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Autore: bsidelouis    16/07/2014    0 recensioni
Zayn non era mai stato un ragazzo a cui piaceva programmare la vita, viveva giorno per giorno. Ma con Liam al suo fianco tutto era cambiato, aveva trovato un significato all'espressione “per sempre”; per sempre, il tempo per cui avrebbe amato quel ragazzo dagli occhi marroni e la fissa per le caramelle alla menta.
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“Harry;” disse piano “ti amo”. Un sussurro come a voler tenere quelle due parole in segreto, il loro piccolo segreto. Un segreto che sarebbe rimasto tale per sempre, nella magia di quella notte, nei loro cuori che si erano affidati l'un l'altro, per tutta la vita.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Qualche ora prima

 

Sono le otto e di Jos ancora nessuna traccia. E' in ritardo, come al solito. Prendo il telefono pronto a digitare il suo numero quando vedo la sua macchina parcheggiare nel vialetto di casa.

Ripongo il telefono nella tasca dei jeans e le vado in contro sorridendo. “Jos! Sei sempre in ritardo” esclamo io dandole un bacio sulla guancia.

Lei alza gli occhi al cielo, come è solita fare e risponde “Sali in macchina e taci, Lou”. Eseguo l'ordine ma, come di mia natura, non riesco a tacere e inizio a parlare di cose molto casuali senza seguire un vero e proprio nesso logico.

Esasperata la bionda esclama “La prossima volta che usciamo porto un sonnifero così magari dormi e non mi rompi le scatole.”. Detto questo si gira verso di me e sorride nel notare la smorfia che si era venuta a creare sul mio volto.

Sbuffando rispondo “Va bene, va bene. Adesso sto zitto.”. Lei sorride compiaciuta e mi domanda se volessi ascoltare un po' di musica e annuendo accendo la radio.

La stessa radio che verrà spenta qualche minuto. “A quest'ora non trasmettono niente di bello da ascoltare. Ti tocca ascoltare la mia bellissima voce.” ridendo iniziai ad intonare 'Viva la vida' dei Coldplay, una delle sue canzoni preferite.

Josephine batte il tempo sul volante. Lei mi aveva sempre detto che dovevo provare un'audizione per x-factor, diceva che ero intonato e che avevo una bella voce. Ma io ero convinto che lo dicesse solo per prendermi in giro.

Stavo per chiederle quanto mancava per arrivare a destinazione che intravedo, di fronte a noi, casa Malik.

Zayn era il più popolare della scuola e ammetto che era davvero carino. I suoi genitori erano sempre in viaggio per lavoro ed era questo il motivo per qui, la maggior parte delle feste, si tenesse a casa sua.

Abitava in una villetta, con piscina e grande giardino. Proprio di fronte a casa c'era una strada abbandonata dove, ogni mese, si teneva la gara tra macchine da corsa.

Scesi dalla macchina vediamo un ragazzo avvicinarsi a noi sorridendo “Tomlinson, sapevo che non mi avresti deluso e che saresti venuto. Chi è questa bellissima ragazza che hai portato con te”.

Ed ecco davanti a noi il bellissimo Zayn Malik con un ammaliante sorriso, lo stesso sorriso che mi aveva fatto innamorare di lui il giorno stesso in cui ci eravamo conosciuti.

Jos risponde sorridendo “Sono Josephine, la migliore amica di Louis”. Porge la mano a Zayn e lui gliela bacia con un mezzo sorriso sul volto.

Aveva in mente qualcosa ma non avrei lasciato che Jos venisse toccata da lui. Infatti senza pensarci due volte porto la ragazza vicino all'auto e le dico tornando serio in volto “Devi stare molto attenta stasera, okay? Non bere troppo e sopratutto, non stare da sola con individui come Zayn.”.

Sì, mi ero già pentito di averla portata alla festa ma non volevo sembrare il solito rompi scatole. Saremmo rimasti alla festa ma io non l'avrei persa di vista.

Lei annuì sbuffando ed entrammo nella bellissima viletta.
 

Tra risate, qualche bicchiere di birra e un bagno in piscina, era arrivata l'ora della corsa tra auto. Presi la mano di Jos e la portai con me al ciglio della strada. Uno dei miglior posti per osservare la gara. Ma anche il più pericoloso. Infatti tenevo stretta vicino a me la bionda.

Solo che un improvvisa necessità di andare al bagno mi costrinse ad affidare Jos a un ragazzo lì vicino. Sembrava affidabile. Più alto di me, non troppo muscoloso, con una buffa massa di ricci in testa.

Sorrisi.

Era davvero carino.

Scossi la testa per scacciare dei pensieri poco casti che mi stavano affiorando alla mente e mi avviai verso il bagno.

Come sempre la sfiga era con me. Trovai tutti e due i bagni occupati e con una fila che non finiva più. L'urgenza era troppo elevata per poter rimandare e mi misi in coda.

Sentii lo sparo della pistola e le urla dei ragazzi fuori. Dovevo trovare un modo per passare davanti agli altri. La mia poca fantasia mi portò a un'unica soluzione: svuotare la vescica contro un albero.

Alzai le spalle pensando che non fosse una brutta idea e mi diressi verso il cortile di fronte alla casa.

Ci furono delle urla. Urla di terrore.

Iniziai a correre verso la strada dove si era tenuta la corsa.

Gente che correva via, gente che si disperava.

E' successo qualcosa, di sicuro. Aumento la velocità e cerco Jos. Non la vedo, c'è troppa gente, troppa confusione.

Decido di cercare la massa di ricci indomabili, mi fermo un secondo e guardo nel punto dove li avevo lasciati.

Un'automobile era uscita di strada spinta, probabilmente, da un altra.

Preso dall'ansia e dalla paura mi metto a correre come un dannato in direzione della macchina e vedo un gruppo di gente sopra qualcosa. O qualcuno.

Inizio ad urlare il nome della bionda, la gente intorno a me mi guarda e abbassa la testa.

Arrivo al gruppo di ragazzi, mi faccio largo e a terra vedo due corpi immobili.

“Chiamate l'ambulanza, presto! Non state qui a guardare!” esclamo con quel poco di voce che mi esce.

Vicino a Jos c'era il riccio, anche lui inerme.

Era colpa mia se erano lì, in fin di vita.

La gola iniziò a bruciarsi e le lacrime iniziarono a scendere.

Sentii solo più le ambulanze arrivare prima che svenissi.

E pensare che l'ultima cosa che avevo detto a Jos era stata 'Bionda, vado a svuotare la mia minuscola vescica. Forse hai ragione tu, ho qualche problema.”. Almeno l'avevo fatta ridere.

Tra alle mille domande che mi stavo facendo in quel momento ne avevo una che mi ronzava in mente ed era più insistente delle altre.

Di che colore aveva gli occhi il riccio?

 

Mi risvegliai di soprassalto in un letto di ospedale constatando che non era stato solo un brutto sogno. L'incidente era avvenuto davvero e ora l'unica cosa che mi restava era pregare che i due ragazzi fossero ancora vivi. Non me lo sarei mai perdonato.

Mi alzai dal letto e corsi verso la prima infermiera che vidi. Le chiesi di due giovani coinvolti in un incidente e lei mi chiese “Giovanotto, sei un loro parente?” io mentii dicendo che ero il cugino della ragazza.

Mi guardò, abbassò la testa incapace di reggere il mio sguardo e scosse la testa.

Il mondo mi crollò addosso.

Era colpa mia, ce lo avevo portata io alla festa pur sapendo quanto era pericoloso.

Ora che l'unica certezza che avevo era andata via, come sarei andato avanti?

E proprio mentre mi facevo questa domanda, i miei occhi incontrarono due smeraldi.

 

 

   
 
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