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Autore: Rainbowcorn    15/07/2014    5 recensioni
Ci ho messo e venduto l'anima in questa One Shot, ve lo posso anche giurare.
"Il cieco fermo ascolta e sopra il viso impassibile d'un tratto è una smorfia, una pena invisibile."
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Dal testo:
Freddo. Come quell’unico colore che è abituata a vedere.
E’ tutta un’abitudine. I rumori, i profumi, i caffè e perfino quella strada troppo trafficata. 
 
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal buio. *
 
La ragazza si ferma.
Conosce bene quell’incrocio. Uno di quelli che la dividono dallo Starbucks Coffee di Oxford Street. Potrebbe benissimo farne a meno di recarsi ogni giorno lì, ma ormai è un’abitudine comprare il suo frappuccino. Freddo. Come quell’unico colore che è abituata a vedere.
E’ tutta un’abitudine. I rumori, i profumi, i caffè e perfino quella strada troppo trafficata.
Quello che deve compiere è un percorso banale per chiunque, tranne che per lei.
Si ferma al bordo del marciapiede, aspettando che qualcuno, tra la folla, si fermi ad aiutarla. Alle volte aspetta ore, delle altre nemmeno due minuti. Il mondo è pieno di buona gente, anche se non sembra.
Lascia un piccolo sospiro, poi sorride, cercando di farsi notare. I sorrisi sono la prima cosa che si nota della gente.
Mette il bastone in bella vista, sperando così di catturare l’attenzione di qualche passante. Non chiede molto, solo una mano per attraversare una strada e comprare il suo caffè.
Sono passati cinque minuti, ancora nulla. E’ venerdì, la gente lavora e non ha tempo da perdere. Inizia a pensare che sarà una lunga attesa, e proprio mentre si scoraggia ecco, un ragazzo si ferma al suo fianco.
Le sorride.
Lei non lo sa. Non può vederlo. Ma lo percepisce e allarga ancora di più la sua buffa espressione sul viso.
Lui non parla. Lei vorrebbe tanto sentire il suono della sua voce, ma non gli chiede nulla. Si limita a sussurrare un “grazie” prima di voltarsi verso la strada, facendo attenzione a restare molto vicina a lui. Non ha idea di chi sia, di quanti anni abbia o di come sia fatto, ma è lì. E a lei basta il suo profumo per fidarsi.
Tabacco e dopobarba, mischiato a quello della sua pelle. E’ buono.
Indugiando un poco lui avvicina la sua mano a quella di lei. Prima la sfiora. Lentamente. Poi le dita grandi si prendono cura di quelle piccole.
Sembrano create per essere unite.
-Slancio lirico?- è la prima cosa che lui dice, cercando di alleviare la tensione che si sta creando in quel silenzio. Lei si volta verso la sua figura, anche se è inutile.
Non è sorpresa, si aspettava esattamente una voce del genere. Roca per il fumo, ma infinitamente dolce. La ragazza conosce quella voce. Le pare di averla già sentita da qualche parte, ma, dal labirinto di sensazioni, non riesce proprio a ricordarla.
Sorride e stringe ancora di più la presa al suo traghettatore.
-Come Giordano Bruno- risponde lei, lasciandolo semplicemente senza parole. Lui ama la filosofia, anche se dal suo aspetto non sembrerebbe per nulla. Lei è l’unica persona che è riuscita a farle un riferimento colto in circa vent’anni di vita. A parte i professori, ovviamente.
La osserva meglio. E’ bellissima, e ormai ha quel luccichio negli occhi con cui la vedrebbe bella anche se non lo fosse. Ammirazione.
Voleva semplicemente aiutare una povera cieca ad attraversare la strada, non si aspettava nulla, ed è riuscito a stupirsi.
Pensando confusamente tutto questo il semaforo davanti ai due è diventato verde e lui, poggiando un piede sulle strisce pedonali, percorre il breve tragitto, tenendo stretto a sé la ragazza. Lei, guardando nel vuoto, cammina al suo fianco.
Non si dicono altro. Nonostante lui sia una persona davvero loquace ha paura che le sue parole siano di troppo.
Lei ha la gioia della vita addosso, anche se dovrebbe odiarla, eppure è intimorita dal ragazzo. Resta silenziosa, lasciandosi deliziare dal profumo di lui che, all’improvviso, le pare troppo lontano.
Sono approdati sull’altro marciapiede.
Un volo troppo breve.
Lui rimane a fissarla per qualche secondo.
Sorridendo lei esclama un “grazie” allegro. Non lo rivedrà più. Che sciocchezze, non lo vedrà mai. Però non potrà mai più sentire il suo profumo, stringere la sua mano e sentire il suono della sua voce.
Non ne conosce nemmeno il nome, ma quale importanza ha? Un nome è freddo. Non lascia nulla. Un profumo lo si può ricordare proprio prima di addormentarsi.
Le due mani si staccano, controvoglia, e restano sole.
La cieca riprende la sua strada, stravolta da quell’incontro, tenendo stretto il bastone che è rimasto la sua unica guida.
Lui la guarda allontanarsi, tra gli strattoni della gente che non le presta attenzione, non calcola e non la vede, nonostante possegga la vista.
E osservandola sempre più lontana sente qualcosa dentro che prende vita. Senza dare ordine le gambe si muovono veloci verso la figura che si fa spazio nella folla. Torna al fianco di lei, e questa lo percepisce dalla scia di tabacco e dopobarba. Si ferma, voltandosi verso di lui.
-Magari potremmo.. – il ragazzo tentenna, cercando le parole giuste - farci un giro. - E’ imbarazzato, non vuole dirle che ha un bisogno immotivato di lei, di cui non conosce nemmeno il nome.
La ragazza sorride energica prima di annuire ed esclamare un “sì, volentieri”.
Non si dovrebbe fidare degli sconosciuti, ma lui non lo sente tale. E’ come se fosse da sempre parte di lei.
-Come ti chiami?- domanda poi il giovane.
-Alaska.. un nome un po’ particolare, lo so. - cerca di giustificare la scelta dei genitori. Mentre parla si mordicchia le labbra per l’imbarazzo. –Tu come ti chiami?- chiede di rimando mentre lui le riprende la mano e inizia a camminare lentamente al suo fianco.
-Zayn. Nome un po’ particolare anche il mio..- risponde con un sorriso.
-Come il cantante!- esclama la ragazza sorridendo.
-Come il cantante.- conferma lui scoppiando a ridere senza che lei riesca a capirlo.
E tra la folla di sconosciuti le loro mani tornano a intrecciarsi ed entrambi i ragazzi si sentono un po’ meno soli.
 
Zayn e Alaska. Sembrano nati per completarsi.

 

 
 _____________
 
Questa storia, per quanto infinitamente breve, mi ha tormentata per un anno intero.
Ogni volta la aprivo, la leggevo, cambiavo qualche pezzo, a volte anche una sola virgola, e poi la richiudevo trovandola infinitamente imperfetta.
Forse ancora adesso è imperfetta, ma sentivo che era il momento buono di pubblicarla. E forse meglio di così proprio non riesco a sistemarla.
Questa storia è nata come una one shot, poi mi era balzata la malsana idea di farla diventare una vera e propria fanfiction e mi ero architettata tutta la storia.. Ma poi ci ho ripensato, se ci ho messo un anno a scrivere questa parte quanto ci metterò a scriverla tutta? Una ventina d’anni dite che basterà..?!
Avevo anche provato a scrivere il seguito, ma avevo paura di rovinare ancora questo breve scritto imperfetto.
Quindi a meno che non mi ritrovi con cinquecento persone che chiedono un seguito non penso che lo pubblicherò. O almeno non in tempi brevi.. Magari tra un anno mi sveglio e ho voglia di scriverlo.. Chissà..
 
Lo so che è imperfetta, ma a questa one shot tengo moltissimo.
Mi ha fatto dannare l’anima, e mi ci sono legata davvero tanto.
 
Se volete lasciarmi una recensione mi farebbe solo piacere.
 
Grazie a tutti quelli che hanno letto.


 
Rainbowcorn.
Think Rainbow. Think Rainbow Unicorn.
 
 
*Il titolo e il contenuto della storia sono liberamente ispirati alla canzone “Dal Buio” di Marco Masini.
   
 
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