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Autore: Floryana    15/07/2014    3 recensioni
Io sono ShiroYasha. Io sono un demone asceso dagli inferi. Io sono un mostro sanguinario che ha tolto la vita a molti. Io sono colui che vive all'ombra della morte. Nessuno si preoccuperà se muoio. Nessuno si preoccuperà se vivo. Nessuno si accorgerà che esisto. Io non temo la morte. Io non temo il giudizio delle divinità. Io credo solo nel mio bushido perché io sono un samurai…o no?
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                          Capitolo 4

Seconda parte

Quindici anni prima...
Era una notte di fine estate; la luna splendeva alta nel cielo rischiarando il paesaggio.
Una donna stava camminando per i sentieri tortuosi di una fitta foresta.
Teneva stretto al petto un piccolo fagotto a cui ogni tanto rivolgeva sguardi pieni di timore.
A ogni secondo che passava, la paura cresceva sempre più e con essa il pensiero di perdere il prezioso carico.
Sentì un fruscio provenire dalle sue spalle e accellerò il passo: ne era sicura, lui sapeva già tutto; lui era a conoscenza di ogni cosa;
lui la stava cercando.
Lei, una delle migliori scienziate ertiane, coinvolta in una faccenda del genere... no, non era possibile! Perchè proprio a lei era successa una cosa simile? Perchè proprio lei doveva fare una cosa del genere?
Troppo presa dai suoi pensieri, non si accorse che aveva aumentato la stretta sul fagotto; questi cominciò a muoversi emettendo suoni ovattati e la donna, resasi conto della sua azione, allentò la presa e abassò lo sguardo: un piccolo neonato umano stava agitando le manine.
La scienziata cullò dolcemente il piccolo. Una volta calmato, riprese il passo, accelerando.

Dredar si era svegliato bruscamente, strappato ai suoi sogni dal fastidioso rumore dell'allarme.
Svogliatamente, si alzò dal letto e controllò le telecamere di sicurezza; di sicuro, si ritrovò a pensare, a far scattare l'allarme era stato di nuovo quel gatto che la sua assistente amava tenere con sè.
Ancora assonnato, si trascinò a fatica al computer e avviò la registrazione; ciò che vide lo fece rinsavire completamente: la sua assistente, la dottoressa Hora, si recava nella sala di ibernazione e liberava "Esperimento 120".
Continuò a osservare tutta la scena con rinnovata lucidità: Hora prese il bambino, lo avvolse in alcune stoffe per poi correre via.
Rimase ancora qualche istante ad osservare lo schermo con la bocca spalancata. Dopo qualche minuto scosse energicamente la testa e premette un pulsante sulla tastiera di fronte: non l'avrebbe lasciata andare tanto facilmente.

Hora continuava a correre nella foresta; aveva il respiro affanoso.
Poi lo vide, dritto davanti a sè: il tetto di un tempio! Finalmente aveva trovato un posto sicuro dove nascondersi.
Mentre la dottoressa riprendeva a correre, un insetto si posò su di un fiore là vicino.
'Devo mettere a fuoco l'immagine' pensò il dottor Dredar mentre osservava la scena dall'altra parte di uno schermo.
'Oh no! Ha già ripreso a correre'
Afferrò dal tavolinetto vicino quello che sembrava a tutti gli effetti un joystick e, premuto qualche pulsante, l'insetto cominciò a volare.
La dottoressa arrivò fino al portone del tempio; era già pronta a bussare per chiedere asilo, quando dei droidi volanti spuntarono fuori da un cespuglio alle sue spalle.
'Maledizione' pensò 'Mi hanno già trovata'
"Hora!" un grido provenì da uno dei droni davati a lei mentre il dottor Dredar parlava da un microfono vicino alla scrivania.
"Hora, come ti permetti? Io ti ho preso con me perchè ho sempre ammirato le tue capacità; ti ho lasciato fare ciò che volevi, e adesso che fai? Mi derubi del mio più importante esperimento?"
La donna non rispose, limitandosi ad osservare i droidi davanti a sè.
"Non dici niente? Mi deludi, proprio tu, che non rimani mai senza parole" disse per poi scoppiare a ridere.
"Ti consiglio di arrenderti" proseguì in seguito "Se non vuoi sperimentare sulla tua pelle la potenza dei miei droni"
A quelle parole la dottoressa espirò profondamente per calmarsi, poi si girò e posò il bambino vicino al portone. Rimase per qualche istante ferma a guardare il piccolo che stava dormendo beatamente.
Poi si girò di scatto, estraendo la pistola che teneva nascosta tra le pieghe del mantello e cominciò a sparare.
Il dottore, preso così alla sprovvista, non fece in tempo a capire la situazione che si ritrovò con tre droni in meno.
Non ci volle molto perché si riprendesse dalla sorpresa e diede un nuovo comando ai robot rimanenti. Questi iniziarono a sparare, colpendo la dottoressa.
Nessuna dei colpi ricevuti riuscì però a fermarla e, non curante delle ferite, continuò a sparare.

All'improvviso una luce abbagliante si spigionò di fronte a lei, costringendola a chiudere le palpebre; quando si fu diradata, aprì gli occhi, ma l'unica cosa che vide davanti era la canna di una pistola puntata esattamente al centro della fronte.
Non riuscì a dire niente; uno sparo si sentì echeggiare nel bosco. Il corpo della dottoressa si accasciò al suolo, oramai privo di vita.
Dredar era in piedi vicino al suo cadavere. Abbassò la pistola e si avvicinò al bambino che nel frattempo si era messo a piangere a causa dei rumori.
"Povera piccola" disse mentre si stava abbassando per prenderla "Hai paura vero?"
Lo scienziato stava per voltarsi, quando sentì un rumore provenire dall'interno del tempio.
A quanto pare i monaci si erano svegliati.
All'improvviso, come una folgore a ciel sereno, gli venne in mente un'idea.
Posò la bimba di nuovo vicino al portone e azionò il teletrasporto, portando con sé sia i droidi che il cadavere della dottoressa.

Pochi istanti dopo il portone venne spalancato e da esso uscirono alcuni monaci. Questi si guardarono intorno spaesati, non riuscendo a scorgere nulla.
Un vagito ruppe il silenzio; abbassarono lo sguardo e videro ai loro piedi un neonato. Uno dei presenti si piegò per prenderlo in braccio e, facendo un segno del capo ai suoi compagni, richiusero il cancello.

Terza parte

Dredar era rimasto molto soddisfatto della scelta che aveva fatto: ora poteva controllare il suo esperimento per vedere come si comportava a contatto con i suoi simili e, per agevolare il lavoro, aveva mandato tutto intorno al tempio i suoi droni a spiare la bambina.

Egli era uno scienziato, uno dei più grandi...peccato che fosse incompreso.
Ogni tanto si ritrovava a pensare di come sarebbe stata la sua vita sul suo pianeta natale. Si era sempre definito 'uno scienziato incompreso che aveva cercato di aiutare il suo popolo' e loro come avevano risposto? Condannandolo all'esilio!
'Folli' amava ripetere.
Anche quando aveva accolto la dottoressa Hora tra le sue fila, le raccontava quasi ogni giorno di quando era stato allontanato dal suo pianeta.
"Mi hanno incastrato" le ripeteva sempre "Io li volevo aiutare e loro come hanno reagito? Mi hanno cacciato con tutti i disonori!"

Adesso era davanti al corpo della sua oramai ex-assistente. Stava osservando il suo cadavere: lo aveva ibernato per evitare la putrefazione dei tessuti e ogni tanto andava a guardarla. Il più delle volte parlava con lei, cioè, più che parlare erano degli sfoghi.
L'aveva amata, e la amava tutt'ora alla follia. Non aveva mai più provato un sentimento così forte nei confronti di una donna.
Il suo amore era anche stato ricambiato.
Ma nessuno, nessuno, poteva mai mettersi fra lui e un suo esperimento, neanche la donna della sua vita.
Anche dopo la sua morte, anche se il suo amore era ancora vivo dentro di sè, non riusciva a perdonarla.
'Odi et amo', uno tra i carmen di Catullo preferiti... si meravigliava tutte le volte che lo rileggeva del fatto che riusciva a esprimere così chiaramente i suoi sentimenti per Hora.

       'Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
        Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento'

Ripensando a quelle parole, accarezzò delicatamente il vetro della capsula.
Rimase fermo a contemplare la donna per qualche istante, poi decise di ritornare al suo laboratorio; tra poco sarebbe sorto il sole e 'Kasumi', così era stato chiamato il suo esperimento, si sarebbe svegliata.
Tutti i giorni, dal momento del risveglio fino a notte fonda, osservava la sua creatura.
Erano passati ormai quindici lunghi anni da qualla notte, la quale tuttavia egli ricordava perfettamente.

Kasumi era diventata una ragazza molto bella: capelli neri corti che le arrivavano alle spalle, le forme non erano ancora ben definite ma suscitavano un certo interesse anche a chi la vedeva per la prima volta, era anche abbastanza alta e slanciata per la sua età... se non fosse per un piccolo particolare: non aveva niente di femminile! Nè nei modi, nè a tavola, nè quando parlava, neanche nel suo stile di vestirsi.
Sorvolando sul fatto che preferiva indossare il changshan al posto del più femminile cheongsam, aveva comportamenti che rispecchiavano il sesso opposto.
Era ribelle, scatenata e amava combattere.
Il tempio dove era finita apparteneva a monaci guerrieri che insegnavano a combattere ai nuovi adepti ed ella non disdegnava di seguire le lezioni.

Ogni tanto Dredar si ritrovava a pensare a Kasumi. Si svegliava nel cuore della notte con in testa il suo volto sorridente.
Ora che ci pensava, era il suo esperimento riuscito peggio: aveva unito DNA umano e Yato, donandole una capacità rigenerativa eccezionale ma privandola di una cosa, anzi, per l'esattezza di due elementi fondamentali. Il primo fattore era che era priva dell'incredibile forza del clan Yato e il secondo era che sarebbe vissuta molto meno di un essere umano. Secondo i suoi calcoli, il suo cervello avrebbe smesso di funzionare verso la soglia dei quaranta.
Pensando a questo, lo investivano sempre una certa malinconia e senso di colpa; non se lo spiegava bene neanche lui come mai provava una cosa simile, visto che per i suoi esperimenti aveva sempre provato un interesse puramente scientifico.
Ora era come se provasse qualcosa di più del semplice affetto che uno scienziato o, per meglio dire, un padre può provare nei confronti della propria figlia;era come se provasse... amore!

'No, non è possibile' si ritrovò a pensare un giorno 'Non posso essermi innamorato del mio esperimento'
Stava passegiando avanti e indietro per la sua stanza, mentre sullo schermo del computer passavano le immagini di Kasumi intenta ad allenarsi.
"Non è possibile!" lo disse quasi urlando, fermandosi al centro della stanza e ansimando, più per convincere sè stesso del contrario. Provò a guardarsi attorno, ma la stanza iniziò a girare. Si accasciò a terra, prendendosi la testa fra le mani e chiudendo gli occhi.
Perchè provava amore per lei? Non era lo stesso che aveva provato per la dottoressa, era qualcosa di più.
A fatica riuscì ad alzarsi e, avvicinandosi al computer, ingrandì l'immagine per osservare meglio la ragazza. Appoggiò le dita sullo schermo in prossimità del viso e le accarezzò le labbra.
In quello stesso istante, un monaco le mise una mano sulla spalla facendole un complimento.
Bastò solo quell'azione a far crescere in Dredar un moto di rabbia mista ad intento omicida; si mise a tremare con la seria intenzione di mandare i suoi droni nel tempio.
Si impose tuttavia di rimanere calmo: non era successo niente, non aveva motivo di arrabbiarsi per un motivo talmente futile.
Continuò così ad osservare Kasumi, per quel giorno e per quelli successivi.

Un giorno arrivò al tempio un nuovo ragazzo.
Ad una prima occhiata, poteva si e no avere dodici anni. Era piuttosto basso per la sua età, non eccelleva in qualità fisiche e neanche nei combattimenti. Per altro, non parlava con nessuno.
Per i primi tempi, neanche Kasumi fece caso al nuovo venuto, poi, piano piano, cercò di avvicinarlo.
Ben presto divennero molto amici, tanto che passavano gran parte della giornata insieme.
A Dredar tutto questo non piaceva; non gli piaceva come il ragazzo la osservava; non gli piaceva come si comportava in sua presenza, sempre con quei modi un pò troppo affabili per i suoi gusti; non gli piaceva come la guardava; non gli piaceva niente...
Forse era lui troppo sospettoso, forse era davvero come temeva, sta di fatto che un giorno si sentì pregno d'odio a seguito di una sua affermazione.
Basta, quella era l'ultima goccia! Ormai aveva deciso: avrebbe ucciso il ragazzino quella notte stessa.

Purtroppo per lui, quello stesso giorno accadde qualcosa a cui non avrebbe mai pensato. Aveva già preparato i droni assassini che avrebbe mandato ad uccidere il ragazzo, quando il suono di una sirena lo fece sobbalzare.
Corse subito al quadro comandi a vedere ciò che stava succedendo, ma quello che inquadrarono le telecamere lo fece infuriare ancor di più.
I Naraku erano arrivati al tempio e lo stavano distruggendo.
Aveva sentito che erano stati mandati in quei territori per sopprimere tutti i raggruppamenti potenzialmente pericolosi, ma non si sarebbe mai aspettato che avrebbero attaccato il tempio.
Mandò tutti i suoi droni per correre in aiuto dei monaci e per fare prima attivò anche il teletrasporto.
Nonostante tutto, i guerrieri e gli allievi perirono per mano dei Naraku.
Lo scienziato ordinò ai robot di cercare qualche traccia di Kasumi tra le macerie del tempio, oramai distrutto dall'incendio che avevano applicato.
Niente, non trovarono tracce della sua presenza. Probabilmente era morta tra le fiamme.
Dredar si accasciò sulla sedia, troppo ferito anche per potersi muovere.
La sua Kasumi, la sua bellissima Kasumi, morta!
No, non voleva crederci.
Perchè di nuovo era morta una persona a cui teneva, perchè?
Si prese la testa fra le mani e cominciò a piangere.
Nemmeno alla morte di Hora aveva pianto, ma adesso... adesso il suo dolore era aumentato.

Continuò a rimanere in quella posizione ancora per qualche minuto, ripensando alla sua amata Kasumi.
All'improvviso alzò la testa, sbarrando gli occhi, illuminati da una strana luce.
"Maledetti Naraku" disse a denti stretti "Maledetti! Giuro che vi ammazzerò tutti!" gridò alzandosi dalla sedia "Da oggi giuro che vi distruggerò! Di voi non rimarrà più nulla!"

Quarta parte

Kasumi era riuscita a fuggire alla distruzione del tempio.
Stava correndo per un fitto bosco; non le importava dove stava andando e non aveva nessuna voglia ora di pensarci, anche perchè alle sue spalle vi era un gruppo di Naraku che la inseguiva.
Continuava a correre, non curandosi di dove andava; all'improvviso inciampò e si lasciò fuggire un urlo cadendo a terra. Un guerriero le fu subito vicino, pronta a colpirla con la katana.
Rotolò di lato, riuscendo ad evitare il colpo. Poi, facendo leva sulle braccia, riuscì a rialzarsi e continuò la sua corsa.
Era esausta, non riusciva più a correre e stava ansimando; ormai le forze la stavano abbandonando.
All'improvviso spuntò in una radura, e si ritrovò davanti due persone; un samurai dall'haori bianco e un alieno rannicchiato alle sue spalle che guardava il tutto con aria spaventata.
"Vi prego, aiutatemi" riuscì a dire soltanto prima di accasciarsi al suolo, trafitta da un Naraku.

I corpi esanimi degli inseguitori erano a terra mentre Gin si ergeva tra loro, mano alla katana e un pò ansimante.
"Puoi uscire ora, sono morti" gridò a Xari, che per la paura si era nascosto dietro al tronco di un albero.
Il samurai rifoderò la spada e si avvicnò alla ragazza. Le posò una mano alla base del collo, per controllare se fosse ancora viva. Accertatosi delle sue condizioni, la prese tra le braccia. "Andiamo" ordinò a Xari "Portiamola al rifugio prima che sia troppo tardi".

                          
                                                                                                                          Continua...


                                                                        GLOSSARIO


-Changshan: vestito tradizionale cinese maschile;
-Cheongsam: vestito tradizionale cinese femminile, corrispettivo del changshan;
-Kasumi: il nome significa lett. "nebbia"
-Haori: soprabito che può giungere fino all'anca o alla coscia;
-"Odi et amo": titolo dato a un carmen contenuto nel "Liber" di Catullo
-Carmen: lett. "poesia"
-Catullo: per chi non lo sapesse, fu un famoso poeta latino


E' passata un'eternità dall'ultimo aggiornamento, ma purtroppo non riuscivo a farmi venire la voglia per scrivere xD
Comunque, come sempre vorrei ringraziare izzie e Kamui che recensiscono sempre i capitoli. Grazie ragazze, non riuscirò mai ad esprimervi la mia gratitudine!!
Capisco che questi ultimi due capitoli non vi piacciano perchè sono di passaggio, ma cercate di avere ancora un pò di pazienza^^
Bene, allora noi ci sentiamo al prossimo capitolo (prometto che cercherò di aggiornare presto ;)
Mi raccomando, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate (pareri o critiche che siano xD)!!
Baci, Flory <3

 

  
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