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Autore: AngieDar    15/07/2014    0 recensioni
"Non aveva mai visto quegli occhioni verdi guardarlo in quel modo. Erano sempre stati il suo porto sicuro; quando era triste, abbattuto o spaventato, gli bastava perdersi in quel verde per sentirsi bene.
E ora, mentre ripensava agli sguardi di poco prima, si sentiva solo perso. Perchè Harry ce l'aveva con lui? Che diamine era successo?"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Harreh cos'hai?" gridava Louis inseguendo il riccio lungo il corridoio dietro il palco.

Harry camminava a grandi falcate verso il suo camerino, con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere, i pugni stretti e i denti che torturavano le labbra rosa scuro; arrivò finalmente davanti alla porta con su scritto in grassetto «Harry Styles», la aprì, senza nemmeno voltarsi verso il suo BooBear che lo rincorreva e lo chiamava, entrò e se la chiuse alle spalle. Scivolò a terra, con la schiena contro la porta e con la testa, confusa e sul punto di esplodere, a fissare il soffitto. 

"Haz fammi entrare!" ordinó Louis battendo col pugno sulla porta.

Nessuna risposta.

"Haz rispondi! Che hai? Ti senti ancora male? Hai ancora la nausea?"
"Va via Tomlinson." replicó freddo Harry.
"No che non vado via! Apri questa cazzo di porta!"

Harry tacque.

Louis allora si accasciò anche lui, rassegnato, appoggiato al legno duro. 
Non sapeva se arrabbiarsi con Harry o con se stesso per qualcosa che ancora non aveva capito cosa fosse. Così, nell'incertezza, iniziò a piangere. Ripensava agli sguardi sfuggenti e alle occhiatacce che Harry gli aveva rivolto durante gli ultimi 20 minuti di concerto, dopo che aveva vomitato dietro le quinte. Non aveva mai visto quegli occhioni verdi guardarlo in quel modo. Erano sempre stati il suo porto sicuro; quando era triste, abbattuto o spaventato, gli bastava perdersi in quel verde per sentirsi bene. E ora, mentre ripensava agli sguardi di poco prima, si sentiva solo perso. Perchè Harry ce l'aveva con lui? Che diamine era successo? L'avrebbe lasciato? Forse stava correndo troppo con la mente, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro; pensava si fosse stancato di lui, del suo orgoglio e delle sue paure, o forse non gli dimostrava abbastanza quanto lo amasse? Fatto sta che in quel momento il motivo  gli interessava poco, pregava solamente di sbagliarsi, sperava che Haz non lo avrebbe abbandonato e che fosse solo uno stupido brutto momento. Ne avevano affrontati tanti, no?
Si. Ma quella volta era diverso. Quella volta, qualsiasi cosa stesse accadendo, Louis non stava stringendo forte a se l'amore della sua vita, non gli stava accarezzando i ricci sussurrandogli che tutto sarebbe andato per il meglio. Quella volta Louis non si sentiva il rimedio, ma la causa di tutto. Ancora una volta si rese conto di star correndo troppo con l'immaginazione; se si fosse abbattuto prima di capirci qualcosa, non sarebbe stato minimamente d'aiuto ad Harry. Allora si asciugò le lacrime, respirò a fondo e riprese a bussare alla porta.
Harry sobbalzò. Era perso nei suoi pensieri e non si era reso conto da quanto tempo fosse lì a terra. Lasciò gridare Louis ancora qualche minuto, mentre cercava di riordinare il fiume di parole che aveva in mente, poi girò la chiave e si allontanò dalla porta.
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi Louis entrò, lentamente, quasi di soppiatto, come se avesse paura di svegliare qualcuno. Harry lo fissó e si rese conto che anche lui aveva pianto; per un istante avrebbe voluto correre ad abbracciarlo, ma poi il saporaccio che gli era rimasto in bocca dopo aver vomitato lì fuori gli ricordò come si sentiva fino a 40 secondi prima; e allora riprese a tormentarsi il labbro e i suoi occhi si velarono di un misto di rabbia e tristezza.
Louis azzardò un passo verso il riccio, con gli occhi bassi, poi alzò lo sguardo e "Hazza" sussurrò, "dimmi che diamine sta succedendo, ti prego."
Harry esitò un istante e poi disse tutto d'un fiato "Succede che sono stanco. Stanco di dover essere solo lì fuori-" Louis intervenne "Non sei solo! Ci sono-"
Ma Harry non gli lasció concludere la frase e replicó " Si che sono solo! Mezz'ora fa ero su quel fottuto palco a vomitare. E tu non c'eri. Non eri lì a mantenermi la fronte. Non eri lì ad accarezzarmi i capelli e a chiedermi come stessi!"
Louis sentì le gambe cedergli ma si fece forza e disse "Harry sai bene che non posso. Non è colpa mia, sono loro."
"So perfettamente che non puoi. Non possiamo. Mai. E so ancora meglio che tu saresti voluto essere lì con tutto te stesso. Ma non c'eri. Lì fuori non puoi esserci. Lì fuori siamo io da un lato e tu dall'altro. Lì fuori devo mostrarmi forte, ma senza di te non posso esserlo per sempre. Lì fuori il mondo mi è crollato addosso, perché per la prima volta mi sono sentito davvero solo. E io sono stanco, Lou. Sono a pezzi. Non ce la faccio a continuare a nascondermi, a nasconderci."

Louis aveva ricominciato a piangere senza nemmeno rendersene conto. Sentiva che ogni energia lo aveva abbandonato. Era semplicemente spiazzato; avevano affrontato milioni di volte la questione "Modest!" e la conclusione era sempre la stessa: si sarebbero fatti forza a vicenda, finché insieme ai ragazzi non avessero trovato un'alternativa; ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro per difendere quello che avevano.

E ora non sapeva che dire. 
In quei pochi istanti di silenzio in cui entrambi avevano ripensato alle parole che ancora riecheggiavano nelle loro teste, Harry aveva cominciato a tremare e con i pugni stretti aveva lasciato la stanza di corsa, così come ci era entrato. Louis si gettò sul divanetto lí accanto, con le idee ancora più confuse di quanto non lo fossero prima. Rimase lì, sprofondato tra i cuscini, a cercare un senso a quello che era appena successo; i pensieri incominciavano a sfumare e a confondersi e le palpebre a farsi sempre più pesanti e, senza accorgersene, si addormentó.



 

“… abbiamo deciso di farvi passare entrambi alla fase successiva."

Non mi assicurai nemmeno di aver davvero capito quello che ci avevano appena detto, che subito cercai i suoi occhi. Non so esattamente perché. L’unica cosa di cui ero certo era che li avrei trovati. E infatti eccoli lì, grandi e luminosi,  accompagnati dal più bello dei sorrisi, ad aspettare di incontrare il blu dei miei.
Fu un istante; mi catapultai su di lui che mi accolse tra le braccia, mi strinse e volteggiammo per qualche secondo- anche se a me sembrò un’eternità- poi mollai la presa e, mentre tornavo con i piedi sul pavimento, gli altri si aggiunsero all’abbraccio, ma subito sentì le sue mani cingermi i fianchi tirandomi a sè; 

«Louis»
Sentivo il suo respiro sul collo.
«Louis»

“Louis svegliati!”                                         
Il ragazzo farfugliò qualcosa di indecifrabile.                                   
“Lou! Che ci fai sul divano? Hai davvero dormito qui tutta la notte?” 
“…Harry?”
“Tommo sono Liam” disse scuotendolo, “apri gli occhi! Stai bene?”
“Mh, si. Cioè forse. Che ore sono?” chiese assonnato Louis, facendo per alzarsi.                                               
“Le nove. Che hai Tommo?"           
Louis fece una smorfia, si guardò attorno e in un attimo rivisse gli istanti della sera prima e “Harry!” quasi urlò “dov’è Harry?”                                
“Zayn mi ha detto che se ne è andato già ieri sera. Non so altro; in realtà credo che nemmeno Harry gli abbia raccontato molto. Cos'è successo?" chiese preoccupato Liam, "Vi ho visti scappare appena il concerto è finito.”
Louis non riuscì a pronunciare mezza parola, sentì le gambe cedergli come la sera prima, ma questa volta non riuscì a farsi forza e si lasciò ricadere indietro sul divano. Liam tentò di afferrarlo ma non fece in tempo e così sprofondò anche lui tra i cuscini, osservando l'amico che fissava il nulla.     

Passarono qualche minuto così, poi fu Louis a rompere il silenzio.
"Mi odia." Disse secco "Harry mi odia."
"Louis che dici?" Chiese perplesso Liam, "sai che non è così!"
"E invece si, Liam. In quasi 4 anni gli ho fatto solo del male. L'ho costretto a nascondersi, a mentire, ad essere un'altra persona. Lui merita di più, moto di più. Ma io non valgo niente, non sono un decimo di ció di cui lui ha bisogno. Harry vale tutto, ogni lacrima, dolore, sorriso, Harry mi fa sentire vivo. Ed è questo il problema: sono stato un egoista, ho pensato che, stando bene io, anche lui lo sarebbe stato." Disse Louis come se stesse confessando un peccato, come se improvvisamente avesse raggiunto una consapevolezza fino ad allora ignorata.
Liam si sentì spiazzato di fronte alle parole dell'amico; davvero la pensava così? Lui sapeva benissimo di aver visto raramente un amore come quello di Harry e Louis, sapeva che loro erano anime gemelle. Se ne era accorto dai primi momenti che avevano passato tutti insieme, a casa del padrino di Harry. Se ne era accorto dal modo in cui si guardavano, dalla complicità nei loro gesti e soprattuto dal sorriso che avevano quando erano assieme.                                           
Certo le cose erano cambiate da allora, tutto era diventato più complicato, più grande di loro e duro da affrontare, ma l'unica cosa che non era cambiata era il modo in cui continuavano a guardarsi.                                        
Così Liam ribattè "Louis, tu non hai mai costretto Harry ad essere qualcun altro! La colpa non è mai stata tua. La colpa è di questo schifo che abbiamo attorno! E non sei un'egoista, affatto! Tu ed Harry vi siete trovati e salvati a vicenda, tu per Harry vali il mondo. Qualsiasi cosa sia successa ieri, qualsiasi cosa ti abbia detto, non cambia quello che avete e quanto vi amiate. La vita è piena di alti e bassi, ora devi solo prepararti a risalire.E adesso spiegami che diamine è successo!"                                        

Louis era rimasto immobile mentre ascoltava le parole di Liam, le lacrime avevano iniziato a scorrere silenziose e il groppo che aveva in gola non accennava ad andarsene. Così, dopo essersi ripreso da questa sorta di trance, raccontó a memoria ogni istante della sera precedente.

 

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*3 chiamate perse: Gemma*                      

Harry ignoró i tentativi di rintracciarlo della sorella e compose un messaggio.

10.04                                                    
Grimmy che ne dici di un'uscita stasera?

10.06                                                        
Guarda un pó chi si sente! Cos'è ricciolino, ti sei perso mentre giravi da uno stadio all'altro?                         

10.10                                                        
Nick non fare l'idiota! Abbiamo una settimana di pausa e non ho proprio voglia di tornare a casa. Ti va o no di uscire?                                    

10.12.                                                     
Ah siamo irascibili! Comunque si, sai che sono sempre disponibile ;)

10.15.                                                    
Bene, ti chiamo quando arrivo.

 

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Louis era appena atterrato a Londra e, mentre aspettava il taxi, il telefono squilló; lo cacció dalla tasca e rispose "Pronto! Gemma?"                                  
*Hey Louis, ciao! Sei con Harry?*      
"Ehm, no. Perchè?"                              
*No? Lo sto chiamando da stamattina ma non risponde, doveva tornare a casa oggi e, ora che mi dici che non è con te, sono preoccupata. Inoltre ho saputo che si è sentito male durante il concerto, come sta? Non l'hai sentito?*                                      
"... No."                                                      
*Louis? Cos'è successo? Sta bene?*      
"Si si! Almeno fino a ieri sera..."               
*Non lo vedi da ieri sera? Che succede?*                                                        
"Io... Non-"                                          
*Ok ok, mi spiegherai poi.*                 
"Si. Comunque cerco di rintracciarlo, e ti faccio sapere. Tienimi aggiornato anche tu!"                                                   
*Certo, grazie.*                                           
"Grazie a te. A presto, un bacio!"             
*Aspetta Lou... Tu come stai?*              
"Non preoccuparti, ciao Gem."

Louis attaccó senza aspettare una risposta da Gemma. Adorava quella ragazza ma non aveva proprio voglia di parlare, si sentiva ancora stordito e ora era iniziato a preoccuparsi sul serio per Harry. Così ricacció il telefono e mandó un messaggio all'ultima persona che avrebbe voluto sentire in quel momento, o in qualsiasi altra situazione.

16.40                                                        
Grimshaw, Harry è con te?

 

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Da quando aveva abbandonato il suo camerino, Harry era come chiuso in una bolla.                                                         
Aveva gli occhi vuoti e faceva ogni movimento come un automa, la mente non era nello stesso posto in cui era il corpo. Dopo aver lasciato Louis in lacrime aveva afferrato la sua borsa e si era diretto a prendere un taxi ma, mentre quasi scappava, sentì Zayn chiamarlo. Malvolentieri si voltò.                             
Non appena Zayn lo guardò in volto capì che qualcosa davvero non andava e che Harry non aveva intenzione di parlarne.
In quasi 4 anni ormai lo conosceva meglio delle sue tasche. Sin dai tempi di xFactor aveva imparato a interpretare i suoi atteggiamenti, gesti e sguardi. Dai primi mesi assieme, Zayn aveva trovato in Harry qualcuno su cui poter sempre contare, la sua roccia. E per Harry era la stessa cosa. Zayn era un tipo timido e molti scambiavano questo suo atteggiamento per scontrosità, ma Harry l'aveva capito da subito quello che era davvero e così si erano ritrovati a fare interminabili chiacchierate, confessandosi tutto a vicenda senza mai sentirsi giudicati.
Perció, quando Zayn guardó gli occhi persi di Harry gli si avvicinó senza parlare, gli diede uno dei suoi forti abbracci -che sapeva Harry adorava- sussurrandogli un "Buon viaggio Haz, se hai bisogno chiama."                                                 

Dopo tutto quel tempo Harry ancora si stupiva di come Zayn riuscisse sempre a comportarsi nel modo giusto.

Così, una volta sciolto l'abbraccio, Harry cercó di sfoderare uno dei suoi bellissimi sorrisi per ringraziarlo. Zayn sorrise a sua volta, gli diede una pacca sulla spalla e lo vide allontanarsi verso la strada.
Per tutto il viaggio aveva cercato in ogni modo di non pensare a quello che era successo, ma senza risultati. Chiuso nella sua bolla, le parole che erano volate nel camerino ora rimbalzavano tra quelle pareti invisibili che impedivano ad ogni distrazione di entrare. Mentre camminava verso l'albergo aveva deciso che l'unica soluzione abbastanza rumorosa da sovrastare l'eco dei suoi pensieri fosse Nick Grimshaw insieme ad una bella bevuta.                                                  
Ora peró, mentre era nella sua stanza, si era quasi pentito di averlo contattato.                                       

Harry era una persona gentile e riusciva a vedere sempre il buono nelle persone, anche in quelle in cui sembrava che non ce ne fosse affatto; e Nick era una di quelle. A nessuno della band era mai andato a genio il radiofonico, in particolare a Louis. Ovviamente. Il riccio peró lo trovava simpatico, a volte irritante, ma comunque era una buona compagnia durante quelle serate in cui voleva staccare la spina e per quanto potesse essere pettegolo, sapeva quando un segreto era meglio rimanesse tale.
Harry allora fece un respiro profondo, cercando ancora una volta di liberarsi del ricordo della sera prima, infiló i suoi immancabili stivaletti e si avviò verso la porta.  
Raggiunse Nick che lo aspettava all'angolo: solito ciuffo ribelle intento a scrivere messaggi.                                
"Grimmy! Che ne dici, andiamo?" Disse richiamando la sua attenzione.         
"Ehy, ricciolino! Siamo sempre affascinanti!"                                              
Harry roteò gli occhi al cielo e fermò un taxi. Nick gli aprì la portiera, gli lasció una pacca sul sedere mentre saliva a bordo e lo seguì nell'auto. 

La serata cominciava bene.

 

18.16.                                                    
Qualcosa mi dice che i piccioncini abbiano litigato, che peccato! Sono certo che i giornali ti diranno presto se Harry è con me ;) A presto Stacey.

 

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Louis era in taxi quando il telefono vibrò e comparse sullo schermo il messaggio di Nick. Non appena lo lesse, il sangue cominciò a ribollirgli nelle vene, le orecchie pulsavano e le mani iniziarono a prudergli. Lo spazio dell'abitacolo del taxi diventò opprimente, aveva bisogno di aria; cosí fermò l'auto a 2 isolati prima di casa loro, pagò il tassista di fretta, lasciandogli il resto, e scese di corsa afferrando la valigia al volo. Imboccò la via del ritorno a passo spedito, con lo sguardo fisso sulla strada e i denti a torturarsi le guance.                               Dopo quasi 10 minuti di cammino, l'aria fresca di Londra lo aveva rilassato, il prurito alle mani era quasi scomparso e i pensieri avevano sgombrato la mente lasciando spazio solo al rimbombo delle ruote del trolley sull'asfalto. Finalmente Louis iniziò a intravedere gli infissi azzurini di casa, sentí il cuore farsi leggero per un attimo, per poi perdere un battito rendendosi conto che la loro casetta in periferia sarebbe stata vuota.

 

"Louis questa non mi piace per niente, è cosí triste!" Disse un Harry ormai scoraggiato. "È possibile che sia cosi difficile trovare una stupida casa a Londra?"                                                   "Amore ci vuole pazienza, non ti abbattere." Replicó Louis sfogliando l'ennesimo depliant di case e sbirciando con la coda dell'occhio il broncio sul volto del riccio. E proprio mentre osservava il labbro piegato in giù, lo vide distendersi in un enorme sorriso. "Louuu è questa! Guardala! È perfetta!" 
Il più grande lanció un'occhiata al depliant che Harry gli stava sventolando davanti, indicandogli una casa bianca e azzurra con un grande porticato, e subito sorrise anche lui.                              "Te l'avevo detto Haz! Ce l'abbiamo fatta" disse buttandogli le braccia al collo e riempendolo di baci.

 

E mentre ritornava indietro con i pensieri, Louis realizzó che era la prima volta che tornava a casa da solo, che avrebbe passato la notte senza stringere Harry; e allora si sentì meno a casa, guardò la bussola tatuata che sbucava da sotto la giacca leggera e sapeva cosa -anzi, chi- puntava.

 

La mattina dopo, quando il telefono squilló, si alzó di colpo. Non ricordava di essersi addormentato sul divano -di nuovo-, non ricordava nemmeno delle 2 birre e della mezza vodka che ora giacevano accanto al divano e non aveva idea di che ore fossero. Afferó il telefono prima che smettesse di suonare e "Niall?" rispose assonnato.
*Hey Tommo! Come va?*                      
"Hmm... Cos'è già senti la mia mancanza, Nialler?" Cambió discorso Louis.                                                 
La solita fragorosa risata di Niall esplose all'altro capo del telefono *Anche!* disse Niall ancora ridendo *In realtá volevo dirti che sto partendo ora da Dublino per venire a Londra, c'è la partita, e quindi vengo a stare da voi.*    

Casa di Harry e Louis era diventata la "base" degli altri ragazzi, era in periferia e quindi perfetta per nascondersi dai paparazzi, e ormai si autoinvitavano.       

 "Ah, va bene. Almeno ho un pó di compagnia." disse Louis sconsolato.    
*Perchè? Dov'è Harry?*                        
"Niall, non fare il finto tonto, so benissimo che Liam ti ha giá spifferato tutto" disse accennando un sorriso, poi continuó serio "Non ho davvero idea di dove sia Harry."                                     *Non preoccuparti, gli passerà.*              
"Si, certo... A dopo biondo."                    
*Ciao Tommo.*

 

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Dall'altra parte di Londra stava succedendo qualcosa di molto simile: Harry si stava risvegliando nella sua camera d'albergo, chiedendosi come fosse tornato lí e come mai fosse ancora vestito, con tanto di stivali ai piedi, e disteso sopra le lenzuola. Quando tentó di mettersi a sedere fu colpito da un mal di testa lancinante che lo costrinse a rimanere immobile a pancia in sù. E così, mentre giaceva sul letto con la stanza che gli girava attorno, richiuse gli occhi cercando di ricordare cosa fosse accaduto esattamente la sera prima; più cercava di ricordare, più la testa gli faceva male; aveva solo una gran confusione in testa e così, tenta e ritenta, decise di arrendersi e riprovare più tardi. Ma mentre si sforzava di riaprire gli occhi, un flash gli balenó tra i ricordi sbaditi: paparazzi, Nick, un bacio e tanti flash. 

Oh,No.

Non poteva essere vero. Non aveva potuto lasciarlo accadere davvero.       
Il mal di testa ora gli sembrava niente in confronto a quella sensazione che lo pervase.                                      
Sapeva che di lì a poco avrebbe ricevuto una telefonata della Modest!, che le foto stavano già circolando su tutto il web e che per almeno tre mesi nelle interviste non gli avrebbero chiesto altro. Ma quello di cui si preoccupava veramente, quello a cui cercava di non pensare, era Louis. Cosa avrebbe fatto una volta venuto a saperlo? Si sarebbe sentito tradito, abbandonato e preso in giro. Pensava a quanto avrebbe sofferto ogni volta che avesse visto la foto, quando quella domanda sarebbe spuntata in ogni occasione.                 
Non avevano mai litigato come due sere prima, Harry era ancora arrabbiato, ma non avrebbe mai e poi mai voluto ferirlo in quel modo. Non lo avrebbe mai tradito, abbandonato. Louis ormai era davvero la sua vita. Per lui avrebbe fatto di tutto. Se Louis gli avesse chiesto di andarsene lontano, lui l'avrebbe fatto purché il suo BooBear fosse felice. Niente avrebbe potuto far smettere ad Harry di amare Louis. Perció ora si sentiva così colpevole, avrebbe solo voluto avere Louis lì accanto per spiegargli che non voleva, che erano ubriachi e che non aveva avuto nemmeno la lucidità per spostarsi. 
Ad un tratto Harry si sentì nauseato, proprio come 2 sere prima, sul palco; ora non sapeva se si trattasse dell'alcool, di una dannata influenza o del senso di colpa.                      L'ultima forse era la più probabile.                
Corse in bagno e arrivó giusto in tempo sulla tazza, dopodiché si lasció scivolare con la schiena accanto al lavandino afferrando il telefono, intento a cercare qualche foto, sperando ancora di essere solo confuso e di ricordare male; ma la risposta gli arrivó in un batter d'occhio, come immaginava.                                           

Oh.

A quanto pare quel che ricordava come un lungo bacio a stampo, in realtà era un leggero bacetto lasciatogli da Nick appena all'angolo della bocca. Era talmente ubriaco da non essere nemmeno riuscito nel suo intento. La faccia di Harry in quella foto era abbastanza confusa; questo avrebbe fatto la differenza agli occhi di tutti, tranne che di Louis, ovviamente. Tra lui e il radiofonico c'erano già stati abbastanza scontri ma, questa volta, "Stacey" non gliel'avrebbe fatta passare liscia. 

Harry chiuse quella foto e digitó il numero di Grimshaw. Il telefono suonava a vuoto ma lui non si arrese, non gli interessava di svegliarlo e di procurargli un mal di testa lancinante, doveva parlargli, subito. Dopo vari tentativi, finalmente una voce assonnata rispose *mmm... Pronto?!*   "Grimshaw!"
*Oh, riccio! Lasciami dormire, ci sentiamo dop-"
"Eh no! Ascoltami bene fatina. Come ti è saltato in testa? Per di più davanti ai paparazzi. Non mi interessa che fossi totalmente ubriaco, so benissimo che la tua intenzione era quella di far ingelosire Lou! Sei un idiota."
Una risata esplose all'altro capo del telefono *Avevo rimosso questa cosa* disse ancora ridendo *Andiamo Harry, avete litigato! Che sarà mai un bacetto innocuo?*
Ancora poggiato al lavandino, Harry strinse i pugni e in un ringhio rispose "Non è affar tuo se abbiamo litigato o meno! Tu l'avrai rimosso, ma il resto del mondo stamattina si è svegliato con le foto, e innocuo o meno non dovevi permetterti. Va a quel paese Nick!"
Harry chiuse la chiamata, gettó il telefono sul tappeto e rimase lì a terra. La mente vagava da una cosa all'altra cercando di capire cosa fare; non poteva mandare un messaggio a Louis, forse ancora prima che scoprisse qualcosa, dopo che era scomparso per quasi due giorni.
E mentre valutava l'idea di chiudersi lí dentro per sempre, vide il telefono illuminarsi tra le frange del tappeto; andò nel panico, avrebbe voluto afferarlo e scaricarlo nel gabinetto senza nemmeno controllare chi fosse. Cosí lo lasciò squillare per un pò, poi decise di sbirciare lo schermo e vide il sorrisone di Niall che si illuminava a intervalli, allora si convise a rispondere e "Hey Nialler!" esordí, cercando di nascondere le sue condizioni.
*Haz, che diamine hai combinato?* urlò il biondo. *Giuro che uccido prima te e poi mi diverto con il radiofonico!*
Harry impallidí "Oh no. Sai già tutto."
*Eh si riccio. E tra non molto anche Lou lo scoprirà.*
"Lo so, lo so" rispose Harry in un soffio "Niall ti giuro che non volevo, eravamo ubriachi e Nick-" stava per dire Harry, con le lacrime a pizzicargli gli occhi, ma Niall lo interruppe *Haz, non devi giustificarti! So bene che non era tua intenzione, quel Nick è proprio una cozza* sbottò strappando un sorriso al riccio, che era ancora a terra con la testa all'indietro.
*Comunque* continuò *Louis vedrá queste foto, ma io sto andando a casa vostra, ti aggiorno appena posso.* 
Harry si sentí un pó sollevato; Niall, in un modo o nell'altro, lo faceva sempre sentire meglio. Cosí "Grazie Nialler" sospirò al telefono.
*Di niente Haz!*

Harry si sentiva talmente in colpa; se due sere prima non avesse trattato Louis in quel modo ora non sarebbe successo questo casino. Se l'era presa con lui per qualcosa di cui non era colpevole, lo sapeva bene. Ma il modo in cui si era sentito sul palco, così debole, indifeso e solo, lo aveva portato al limite, a sputare quelle parole senza un freno.
Così, dopo una buona mezz'ora passata lì a terra, decise che la cosa migliore da fare fosse raggiungere Lou e cercare di farsi perdonare.


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Intanto, nella casa bianca con gli infissi blu, era da poco arrivato Niall, trovando Louis che vagava nel disordine più totale nel tentativo di sistemare, creando però solo più caos.
"Ei Tommo!" Urlò Niall cercando di sovrastare la musica assordante, sperando in una risposta che non arrivó.
"Louuuiiiis!" Urló ancora più forte, ma tutto quello che ottenne fu uno sguardo perso e un cenno col capo.
Niall allora si diresse verso lo stereo e lo spense. 
"Che diamine fai Nialler? Riaccendilo subito." disse Louis stizzito.
"No, tu che diamine combini Tomlinson?!"
"Mi tenevo impegnato, ma a quanto pare non ne sono in grado" rispose guardandosi attorno, "perció andró a spaccargli la faccia." Continuó dirigendosi verso la porta.
Niall fece per seguirlo "Cosa? Sei impazzito? A chi devi rompere la faccia?" 
"A quella puttana di Grimshaw, lo sai." rispose Louis alzando la voce.
Si che lo sapeva Niall.
"No dai Louis, lascia perdere."
Il più grande si voltó e inarcando un sopracciglio "Lasciare perdere? Stai scherzando?"disse piano, poi uscì sbattendo la porta.
Niall rimase fermo nell'atrio, sapeva che era impossibile far cambiare idea a Louis.

Infatti Tommo era già in macchina, piede premuto sull'accelleratore, diretto verso la stazione radio di Nick. Lo sguardo era fisso sulla strada difronte a sè, ma la mente era giá intenta ad immaginare il modo migliore per fargliela pagare; all'inizio aveva pensato di fargli anche un bel discorsetto,  ma poi si era convinto che di parole ne aveva già spese abbastanza per lui e così ora era deciso ad agire e basta.
Parcheggió senza premurarsi di sistemare la macchina in modo da non ostruire il traffico, sbattè lo sportello e si catapultó nell'edificio. Optó per le scale -l'attesa in ascensore l'avrebbe fatto impazzire- e a saltelli arrivó in un batter d'occhio al terzo piano. Spalancó la porta e andó dritto verso la sala di registrazione, ignorando la segretaria che gli chiedeva chi cercasse. Individuò il ciuffo del radiofonico che sbucava dietro il vetro, questo si voltó e, vedendo Louis, sfoderó un ghigno beffardo.
Allora si alzó andandogli incontro e "Staceeeey!" lo salutò, sventolando la mano a mo' di regina.
Louis continuava a fissarlo dritto negli occhi, ormai pochi passi li separavano; così accorciò velocemente le distanze stringendo già il pugno e, appena gli fu abbastanza vicino, gli sferró un colpo secco sulla mascella.
Nick allora si coprì la parte dolorante e poi cercó di spingere indietro il più basso, che peró ricambió con uno spintone, facendolo finire a terra.
"Di avvertimenti te ne ho fatti anche troppi" sibiló Louis "credo ora ti sia chiaro. Sta' lontano da Harry, Grimshaw."
Poi giró i tacchi e, con calma, lasció la stanza.

 

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Niall sentì girare la serratura della porta, così saltó dal divano urlando "Loui- Harry!!"
Il riccio si chiuse la porta alle spalle e salutó Niall con un sorriso sghembo, poi si voltó, convinto di vedere anche Louis ma, non trovandolo, chiese "Biondo, dov'è Lou?"
Niall si grattó la testa e abbassó lo sguardo, "Nialler, dove diamine è Louis?" chiese ancora Harry.
"Da Grimshaw..."
"Oh, no."
"Sai che non avrei potuto fermarlo." continuó Niall.
"Da quanto tempo è uscito?" chiese Harry preoccupato.
Niall guardó l'ora e "Una mezz'ora credo".
Harry, senza dire una parola, gettó lo zaino nell'atrio e si voltó verso la porta, aprendola.
Niall vide Harry immobilizzarsi e poi sentì in un sussurro "Lou", dopodiché il riccio si gettò ad abbracciare Louis, anche lui paralizzato sulla porta.
"Che hai combinato amore?" disse Harry sull'orlo del pianto, e poi, senza aspettare una risposta, continuó "mi dispiace così tanto, per tutto. Non dovevo dirti tutte quelle cose l'altra sera, non volevo ferirti. Non è colpa tua, sono un'idiota e poi ieri sera io-"
"Shhh" disse Lou, ricambiando l'abbraccio, "è tutto ok" continuó mentre gli carezzava i capelli.
"Mi dispiace" disse Harry in un soffio mentre le lacrime bagnavano la maglia di Louis.  
"Anche a me. Mi dispiace tanto." Sussurò Louis mentre lentamente si trascinava verso l'interno della casa.
Niall sgattaiolò dietro di loro, chiudendo piano la porta mentre li guardava lasciarsi baci leggeri.

 

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"Tomlinson riceve e tenta la rete, ma è fuori." Cosí esordiva il telecronista mentre Louis, rassegnato, si allontanava verso la linea al confine con la panchina. 
Aspettava questa partita da tanto, ma ora forse non gli importava piú molto.
Sentiva che mancava qualcosa.
Poi, mentre correva a bordo campo, un flash gli balenó in mente. Qualche anno prima, goal e poi le braccia inaspettate ad accoglierlo, accompagante da quel sorriso familiare.

Mancava qualcosa, si.
Anzi qualcuno.

La rassegnazione si trasformó in un senso di nausea insopportabile. Cosí si ritrovó, forse per la fatica, forse per quel vuoto asfissiante, ripiegato su se stesso a vomitare.
Improvvisamente capí come si era sentito Harry qualche mese prima, cosa significasse sentirsi davvero solo davanti a migliaia di persone. Non avrebbe potuto continuare a giocare, così si voltó verso l'allenatore, sperando di rivedere Harry lì accanto come nei suoi ricordi, e chiese il cambio. Invece di sedersi in panchina, corse verso gli spogliatoi; voleva solo fare una doccia, lasciare lo stadio e tornare a letto.
Mentre avanzava veloce lungo il corridoio, vide una figura slanciata andargli in contro.

Ma...

"Haz?!"
"Hey Boo! Che succede? Come ti senti?"
"Be-bene. Ma che ci fai qui?" Rispose Louis confuso, cingendo velocemente i fianchi di Harry e affondando la testa nell'incavo del collo.
Harry lo strinse, affondando le mani tra i capelli umidi di Louis e disse "Pensavi davvero che mi sarei perso la tua partita? Possono vietarmi di stare in panchina ma non di esserti comunque accanto."
Louis sentì il vuoto di un attimo prima pian piano colmarsi, gli occhi gli pizzicavano e un sorriso gli spuntó sul visto.
"Ti amo."
"Lo so, anche io Lou."
"Bene" fece una pausa, inspiró, e disse qualcosa che avrebbe dovuto dire secoli prima, "ora voglio lo sappiano tutti."


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Salve, questa è la mia, diciamo, seconda fanfiction e la mia prima Larry. Non so nemmeno io se mi piaccia davvero o meno, so solo che quest'idea mi frullava in testa da quando Harry, durante il TMH tour, si sentì male dietro il palco; così quando ho avuto un pò di tempo l'ho buttata giù.
Ebbene si, ho immaginato un possibile coming out sperando in uno effettivo LOL
Grazie a chi leggerà, aspetto commenti :)
Angie

 

  
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