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Autore: FullmetalBlue13    15/07/2014    6 recensioni
[ATTENZIONE! AGGIORNAMENTI SENZA ALCUNA REGOLARITÀ]
Un pomeriggio come tanti altri, Angel Akuma (17 anni, chioma arancio acceso e un pessimo carattere) riceve una telefonata anonima.
Di chi è la misteriosa voce che la chiama "finto angelo", un soprannome assegnatole dal padre che non ha mai conosciuto?
Per lei comincerà una serie di eventi che le cambieranno la vita, facendo luce sulle sue origini, sul suo passato e sul suo destino.
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction... Devo confessarvi che sono un po' emozionata. Spero che vi piaccia. Mi sono divertita molto a scrivere tutto ciò e spero di continuare... Recensite numerosi!
Ah, già.
A TUTTI I LETTORI: Per favore, non limitatevi a leggere il primo capitolo! È solo un prologo...
Spero che possiate apprezzare il prosieguo della storia (sempre che abbiate qualche minutino da dedicare alla mia Angel, ecco...) e anche il mio miglioramento come scrittrice.
Grazie mille, FB13
=(^.^ =) (= ^.^)= \(^.^)/ (danza della gioia)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 12: Guilty of being innocent.

Caricai la pistola. Rin risfoderò la spada.

Clank. Clank. Clank.

Silenzio. Respiri pesanti, affannosi e cuore martellante nelle orecchie, aria irrespirabile.
Mi avvicinai con cautela al corridoio. Un piede dopo l’altro, nulla al di fuori di me e l’arma che tenevo in mano.

Clank.

Swiiing!

Una lancia mi sfiorò una guancia, ferendomi. Schivai il colpo, ma dal taglio cominciò a colare un fiotto costante di sangue.
L’arma si conficcò nel muro, dall’altra parte del salone.

“Angel!” chiamò Rin, precipitandosi da me.
“Sto bene, sto bene! Ma cos’era quello?”

Domanda a cui ebbi presto la risposta. Il lanciatore mostrò le sue sembianze.

Era enorme. Alto almeno due metri, largo il triplo di me, il demone era bardato come un cavaliere medievale, con una pesante armatura ed uno spadone immenso che avrebbe potuto rivaleggiare con quello di Cloud di Final Fantasy VII. (NdA: Sì, la mia nerdaggine is over nine thousand!)
Come feci a capire al volo che non era cosa umana? Beh…
Non aveva corpo. L’intera armatura rimbombava ad ogni passo ed era sostenuta da fiamme.
Fiamme infernali che fuoriuscivano dalle giunture metalliche, che illuminavano le cavità vuote degli occhi.

Merda.

Il cavaliere estrasse la spada e con impeto si lanciò contro di noi, con una velocità inaudita per un colosso del genere.
Fortunatamente, Rin era pronto: le spade cozzarono violentemente, sprigionando scintille.
Mio fratello cacciò un urlo sovrumano mentre tentava con tutta la sua forza di parare l'attacco.

"Rin! È troppo forte! Gioca d'astuzia!"

"Non è proprio il mio stile!"

I due continuarono a combattere, le spade che volavano con rapidità impressionante. Il giovane sapeva difendersi, ma non reggeva il confronto con quel mostro velocissimo e instancabile.
Dopo poco Rin cominciò a perdere colpi. Non c'è la faceva più!

Il demone approfittò dell'ennesima situazione di stallo per sferrare un poderoso calcio in pieno petto a Rin, che sfondò il muro dalla parte opposta della sala come fosse carta velina, dopo un volo di almeno 5 metri.

"RIN!" 

Un urlo disperato sfuggì al mio controllo. Il cavaliere stava per avventarsi di nuovo su mio fratello, ma non gliel'avrei permesso.
Mai!

Estrassi la pistola e sparai una raffica di colpi, cercando di centrare le aperture dell'armatura, senza alcun effetto.
Il mostro si girò di scatto, come se un fastidioso insetto gli fosse ronzato in un orecchio, invece di una scarica di proiettili.
Approfittai della nuova posizione per centrare 3 volte i fori degli occhi, ma ancora inutilmente.
Neanche il tempo di reagire e caricò.

Quasi non me ne resi conto quando... la sua spada mi squarciò il petto.

Per fortuna o per voler divino, i miei riflessi di demone mi fecero spiccare un balzo che in qualche modo limitò i danni. La ferita, per il momento, non mi sarebbe stata fatale, però sanguinava, tanto. E non accennava a rimarginarsi.

Mi aveva preso la parte alta dell’addome, all’altezza dello stomaco. Sul fianco sinistro il taglio era talmente profondo che si intravedeva una costola. Ecco, stavo per rimettere.

"Merda." digrignai poco prima che una violenta convulsione mi prendesse, più e più volte, facendomi tossire sangue. Riuscii comunque a contenermi, più o meno.
Quando ebbi finito e alzai lo sguardo, il demone sembrava sparito.

Dovevo cercare aiuto. Per me e per Rin. Ma dov'era il professore?

Cercai di andare via, le mani premute sullo stomaco, sangue, sangue ovunque, l'odore acre e ferroso impregnava l'aria che a fatica respiravo. La vista cominciava a non essere più così nitida, le ginocchia tremavano. 

"Ma dov'è finit-"

Non feci in tempo a finire la frase.

Mi voltai di scatto, un centesimo prima che il demone mi attaccasse ancora. Aveva recuperato la lancia!
Mi resi conto in una frazione di secondo di essere spacciata.

Zack!

La lancia mi trapassò la spalla sinistra, da parte a parte. Sentii la mia scapola frantumarsi, con uno sonoro schiocco e sinistri scricchiolii. Ora ero inchiodata al muro con una lancia piantata in una spalla che bruciava come l'inferno. Mi morsi il labbro con violenza, nell'inutile tentativo di trattenere un grido.

Finito, presto tutto sarebbe finito.

Al nemico restava una spada, enorme e letale. A me una pistola che valeva quanto un palloncino a forma di barboncino.

"Non può finire così. Non posso. Non voglio." Il volto mi si rigò di lacrime. Mi preparai al peggio. Ma cosa stava aspettando?

"NON VOGLIO!"

Sentii una specie di rombo e poi un forte calore.
Spalancai di colpo gli occhi, urlando. Un urlo di dolore che si trasformò presto in ringhio rabbioso.
Davanti a me avevo un oceano di fiamme blu.

Rin!
Il nostro avversario era a terra poco più in là, ma si stava rialzando velocemente e avrebbe attaccato Rin! Dovevo aiutarlo!

Presa da nuovo impeto (non potevo arrendermi, proprio no!) afferrai con il braccio buono la lancia. Tirai, tirai, ma non riuscii a smuoverla. Ansimavo, avevo talmente male che avrei potuto perdere i sensi da un momento all’altro. Allora sparai un colpo ravvicinato sull'asta, poi la spezzai di violenza. Infine, gemendo per il dolore acuto, mi sganciai dal muro, facendo trapassare quello che restava del manico nella carne.

Quasi svenni per il male. Non so come, ma mi rimisi in piedi ed evocai il fuoco di Iblis in tutta la sua potenza. Quel rompiballe aveva veramente esagerato.
Mi buttai nel bel mezzo della battaglia, senza rendermi conto che stavo perdendo veramente troppo sangue.

Testa in fiamme, gola in fiamme, polmoni, spalla, torace in fiamme.

Tutto blu, rosso.

Rabbia.

Non ricordo molto di quello che successe, solo un miscuglio di immagini frammentate, fiamme demoniache e spade e colpi. Poi il buio.

[...]

"... ngel!"

‘Chi rompe? Sto così bene qui... Lasciatemi dormire...’

"Angel! Ritorna in te!"

‘Naaaah, dai...’

"ANGEL!"

Fu come essere svegliati da una secchiata d'acqua gelata.
Aprii gli occhi, di scatto mi tirai su, rendendomi conto che ero sdraiata.
Subito sentii una fitta alla spalla e al petto. Davanti a me, gli occhi verdi di...

"Shade? Che diamine ci fai qui?"

"Hai perso il controllo. Quindi ringraziami se ti ho portato qui e rianimato."

Mi accorsi solo allora che torace e spalle erano fasciati di fresco, anche se già si intravedevano macchie rosse. Il braccio sinistro, inerme, giaceva su un soffice foulard che lo sosteneva. La camicia che indossavo era a brandelli, legata sul davanti con un nodo, visto che i bottoni erano stati resi inservibili.
Shade era terribilmente serio, sembrava preoccupato. Un attimo e scattai.

"Rin! Dov'è Rin? E gli altri?"

"Il figlio di Satana è fuori che combatte, ma non è messo troppo bene. Yaritsumi è un osso duro, e diciamo che fuoco non batte fuoco."

Stretta al cuore. Aveva detto … figlio di Satana? Non ci voleva, non ci voleva proprio.

“Tu … sai di Rin.”

“È stata una bella sorpresa, devo ammetterlo. Non dirò nulla a nessuno, non ti preoccupare. Anche se sarebbe divertente, lo ammetto.” sorrise lui con aria di sfida.
Lo fissai gravemente. “Senti, Shade, non ho tempo per i tuoi giochetti. Devo andare ad aiutarlo!"

Feci per alzarmi, ma uno spasmo percosse il mio corpo, facendomi tossire. Il sapore agrodolce del sangue tornò a riempirmi la bocca, non resistetti. Vomitai un misto di succhi gastrici e sangue.
Shade mi fu subito vicino.

"Calmati, Akuma. Il tuo corpo non ce la fa. Inoltre, mentre il petto vada già meglio, non so come sono messi i tuoi organi interni, e la spalla ancora non sembra rimarginarsi. A occhio, direi che hai un po’ di ossa frantumate e un bel buco di qualche centimetro di diametro.
Io sono un profano in questo campo, ma direi che la lancia era quantomeno avvelenata, se non maledetta, e ciò rallenta la tua guarigione."

In quel momento, realizzai: "Aspetta un momento. Mi hai curato tu? Tutto da solo?"

"Sì, certo, ovvio. Non sono bravissimo, ma almeno il primo soccorso..."

Feci due più due. Camicia a brandelli + bende su tutto il torace + Shade sapeva com’erano messe le mie ferite = …

Avvampai.
"Quindi... HAI VISTO TUTTO, LÌ SOTTO!"

Joshua divenne di un colore indescrivibile e distolse subito lo sguardo.

"Beh, ecco... Insomma... Tu... Cioè, io..."

"BRUTTO PORCO!" sbraitai infuriata. Di tutte le persone, proprio lui!

Afferrai la pistola. 'Ma io questo lo ammazzo!'

"Angel, cosa vuoi fare? No, aspetta..."

Sparai un colpo, che non so come fu schivato con uno scatto dall'eleganza felina. Poi un altro, ma Joshua era veramente veloce, e sembrava prevedere dove andavo a sparare. Nonostante ciò, il ragazzo non stava zitto un secondo e perseverava in ridicoli tentativi di giustificarsi. (“Non è come pensi! È tutto un errore! Aspetta! No, dai, sii ragionevole! Insomma, Akuma-san!”)

Nel momento in cui stavo per sparare un altro colpo, Shade mi afferrò il polso con una presa perfetta, talmente ben fatta che la pistola mi cadde di mano. Il viso ancora rosso di Joshua era a pochi centimetri dal mio, gli occhi verdi semitrasparenti piantati nei miei.

"Stavi morendo dissanguata. Non mi sembra il modo di reagire, visto che ti ho salvato la vita. Mi dispiace, ma non c'era altro modo, ti chiedo scusa. Ma ti saresti arrabbiata così se ti avesse curato il professor Okumura?"

La voce calda e dolce del ragazzo non nascondeva un certo tono d'accusa, nonostante l’intonazione pacata. In effetti... Non aveva tutti i torti. Mi calmai quasi subito, sentendomi anche un po' in colpa.

"Scusa, ho esagerato. Insomma, forse non avrei dovuto spararti contro..."
La morsa sul mio polso piano piano si allentò.
"Scuse accettate. Sei carina quando ti imbarazzi. Un po' meno quando tenti di uccidermi."

Distolsi lo sguardo, sorridendo, lasciando che il silenzio cadesse tra noi, finché i nostri respiri si sincronizzarono. 

"Ti senti meglio?"
"Sì."

Mi alzai a fatica. Ripresi la pistola, pronta per tornare a combattere, il cervello impegnato al massimo per trovare un piano d'azione.

“Come hai detto che si chiama, quel cavaliere?”
“Yaritsumi, la Lama del Rancore. Il Giustiziere Maledetto. L’Emissario del Fuoco. Ha molti nomi, diciamo. È un demone antico, come antico è il suo peccato.”
“Oh, questo spiega molte cose. Tipo, perché sembra imbattibile. Non lo si riesce a colpire, è abile, forte e veloce. E se si riesce, non gli si fa nulla perché non ha un corpo. Non si stanca. Non si ferisce. Non ha punti deboli! Siamo nella merda, punto.”
Dovevo sembrare sconvolta, perché Shade mi mise una mano sulla spalla sana con fare consolatorio.
"Ehi, possiamo farcela. I rinforzi arriveranno presto."
“Sì, ma non possiamo lasciare Rin da solo! Aaarghh, come cazzo ci è arrivato qui quel-”

Illuminazione.
Improvvisamente tutto mi fu chiaro.

"So cosa dobbiamo fare. Seguimi!" e corsi fuori, seguita a ruota dal mio compagno di classe.

Ma certo! Baka baka baka! Come avevo fatto a non pensarci?

Il cavaliere sarebbe potuto entrare nel dormitorio solo in 2 modi. Passando le barriere anti-demone con l'aiuto di Mephisto (opzione scartata perché nemmeno un bastardo come lui avrebbe potuto, non almeno davanti a tutta la classe del Corso Speciale!). Oppure... Nel caso fosse stato evocato già dentro. E cosa mi chiedeva la busta gialla? Di versare sangue su un pavimento di una stanza del dormitorio. E se ci fosse stato il cerchio magico adatto... Bingo.

Ovviamente, queste erano tutte congetture basate su ragionamenti. Non potevo sapere se effettivamente nella stanza avrei trovato un cerchio da cancellare. Ma la speranza mi fece correre ancora più forte, Rin era ancora lì a combattere mentre io ero stata fuori uso per troppo tempo. Poteva essere già tardi. 

"La camera è questa... La 73."

Porta chiusa. Shade cominciò a prenderla a spallate.

Bum.

Ti prego, fa che Rin e gli altri stiano bene.

Bum.

Ti prego, fa che il cerchio sia oltre quella porta.

Bum.

Bum. 

Crash!

La porta si sfondò.

"Evvai!"

Un cerchio magico molto complesso era disegnato a terra con un gessetto, al centro una larga macchia di sangue scuro. Mi fiondai a cancellarlo. Poi, giusto per essere sicura, bagnai completamente tutto il pavimento con la doccia, operazione che mi costò più tempo e fatica di quanto pensassi.

Tornammo da basso. Ero esausta, la spalla faceva un male cane, e vedevo allegri puntini un po’ ovunque, e non erano Coal Tar. Shade mi offrì la spalla per appoggiarmi.
Rin era impegnato a spegnere in qualche modo i piccoli roghi che ardevano qua e là, i residui di una lotta struggente, quando arrivammo lanciò un’occhiata storta a Joshua, cercando di coprire le sue fiamme azzurre. Come vidi che stava bene, mi sganciai dal ragazzo e corsi da mio fratello.

Gli gettai le braccia (o meglio, il braccio) al collo, lasciandolo spiazzato per un momento.

“Stai bene! Stai bene!”

La spalla urlava di dolore, ma non m’importava. Eravamo vivi, e sembrava che nessuno si fosse fatto male. I miei dubbi erano scomparsi.
Rin per me era … Rin. E il resto non importava.

“Uhm, sì, grazie…” bofonchiò lui. “Ero preoccupato per te. Cos’hai fatto al braccio? E cosa ci fa qua quello?”

“Oh, ma quante domande! Non ti preoccupare per Shade, prima di tutto. Per le spalla… niente di che, ho solo un po’ di ossa rotte, ma mi rimetterò presto. Gli altri?”
“Un po’ scioccati da come abbiamo fatto a sconfiggere da soli due demoni di quel calibro, ma nessuno è ferito gravemente. Oh, ma sai cosa? L’attacco era programmato! Dai professori, per di più! Ci hanno sottoposto all’esame da Esquire a sorpresa… spero di essere promosso, almeno.”
“Ma sì, non ti preoccupare, di sicuro è andato bene. ” dissi, incerta. Anche il cavaliere evocato da un professore? La faccenda mi  puzzava parecchio.

*ah-ehm!*

Shade tossì per attirare la nostra attenzione. “Vogliamo andare dagli altri o ne avete ancora per molto?”

“Ma sta’ zitto, Shade!” dissi.

Ero felice e traballante, nel tornare indietro scompigliai i capelli di Joshua con fare affettuoso. Lui si girò e mi guardò male.

“Chi sei tu? Cosa ne hai fatto della Akuma?”

“Ah ah ah, molto divertente, Joshua. E io che volevo ringraziarti …”

“E mi chiama anche per nome! Ci vuole un medico, subito!”

Gli diedi un lieve pugno sulla spalla. “Baka.”

DUE GIORNI DOPO, DORMITORIO VECCHIO, ORE 11:00

Alla fine, tutto era andato per il meglio. Avevamo passato l’esame, tutti. Il preside, poi, ci aveva concesso due giorni di assenze giustificate (solo dalla scuola normale, il corso continuava normalmente) per riprenderci dall’attacco di Yaritsumi. Non vidi Rin praticamente mai di mattina, e quando emergeva dalla sua stanza, sembrava uno zombie … credo che abbia speso tutto il suo tempo a dormire.

Le mie ferite erano guarite con una velocità che mi aveva spaventato non poco. L’unica che mi dava problemi era quella sulla spalla, dove avevo una brutta cicatrice nel posto in cui la lancia mi aveva trafitto. La cosa divertente era che, dove avevo il tatuaggio, lo squarcio si era sistemato quasi subito, e lo sfregio quindi ce l’avevo solo sul davanti, e non sulla schiena. Mephisto evidentemente non poteva permettere che il simbolo del nostro patto venisse infranto. Faceva ancora abbastanza male, soprattutto di notte, non mi faceva dormire. Ma di spirito stavo bene.

In quei due giorni vuoti, qualcuno mi aveva addirittura fatto i complimenti e ringraziato per aver sconfitto il demone. Grazie mille a chiunque mi mandasse le buste gialle, insomma.

Ancora non mi capacitavo dell’enorme botta di culo che avevo avuto. Cioè, quante probabilità c’erano che il luogo della busta gialla fosse proprio quello del cerchio magico … non poteva essere stata una coincidenza. Continuavo a pensarci su, era troppo strano. Mi ponevo un sacco di domande, e sapevo che erano destinate a restare senza risposta. Così, cercai di trovare un modo per pensare con più leggerezza e lucidità, senza farmi colare il cervello giù dal naso.

Indossai un paio di calzoncini e le scarpe da ginnastica, mi legai i capelli in una coda di cavallo e mi sparai un po’ di sano rock nelle orecchie. Cominciai con “American Idiot” dei Green Day, sapendo che avrebbe dato ritmo al mio passo, e uscii a correre. Cominciai costeggiando il dormitorio.

Il sole picchiava forte e tutto era splendente, ma l’aria fresca non ti faceva sentire caldo. Era una di quelle giornate in cui ti abbronzi senza rendertene conto, una giornata di primavera spumeggiante, di quelle che solo maggio può darti.

La mia mente vagava, nel frattempo. Dunque, ormai era palese che chi mi aveva mandato la busta gialla voleva che io evocassi Yaritsumi. Il problema era: se io non avevo seguito gli ordini, chi l’aveva fatto? E poi, quando?

Ero arrivata al parco. Non c’era nessuno, così ne approfittai per una breve pausa. Ripartii quasi subito, dopo aver bevuto alla fontanella.

Se era un estraneo  (ma chi, diamine, CHI), non avrebbe potuto agire al momento della punizione, visto che i professori si stavano appostando per la valutazione dell’esame. Senza contare che Noihaus era ben vicino al corridoio della 73, e di sicuro si sarebbe accorto dei movimenti sospetti.

Ormai era più di mezz’ora che ero fuori, e mi stavo dirigendo verso il bosco.

Esclusi che l’intruso avesse evocato il demone mentre eravamo a lezione, nel primo pomeriggio, credo che evocare un demone a distanza di tempo sia impossibile.

Passai davanti a Paku e Izumo, salutandole con un sorriso ed un cenno della mano. La prima ricambiò il saluto con la solita timida gentilezza, la seconda voltò lo sguardo da un’altra parte. La solita, troppo orgogliosa per salutare. Che nervi.

E se …

E se fosse stato qualcuno di noi? Scacciai via il pensiero scuotendo la testa. Naaah, era troppo assurdo.

Ecco, ancora una svolta e sarei stata al limitare del bosco. Girai l’angolo e mi schiantai contro qualcuno.

“Oh, scusa, tutto bene- Yukio? Ciao! Che ci fai qui?” dissi con fare allegro. Mi tolsi le cuffiette. Dalla sua espressione, dovevo aver usato un volume di voce inaccettabile per un tipo silenzioso come lui.

“Buongiorno Angel. Sono contento di averti trovato così in fretta. Ti dispiacerebbe seguirmi?”
Lo guardai un po’ stranita. “C’è qualche problema?”
“Ancora non lo so.”

Ora ero preoccupata.

“Sei stata convocata dal preside. Vuole vederti, adesso.”
“E che cosa vuole quell’essere viscido da me?” dissi con amarezza.
“Te l’ho già detto, ancora non lo so. Ma da come mi ha ordinato di cercarti, è qualcosa che lo diverte e non poco. Tu cerca solo di comportarti in modo cortese, non farti mettere i piedi in testa, ma non esagerare. Misura le parole.”

E ci incamminammo verso l’ ‘umile dimora’ (seh, crediamoci) di Mephisto. Così, ancora in tenuta sportiva, io, con una fretta nervosa celata nel silenzio, lui. Avevo imparato a conoscerlo, era molto bravo a nascondere i sentimenti, si teneva tutto dentro, quel ragazzo, dietro la maschera dal sorriso mite e occhi celesti.

“Yukio … Andrà tutto bene, vedrai.”
Lo vidi contrarre la mascella. “Lo spero.”
Questo mi fece preoccupare. Cercai la sua mano e la strinsi, trovando conforto.

[…]

La residenza di Johann Faust V era esattamente ciò che ti saresti aspettato da un eccentrico come lui.
Era un fottutissimo castello. No, non un castello medievale, più un incrocio tra una magione settecentesca e una chiesa neoclassicista. Più o meno. Indefinibile.
Comunque, era enorme, e torreggiava su tutta l’Accademia.

Camminai con soggezione per la grande piazza circolare, al cui centro stava una fontana di marmo bianco.
Ci accolse uno stuolo di cameriere, vestite tutte con un’uniforme bianca e nera tutta pizzi, degna di un film porno squallido.
Bleah.
Quell’uomo aveva uno spiccato gusto per l’esagerazione, una pomposità degna della principessa Sissi.

Come entrammo in casa, ebbi quasi un infarto agli occhi.
Era tutto … ROSA! Rosa rosa rosa rosaaaaaaaaAAAHHHH!!
E anche tremendamente otaku! O_o
Oh mamma, il lato oscuro di Mephisto veniva a galla! D:

Yukio sembrò sorridere della mia reazione. Bastardo.
“Sta’ tranquilla, è traumatico all’inizio, ma poi ci fai l’abitudine.” disse mio fratello, quasi leggendomi nel pensiero.

Mephisto ci stava aspettando in una stanza un po’ meno -come dire- ‘assurda’ di quel poco che avevo visto della sua casa.
Era uno studio luminoso, con una grande vetrata che dava sul mare. Le pareti erano tappezzate da librerie, fino al soffitto. Al centro dominava una grande scrivania di legno scuro, piena di scartoffie ma ordinata. Dietro di essa, Mephisto, intento a sorseggiare del tè, seduto su una poltrona girevole che assomigliava di più ad un trono.
Accanto a lui c’era Noihaus, in piedi, immobile come una statua, che mi fissava con sguardo truce.

Dio, ora ero veramente nervosa.

“Ah, eccovi qua. Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo cominciare.” esordì il preside. Poi appoggiò la tazza con tutta calma, giunse le mani incrociando le dita e vi appoggiò il mento sopra. Aveva uno sguardo troppo soddisfatto, e la cosa non mi piaceva.

“Signorina Akuma Angel. Mi è stato riferito degli ottimi risultati ottenuti da lei nell’esame di 2 giorni fa. Mi devo proprio complimentare.”

Bofonchiai un ringraziamento guardando per terra. Yukio mi lanciò una breve quanto pungente occhiata.

Tu cerca solo di comportarti in modo cortese.

“Grazie mille, sono lusingata.” dissi allora sorridendo.
“Abbiamo anche saputo che è stata lei a fermare l’attacco di Yaritsumi. Congratulazioni.”

Distolsi nuovamente lo sguardo, a disagio. “La buona sorte è stata a nostro favore.” farfugliai. (NdA: sì, Hunger Games’ quote perché ci ho la vollllia.)

Lui ghignò.
“Oh, non credo proprio. Mi dica, Angel, come ha fatto a sconfiggerlo?”
Esitai.
“Uhm, ecco … per un colpo di fortuna, siamo riusciti a … ehm … togliergli l’elmo, sì. Questo l’ha rallentato. Poi, abbiamo scoperto che al suo interno c’era una specie di sigillo. L’abbiamo infranto e il demone è sparito.”
“Ma che storiella affascinante. Ora ci dica la verità.” disse Noihaus.

Stetti zitta per un attimo. Non potevo dirgli che sapevo dove si trovava il cerchio di evocazione!

“Le ho mai detto che ho una buona mira?”
Il professore fece una lieve smorfia irata: “Bel tentativo, signorina Akuma. Sappiamo benissimo entrambi che le pallottole non fanno un baffo a quel tipo di demone.”
Fece un paio di passi verso di me, aggirando la scrivania.
“Mentire è proprio tipico dei demoni …” ringhiò, così vicino a me che potei sentire il suo lieve odore di tabacco.
“Su, professore, non faccia così … Angel-chan, ti dice qualcosa il numero 73?”

Gulp.

"Non una parola, eh? Abbiamo trovato, nella camera 73, i resti di un cerchio di evocazione... Molto elaborato, interessante, diciamo … unico nel suo genere."
"S-sorprendente" ribattei allora io con voce esitante.
Noihaus sembrava fortemente contrariato. "Con quale sfacciataggine …?!"
"Professore, si calmi." disse Mephisto gelido.
L'insegnante con la benda sull'occhio continuò, ignorando il richiamo del preside.

"Cerchio magico ben al di sopra delle possibilità di un qualsiasi studente in una stanza del dormitorio. Usato per evocare un demone di fuoco conosciuto per essere l'emissario di Iblis, la cui evocazione avrebbe richiesto il sangue di diversi esorcisti esperti. E guarda guarda una ragazza – oh, ma non una a caso, la figlia del Principe del Fuoco in persona - che casualmente conosce la formula di evocazione. Ora, mi dica cosa dovrei pensare.”

Ero senza parole. Osservai che Yukio stava stringendo i pugni, senza però farsi notare troppo.

“Perché ha evocato quel demone? E come?”

“Formula di evocazione? Non capisco … Yaritsumi non faceva parte dell’esame?”
“Capisce benissimo invece! La smetta di arrampicarsi sugli specchi!”
“Non sono stata io …” bisbigliai appena.
“NON MENTA!”
Il professore sembrava fuori di sé. “Suvvia, Igor, si controlli.” intervenne Mephisto.
“Io … non l’ho fatto!”
“SI OSTINA A MENTIRE, ALLORA?!”
“Igor …”  
“NON SONO STATA IO!” urlai a quel punto.

Cadde il silenzio. Sentivo il mio cuore rimbombare nelle orecchie. Una mini fiammella si era accesa su una spalla. Respirai profondamente, mantenendo il contatto visivo con Noihaus. Con un gesto, spensi la linguetta di fuoco.

“Ha visto, signor Faust? Non si controlla.” disse il professore con una punta di soddisfazione nella voce.
“Mephisto … preside Faust … io … veramente … sono innocente! Che motivo avrei avuto di fare …?”

Non volevo sembrare debole, ma mi sentivo veramente confusa e in trappola.
“Angel-chan, come avrai capito non possiamo passare sopra a questo fatto. Sei sospesa dal Corso Speciale a tempo indeterminato.”
“Come? N-no!”

Non potevano sospendermi! Io … Non avevo fatto niente!

Yukio venne in mio soccorso.
“Signor preside, la prego di riconsiderare-”

“Professor Okumura, osservi la situazione con obiettività. Era l’unica che avrebbe potuto farlo. Il suo sangue sarebbe bastato. Il demone è uno dei preferiti del padre. Il pavimento della stanza è stato accuratamente lavato, senza che rimanesse traccia del sangue, con la conseguente possibilità di identificare il colpevole, e l’unica che avrebbe potuto rimuovere ogni prova è lei. Inoltre, come può testimoniare il professor Noihaus qui presente, Akuma-san conosceva la formula di evocazione addirittura una settimana prima del fatto, segno di premeditazione. In quanto preside di questa scuola, è mio compito assicurarmi della sicurezza dei miei studenti. E Angel-chan si è dimostrata una minaccia per i suddetti.”

“In tal caso, parlerò obiettivamente. Anche se non posso essere certo dell’innocenza della signorina Akuma, le credo. Angel si è sempre dimostrata una studentessa dal comportamento esemplare, con voti nella media se non al di sopra, un comportamento corretto nei confronti di insegnati e compagni, nonostante gli iniziali disagi. E sto parlando come suo professore. Durante le lezioni è sempre stata costantemente tenuta d’occhio da esorcisti esperti. Questa punizione è superflua e controproducente dal punto di vista didattico.”

Noihaus s’intromise: “Non sono d’accordo. È chiaro che sia colpevole, signor Faust. Non possiamo mettere gli altri studenti a contatto con elementi potenzialmente pericolosi. Senza considerare la situazione Okumura …”
“Cosa c’entra mio fratello, adesso?!” rispose Yukio, sulla difensiva.
“UN demone in classe è già fuori da ciò che è accettabile per un comune alunno. DUE, è impossibile.”
“Non mi sembra che la classe si sia mai lamentata di Okumura.”
“Oh, ma ancora non sanno cosa è.”

Faust rimase in silenzio, pensieroso. L’atmosfera era carica di elettricità.

“E sia. Ridurrò la sospensione a una settimana. Ma, per assicurare la protezione degli altri alunni e il controllo dell’elemento in questione, Akuma Angel risiederà qui, in questa casa, in modo che io in persona possa tenerla d’occhio. E questo finché io non ti riterrò innocua come un Chocobo di peluche.”

Fece una pausa ad effetto. Tsk, era otaku pure nel modo di parlare, non solo nell’arredare la casa.

“Io stesso la scorterò all’edificio scolastico la mattina e la verrò a prendere al termine delle lezioni, in modo che possa seguire il programma normale. Per quanto riguarda il pomeriggio, avrà sorveglianza totale, sia durante la sospensione, sia quando riprenderà a frequentare il Corso.”

Ora mi stava fissando, divertito. Sì, tutto stava andando secondo i suoi piani.
Bastardo.

“E questa è la mia ultima parola. In quanto suo tutore legale, approvo pienamente.”
Yukio non poté dire nulla. Noihaus sembrava tanto contrariato quanto soddisfatto. E io mi sentivo considerata al pari di un costosissimo e pericolosissimo giocattolo. Che bellezze. (NdA: Yup, Yotobi is the way.)

Mephisto congedò me e Yukio. Uscire da quell’ufficio fu un enorme sollievo.
Abbracciai Yukio. Lui rimase un po’ spiazzato, ma ricambiò.

“Grazie, veramente grazie, nii-chan.”

Mi spinse dolcemente via e mi prese la mano. “Non c’è bisogno di dirti che quella in pericolo sei tu, vero? Fai attenzione. Quel-”
Esitò appena: “Quell’uomo è imprevedibilmente pericoloso. E sta tramando qualcosa. Quindi ti prego, fa’ attenzione, nee-san.”
Annuii con vigore, mostrandomi decisa, ma sapevo che non appena sarei stata da sola sarei scoppiata a piangere. Guardai la sua schiena allontanarsi e girare in un altro corridoio.

Io veramente non avevo fatto nulla. Perché nessuno mi credeva? Mi sentivo in un vicolo cieco, un’aquila con un’ala spezzata, una volpe rimasta imprigionata in una tagliola. In trappola. E sola.

AULA 1206, CORSO SPECIALE PER ESORCISTI, ORE 14:58
“Ehi, Bon, hai per caso visto Akuma-san?”
“No, e non sono affari miei, Shima.”
“In effetti è da un po’ che non la vedo …”
“La voce che ho sentito deve essere vera, allora … Pare che l’abbiano sospesa dal Corso Speciale!”
“Cosa!? Non ci credo! Perché?”
“Non ne ho idea …”
“Okumura-kun, tu ne sai qualcosa?”
“Uhn-Eh?”
“Quello lì dormiva ancora … Non regge mai le ore di Storia. -.-”
“Sai qualcosa di Akuma-san?”
“No ... A pranzo non si è fatta vedere  …”
“Strano … Forse dovremmo chiedere ai professori …”

Ascoltavo pazientemente la discussione che era nata in classe. Il professore Okumura, di solito più puntuale di un orologio svizzero,era inspiegabilmente in ritardo.

Sospirai. E così, ecco cosa intendeva il mio mandante con ‘qualsiasi cosa farà le si ritorcerà contro’.

 [“Cos’è quello, senso di colpa? Tu, che provi ancora senso di colpa? Dopo tutti questi anni? Non finisci mai di sorprendermi, Josh.”]
 

‘Tsk, tu che ne sai?’

[“Oh, tutto, J. Io sono te.”]

Sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Il chiacchiericcio terminò quando entrò il professore di Farmacologia Antidemone.
La lezione proseguì senza intoppi, finché, verso la fine dell’ora, il piccoletto con gli occhiali alzò la mano.

“Sì, Miwa-kun?”
“Prof, sa qualcosa di Akuma-san?”
Okumura si rabbuiò in volto, solo un nanosecondo. Poi riprese la solita espressione serena.
“Perdonatemi, non posso dirvi nulla.” e sorrise.

“Ma prof! È una nostra compagna! Non può dirci proprio niente?”
Questa volta era il tipo con i capelli rosa a parlare.

Okumura sospirò. Fece qualche passo avanti, si sedette sulla cattedra e si sistemò gli occhiali sul naso.
“Eh va bene. Come voi tutti sapete, Angel Akuma è figlia di Iblis, il Re dei demoni che domina il fuoco. Ora, su specifica richiesta del preside Faust e secondo il suo volere, Akuma-san era stata ammessa al Corso Speciale, per essere addestrata e diventare un’arma per l’Ordine dei Cavalieri della Vera Croce. Lei, però, si è dimostrata un pericolo per voi studenti e per l’Ordine stesso.”

“Tsk, non l’ho mai sopportata, ma sono tutte ciance. Professore, quella ragazza non ci ha mai fatto niente. È schietta e ha un caratteraccio, ma un pericolo per l’Ordine?!”
Però. Pure Suguro. Questa non me l’aspettavo.

“Yuki-chan, Akuma-san è g-gentile …” disse la biondina a bassa voce e arrossendo.
Mi sembrava strano che il figlio di Satana ancora non avesse parlato. Sembrava pensieroso. Molto strano, per uno senza neuroni.


Il giovane insegnante sembrò calcolare la situazione per qualche momento.
“Immagino che allora vi spetti una spiegazione più approfondita.
Akuma-san è stata accusata di crimini contro l’Ordine perché ritenuta responsabile dell’attacco di Yaritsumi, il demone – cavaliere.”

Il figlio di Satana scattò in piedi.
“Yukio, STAI SCHERZANDO?!”
“No, nii-san. Siediti e mettiti composto.”
“Ma … non è possibile!!! Ero con lei. Non può essere.”

Yukio sospirò. “Sicuro di essere stato SEMPRE con lei?”

“… Sì.
... Credo.”


“I ‘credo’ non bastano. Ci sono diverse prove a suo discapito, purtroppo. Non fraintendete, io non la credo colpevole. E spero di non essere l’unico. Angel-san sarà tenuta sotto custodia e, oltre la settimana di sospensione, non ci dovrebbero essere altri provvedimenti. Per un reato del genere, il preside è stato molto clemente.”

Mephisto. C’era dell’altro allora.

“Dove?” dissi.

Tutta la classe si girò verso di me.

“Prego, Shade-kun?”
Mi alzai, lanciando un’occhiata ai visi attoniti dei miei compagni.

[“Sì, il tipo tenebroso in fondo all’aula sa parlare. Uuuuuuhhh…”]

Credo di aver fatto una faccia terribile perché molti distolsero lo sguardo. Non potevano sapere che era rivolta a me stesso.

“Ha detto che sarà tenuta in custodia. Dove? Con un’accusa del genere , in quale carcere segreto la terranno?”

Avevo raggelato l’atmosfera con poche, semplici e taglienti parole, buttate lì quasi con disprezzo come se non mi interessasse. Rin Okumura mi guardò con odio.

“Se ne occuperà personalmente il preside Faust. Ora possiamo riprendere la lezione? Devo dirvi ancora due cose prima di lasciarvi andare.”

Mi risedetti e pensai che più tardi avrei fatto una visitina al mio caro vecchio amico Mephisto Pheles.

RESIDENZA DI MEPHISTO PHELES, NEL FRATTEMPO.

Il maggiordomo di Mephisto, Belial, mi aveva condotto alla mia ‘cella’ subito dopo il mio ‘arresto’, avvenuto non appena Yukio se n’era andato. La stanza era nella zona ovest della magione di Mephisto, al secondo piano.

Era un ambiente molto più grande e riccamente ammobiliato rispetto al mio solito.
Innanzitutto, le pareti erano di un rosa pallido per me insopportabile. Il letto ad una piazza e mezza era a baldacchino, con tendaggi color panna; lenzuola e cuscini erano di diverse tonalità di rosa e bianco. E le lampade a muro sembravano direttamente venute fuori dal peggior bordello di Caracas.
Osceno.
Le finestre erano piccole, poche e non si aprivano neanche del tutto. Inoltre erano, purtroppo, colorate, come se fossero le vetrate di una chiesa. Il lucernario sul soffitto tracciava strani giochi di luce, rendendo il tutto vagamente inquietante.
Poi, c’erano i peluche. Una parete intera (esclusione fatta la piccola porzione occupata dall’armadio) era tappezzata di pupazzi, di ogni forma, colore e dimensione. Che ero, una bambina di 5 anni?
Se non altro alla mia destra notai una grande libreria alta fino al soffitto. Grazie al cielo.

L’incognita era la parete alla mia sinistra. Era inspiegabilmente bianca e spoglia. Le uniche cose che la occupavano erano due sobrie porte candide. La loro utilità mi sfuggiva.

“Si accomodi, signorina Akuma. Benvenuta.”

“Grazie mille. Posso chiederle dove conducono quelle due porte?” chiesi al maggiordomo, curiosa.

“Ma certo. Quella più a destra è il suo bagno personale, spero che sia di suo gradimento. L’altra è una particolare sorpresa preparata dal signor Pheles appositamente per lei. Purtroppo, nemmeno io so di cosa si tratta. La lascio da sola, devo tornare ai miei doveri. Con permesso.”

Entrai nella prima porta per sciacquarmi la faccia, sperando che mi si schiarissero un po’ le idee. Il bagno era semplice e funzionale, per fortuna.

Mi guardai allo specchio. Ero cambiata parecchio da quando avevo lasciato l’Italia. I capelli erano ancora ribelli e del loro vivace arancione, ma decisamente più lunghi di quanto li avessi mai portati. Mi arrivavano quasi a mezza schiena, ormai. Avrei dovuto assolutamente tagliarli.
Gli occhi, neri e profondi, avevano assunto un taglio più maturo e sembravano impenetrabili, dopo tutto quello che avevo passato. Gli zigomi erano più marcati, le labbra un poco più pronunciate. Ma quanto tempo era che non mi guardavo allo specchio?
Mi schiaffeggiai lievemente le guance.

“Su, Angel. Non mollare.” mi dissi decisa.

Andai a vedere cosa si nascondeva dietro l’altra porta. Ripassando per la camera da letto, notai che vicino alla porta c’era un carrello. Belial mi aveva portato il pranzo, insieme ad una lettera di Mephisto.

“Cara Angel-chan;
Benvenuta. Spero che tu possa gradire la permanenza nella mia umile dimora. Tieniti disponibile per eventuali mansioni, pronta a soddisfare le mie richieste. Sono certo che saprai accontentarmi. M.
P.S.: spero che la stanza speciale sia di tuo gradimento. <3”


Dio i nervi. Lo odiavo. Con tutto il mio cuore. Per il nervoso, bruciai la busta. La vidi contorcersi finché non si ridusse ad una manciata di cenere.
Con stizza aprii con un calcio l’altra porta.

E, oh mio Dio.

Era una palestra da addestramento. C’erano sacconi da boxe di diverse taglie, manichini per la lotta corpo a corpo, un piccolo poligono di tiro (!!!), delle spalliere, pesi per il potenziamento, una cyclette, un tapis-roulant, e armi, armi e ancora armi.

Wow. Se Mephisto voleva sorprendermi, ci era riuscito. Non capivo il motivo di questo suo gesto, ma non mi dispiaceva.

Senza pensarci due volte, cominciai a sfogare la mia rabbia.
Colpii ripetutamente uno dei sacconi, con pugni dapprima incontrollati, poi man mano più razionali, passando dalla collera alla concentrazione. Focalizzai la mia attenzione sulla postura, sulla fluidità dei movimenti, sulla respirazione. E continuai a picchiare duro, finché le nocche non mi sanguinarono. Allora mi fermai, giusto il tempo per vedere le sbucciature rimarginarsi. E ripresi. E mi fermai. E ripresi di nuovo. Alla fine, ansimavo. La spalla aveva ripreso a farmi male.

Mi sentivo svuotata. Sola. Mi veniva da piangere.

Uscii dalla palestra e mi spalmai sul letto, lasciandomi cadere come una foglia secca. Soffocai la faccia tra i cuscini. E le lacrime tanto trattenute arrivarono.
Volevo la mia mamma. O anche Shiro. Un abbraccio. Qualcuno che mi scuotesse con dolcezza e mi dicesse: ‘Su, è mattina. Era tutto un brutto sogno, va tutto bene, non esistono i demoni e neanche l’Uomo Nero.’

Il letto era troppo grande e troppo soffice, ci profondavo e mi asfissiava. Afferrai un cuscino e un peluche a caso (una variante pelosissima di Kirby) e mi rintanai in un angolo della stanza, quello che dall’ingresso non si poteva vedere. E rimasi lì.

Piansi a lungo. Per tutto quello che non era andato e che non andava.

Perché nessuno mi credeva? Perché ero sfruttata da tutti? Mephisto e il mandante delle buste gialle. Non capivo gli altri, non capivo me stessa. Ed ero confusa.
Furono lacrime liberatorie, sgorgavano senza che potessi trattenerle, bruciavano come le mie fiamme, quelle dannate fiamme che mi etichettavano come demone. Arrivai al punto di non sapere più perché piangere, ma continuare a singhiozzare, con gli occhi gonfi e la pelle del viso che tirava a causa del sale. Tutto era grigio e la malinconia mi aveva completamente abbattuto.

Tenetti gli occhi chiusi, la fronte appoggiata alle ginocchia. Cosa avrei potuto fare …?

Sentii la porta della camera aprirsi lentamente. Poi qualcuno entrare con un passo leggerissimo.

“Lasciatemi sola.”
“Non ho corrotto il maggiordomo per farmi cacciare via da te, Akuma-san.”

Alzai la testa appena appena, facendo sbucare solo gli occhi sopra il Kirby che stringevo in braccio.

Era Shade.

“Ah. Sei tu. Che ci fai qui?”
“Mi assicuro che tu stia bene. Non hai mangiato.”
“Non ho fame.”
“Non fa bene saltare i pasti.”
“Non sono affari tuoi.”

Silenzio. Non lo guadavo negli occhi per non sentirmi debole. Ma lo ero.
Joshua si accucciò accanto a me.

“Allora … so che hai avuto una giornataccia, eh?”

Mi scappò un grugnito che era un misto tra un singhiozzo, una risata e uno sbuffo.

“Per  quanto tempo sei stata sospesa?”
“Tsk. Le notizie girano veloci anche in una scuola così grande. La gente non ha proprio niente di meglio da fare. Una settimana. Immagino si sappia già il perché.”
“E io immagino che tu non ne voglia parlare. Quindi, se non te la senti, non farlo.”

E io non lo feci. Restammo un po’ lì, in silenzio, vicini, e io cominciai a sentirmi meglio.
“Come hai fatto ad entrare?” chiesi dopo un po’, lasciando il viso nascosto da Kirby.
“Uhm … diciamo che ho i miei metodi.”
“Ti devo ricordare che mi hai detto di aver corrotto il maggiordomo?”
“Ugh … sono patetico.” disse allora lui grattandosi la nuca con fare vagamente imbarazzato. Riuscì quasi a strapparmi un sorriso.

“Bazzico spesso da queste parti, visto che il mio appartamento è qui vicino. Così, un giorno, mi è capitato di passeggiare nei pressi del giardino del preside. E, ora, immagina la mia faccia quando ho visto il maggiordomo, comodamente svaccato sulla sdraio speciale del signor Faust, fumare come un turco senza un domani. Non solo tabacco, aggiungerei. Tutto ciò, in mutande.”

Mi stavo veramente trattenendo per non scoppiare a ridere. Avevo la faccia ancora schiacciata sul peluche, ma non stavo più piangendo. Le mie labbra erano schiuse in un sorriso.

Come si accorse di me, Belial mi corse incontro supplicandomi di non dire nulla a ‘Monsieur Pheles’. ‘È la prima volta in anni di servizio! E comunque è solo una volta al mese!’ e cose del genere. Era fatto come non so chi, e mi faceva un po’ pena, così accettai. All’inizio, era semplicemente servizievole nei miei confronti, poi con il passare del tempo siamo diventati amici. Io ho guadagnato del buon fumo, ogni tanto, lui il segreto di ciò che lo farebbe licenziare in tronco. Così, eccomi qua. Ma ora-” disse improvvisamente Shade cominciando a frugare nella borsa a tracolla che portava: “Ti ho portato una cosa.”

Tirò fuori una barretta di cioccolato.

“Fondente nero. Ti piace?”

Alzai lo sguardo e mi trovai davanti i suoi occhi verdi. Con foga afferrai la tavoletta, la scartai in velocità e la feci sparire in pochi morsi.

“ ‘Non ho fame’ “ mi canzonò il ragazzo facendomi il verso.
“Oh, ma fshta’ zitto.” Risposi ancora a bocca piena, e gli tirai uno scappellotto.

La mano lo colpì lievemente; scivolò lungo il collo, la spalla e il braccio. Poi le nostre mani si incontrarono. E si allacciarono, come se fosse la cosa più naturale, quasi come se fosse scontato. Il contatto mi fece sentire una scossa elettrica che risalì per tutto il braccio, fino alla testa, che di scatto voltai verso di lui. Ci guardammo negli occhi. I miei erano rossi e gonfi, disperatamente in cerca di appoggio. I suoi imperscrutabili e cerchiati da occhiaie. Ma andava bene così. Non mi sentivo più sola. Non ERO più sola, e mi resi conto che in fondo non lo ero mai stata.
“Grazie, Joshua. Per tutto.”

La voce era rotta, mi stava venendo di nuovo da piangere. Stavo per nascondermi di nuovo, ma Shade mi prese con delicatezza il viso con la mano libera, mentre con l’altra strinse la presa. Mi girai verso di lui, con gli occhi colmi di lacrime, sul punto di scoppiare.

“Ehi, non devi vergognartene. Per piangere bisogna essere più forti che deboli. Bisogna essere sinceri con sé stessi, accettare che qualcosa non va per buttarlo fuori. E una volta eliminato ciò che è male, resta solo ciò che è bene. Piangere purifica l’animo.”

Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Fissavo un punto imprecisato tra i miei piedi, lasciando che le parole di Joshua penetrassero nel mio cuore, assorbivo ogni dettaglio del momento, ogni respiro.

“Tu sei forte, Akuma. Lo so io, lo sanno tutti, lo sai tu.” mi scostò una ciocca di capelli dal viso e me la sistemò dietro l’orecchio. Era serissimo.

“Piangi. E non averne paura.”

Plic.

Lacrima.





















Eccomi qua! Con un capitolo ricco di azione (nella prima parte) e di 'drama' (poi)
Che ne pensate di Joshua? Ed Angel? Le scene d'azione sono abbastaza... beh, attive? ^-^"
Ora, ho diverse cose in mente, ma per fortuna ahimè, non potrò scriverle. Finalmente, PARTOOOOO!!! Mare, aspettami!!
Ragazzi, sto sottraendo tempo alle mie valigie per voi (anche perché se non non aggiorno più... ^-^")
E niente, adesso sparisco per almeno un mese, poi ad agosto si vedrà. Un nuovo capitolo prima dell'inizio della scuola ve lo pubblico, però, di sicuro! :D
Buone vacanze ed un'estate rilassante a tutti
Ciao Miao
FB13
P.S.: eeeeeeeee è ricominciato Free!!! Non avete idea della mia profonda gioia!! T.T *piange di contentezza* *RinHaruRinHaruRinHaruSosukescompariRinappartieneadHaruèinutilechefaiilgeloso* *arcobaleni* *unicorni* *pandacorni che cavalcano arcobaleni* ok, sto fangirleggiando troppo. Vado a fare i bagagli che è meglio.

 
  
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