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Autore: lady_cocca    15/07/2014    4 recensioni
È stato perciò solo dopo mesi di accurate ricerche sul suo conto, che ha deciso di offrire il lavoro a John, quando cioè si era ormai persuaso di aver trovato un uomo che con lui condivideva non tutto, ma parecchio, e che come lui aveva bisogno di far rimarginare le ferite della coscienza.
Storia partecipante al contest Pochi (e sconosciuti) ma buoni! indetto da alister_
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harold Finch, John Reese
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N//A: Questa flashfic partecipa al contest Pochi (e sconosciuti) ma buoni! indetto da Alister09 sul Forum di EFP.
La scena è ambientata da qualche parte tra la 2x02 e la 2x05 e vi pregherei, nel caso voleste recensire, di avere l'accortezza di non spoilerarmi nulla di ciò che accade dopo quell'episodio. ;)

(Not) alone.

Una volta giunto il momento di decidere chi avrebbe dovuto affiancarlo nella sua personale crociata, le abilità di Reese nel combattimento corpo a corpo e la sua padronanza delle tecniche di spionaggio sono certamente state alcune delle ragioni principali per cui la scelta di Harold è ricaduta proprio su di lui; e, tuttavia, non sono state le uniche, e nemmeno le più decisive – quelle cioè che gli hanno dato la certezza, molto prima di organizzare l’incontro sul Ponte di Queensboro, che John fosse la persona giusta per l’incarico.
Finch, infatti, non aveva semplicemente bisogno di qualcuno che possedesse quelle capacità che a lui mancavano: cercava anche qualcuno che, come lui, fosse tanto solo da poter dedicare tutte le proprie energie e il proprio tempo alle missioni che la Macchina avrebbe loro assegnato; e infine, richiedeva al suo futuro partner di essere meritevole della sua fiducia. Perché Harold, che si è sempre trovato più a proprio agio con il codice binario o con le pagine di un buon libro che con persone in carne ed ossa, non è abituato ad instaurare legami – affettivi o lavorativi che siano – e, ancor meno, a concedere con tanta leggerezza la propria fiducia a un altro essere umano.
È stato perciò solo dopo mesi di accurate ricerche sul suo conto, che ha deciso di offrire il lavoro a John, quando cioè si era ormai persuaso di aver trovato un uomo che con lui condivideva non tutto, ma parecchio, e che come lui aveva bisogno di far rimarginare le ferite della coscienza: John doveva essere aiutato a ritrovare una strada persa da tempo; e Harold, be’, lui cercava il coraggio di fare del sangue che macchiava le sue mani non un motivo per lasciarsi distruggere dai sensi di colpa, ma un incentivo a impedire che nuovi errori si aggiungessero a quelli del passato. Ed è proprio con il passato che Harold si trova a dover fare i conti ogni giorno, da quando ha scelto di sacrificare la prospettiva di una vita ordinaria, e forse un po’ monotona, ma trascorsa al fianco della donna che ama, per un futuro fatto di isolamento e di quell'anonimato in cui sin da giovane ha cercato rifugio.
“Buonasera, Finch”.
“Cos’è questo?”
“Quello che le persone chiamano cibo”.
“L’hai preparato tu?”
“Qualcuno deve pur preoccuparsi di sfamarti”.
E mentre osserva John inginocchiarsi di fianco a Bear, si accorge forse per la prima volta di quanto paradossale sia che abbiano finito per trovarsi e per scoprire proprio nell’altro quel supporto e quel contatto umano da cui tanto a lungo avevano cercato di fuggire.
“Grazie”.
In fondo, nessuno dei due è più tanto solo come Finch aveva creduto.



   
 
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