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Autore: xhoranlaughs    15/07/2014    7 recensioni
Amie è una sedicenne dura con se stessa e con la sua vita.
L'unica sua svolta la riesce a trovare sempre nei suoi amati libri che la dividono dal mondo in cui vive al mondo in cui vorrebbe vivere.
Perché quando vede il giovane adulto Zayn, la sua vita inizia ad avere un senso?
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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«Passa dal mio ufficio appena sei pronta»


Questo è quello che c'era scritto sul biglietto attaccato al frigorifero.
Sbadigliai per l'ultima volta dopo essermi infilata le scarpe e aver preso le chiavi del motorino.
Il tempo sembrava buono, ma d'altronde cosa avrei potuto fare qui a Denver? Avrei voluto passare le mie vacanze di primavera chiusa in casa con un bel libro e qualche film, ma ho dei doveri da rispettare, e tra questo c'era mio padre, o meglio l'agenzia di mio padre.
Fossi stata come le altre adolescenti alla mia età, avrei mandato a fanculo tutti e sarei stata in spiaggia, alle feste, oppure semplicemente avrei fatto una canna per dispetto, ma questo non era il mio caso; avevo solo mio padre e mio fratello e volevo tenermeli stretti perché erano tutto ciò di cui avevo bisogno; amavo studiare, amavo leggere, amavo rendermi utile anche per la persona che detestavo più al mondo e, anche se mi odiavo, riuscivo sempre a dare il meglio di me stessa.
Ma se c'era una cosa che odiavo era quel palazzo. Era pieno di persone in carriera, indaffarate, concentrate, fottutamente impegnate e non curanti delle loro vite al di fuori di questo edificio bianco sporco.
È così che vedevo le persone vestite in giacca e cravatta da quando mio padre aprì quella dannata agenzia.
Mia madre era andata via per questo, e il fatto che continuasse con il suo progetto senza la minima paura di perdere anche me, mi faceva andare su tutte le furie.
Entrai dalle porte scorrevoli e guardai scocciata la segretaria dietro  la scrivania.

“Salve signorina Blame” mi sorrise affettuosamente.

“Puoi dire a mio padre che sono qui?” Dissi senza preoccuparmi di risultare maleducata.

Lei annuì e prese la cornetta del telefono aspettando di mettersi in contatto con lui.

“Signor Blame, sua figlia è qui..”
Sbuffai leggermente guardandomi intorno. Avevano aggiunto delle poltrone bianche, e dire che erano orribili era un complimento per quella che doveva essere ecopelle. 

“Può andare” mi annunciò la signora bionda.

Presi il casco da sopra il bancone e mi incamminai verso il suo ufficio.
Dove andavo-andavo, trovavo donne e uomini con fogli in mano o caffè fumeggianti. 
Camminai dritta verso la fine del corridoio e spalancai la porta dell'ufficio richiudendola dietro le mie spalle.

“Buongiorno” disse mio padre.

“Ciao” risposi sedendomi su una di quelle dure sedie nere.

“Aspetto che arrivi un mio impiegato e poi possiamo andare a pranzare” disse rassettando alcune carte dalla scrivania.

“Okay” dissi giocando con i fili dello strappo sul ginocchio del mio jeans.

“Domani, visto che non hai scuola, potresti aiutarmi nell'archivio?” Mi chiese.
Mi prendeva in giro? 

“Papà gli anni vanno avanti ma tu non perdi mai il senso dell'umorismo” risi per l'ultima volta.

“Dico sul serio... ho un disperato bisogno di te tesoro”

Sbuffai “Okay... Ma non chiamarmi più così” 
Mio padre accennò un sorriso e tornò con lo sguardo sul suo foglio.
Appena aprì bocca per dire qualcosa, bussarono alla porta.

“Avanti” 

“Permesso..”

La porta si aprì e un ragazzo con una polo blu notte e dei jeans stretti entrò, cercando lo sguardo di mio padre, ma si fermò a fissarmi per qualche secondo. 
Avrei voluto dire qualcosa, ma mi concentrai sul suo viso perfettamente proporzionato e sul suo sorriso timido.
Aveva la pelle olivastra e non  doveva essere americano, o almeno era quello che credevo io.


“Tu devi essere Zayn” disse mio padre alzandosi dalla sedia per stringergli la mano.

“È un vero piacere signor Blame” disse il ragazzo spostando il suo sguardo.

“Oh, ti presento mia figlia.. Amie” disse mio padre ricordandosi della mia presenza.

“È un vero piacere, Amie..” Disse afferrando la mia mano destra e portandola alle sue labbra prima di lasciarci un morbido bacio.

“Il piacere è mio..” dissi togliendo la mano dalle sue labbra e passando il dorso umido sui miei jeans senza farmi notare.

“Natãl mi ha parlato molto bene di te.. spero ti troverai bene nella nostra agenzia”

“Non ho dubbi” sorrise mettendo la lingua tra i denti.

“Mi dispiace liquidarti così, ma ora devo portare mia figlia a pranzo.. magari oggi pomeriggio potremmo discutere sulla tua paga?”

“Oh sisi.. e se non le dispiace vorrei fare un breve giro dell'edificio” disse con il suo accento chiaramente proveniente dall'Inghilterra.

“Ceerto!” Urlò mio padre “dì alla donna all'ingresso che ti do il permesso per visitare l'edificio.. se avrà qualcosa da ridire non si faccia scrupolo a chiamarmi”

Perché mio padre mi sembrava così a suo agio con lui? Infondo si passavano quasi vent'anni.

“Grazie signor Blame..” Disse stringendogli per l'ultima volta la mano.

“Divertiti” disse mio padre.

Prima di uscire salutò anche me e mi fece un sorrisetto accompagnato da un occhiolino.

Ma quanti anni credeva che avessi? Come minimo lui ne avrà avuto 20 e i ragazzi di vent'anni li potevo vedere solo come adulti meschini, dopo quello che mi era accaduto. Si, ero solo una diciassettenne, ma non ero così ingenua da credere che abbia fatto quel gesto solo per gentilezza. Quello sguardo, le sue labbra, il suo sorriso... tutto il suo corpo urlava di non essere un tipo affidabile e volevo starne alla larga con tutte le mie forze.
   
 
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