Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: BellinianSwan    15/07/2014    1 recensioni
L'ho scritto ascoltando La Tempesta (da "L'estate", tratta da "Le quattro stagioni)) di Antonio Vivaldi (1678-1741), è stata un'ispirazione ottima per questo breve racconto che vi proporrò oggi.
Buona lettura!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                       Image and video hosting by TinyPic
                                                                                             Bubbles - John Everett 
Tanto tempo fa, viveva in un villaggio appena fuori dalla città, una famiglia medio-borghese. 
I componenti erano persone affabili ed erano conosciuti da tutti in paese per la loro infinita disponibilità. I due coniugi avevano una bellissima bambina dai capelli color oro e gli occhi cerulei. Aveva gli stessi occhi del padre e la bocca della madre, la sua pelle lattea aveva colpito tutti sin dalla sua nascita, che pareva fosse fatta di porcellana.
Passarono otto anni, la bambina cresceva e diventava più bella che mai, ma un giorno suo padre si ammalò e decisero di spostare il suo letto in una stanza vicino all'ingresso, affinché l'aria non fosse contagiata dagli altri abitanti della casa.
L'uomo sembrava peggiorare sempre di più, ed io, essendo amica della bambina, fui invitata a far visita al poveretto.
Ritrovandomi davanti alla casa, alzai lo sguardo al cielo grigio che prometteva neve e vidi uno stormo di uccelli passare sopra la mia testa. 
La prima cosa che feci quando entrai nella stanza, mi accorsi che era stranamente spoglia, la luce del sole penetrava appena dalla finestra e una leggera tenda pendeva dallo stesso lato, per evitare che al malato desse fastidio.
C'era altra gente in casa, si sentivano solo le loro voci lontane, trovandosi all'estremo opposto dell'abitazione, intenti sicuramente a confortare la moglie.
Mi avvicinai al letto e volli toccare la sua fronte, che vedevo imperlata da alcune goccioline di sudore, ma avendo le mani fredde, per via dell'aria gelida che mi aveva accolta fuori, credetti di dar fastidio al malato toccandolo e poggiai dolcemente una guancia e seppur anch'essa non fosse calda, riuscii a sentire il calore elevato del suo corpo. La febbre era alta ed egli stentava a star quieto, sembrava fosse sull'orlo del delirio.
La bambina, che mi aveva guidata in un quella stanza, fino a quel momento era rimasta in silenzio ad osservare la scena e sentivo i suoi grandi occhi su di me. Ad un certo punto mi disse qualcosa, ma io non prestai molta attenzione alle sue parole, ero intenta a confortare il malato.
Egli mi conosceva e solo quando mi sedetti accanto al cuscino e sentì il mio calore al suo fianco, sembrò calmarsi, fin quando mi misi a fissare le sue coperte, che gli avevo rimboccato perché accusava di aver freddo.
Su quelle coperte, la mia mente proiettò delle immagini che riconobbi all'istante, era un dipinto che conoscevo bene: "La morte di Frédéric".
«La morte di Frédéric...»  Esclamai improvvisamente.
Sentii la curiosità dei due pesare violentemente sulle mie spalle e carezzai nuovamente i ricci castani del malato, che rispose con un lieve sussulto e un gemito, quindi cominciai, vedendo le immagini scorrere nella mia mente:
«Frédéric era un giovane forte e valoroso, talmente valoroso che un gruppo di rivoluzionari lo chiamò a combattere con loro. Sapeva maneggiare bene il fucile e sapeva suonare il pianoforte ed il violino. Strumenti che poi abbandonò, perché occupato nelle continue guerriglie. La sua mente non smetteva di comporre ogni giorno una melodia diversa e sentiva una vera e propria orchestra nelle sue orecchie, come se fosse reale, come se quei musicisti, frutto della sua immaginazione, fossero lì a suonare per lui, ogni momento della sua vita. Era un giovane tanto religioso e nonostante non si lasciasse scappare un'occasione per lodare il suo Signore, un giorno si ammalò gravemente...»
Mi interruppi perché vidi il malato mettersi seduto, reggendosi a me, come se nulla fosse stato, ma continuai e terminai:
«... Quell'orchestra suonava anche in quel momento, più energica che mai. I violini sembravano strillare e dalle loro corde vibrava l'energia dell'ultimo potente soffio di vita, come un cigno che prima di morire apre il becco per fare il suo ultimo canto, il più bello.
Ma stavolta non era la sua mente a comporre, era una melodia che Frédéric conosceva bene e vide le cicogne d'Alsazia levarsi in volo, con le loro lunghe ali e sottili zampe. Volavano, volavano sempre più in alto, fino ad allontanarsi, come si allontanava il fremito della vita dal suo petto e mentre il suo cuore cessava di battere, l'orchestra chiudeva con un ultimo, esorbitante finale.
.
».
Si sentì ancora cinguettare, un cinguettìo continuo e ripetuto, quasi armonico, tipico dello stormo. La bambina corse alla vetrata, tenendo il nasino all'insù, il padre la raggiunse subito dopo, prendendola in braccio e stringendola a sé e si misero a fissare quel meraviglioso spettacolo della Natura, fuori dalla finestra, dimenticando le ingiurie della Vita.


                               Image and video hosting by TinyPic
                                                                                             Thomas Chatterton's death - Henry Wallis 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: BellinianSwan