia, “altro?”
 
“No, però…”
 
“Però è già più che abbastanza, no, Marchese?” commenta Gaetano con sarcasmo ed amarezza, lanciando a Camilla un’occhiata eloquente.
 
“Voi avete novità?”
 
“Ti aggiorneremo poi, Marchese, comunque secondo i suoi amici il punkabbestia è scomparso da mercoledì… probabilmente si è liberato del cellulare e a questo punto penso che se troviamo lui troveremo anche Ilenia… C’è la possibilità che si siano rifugiati almeno temporaneamente in un casale vicino a Castel Romano, se ci mandi la mappa ti faccio sapere se riusciamo ad identificarlo.”
 
“Ok… prof. … secondo lei Ilenia può essere davvero colpevole?” chiede Marchese dopo un attimo di esitazione, con un tono che lascia chiaramente trasparire tutto il dolore e la delusione che prova.
 
“Non lo so Marchese… oggi mi sembra di non capire più niente, di non avere punti fermi…” risponde con un sospiro, guardando negli occhi Gaetano con uno sguardo altrettanto eloquente e malinconico, “a più tardi.”
 
Chiude la chiamata e si avvia verso il bar dove Marco e Tom li stanno ancora aspettando.
 
“Novità?” chiede Marco con un sopracciglio alzato, sembrando lievemente irritato, per poi aggiungere, senza attendere risposta, “perché mentre voi vi occupavate delle vostre telefonate private, noi avremmo identificato un paio di cascine promettenti, uno in particolare.”
 
“Dove?” domanda Camilla, vinta dalla curiosità.
 
“Ecco, qui o qui,” spiega Tom, mostrando a lei e a Gaetano i due cascinali in questione.
 
Il trillo che annuncia l’arrivo di una nuova mail porta Gaetano ad estrarre anche il suo cellulare. E uno dei casali identificati da Tom rientra perfettamente nella mappa della cella inviata da Marchese.
 
“Sbaglio o possiamo dire Eureka?” domanda Marco con un sorriso compiaciuto, “a questo punto cosa pensate di fare? Andare a controllare?”
 
“Penso che sia il caso che la polizia vada a controllare,” replica Gaetano, deciso, fulminandolo con un’occhiata.
 
“E come farà Marchese a giustificare questo lampo di genio investigativo? Va bene il numero di telefono ricavato magari dalle telefonate alla Misoglio, va bene la cella, ma il casale preciso? Come avrebbe potuto sapere di cercare lì? O convincete la punkabbestia a testimoniare di fronte a uno della polizia… o pensate di fare una di quelle telefonate anonime, come nei film?” domanda Marco con malcelata ironia, per poi aggiungere, “e intanto che perdete tempo magari è troppo tardi… Così invece se i ragazzi fossero lì potete convincerli a costituirsi e se al contrario non ci fossero e fosse solo un buco nell’acqua evitate un’inutile gara di arrampicamento sui vetri al povero Marchese.”
 
“Forse Marco non ha tutti i torti, Gaetano, in fondo tu sei più che addestrato per queste situazioni e poi… non penso che Ilenia se la prenderebbe mai con noi, che sarebbe capace di farci del male e nemmeno questo ragazzo… li conosciamo e non sono pericolosi,” non può fare a meno di intervenire Camilla, notando subito dall’espressione di Gaetano che non è stata una buona idea.
 
“Certo, Camilla, perché tu adesso hai una laurea in psicologia criminale, no? Abbiamo dimenticato che almeno uno dei due soggetti non pericolosi ha ucciso un uomo con premeditazione? E che l’altro o altra lo sta coprendo e sapeva tutto? Che questo omicidio e l’amicizia stessa tra Ilenia e questo punkabbestia sono frutto di un rancore covato per anni? E ti garantisco che è il genere di rapporto più pericoloso che possa esistere. Lo Scortichini non sarà stato un santo, anzi, ma pianificare un omicidio non è come programmare cosa si farà per le vacanze,” ribatte Gaetano, non nascondendo più la sua irritazione, per non dire proprio rabbia, “e magari vorresti venire anche tu, eh? E se fossero armati? Se la nostra visita li portasse a commettere gesti estremi? Capisco che forse voi due troviate divertente e avventuroso avere una pistola puntata contro, essere presi come ostaggi e tutte queste belle attività ricreative che movimentano una giornata noiosa, ma scordatevi di farlo con la mia benedizione!”
 
“Maledizione, Gaetano, non trovo affatto divertente o avventuroso mettere a rischio la mia vita o la tua!” sbotta Camilla, la misura ormai colma, mentre Marco e Tom li osservano stupiti e imbarazzati, “quello che sto dicendo è che in una fuga le prime 24-48 ore al massimo sono cruciali e lo sai anche tu. Ilenia è scappata ieri sera e se lei e Marcio si fossero rifugiati in quel casale è probabile che non ci rimarranno a lungo, magari se ne stanno andando proprio adesso, mentre noi stiamo qui a perdere tempo a litigare! E o chiamiamo De Matteis e gli riveliamo tutto o Marchese non ha modo di intervenire e sai anche questo.”
 
“E allora dovrei fare irruzione io da solo in un cascinale su cui non ho la benché minima informazione? O io e te? O magari noi quattro, già che ci siamo, giusto per mettere in pericolo il maggior numero di persone possibile?”
 
“Guardi che sono cintura nera di karate e anche mio figlio, sappiamo cavarcela entrambi in uno scontro fisico,” interviene Marco, punto nell’orgoglio, mentre Gaetano alza gli occhi al cielo: ti pareva che il produttore di vini bohémien e il figlio finto-alternativo non fossero pure campioni mondiali di qualche arte marziale, giusto per rendersi ancora più insopportabilmente “fighi”.
 
“Mi fa piacere per voi, ma quando ti trovi disarmato con una pistola puntata contro il karate serve fino ad un certo punto, a meno che ci sia l’elemento sorpresa. Sono situazioni in cui perfino un agente con anni di esperienza in irruzioni avrebbe difficoltà a cavarsela, che poi è il motivo per cui a fare le irruzioni ci si va armati e con le dovute protezioni!”
 
“Ma non sono disarmato: ho una pistola con me, regolarmente detenuta con il porto d’armi, e la so usare se serve,” rivela Marco toccandosi una tasca della giacca che indossa nonostante il caldo.
 
“Che cosa? Lei va in giro armato?!” domanda Gaetano, sempre più preoccupato, incredulo e arrabbiato, anche con se stesso, per non aver notato nulla.
 
“Non sempre, ma se so che potrei trovarmi in una situazione pericolosa, come potevano essere i nostri colloqui con i punkabbestia di oggi, me la porto dietro. È una pistola piccola, non un lanciarazzi e ovviamente non la tirerei mai fuori salvo emergenze,” spiega Marco con un sospiro.
 
“Anche supponendo che lei questa pistola la sappia davvero usare in un’emergenza, cosa che sinceramente dubito, soprattutto se non ha esperienza di vere emergenze in cui, le garantisco, o si ha un grande addestramento o si va nel pallone, comunque non saremmo solo noi quelli in pericolo, ma anche Ilenia e il punkabbestia: per il tipo di relazione che si è instaurata tra loro, per il movente del loro crimine, sono il tipico caso da manuale ad alto rischio di suicidio se si sentono braccati, soprattutto dato che l’elemento che li ha uniti, il proposito di vendetta è stato già realizzato e compiuto con successo. Volete prendervela voi questa responsabilità?”
 
Il silenzio cala sul tavolo, come se la gravità della situazione fosse finalmente caduta sulle loro spalle come un macigno. Camilla e Gaetano si fissano per qualche istante, quasi col fiatone per la discussione concitata, in uno di quei momenti in cui ci sarebbe talmente tanto da dire che non si riesce a dire più nulla.
 
“Ascoltami, Gaetano, forse ho una soluzione, un compromesso, diciamo. Noi andiamo nella zona di quel cascinale ma non entriamo né ci avviciniamo troppo, lo osserviamo da distanza, per vedere se c’è qualcuno, e soprattutto se arriva o si allontana qualcuno e-“
 
“Ed è in un posto isolato, Camilla, noterebbero subito una macchina che si avvicina e si ferma, anche se sta a distanza,” ribatte Gaetano, per nulla convinto.
 
“Guarda qui,” lo incalza Camilla, prendendo il cellulare di Tom e mostrando di nuovo la mappa aerea del luogo, “c’è un’area boscosa poco distante. Se noi passiamo da qui e lasciamo la macchina nella zona protetta dagli alberi e facciamo l’ultimo pezzo a piedi nella boscaglia, non ci noteranno.”
 
“Forse… e poi?” chiede Gaetano, dovendo ammettere nel suo intimo che Camilla non ha tutti i torti.
 
“E nel frattempo sentiamo Marchese e gli diciamo di convincere De Matteis a mandare a parlare con i punkabbestia, possibilmente da solo. Non serve che ci vada sul serio, l’importante è che crei un’occasione plausibile in cui può essere venuto a conoscenza dell’esistenza di questo benedetto cascinale. Ci può raggiungere e insieme a te valutare il da farsi e se è il caso chiamare i rinforzi. Noi non ci metteremo piede in quella cascina, ma almeno se i ragazzi sono lì evitiamo che si allontanino in un posto in cui non potremo più rintracciarli.”
 
“Va bene, così mi sembra ragionevole,” concede Gaetano con un sospiro, per poi aggiungere, guardandola dritto negli occhi, “ma, Camilla, niente-“
 
“Niente colpi di testa, lo so, tranquillo: non farò un solo passo senza il tuo consenso, te lo prometto.”
 
“E noi due?” domanda Marco a Gaetano, “so che lei non ha una gran opinione di me e che pensa che io sia una specie di pazzo spericolato, ma forse è meglio se siamo in quattro invece che solo voi due, se dovesse succedere qualcosa di imprevisto, anche se non me lo auguro…”
 
“Signor Visconti-“ prova ad obiettare Gaetano, ma l’altro uomo lo interrompe.
 
“Vicequestore, le garantisco che ci sta a cuore la stessa identica cosa,” afferma deciso, lanciando un’occhiata verso Camilla.
 
Purtroppo – non può fare a meno di pensare Gaetano, leggendo la sincerità negli occhi dell’altro uomo, ignorando l’ennesimo morso allo stomaco provocato dalla gelosia e non potendo evitare di chiedersi fino a che punto lui e Marco siano, in fondo, esattamente nella stessa barca.
 
***************************************************************************************
 
“Marchese, aspetta!” lo raggiunge una voce, mentre una mano gli tocca la spalla, portandolo a voltarsi.
 
“Sammy, che ci fai qui?” domanda il ragazzo, che, uscito di corsa dalla questura, stava per salire su una delle volanti.
 
Come istruito dalla prof. e da Berardi aveva fatto rapporto a De Matteis sulle scoperte del pomeriggio, gli aveva detto di voler provare a seguire la pista del misterioso complice di Ilenia che aveva fatto quelle telefonate, che questo complice probabilmente doveva essere il punkabbestia che aveva rubato l’auto, che lui aveva un amico con conoscenze nell’ambiente e che voleva provare ad andare a fare domande “in borghese”.
 
De Matteis si era complimentato con lui per l’ottimo lavoro, dandogli carta bianca e dicendogli addirittura che, fosse stato possibile, l’avrebbe promosso seduta stante ad ispettore. Il modo pieno di orgoglio con cui gli aveva parlato e quella pacca sulla spalla, così rara per uno schivo come De Matteis l’aveva fatto sentire ancora più tremendamente in colpa.
 
“De Matteis mi aveva convocato per chiedermi di Ilenia, poi volevo fare una visita a Pietro ma mi hanno detto che non c’è, che non sta bene,” risponde Sammy, con tono evidentemente preoccupato.
 
“Sì, credo che sia andato dal medico e poi tornava a casa,” conferma Marchese, stupendosi quando quel nome pronunciato sulle labbra di Sammy non gli provoca il solito moto di acidità allo stomaco.
 
“È strano… lui di solito è una roccia, non si è mai ammalato da quando lo conosco…”
 
“Lo so…” sospira Marchese che tante volte aveva pregato che il Mastino si prendesse un paio di giorni di malattia o di ferie e lo lasciasse in pace, ma niente, Mancini era un vero stacanovista.
 
“Mi sa che conviene che lo chiamo… e tu invece, dove stai andando, ci sono novità?” gli domanda, mentre alla preoccupazione si unisce una certa curiosità.
 
“Forse, però… è una storia lunga e sono di corsa: è meglio se ne parliamo in un altro momento…”
 
“Se devi trovarti con la prof. posso venire anche io, posso seguirti con la mia macchina e-“
 
“No, Sammy, per favore, è… può essere pericoloso, ok?” la ferma, mettendole una mano sul braccio e guardandola negli occhi per farle capire che non scherza.
 
“Ok, ok, però poi mi chiami e mi aggiorni su tutto, promesso?” gli chiede con quello sguardo da cucciolo abbandonato a cui è impossibile dire di no.
 
“Promesso,” conferma lui con un sorriso, voltandosi per salire in macchina ma bloccandosi quando lei di nuovo gli mette una mano sulla spalla.
 
“Cosa c’è?” le domanda sorpreso.
 
“Stai attento,” si raccomanda con aria genuinamente preoccupata.
 
“Lo farò, tranquilla,” la rassicura, sorridendole di nuovo e stringendole la mano prima di salire in macchina, meravigliandosi di come il rancore che li aveva divisi in questi anni sia evaporato, lasciando il posto a quell’affetto di due persone che sono cresciute insieme e che hanno diviso qualcosa di molto importante, anche se è finito male.
 
Nessuno dei due nota la macchina parcheggiata poco distante o l’uomo che osserva quella scena con i pugni e la mascella serrati, mordendosi il labbro inferiore fino a far uscire sangue.
 
***************************************************************************************
 
“Li senti?”
 
“Sì, certo che li sento…” conferma Gaetano, osservando il cascinale di fronte a loro, che è proprio come descritto da Ginger.
 
Non si muove una foglia, non ci sono automobili o persone in vista, ma in compenso c’è un rumore fioco e lancinante: guaiti sommessi di cani. E, a giudicare dalla flebilità dei mugolii, che sembrano arrivati allo stremo, è un concerto che deve stare proseguendo da un po’. Ma il cascinale è completamente isolato e nessuno avrebbe potuto sentirli.
 
“Non mi piace… non mi piace per niente,” commenta Gaetano, mentre il suo istinto gli dice che forse sono arrivati troppo tardi.
 
“Che facciamo? Aspettiamo Marchese? Non so se sia il caso di chiamare i rinforzi, secondo me lì dentro non c’è nulla di pericoloso, non più almeno… Nessuno potrebbe sopportare questo rumore straziante a lungo,” risponde Camilla, che sembra avere avuto la sua stessa intuizione.
 
“Forse hai ragione… aspettiamo Marchese e-“
 
In quel momento si sente un latrato acutissimo e disperato, una specie di estrema richiesta di aiuto che gela il sangue nelle vene. Camilla sa che i cani hanno un udito finissimo e si chiede se siano riusciti a sentirli, anche a questa distanza.
 
“Gaetano…” sussurra, guardandolo negli occhi e non c’è bisogno di altre parole.
 
“D’accordo, vado a vedere. Voi aspettate qui Marchese e se succede qualcosa-“
 
“Vicequestore, mi permetta di accompagnarla,” lo interrompe Marco, avendo notato lo sguardo ansioso di Camilla all’idea che Gaetano vada da solo, “sono armato, come le ho già detto, e le garantisco che so cavarmela e che non farò colpi di testa, ma seguirò le sue istruzioni. Credo che l’unico pericolo ormai potrebbero essere i cani, ammesso che si reggano ancora in piedi, visto come abbaiano, e in quel caso è meglio essere in due, non crede? Tom può rimanere qui con Camilla.”
 
Gaetano studia per qualche istante l’altro uomo e, nonostante odi ammetterlo, sente che ha ragione.
 
“Ok, io vado avanti e lei mi segue. E qualsiasi cosa le dico, anche e soprattutto se le dico di indietreggiare o di scappare lei lo fa, chiaro?” domanda, estraendo la pistola dalla fondina.
 
“Chiarissimo,” conferma Marco, tirando fuori a sua volta la pistola dalla tasca: un modello che Gaetano riconosce e che sa essere compatto ma preciso, una scelta da intenditore, ovviamente. Non che si aspettasse niente di meno da quest’uomo dagli insopportabili mille talenti.
 
“Gaetano…” sussurra Camilla, poggiandogli la mano sul braccio, preoccupata, nonostante tutto, come non può evitare di essere ogni volta che lo vede entrare in azione, “fai attenzione, ok?”
 
“Ok. E tu non muoverti da qui, per favore: ti chiamo non appena abbiamo conferma che non ci siano pericoli, ma fino ad allora…”
 
“Tranquillo,” gli sorride, dimenticando per un attimo tutte le discussioni, le incomprensioni e perfino la presenza di Marco e di Tom e dandogli un lieve bacio sulle labbra, che lui ricambia accarezzandole il viso.
 
“Anche io sarò prudente, non preoccupatevi troppo per me, eh,” commenta Marco con ironia velata di sarcasmo, avendo osservato con malinconia quel momento d’affetto, anzi, d’amore tra i due.
 
Perché Camilla non l’aveva mai guardato in quel modo, mai, nemmeno quando aveva accettato di sposarlo, nemmeno quando si era quasi fatto ammazzare per tirarla fuori dai guai.
 
“Andiamo!” lo incita Gaetano per rompere il momento di imbarazzo e i due uomini si mettono in marcia, cercando di percorrere la distanza che li separa dalla casa il più rapidamente possibile, dato che sono totalmente esposti e senza coperture.
 
Arrivano allo stabile e fanno un primo giro del perimetro, guardandosi le spalle a vicenda e mantenendosi contro il muro. Gaetano deve ammettere che il produttore di vini se la cava e anche molto bene, tanto che si chiede se, odio professato per la disciplina a parte, non ci sia stato un addestramento militare di qualche tipo nel suo passato.
 
Il cascinale ha due porte: una posteriore e una anteriore, entrambe chiuse dall’esterno con un pesante lucchetto, mentre le finestre sono tutte sbarrate da pannelli di legno. È evidente che non ci possa essere dentro qualcuno. L’edificio in sé è un vero rudere a cui nessuno si sognerebbe mai di dare l’agibilità: sembra poter crollare a pezzi da un momento all’altro alla minima folata di vento.
 
I guaiti provengono dalla stalla lì vicino. Ad un cenno di Gaetano si avvicinano e, arrivati al piccolo pollaio in legno, fanno la prima macabra scoperta: piume e sangue rappreso ovunque. O un animale selvatico, o i cani stessi, deducono, togliendo la sicura dalla pistola e arrivando davanti al portone della stalla.
 
“Ok, Visconti,” sussurra Gaetano, “lei apre il portone e io entro. Se ci fossero pericoli esco e lei lo richiude subito, ok?”
 
L’uomo annuisce e fa come ordinato. In pochi secondi Gaetano è dentro e gli fa un cenno che conferma che la via è libera, anche se dato con mano tremante.
 
Marco entra e capisce il perché: tre cani, tutti rottweiler, giacciono praticamente esanimi l’uno vicino all’altro sulla pietra della pavimentazione, legati con spesse catene ad una delle colonne portanti della stalla. Quando li vedono sollevano il muso e provano a latrare ma ne esce di nuovo poco più di un mugolio sommesso: sono proprio allo stremo delle forze.
 
E, accanto ai cani, una panda bianca 4x4 con la vernice bianca delle portiere dal lato del guidatore tutta graffiata, probabilmente in un disperato tentativo degli animali di entrare nell’auto
 
Mantenendo la distanza di sicurezza dai cani che, seppure debolissimi, devono essere anche terribilmente affamati, Gaetano si avvicina al lato del passeggero, dove i cani non possono arrivare.
 
“Merda!” esclama, sentendo un brivido di freddo corrergli lungo la schiena.
 
“Oh dio mio,” sussurra Marco, sconvolto, prima di domandare, “ma è?!”
 
Gaetano si limita ad annuire: al posto di guida, le cinture ancora allacciate, la testa che ciondola in avanti verso il volante ed un foro nero e vermiglio che gli trapassa il cranio da una tempia all’altra c’è un corpo. Il cadavere di Marco De Montis, detto Marcio.
 
E Gaetano non può fare a meno di chiedersi, mentre sente dita lunghe gelide chiuderglisi intorno al cuore, chi sia veramente Ilenia Misoglio.
 
 


Nota dell’autrice: Lo so, lo so, sono in vergognoso ritardo, ma questo capitolo è stato un vero parto da scrivere e gli impegni sul lavoro da qualche settimana a questa parte non mi danno un attimo di respiro. Spero che il lungo capitolo abbia ripagato l’attesa e che gli sviluppi del giallo e dei rapporti tra i personaggi siano convincenti e che si mantengano interessanti. Come sempre i vostri commenti e pareri anche negativi sono preziosissimi per me e mi aiutano tantissimo a tararmi e a capire in cosa sbaglio, quindi non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate.

All’inizio del prossimo capitolo ci attende la reazione di Camilla, di Gaetano e di Marchese a questi sviluppi e inoltre Mancini, convinto che Sammy lo tradisca, secondo voi cosa combinerà? Posso solo anticiparvi che ci saranno delle vere e proprie esplosioni che metteranno a durissima prova il rapporto tra Camilla e Gaetano (e anche tra Sammy e Mancini) e che si arriverà ad un punto di rottura. Riusciranno i nostri a sopravvivere a questo tsunami? Le indagini segrete verranno smascherate? Ilenia è davvero un’assassina lucida e spietata? A queste ed altre domande troverete, in tutto o in parte, risposta nel prossimo capitolo, a cui vi do appuntamento, se vi va, ringraziandovi come sempre per avermi seguita fin qui ;)…
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Provaci ancora prof / Vai alla pagina dell'autore: Soul of Paper