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Autore: _Lis    15/07/2014    1 recensioni
Non so mai cosa scrivere nelle introduzioni, ho sempre paura di svelare troppo oppure troppo poco!
Dopo un grave incidente d'auto, Oliver si troverà ad affrontare numerosi ostacoli che gli impediranno di tornare a vivere la sua vita come prima.
La situazione non è più facile per Jen, la sua ragazza, che cercherà in tutti i modi di ricomporre l'esistenza di Oliver e di rispondere alle domande che tutti si pongono da quella notte, ma l'unica persona che possiede tutte le risposte non è più in grado di darle.
-Da questa presentazione non la leggerei nemmeno io, ma giuro che è meglio di così!-
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Apro gli occhi all'improvviso e il mondo d'ovatta in cui mi sono rifugiata fino ad ora svanisce.
Guardo la sveglia. Sono lieta di vedere che sono già le sei, non riuscirei a riaddormentarmi.
Prendo il telefono dal comodino. Nessun messaggio, nessuna chiamata.
Se fosse successo qualcosa, spero, mi avrebbero avvertito.
Mi trascino a fatica verso il bagno e faccio una doccia, sperando mi aiuti a svegliarmi e a ripulirmi almeno un po' dalla tristezza che mi pesa addosso da ieri sera.


Mi vesto, mi costringo a mangiare qualcosa ed esco di casa col mio zaino di scuola in spalla.
Ho i capelli ancora un po' umidi, di certo non mi farà bene col freddo che c'è.
Cerco di concentrarmi sulle parole della canzone che sta riproducendo il mio mp3. Non la riconosco e no ricordo nemmeno di averla scaricata ma mi piace.
Raggiungo l'entrata del liceo di Stocksbridge, il cortile è pieno di ragazzi e ragazze. Solitamente, accanto alla facciata destra dell'edificio, appoggiato al muro con aria assente, mentre fuma una sigaretta coi suoi amici, trovo Oliver.
Oggi, ovviamente non c'è.
Sospiro e mi obbligo a non piangere.
Raggiungo a passo lento e indeciso i due ragazzi.
Matt Nicholls, il migliore amico di Oliver, e Lee Malia, che vede gli altri due quasi come modelli da imitare. Ronzandogli sempre attorno, alla fine, è riuscito a conquistare la loro amicizia.
Sono due ragazzi simpatici, sono contenta che siano amici di Oliver e miei.
“Ciao.” Dico attirando la loro attenzione.
“Ehi Jen!” Mi sorride timido Lee, da sotto il suo ciuffo biondo.
Matt mi saluta con un cenno della testa, portando l'accendino alla bocca per accendersi una sigaretta.
È lui ad accorgersi che non non siamo al completo.
“Ehi, ma...” Si guarda un momento intorno. “Oliver dove è finito? Te ne sai qualcosa?” Mi chiede. “Non lo sento da ieri pomeriggio.”
Mi sento sbiancare, e ho la conferma dal fatto che i due ragazzi mi stanno guardando con aria preoccupata.
“È successo qualcosa?” Domanda Lee.
È più basso e piccolo rispetto a Matt, mi è sempre apparso così tenero e odio dovergli dare la brutta notizia.
“Ieri sera è stato investito da una macchina.” Dico sentendo la bocca farsi secca. “Ora è in ospedale.”
“Ma è tutto ok, no?” Chiede ancora.
Mordo il labbro inferiore e scuoto lentamente la testa. Si aspettano che aggiunga qualcosa, immagino, che spieghi cosa è successo. Ma come posso, farlo se anche io so così poco?
“È in coma.” Dico, forse un po' troppo bruscamente.
Preferisco non aggiungere la possibile causa dell'incidente.
“Stai... Stai scherzando, vero?” Chiede Matt sforzando un accenno di risata.
Quanto vorrei che fosse tutto uno scherzo, Matt...
Scuoto di nuovo la testa.
Getta la sigaretta ancora nuova a terra. “Cazzo...” Si passa le mani sul viso e poi sulla testa, fino a intrecciarle dietro la nuca.
Già, cazzo è la parola migliore per descrivere la situazione.
“Da quello che ho capito, la macchina l'ha preso in pieno.” Non voglio che la mia voce lasci trasparire emozione. “Siamo fortunati che sia ancora vivo.”
“S-sei riuscita a vederlo?” Mi chiede Lee.
Ha gli occhi lucidi, sta cercando di non piangere.
Scuoto la testa. “Ho accompagnato Tom, ma io non me la sentivo di entrare.”
“Vieni con noi dopo scuola, allora.” Matt mi fa passare un braccio sulle spalle.
Lo guardo, poi sposto lo sguardo verso Lee.
Annuisco con un accenno di sorriso. Mi sento un po' meno sola, adesso.


L'orologio appeso al muro bianco segna le cinque e un quarto del pomeriggio, il rumore delle sue lancette e i ronzii dei macchinari a cui è collegato Oliver sono gli ulnici rumori che si sentono nella stanza.
Non ero pronta a vederlo così, ma sono entrata comunque.
Non ero pronta a vedere il suo viso pallido e coperto di lividi, i punti che gli hanno messo sul sopracciglio destro, la flebo inserita nel braccio, il suo corpo inerme e apparentemente privo di vita.
La sua espressione però è serena, se mi sforzo di non pensare a tutti gli antidolorifici con i quali lo stanno imbottendo, posso anche riuscire a convincermi che stia solo riposando.
Matt è seduto ai piedi del letto e fissa l'amico senza dire niente.
Lee invece è sulla sedia con gli occhi rossi e umidi.
Io non riesco ad avvicinarmi di più, resto in piedi sulla soglia della porta. Ho le braccia strette attorno al petto e mi gira la testa. Non posso e non voglio pensare che tutto questo sia vero.
“Jen, sei sicura di non volerti sedere?” Chiede Lee, offrendomi il suo posto. “Sembri sul punto di svenire...”
Anche Matt si volta a guardarmi. Si alza dal letto e mi viene incontro per abbracciarmi.
Mi irrigidisco, non lo aveva mai fatto.
“So che è difficile.” Sussurra, in modo che Lee non possa sentire. “Ci sto male anche io, credimi.”
Ho sempre pensato che tra noi ci fosse una specie di rivalità, essendo la ragazza del suo migliore amico, ma capisco di essermi sempre sbagliata.
“Credi che si sveglierà prima o poi?” Chiedo in un singhiozzo, stringendo le braccia sulla sua schiena.
“Certo.” Fa un passo indietro per guardarmi negli occhi. “Non pensare il contrario nemmeno per un momento ok?”
“Ok.”
“Lee, vieni andiamo a prendere qualcosa da bere.” Dice oltrepassandomi e uscendo dalla stanza.
L'altro ragazzo si alza e lo segue.
Resto sola, in questa stanza troppo grande e troppo silenziosa. Mi manca l'aria.
Sfioro con le dita il bordo del materasso mentre raggiungo la sedia.
Gli sposto la frangia dalla fronte.
Ha sempre odiato quando gli sistemavo i capelli...
Il mio subconscio si aspetta di vederlo scrollare la testa, stizzito, e rispettinarsi.
Col dorso della mano scendo sulla sua guancia fredda e i miei occhi si riempono di lacrime.
“Per favore...” Sussurro, sperando mi senta. “Apri gli occhi.”
Asciugo una lacrima che mi scivola fino al mento. “Per favore, Oli...”

 
Continua...
(Aggiornerò il prima possibile, promesso!)
   
 
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