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Autore: SafeAndSound_    15/07/2014    4 recensioni
"Soffrire" e "odiare" sono verbi che Draco Malfoy conosce molto bene.
Forse conosce anche il verbo "amare".
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Maybe



I can't steal you, no, like you stole me.
-You, The Pretty Reckless.







Draco ha sette anni e un padre che ha già deciso tutto ciò che suo figlio farà nei minimi dettagli. È il principino della famiglia, Draco, il viziato e lodato figlio di una madre che tende a nascondersi in silenzi che spesso dicono tutto e altrettanto spesso non dicono niente.
Non sa cosa lo aspetta e non ci pensa. D'altronde, suo padre ha già pensato a tutto, comprese le persone che deve frequentare.
“Con i nati babbani e i babbani non devi parlare, nemmeno guardare, se non con disprezzo”.
Draco non capisce ancora bene cosa abbiano fatto di male quelle persone, ma se suo padre lo mette così in guardia un motivo ci deve essere.

 

Draco ha dieci anni e tra un anno andrà alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Da un po' di tempo suo padre fa dei discorsi strani riguardo al posto in cui suo figlio andrà il prossimo anno.
“Non devi mischiarti con certa gente, Draco. Evitali, sono da evitare”, gli ripete quasi ogni giorno, anche più di quanto lo faceva durante gli anni precedenti, in modo che gli rimanga bene in mente.
Non gli dice i nomi di queste persone da evitare, e quando Draco glielo chiede Lucius lo guarda dritto negli occhi, la solita espressione decisa che non ammette repliche, “I mezzosangue, la feccia del mondo della magia. Non mischiarti a loro o ti avvelenerai” e sbuffa, come se il figlio fosse uno stupido a non aver ancora capito di chi parla, dopo tutti quegli anni.

 

Un anno è passato e sono passate pure le abitudini di Lucius Malfoy riguardo a quello che il figlio fosse capace di fare.
È ancora piuttosto stordito, Draco, non è sicuro che usare una delle maledizioni senza perdono contro qualcuno con un parere diverso o contro un gufo innocente - “Esercitati con lui, Draco”- sia la cosa giusta da fare, la settimana prima della sua partenza.
I piani di suo padre ormai sono chiari anche a lui, dopo essere stato presente, a casa di sua zia Bella, qualche settimana prima, alla ripicca della donna contro una babbana. Che cosa quest'ultima avesse fatto a sua zia non lo sa.
Le aveva provocato dolore e le urla disperate della donna e i versi di quel povero gufo sono ancora impressi nella mente del giovane Malfoy.


È al binario nove e tre quarti con suo padre e sua madre, il baule poggiato per terra e una sensazione di leggerezza addosso che raramente ha provato.
Ma la piacevole sensazione se ne va quando dalla barriera escono i Weasley – hanno tutti i capelli rossi, difficile non riconoscerli- e suo padre si china verso di lui, ghignando: “Ecco, non prendere esempio da loro”. Draco annuisce, convinto che il padre abbia ragione, suo padre ha sempre ragione.
Poi la vede. È un po' più avanti, la massa di capelli ricci che le cadono fin sotto le spalle, intenta ad abbracciare quella che deve essere sua madre. Accanto a loro c'è un uomo che si guarda intorno smarrito, quasi a disagio. L'uomo e la donna hanno un aspetto così diverso da tutte le persone -maghi- che ha visto che non ha bisogno di guardare la faccia schifata di suo padre per capire.
Eppure la ragazzina ha uno sguardo fiero a coprire quella che secondo lui (secondo suo padre, in effetti) è una debolezza.
Il padre gli ripete quello che ormai dice da un anno e lascia che Narcissa lo abbracci. “Fai il bravo, Draco. Fatti valere”, gli dice, staccandosi dall'abbraccio. Sua madre è così diversa da suo padre che a volte il figlio non capisce perché stiano insieme. Narcissa aspetta che Draco salga sul treno scarlatto, gli dice che gli vuole bene e poi segue il marito, che ha già oltrepassato la barriera. Senza salutarlo. Senza degnarlo di uno sguardo.
Deglutisce, cercando di far sparire quel groppo in gola che ha, e va in cerca di un posto libero.

 

Draco solleva la manica del braccio sinistro e guarda il Marchio.
Si sente ancora come un animale in gabbia, nonostante la guerra sia finita. Lui ha perso, i suoi hanno perso. E si vergogna, si vergogna parecchio di fare parte di quel gruppo, di essersi unito a loro.
Ma, in fondo, aveva scelta?
La rabbia che ha cercato di respingere fino a quel momento si impossessa di lui.
No, lui non aveva potuto scegliere.
Il suo destino era già scritto, suo padre aveva pensato a tutto, lo aveva cresciuto per poi farlo passare dalla parte del suo Signore.
Si era lasciato abbindolare dalle sue parole.
Draco Malfoy ha diciannove anni e odia sé stesso, odia quel padre che ha cercato di farlo affondare con lui e odia Hermione Granger.
E non perché è una mezzosangue, anche se l'ha avvelenato davvero, però con un altro tipo di veleno, decisamente diverso da quello che intendeva suo padre.

 

È al terzo anno ad Hogwarts, Draco, e cerca di rendere la vita della ragazzina che ha visto la prima volta tre anni prima e che, sempre lo stesso giorno, ha scoperto si chiama Hermione Granger, ed è di Grifondoro, complicata. Cerca di farla cedere, di farle rimpiangere di essersi mischiata a loro, lei con il sangue sporco ma al tempo stesso l'anima così pulita. Ecco, forse la invidia, oppure invidia il più piccolo dei Weasley, magari un angolo remoto e nascosto di lui invidia pure Potter.
Molto più superficialmente, invece, li odia. Soprattutto la mezzosangue e, si maledice ogni giorno per essere saltato a questa conclusione, non la odia per colpa del suo sangue.
La odia perché gli fa pentire, ogni volta che la guarda, di essere quello che è, perché non si sente affatto superiore a lei, la odia perché vorrebbe stringerla e confortarla, vorrebbe difenderla dagli insulti che lui stesso le lancia ogni giorno.
È quando lo colpisce che capisce di aver toccato il fondo.
Vorrebbe esserne schifato, vorrebbe aver voglia di fargliela pagare, vorrebbe costringere ogni particella di sé stesso a odiarla, odiarla davvero. Ma non ci riesce. Se ne va, la guancia dolorante e le urla della donna che sua zia si divertiva a torturare in testa che si ripetono senza sosta.

 

Draco ha quattordici anni e non sa cosa vuol dire essere amato.
Forse sua madre lo ama, forse tutti quei silenzi sono per proteggerlo.
Forse.
Sa cosa vuol dire odiare, in compenso.
Odia molte persone, Draco; la mezzosangue non rientra più in quella categoria. Ha rinunciato.
Quasi odia sé stesso, piuttosto, perché continua a chiamarla in quel modo. Ma anche lui deve difendersi.
Forse.
Forse sa anche cosa vuol dire amare.

 

 

Si alza dal tavolo del salotto di Malfoy Manor e si appoggia alla finestra.
Non dovrebbe pensarci. Suo padre è ad Azkaban. È già morto, forse, chi lo sa? Sua madre non gli dice niente. Probabilmente si vergogna.
Forse ha capito anche lei che tutto quello che hanno fatto era sbagliato, forse se n'è accorta anche prima, si è pentita tempo fa.
Tira un pugno nel muro ma non succede niente.
Tutto rimane come prima. Lui non è un essere rilevante.
Lui non ha potuto scegliere. Tutti hanno potuto, tutti ne avevano il diritto.
Tranne lui.
Eppure hai avuto un'occasione, ma l'hai sprecata.
Vorrebbe strapparsi il cervello, tagliarsi la testa. Perché no?
Potevi unirti a Potter. O agli altri. Potevi fare una cosa giusta.
Si sente bruciare gli occhi, ma non vuole piangere.
La mano gli fa male, ma non solo quella.
È come se fosse tornato indietro nel tempo, a quando Hermione gli ha tirato il pugno.
Hermione.
Sì, decisamente, Draco Malfoy si odia.

 

È durante il sesto anno a Hogwarts che capisce davvero che è tutto finito.
Ora ha un compito da portare al termine per il Signore Oscuro, il suo Signore.
Sua madre dice che dovrebbe esserne fiero, ma di notte la sente piangere.
Lui non si sente fiero, lui si sente stordito, intrappolato, marchiato; e lo è, in effetti.
Suo padre ha fallito, e ora tocca a Draco pagarne le conseguenze.
Uccidere.
Draco deve uccidere. E non una persona qualsiasi, no: Albus Silente, l'uomo che in sei anni, un po' gli scoccia ammetterlo, lo ha fatto sentire a casa.
Solo a pensarci lo stomaco gli si contorce.
Il giovane Malfoy, il principino di famiglia, odia molte persone.
Primo fra tutti suo padre.

 

 

A diciassette anni non si dovrebbe vivere una guerra.
A diciassette anni non si dovrebbe vedere così tanta gente morire.
Non si dovrebbe guardare la morte in faccia e inchinarsi a lei, ripetendo “come desidera, mio signore”.
Di questo Draco è consapevole anche quando suo padre lo chiama davanti a tutti e gli intima di raggiungerlo, di raggiungere lui e Voldemort. Harry Potter è morto. A quanto pare hanno vinto. Il buio ha ucciso, spento la luce.
O quasi.
Sente la causa del suo malessere piangere alle sue spalle, Weasley probabilmente la stringerà forte, come avrebbe voluto fare lui per tutto quel tempo.
Non ha nemmeno il tempo di decidere, conosce lo sguardo si suo padre.
Lui non avrà nessuno da stringere e nessuno lo stringerà.
Ora che ci pensa, non sa nemmeno più se ha una casa.
Eppure non può finire così.
Fa un passo avanti e senza accorgersene arriva “a destinazione”.
La sua meta non era quella. Non aveva potuto scegliere.

O forse sì?








Okay, diciamo che sono di fretta e non ho molto da dire.
Solo una cosa: dovevo.
Vorrei sapere cosa ne pensate, mi farebbe piacere, davvero, e come sempre mi scuso per gli eventuali errori.

 

  
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