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Autore: VaVa_95    15/07/2014    1 recensioni
Anno 2003.
Il primo tour sul suolo americano porterà i membri degli Avenged Sevenfold, ancora poco conosciuti, alla scoperta del mondo della musica, dei suoi meccanismi, delle sue sfaccettature e... delle persone che vivono in esso (e per esso) da molto tempo.
Ma la cosa che conta davvero è inseguire i sogni, almeno per loro.
Oppure no?
TRATTO DAL SESTO CAPITOLO:
"- Perché questa gente è contro tutto? -
- Perché quel tutto li ha delusi. E ora non credono a niente. -".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAP.1



"All the lonely people
Where do they all come from?
All the lonely people
Where do they all belong?"

The Beatles - Eleanor Rigby



 
Giugno 2003
Portland, Oregon
Warped Tour - giorno 1

 
 
Eleanor Rigby poteva dire di essere cresciuta sulla strada. Non nel vero senso del termine, in quanto non poteva nemmeno immaginare come potesse essere la vita senza nulla e soprattutto senza nessuno.
Eppure, lei una casa non l'aveva mai avuta. In diciannove anni di vita non aveva mai provato la sensazione di abitare in un appartamento, una villa, qualsiasi posto si potesse chiamare casa. Al contrario, da quando la sua mente rimembrava lei era sempre stata in...
- Eleanor! Sono le nove di mattina, vedi di sbrigarti! -
La voce potente e rauca di un uomo sulla quarantina la fece letteralmente cadere dal letto. Finì su una pila di vestiti sporchi che probabilmente erano lì dalla sera prima (che poi, da dove venivano? Era sicura di non averli lasciati lì) e andò a sbattere la spalla contro qualcosa i spigoloso, cosa che le provocò un dolore acuto. Accidenti a quello stupido bus che portava più lividi che qualsiasi altra cosa si potesse immaginare.
Si alzò, per poi dirigersi verso il bagno e dare un'occhiata alla spalla, dove si vedeva una piccola parte di pelle scorticata. Bene, perfetto: quella stagione cominciava davvero alla grande.
- Mi hai sentito? - la ragazza sentì la porta del tour bus aprirsi - dovevi essere in piedi due ore fa per aiutare in giro! -
- La sveglia non ha suonato! - strillò dal bagno - e comunque, avresti potuto svegliarmi tu! -
Appena pronunciata quella frase si rese conto che chiedere questo favore a una persona come suo padre era come insegnare ad una tartaruga come andare in bicicletta ad una velocità superiore ai quaranta chilometri orari. Matematicamente impossibile (e lei lo sapeva che no, la matematica non era certo un'opinione).
- Non ero a casa questa notte. Ero... in compagnia. -
La giovane non riusciva a capire come suo padre riuscisse a portarsi a letto ogni essere femminile che gli passava vicino. La sua faccia era così sciupata, la sua voce così stanca... in più, non aveva per niente un bel carattere. Aveva l'attitudine spavalda tipica delle persone che credevano di aver visto tutto quando in realtà non avevano visto proprio niente. Viaggiare non significava conoscere ogni cosa, ma John Rigby non voleva essere contraddetto (e chi lo faceva non riceveva certo un trattamento da re).
- Potevi dare una bussata alla porta, non lo so. -
- In ogni caso non ti è dispiaciuto. Una sera tutta per te non dev'essere stata male. E poi, in questo posto non si cammina. -
Aveva ragione, in effetti.
Vivere in un tour bus che era in movimento per qualcosa come sei mesi l'anno non era certo ciò che suo padre voleva dalla vita. Come del resto non voleva avere una figlia all'età di vent'anni. Ma non si poteva aver certo tutto dalla vita: al contrario, essa riservava sempre il trattamento opposto a quello desiderato. E se per una volta sembrava che il karma girasse dalla parte giusta... si doveva stare attenti: la fregatura era sempre dietro l'angolo.
Lei lo sapeva bene.
- Devo andare ad aiutare a montare il palco principale - lo avvisò l'uomo, aprendo di nuovo la porta di casa loro (che poi tanto casa non era) - appena finisci di prepararti, prendi la macchina fotografica e raggiungi Lennox, ti sta aspettando a non so quale stand. -
Informazione molto utile, si ritrovò a constatare la giovane, mentre si lavava i denti.
La porta del tour bus si richiuse con un cigolio.
Poi, il silenzio.
Eleanor fece una doccia veloce, per poi mettersi i primi capi d'abbigliamento che le capitavano a tiro, prendere al volo la macchina fotografica e precipitarsi fuori.
In meno di un minuto, sentì il sole di giugno picchiarle sul volto, sulla pelle, sui vestiti. Il caldo le si incollò addosso. D'estate Portland era una città dannatamente calda.
Alzò lo sguardo al cielo, vedendolo totalmente limpido. Era una bella giornata, perfetta per cominciare quella stagione. Si diceva in giro che se si cominciava con una bella giornata, allora anche tutta la stagione sarebbe andata per il verso giusto. Stupide credenze create da chi viveva sulla strada.
Dei tecnici le passarono davanti, portando uno striscione nero e bianco con scritto sopra a caratteri maiuscoli "Warped Tour '03". Nona edizione, nono anno di rampa di lancio per band emergenti e occasioni per altre di tornare a calcare le scene. Nove anni di giovani che si muovevano in massa da un palco all'altro, desiderosi di vedere e scoprire nuove band. Fermò i due uomini, accese la macchina fotografica professionale e scattò una foto allo striscione, che sarebbe andato appeso chissà dove.
Andava tutto bene.
Anche se lei, quella volta, aveva un brutto presentimento.
E se c'era un'altra cosa che si diceva in giro, era che i roadies ci vedevano davvero lungo.
 

 
Lennox stava aiutando alcuni ragazzi (componenti di una band di cui ancora non aveva capito il nome) a sistemare il loro merchandise sul tavolo di uno dei numerosi stand che si trovavano vicino ai cancelli che si sarebbero aperti di lì a poco, facendo entrare una vera e propria mandria di adolescenti pronti a passare la giornata assistendo a dei concerti di band che, spesso, non conoscevano.
Adolescenti in pieno scompenso ormonale, avrebbe aggiunto lei a gran voce, ma si tratteneva per chissà quale oscuro motivo. Il che era strano, dato che non le avevano mai insegnato come e quando frenare la lingua.
- Lex! - la chiamò da qualche metro di distanza Eleanor, agitando la mano come a farsi riconoscere in quel via e vai di gente sconosciuta e roadies pronti ad aprire le porte del cancello. E lì avrebbero davvero potuto perdersi e non ritrovarsi finché tutti non sarebbero andati via. Era meglio rimanere unite.
La ragazza la salutò di rimando, notando come l'amica fosse in realtà piuttosto trasandata, cosa che non era da lei. Indossava dei calzoncini di jeans e una canotta bianca. Il badge era attaccato ad una spallina di quest'ultima e ai piedi aveva delle normalissime scarpe da ginnastica. Per lavorare non si vestiva mai così. Probabilmente non era suonata la sua sveglia.
- Ho aiutato quei ragazzi tanto simpatici a sistemare le loro cose - la informò la giovane, indicando lo stand dal quale si era appena allontanata per andare incontro all'altra ragazza con un lieve gesto della mano - tra un'ora verrà aperto tutto e alle undici ci saranno le prime esibizioni. Sei eccitata? Perché io lo sono! -
Lennox Avery era totalmente diversa da Eleanor, questo potevano dirlo tutti. Innanzitutto l'aspetto fisico: Lennox aveva i capelli biondi, un biondo chiaro, quasi innaturale, simile a quello dei bambini. La carnagione abbronzata e due occhi color cioccolato che spiccavano sul viso. Eleanor invece era il suo completo opposto: i lunghi e mossi capelli castani contornavano un delicato viso ovale dal quale spiccavano gli occhi verde chiaro, leggermente tendenti all'azzurro.
Oltre alle differenze dal punto di vista fisico c'erano poi le differenze su quello comportamentale: Lennox aveva un carattere solare, mentre Eleanor era molto riservata. Entrambe, però, sapevano tirare fuori gli artigli quando serviva. Altrimenti, avrebbero constatato entrambe, sarebbero già morte da un pezzo, in quel mondo.
Nonostante le numerose differenze, le due avevano la stessa storia. Facevano parte dello stesso circolo vizioso dal quale entrambe pensavano di non poter mai uscire.
Lex ci aveva fatto una ragione ormai, Eleanor invece un po' meno.
- Ogni anno è la stessa storia: partiamo da Portland, viaggiamo per tutto il Nord America e poi finisce tutto. A meno che la cosa non abbia successo e ci chiamino in Europa, Australia o Nuova Zelanda che sia. -
- Come sei pessimista, ti sei alzata dalla parte sbagliata del letto stamattina? - domandò la giovane, prendendola per le spalle e girandola verso il cancello principale, dove erano ammassati chissà quanti ragazzi che aspettavano solo che quelle porte si aprissero per invadere l'enorme campo dove si sarebbe tenuta la prima tappa del Warped Tour dell'estate del 2003 - guarda tutta quella gente. Li senti urlare dalla gioia? Ecco, non fare il broncio e sii felice per loro, che cavolo. -
Eleanor si ritrovò ad osservare per davvero quelle persone che, con gli ombrelli aperti per ripararsi dal sole, aspettavano con impazienza. C'era chi aveva già vissuto quell'esperienza, chi invece non aveva idea di quello che avrebbe trovato una volta varcata quella soglia di metallo.
Eppure, lei non riusciva ad essere felice per loro. In fondo, quando si girava in lungo e in largo da una vita, era facile cadere nella monotonia.
 

 
Il detto "sesso, droga e rock 'n roll" poteva applicarsi al contesto, al luogo, a qualsiasi cosa. O almeno in parte, dato che di fatto non si trattava di una tournée interamente dedicata al rock. Se lo fosse stata, lei sarebbe sicuramente stata cento volte più contenta di farne parte.
Iris si alzò dalla sua postazione, dolorante. Si era seduta su un quantitativo piuttosto elevato di casse di birra, ammassate ai lati di una delle entrate del Main Stage, dove i tecnici stavano lavorando al sound per la prima band che si sarebbe esibita.
A rotazione, ogni band o artista partecipante al Warped Tour avrebbe avuto il suo momento (il che voleva dire quaranta minuti circa) sul palco principale, quello al quale puntavano praticamente tutti. Era come una carneficina: tutti volevano quel posto subito, senza ammettere obiezioni. Stare lì significava essere più bravi, più acclamati, più... più cosa? Non lo sapeva, dato che tutto quell’interesse per il successo non lo capiva.
Diciassette anni e non capisci niente del luogo dove vivi, complimenti Iris, si ritrovò a pensare la giovane, fra sé.
Al diavolo la sua coscienza.
La cosa sicura era che, in quell'ammasso di gente che si esibiva, sarebbero scattate risse. Per non parlare delle numerose storie di sesso con le famose "groupies" (di cui, ne era sicura, qualcuno non sapeva nemmeno esistessero ancora - ed esistevano eccome, semplicemente sotto altro nome).
E la droga.
Se ne consumavano a quintali, non era nemmeno esagerata. I componenti di questa o quella band emergente avevano bisogno di qualcosa per alleviare lo stress. E, come le diceva sempre la madre, quando una scopata non bastava si doveva passare a qualcosa di più.
Storse il naso e, per un minuto, pensò di vomitare. Avrebbe voluto farlo, almeno quel senso di nausea che aveva dalla sera prima sarebbe passato.
Era così ogni anno.
Si ritirò nel backstage, dove nel frattempo una band dal nome ignoto si stava preparando ad andare in scena. La prima delle tante che avrebbe calcato quel palco.
Non riusciva nemmeno a reggere quello spettacolo.
Uscì all'aria aperta. Era una bella giornata, anche se faceva piuttosto caldo. Come sempre, a Portland. Si sedette su uno dei muretti esterni, frugò nella tasca dei jeans e tirò fuori un pacchetto di sigarette e un accendino. Ne accese una, per poi sentire il fumo mescolarsi all'aria e scendere giù, fino ai suoi polmoni.
Fumare la faceva calmare. Lo faceva di nascosto, se Eleanor e Lennox l'avessero scoperta ancora una volta sarebbe successo un putiferio. Come se loro fossero per davvero le adulte della situazione, lì dentro.
Alzò gli occhi al cielo: era una bella giornata. Buon auspicio.
Sarebbe andato tutto bene.
Anche quella volta.


 
--


 
- Okay allora, fatemi controllare il programma - esclamò Larry, esaminando un foglio che teneva in mano da un po' ma che tra una cosa e l'altra non aveva mai avuto il tempo di guardare - bene: avrete il vostro momento sul palco principale alle cinque di pomeriggio. Non voglio lamentele da parte di nessuno di voi, non l'ho scelto io e sono sicuro che gli organizzatori hanno fatto quello che potevano. Comincerete dall'Hurley stage, che è quello laggiù. Adesso preoccupatevi solo di fare un giro per vedere un po' come sono le cose. Oh, fate conoscenze, mi raccomando! -
Il loro manager era più una figura genitoriale che altro, constatarono i membri degli Avenged Sevenfold appena l'uomo si fu allontanato per andare a parlare con chissà chi. Aveva a cuore il futuro della band tanto quando ce l'avevano loro, il che era letteralmente una benedizione, dato che avevano sentito in giro che spesso i manager volevano solo fare vagonate di soldi.
- Non capisco perché non possiamo esibirci sul Main Stage prima delle cinque - cominciò Matt, leggermente alterato - va bene che è la prima volta che siamo qui, ma... -
- Come la fai lunga! Non sei felice di esserci, qui? - domandò retoricamente Jimmy, ridacchiando.
I due, rispettivamente il cantante e il batterista della band, erano amici praticamente da sempre. La loro memoria riportava quello: non avevano alcun tipo di ricordo individuale. In ognuno di essi c'erano sempre stati loro due, per qualsiasi cosa.
Per quanto amici, però, i due presentavano caratteri completamente diversi.
Matt era dannatamente serio. Nessuno avrebbe dedotto facilmente il perché, al contrario si sarebbero chiesti perché un ragazzo di neanche ventuno anni si comportasse come se ne avesse già passati cinquanta. Loro però sapevano perfettamente che il cantante aveva le sue buone ragioni. In più, quello era il loro primo tour importante: sarebbero andati in giro per tutti gli Stati Uniti, per non parlare delle tappe in Canada. Ancora non sapevano se li avrebbero chiamati per l'Australia, ma a loro non importava: era un'esperienza straordinaria anche se si fosse limitata al suolo americano. Era la loro rampa di lancio, o tutto o niente. O il successo o la vergogna. E questo, ne erano sicuri, aveva messo Matt dannatamente sotto pressione. Lui in fondo era così: prendeva le cose troppo sul serio.
Jimmy presentava invece un carattere impulsivo e allegro. Era sempre entusiasta di tutto quanto. Sorrideva sempre e aveva un'innata capacità di stringere amicizie in ogni dove. Gli bastava uno sguardo. Quando si era presentata la possibilità di partecipare a quel tour il batterista aveva esultato: era fiducioso che sarebbe andato tutto bene, che ne avrebbero approfittato per conoscere i fan e attirarne di nuovi, specialmente con il loro secondo album vicino alla pubblicazione. Li avevano chiamati l'anno giusto, poco ma sicuro. Per non parlare poi di tutti i progetti che aveva per quanto riguardava i singoli del nuovo album: come dovevano essere i video, cosa avrebbero dovuto fare... quel ragazzo era pieno di risorse. Era l'anima della band, nessuno aveva alcun dubbio a riguardo.
- Certo che lo sono. Però... -
- Non cominciamo a rovinarci la giornata - lo interruppe Johnny, allegro - andiamo a farci un giro e andiamo a vedere come procede la vendita delle magliette. -
Johnny, il bassista, era il più piccolo del gruppo. Mentre gli altri componenti avrebbero compiuto entro la fine dell'anno i ventuno anni, lui ne aveva appena diciotto. Per entrare nella band e seguire i ragazzi in tour aveva lasciato la scuola, il che voleva dire che non aveva nemmeno un diploma in tasca. Ma poco male: gli Avenged Sevenfold sarebbero arrivati in alto, un giorno, lui lo sapeva perfettamente.
Gli altri componenti della band erano i suoi migliori amici: si conoscevano tutti da una vita e insieme avevano coltivato quel sogno con tutta la loro forza. Proprio allora che il progetto, il loro sogno, stava prendendo forma, nessuno avrebbe potuto rovinare il suo entusiasmo. Nemmeno il pessimismo ingiustificato di Matt. In genere non era così, constatò il bassista, pensieroso: forse qualcuno aveva esercitato su di lui troppa pressione. Oppure era stato a sentire consigli inutili provenienti da questa o quella persona. Era giovane, avrebbe dovuto pensare solo a divertirsi.
- Giusto, approfittiamone - gli diede corda Brian, dando al cantante una pacca sulla spalla - abbiamo del tempo da perdere, tanto vale usarlo parlando con qualche fan. -
Brian era dannatamente realista e sicuramente il più esperto della compagnia. Era cresciuto in quel mondo e in qualche modo ne conosceva le dinamiche e le varie sfaccettature. Era figlio d'arte, come si diceva, infatti era figlio di un chitarrista professionista che passava il tempo a fare piccoli concerti in giro per la California, da dove venivano loro. C'era anche da dire che il padre non aveva ottenuto poi così tanto successo... ma sicuramente, aveva conosciuto le persone giuste. Essendo cresciuto in un ambiente pieno di musica, era come se sapesse già tutto quanto: appena arrivati aveva anche indicato un paio di persone di sua conoscenza perché, aveva detto, avevano collaborato con il padre in passato. Il chitarrista possedeva una tecnica straordinaria e la sua bravura era già piuttosto nota... sembrava che il suo percorso di formazione fosse già finito da un pezzo. Il suo modo di suonare, avrebbero detto gli amici, rispecchiava in parte il suo carattere: anche lui era piuttosto serio, ma al contempo impulsivo. In più, era un grande menefreghista: ciò che non catturava la sua attenzione era automaticamente non importante. Aveva le sue priorità. Il tutto lo faceva apparire agli occhi degli altri come una persona dannatamente superficiale, cosa che non era per niente, avrebbero giurato gli amici. Ma ognuno aveva il suo modo di apparire, su quello non potevano farci niente.
- Se ne stanno occupando Val e Jason. Potremmo andare a conoscere qualche band. Siamo tutti piuttosto giovani, non penso di aver visto qualcuno di esperto, qui. -
Zacky, chitarrista ritmico, sicuramente capiva il nervosismo dell'amico. In fondo, quando erano arrivati quella mattina ed era stato dato loro il programma, anche lui aveva pensato che li avrebbero messi prima, dove il pubblico era più compatto e sicuramente più attento: l'ideale per raccogliere consensi, in poche parole. Era anche vero che era la prima volta, per lui e per la loro band, che venivano accolti a un tour di quelle proporzioni. Erano con altri gruppi, validi o meno (lì andava molto a gusti personali), il che significava che si doveva scendere a compromessi. In più, aveva specificato il loro manager la sera prima, c'erano molte regole da seguire e avrebbero fatto bene ad impararsele tutte a memoria, una per una, in modo da non essere squalificati. Non era una competizione, ma spesso succedevano episodi non molto gradevoli che portavano all'allontanamento di questa o quella band. E la regola principale, per l'appunto, era quella di non offendere i componenti di altri gruppi, tantomeno criticare la loro musica.
Sicuramente l'avrebbero fatto: non erano persone che giudicavano senza prima aver conosciuto a fondo una determinata cosa. Non erano né sempliciotti né altezzosi, erano semplicemente persone normali che provenivano da una cittadina della California conosciuta solo per il suo torneo annuale di surf. Erano anonimi, totalmente, il che conferiva loro dei punti di vantaggio, dato che potevano essere quello che volevano, lì dentro.
Avrebbero, tuttavia, fatto bene a dare una buona immagine della band: il loro futuro, d'altronde, dipendeva da quello.


 
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Eleanor era stata tutto il giorno al sole sotto il Main Stage, fra il palco e la transenna, dove si trovavano i membri della sicurezza e alcuni fotografi come lei.
Da quando aveva compiuto diciotto anni il padre le aveva consigliato (e per chi lo conosceva sapeva che i suoi consigli corrispondevano ad ordini) di trovare un lavoro, in modo da guadagnare qualcosa e "uscire da questa topaia". Per quanto fosse rude e non esattamente una bella persona, voleva il meglio per la figlia, cosa che l'aveva resa felice. Ma poi aveva pensato: che cosa avrebbe potuto essere, lei? Non conosceva nient'altro che quella vita: i viaggi, i roadies, i concerti, i festival... quello era tutto ciò di cui aveva vissuto fino a quel momento. Come poteva andarsene di soppianto? In più, non poteva certo abbandonare le sue amiche.
Con l'aiuto di qualche suo conoscente, però, aveva trovato il modo di farsi assumere in un azienda che si occupava di fotografia. Era una brava fotografa lei, glielo dicevano sempre tutti. Le avevano messo una macchina fotografica in mano quando era bambina e non se ne era più separata. Per quanto la professione del fotografo andasse ad ingaggi, il che voleva dire che la paga non era poi tanto alta, era un modo come un altro di guadagnare abbastanza soldi per fare le valige e andarsene. Aveva grandi progetti, lei: doveva semplicemente fare foto per altri due anni. Poi avrebbe potuto andarsene. E lei voleva andare al college, voleva studiare e fare carriera. L'aveva promesso a sé stessa e si sarebbe impegnata al massimo per mantenere quella promessa.
Anche se significava rimanere tutto il giorno sotto il sole a fare fotografie. Controllò la memoria della sua macchina digitale, constatando che avrebbe dovuto svuotarla quella sera in modo da avere abbastanza spazio per contenere anche le fotografie del giorno successivo. Era così presa dalla sua macchina che solo la pacca sulla spalla da parte di un suo collega le fece ricordare che sul palco, qualche minuto prima, era salita un'altra band. Non li aveva mai visti prima, ma sicuramente le piacevano. Avevano un stile innovativo, ma riusciva a riconoscere nel sound le influenze dei Metallica e degli Iron Maiden.
Quei cinque ragazzi avevano fatto letteralmente impazzire i presenti, tanto che alcuni membri della security si avvicinarono di più alle transenne, in modo da tenerle ferme. Per quanto fossero piuttosto sicure, era possibile che cadessero. Soprattutto se il mosh pit che si era andato a formare si sarebbe allargato.
Qualcuno si farà male, pensò la giovane, fra sé, scambiando uno sguardo d'intesa con Mitch, il suo collega. Entrambi avevano pensato la stessa cosa. Ma, constatarono, uno spettacolo del genere non si vedeva da un po'.
Chissà di che band si trattava, non li aveva mai sentiti e...
- Siamo gli Avenged Sevenfold, grazie per averci ascoltato! - strillò il cantante, come se le avesse letto nel pensiero.
Avenged Sevenfold.
Davvero mai sentiti. Finita la giornata avrebbe sicuramente fatto bene ad informarsi.





 
Note dell'autrice:
Il punto primo è che siete autorizzati a picchiarmi per il nonsense.
Il punto secondo è che volevo fare qualcosa di più fantasioso, se così lo vogliamo chiamare, quindi sopportatemi per qualcosa come altri dieci capitoli e poi la chiudiamo qui, davvero.
Allora.
Già. 
Non so molte cose sul Warped Tour, ma penso che proprio per questo questa storia sia una "what if?". Alla fine è ovvio che si conoscano persone. E i roadies, beh... sono ovunque.
*We're watching you* no okay, scherzo. Resta il fatto che spesso non ci chiediamo che storie abbiano e che cosa facciano, ma ci sono. Sono un'altra realtà dell'andare in tour che viene totalmente trascurata e non lo so, mi è venuto in mente di scrivere qualche cosa su di loro.
Ovviamente a modo mio. Ergo: non prendete per oro colato quello che sto dicendo, perché questa è solo una fanfiction (lo so che lo sapete, ma è per specificare).
Questo è un modo per farvi vedere cosa questo tour significa per me: una rampa di lancio per qualcosa (in questo caso, per inseguire i propri sogni - ma si, facciamo i romantici).
Poi.
Personaggi femminili. Chi è fan dei Beatles ha già capito perché quel "Eleanor Rigby". E ovviamente anche la citazione iniziale. Lennox Avery invece è un nome completamente campato in aria, ma... un piccolo significato intrinseco ce l'ha anche lui, ma dovrete aspettare altri sei capitoli per saperlo. Anche quello di Iris è stato buttato così, ma... già, Iris. Fan dei Goo Goo Dolls qui? Presumo di no, ma penso che un po' tutti conoscano la canzone e il significato di essa. 
Penso che le canzoni attribuite ai personaggi siano un modo per farsi già un'idea di come siano i loro caratteri. Ma per impressioni e varie, lascio a voi i commenti.

Alla fine penso proprio che questa sarà l'ultima long che pubblicherò qui, quindi boh, vorrei che fosse speciale, sia per me che per voi.
Sarà anche un piccolo esperimento, le tematiche trattate saranno particolari.

Quindi, me ne torno nel mio angolino buoio.
Mi lasciate un commentino per farmi sapere che cosa ne pensate? Si? *occhi da cucciolo*.
Al prossimo capitolo!
Kisses
Vava_95

P.S. potete contattarmi su Twitter in caso di domande/impressioni e varie, sono @SayaEchelon95
P.P.S. ho controllato il capitolo mille volte, ma penso che gli errori di battitura ci saranno comunque. Mi scuso in anticipo.
  
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