Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Yvaine0    16/07/2014    5 recensioni
Questa è la storia di qualcuno che, semplicemente, è distratto; di qualcuno che è disattento e di qualcun altro che invece è fin troppo premuroso. È la storia di chi parla troppo, di chi nuota troppo veloce, di chi ha paura di parlare e di chi, invece, dice sempre le cose come stanno. È la storia di come la disattenzione di qualcuno può portare alla sofferenza di un altro e a volte, di conseguenza, alla nostra. È la storia di errori di distrazione notati un po' in ritardo, ma mai troppo. È la storia di chi ama, di chi ascolta e di chi parla, di chi sbaglia e di chi corregge, di scelte giuste ed errate. È la storia di Michael e Shae-Lee, di Calum, di Debbie, di Ashton, River e Luke.
«River sta con Luke. Ma allora perché sembra avere una cotta per Ashton?»
«È complicato».
«Allora spiegamelo».
«Ho un'idea migliore. Perché non mi spieghi perché Debbie ce l'ha tanto con me».
«Perché sei troppo distratto e non ti accorgi di come stanno le cose».
Michael si acciglia. Questo cosa dovrebbe significare? «E come stanno le cose?»
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



7.

 

Il lunedì mattina tutto è normale, anche se qualcosa è cambiato. River arriva a scuola da sola, a piedi, e trova Debbie e Shae-Lee ad aspettarla – niente Luke, niente Calum, niente Michael. Sorride riconoscente, trovandole lì, si salutano e si avviano all'interno della scuola tutte e tre assieme.

C'è aria di cambiamenti quel giorno, e può percepirlo chiunque le veda. La povera Debbie, che se sentisse nominare Michael Clifford solo un'altra volta potrebbe seriamente dare di matto, non è esclusa dalla categoria. Purtroppo. Non che non sia contenta di vedere la sua migliore amica felice, solo che, davvero, non poteva innamorarsi di un ragazzo un po' più sveglio?, si chiede, mentre camminano per i corridoi.

Poi il suo sguardo si posa su River Loveday, che (anche) oggi è tutta “Ashton, Ashton, Ashton”, e si ricorda che effettivamente nessuno dei ragazzi di quella compagnia sembra brillare d'acume. Per esempio Luke Hemmings, che si ostina a non rivolgerle la parola, per non parlare di quel cretino di Ashton Irwin che continua a giocare coi suoi sentimenti senza nemmeno accorgersene. Se fosse per Debbie, i 5 Seconds of Summer – è così che si fanno chiamare, giusto? – non dovrebbero avere contatti umani. Creano disordine ovunque mettano mano e, no, lei non è una maniaca dell'ordine e del pulito, ma di certo non ama che si incasinino le vite delle sue amiche.

Sono già sul punto di separarsi per andare in classe, quando River si stringe le mani l'una nell'altra e sorride loro timidamente: «Comunque, ho preso una decisione. Andrò a parlargli».

Aria di cambiamenti: Debbie se l'aspettava – anche se inizia a pensare che River debba necessariamente iniziare a specificare di chi sta parlando, visto che lei continua a pensare al biondo sbagliato. Sempre perché avverte l'aria di cambiamenti non si sorprende nemmeno quando Shae-Lee batte le mani con entusiasmo e fa un piccolo saltello sul posto: «Anche io ho preso una decisione!»

Ed è questo a preoccuparla: quando la sua amica è su di giri si rivela anche meno ragionevole del solito. «Si può sapere quale?»

Shae-Lee a quella domanda sbianca, sgrana gli occhi e poi li serra. «No» risponde, scuotendo il capo con enfasi, come a farsi coraggio. «Lo scoprirete quando l'avrò fatto».

Se River, dopo un momento di smarrimento, ridacchia divertita e mormora un “okay!”, Debbie drizza le orecchie e alza la guardia. Aspetta che la più piccola se ne sia andata per domandare un indispettito: «Come sarebbe?» Non ha alcun senso, perché mantenere il segreto anche con lei? La cosa non le piace e non esita ad esprimere quel suo giudizio a voce alta, mentre camminano verso l'aula di lettere.

Shae-Lee tuttavia sembra irremovibile: no, non glielo dirà. No, nemmeno se insiste e, oh, per favore Debbie, non continuare a farle pressione. Non vuoterà il sacco. Non vuole che ci siano aspettative, vuole solo sentirsi pronta e... farlo.

Dal momento in cui Shae-Lee si esprime con queste esatte parole – ma in prima persona, ovviamente – rigirandosi una ciocca di capelli biondi tra le dita, Debbie va leggermente nel panico, ma cerca di non darlo a vedere. Sbuffa, invece, e cerca di suonare diplomatica quando dice: «Dimmi solo se devo chiamare un'ambulanza».

Shae ride, felice che l'amica abbia accettato il suo silenzio senza troppe insistenze. «No, al massimo avrò bisogno di un bel po' di gelato». E la sua risposta non incoraggia molto Debbie, che, si sa, non ama molto i cambiamenti.

*

È finita la seconda ora e Shae-Lee, dopo averci pensato su durante le lezioni, prendendo in considerazione ogni possibile risvolto (circa), prende un respiro profondo, ad occhi chiusi, poi si alza in piedi per prima.

Debbie si sforza di tenere il fondoschiena incollato alla sedia e lo sguardo basso: ha capito che il momento è giunto. Qualunque cosa la sua amica abbia intenzione di fare sta per compiersi: i cambiamenti sono in arrivo. Le sorride incoraggiante – anche se non è sicura sia il caso – e poi torna a sistemare le penne nell'astuccio, mentre l'altra sparisce dalla sua vista.

Shae-Lee si sente male. Non è più così tanto sicura di volerlo fare e, oh, se solo avesse confidato a Debbie le sue intenzioni ora saprebbe quanto la sua idea sia effettivamente folle. Appena fuori dall'aula, quindi, svolta l'angolo e si ferma; nessuno sa nulla, nessuno ha aspettative: può ancora tornare indietro, no? Non ci sarebbero ripercussioni. A parte il rimpianto.

Si appoggia al muro e chiude gli occhi, mentre i suoi compagni cominciano a uscire. Qualcuno dice che tentare non nuoce e, be', lei è sempre stata una persona abbastanza ottimista. Il che le suggerisce di buttarsi e provare. Il problema è che Shae-Lee Anning è anche sempre stata piuttosto insicura; aver avuto finora fin troppa fortuna con Michael non è una base sufficiente per buttarsi e cercare di... di far cosa? È nel pallone più totale, non sa nemmeno lei cosa pensare.

Poi qualcuno le posa una mano sulla spalla e «Ehi, tutto bene?» domanda. Shae-Lee sobbalza e sgrana gli occhi, trovandosi accanto proprio Michael Clifford – le farfalle nello stomaco, i battiti accelerati, la testa che non sa se galleggiare nell'aria come un palloncino o scoppiare direttamente per via del panico.

Alla sua reazione impaurita, Michael ritira la mano e ridacchia, incerto. «Shae?» la chiama confuso.

Lei impiega qualche istante di troppo a rimettere in riga i pensieri, ripristinare le capacità motorie e annuire. «S-sì, sì. Ciao!» lo saluta con voce acuta e leggermente isterica. Okay, è il momento: sta per farlo. Deve solo–

Ma non fa in tempo a riordinare le idee, perché Michael, interpretando quel saluto come un congedo, fa qualche passo all'indietro, sorridendo divertito, e poi s’incammina: «Be', ci vediamo a lezione».

No, no, no, no, no! è tutto ciò che riesce a pensare, mentre guarda ad occhi sgranati il ragazzo per cui ha una cotta allontanarsi con la sua camminata un po' goffa. Stupida, stupida Shae-Lee! Si rimprovera. Perché non fa altro che combinare guai? Era sul punto di farlo e ora lui se ne sta andando e...

Senza pensarci oltre, Shae-Lee lo insegue: «Mickey, aspetta!» Tentar non nuoce, no? Al diavolo il timore!

Al terzo richiamo Michael si ferma, si volta e si sorprende nel vedere la ragazza rincorrerlo. Sorride; non capita spesso che qualcuno abbia così tanta voglia di parlare con lui. «Che succede?» chiede, senza aspettare che anche lei si fermi.

Poi cala il silenzio. Ora che Shae-Lee è proprio si fronte a lui sente le gambe molli e le orecchie pulsare, per non parlare del cervello che è andato del tutto a farsi friggere alla vista di quel suo sorriso così... così... Prende un respiro profondo, dandosi della stupida: no, non può di nuovo sprecare un'opportunità per colpa dello smarrimento. Abbassa lo sguardo per racimolare il coraggio necessario e poi lo fa.

*

River Loveday non è una ragazza coraggiosa e questo è un dato di fatto. È disponibile, caparbia e dolce, ma non coraggiosa. Ha passato tutte le lezioni della mattina a guardare Luke di sottecchi, sperando di trovare il coraggio necessario ad abbattere il muro di mutismo che lui ha eretto tra loro, ma non ci è riuscita. Per ben tre volte ha preso fiato ed è stata sul punto di chiedergli quale diavolo fosse il suo problema ma ogni volta, sul momento di parlare, ha prima riadattato la frase a un semplice e diplomatico “Possiamo parlarne?” per poi rinunciarci del tutto.

Ora si sta dirigendo verso la mensa, Luke e Calum parlano tra loro in maniera quasi naturale, anche se la disinvoltura del primo è palesemente solo apparente. Lei, mentre cammina al fianco del migliore amico, sta riflettendo: come può mettere fine a quella ridicola situazione? Magari dovrebbe fare finta di nulla e tornare a parlare con lui come se niente fosse. O forse sarebbe meglio chiedergli spiegazioni? O, ancora, non sarebbe il caso di spiegargli la propria posizione e chiedergli perdono senza pretendere risposte? È abbastanza sicura di non aver fatto nulla di male, ma l'ostinazione con cui Luke rimane sulle sue le fa credere di averlo involontariamente ferito; solo, non sa come. Come potrebbe scusarsi di qualcosa che non sa di aver fatto?

Sospira e, anche se non se ne accorge, Luke la spia con la coda dell'occhio, preoccupato.

D'altra parte non ha mai avuto bisogno di strategie con Luke. Parlare con lui è sempre stato naturale, non si è mai dovuta preoccupare di scegliere con attenzione le parole o il modo in cui affrontare un determinato argomento. È ridicolo che debba farlo ora. È il suo migliore amico e non sarà un'incomprensione – qualunque essa sia – a separarli, non vuole che succeda.

Quindi River prende fiato e alza lo sguardo su Luke, pronta a parlare. Prima che possa farlo, però, Calum scoppia dal nulla in una risata fragorosa, attirando l'attenzione di entrambi. «Ehi, Mike, che ti prende?»

Michael Clifford sta avanzando nella loro direzione con le sopracciglia aggrottate e le labbra strette in una smorfia incomprensibile – la domanda di Calum è più che lecita. Solo quando è abbastanza vicino si gratta la testa e dà una risposta: «Shae-Lee mi ha...»

L'indugiare che segue causa un momento di panico generale. Lo ha... cosa? Preso a schiaffi? Mandato al diavolo? Baciato? Potrebbe significare così tante cose che River, ricordandosi della misteriosa decisione presa dall'amica quella mattina, non può fare a meno di balzare in avanti e: «Ti ha... cosa?» chiedere, così entusiasta che quasi Luke viene contagiato – salvo poi ricordarsi della loro situazione e rabbuiarsi di nuovo.

«Mi ha chiesto di uscire!»

«Oddio, Mickey!» trilla la ragazza, al settimo cielo; corre in avanti e lo abbraccia, sotto lo sguardo di Luke. «E tu che hai detto?» gli domanda ancora. Non riesce a credere che Shae-Lee abbia finalmente preso l'iniziativa. Non dubita nemmeno per un secondo che Michael abbia accettato, almeno finché lui non fa una smorfia e indugia ancora un po'.

A quel punto fa un passo indietro, mortificata, e lo guarda negli occhi. «Cos'hai risposto?» ripete, preoccupata.

Abbassa lo sguardo e si morde la lingua. «Che venerdì abbiamo le prove» mormora impacciato.

River inarca le sopracciglia, sorpresa, poi s’imbroncia un po', intuendo che si tratta di un “no”. Guarda Calum e lui, cogliendo la muta richiesta di aiuto, scrolla le spalle.

«Hai dato buca ad una ragazza per le prove?» Sembra assurdo. Insomma, la band sono loro quattro: possono sempre spostarle, nessuno gli direbbe di no. Tutti sanno quanto Shae-Lee muoia dalla voglia di uscire con lui e qualcosa dice a Calum che nemmeno a Mike dispiaccia l'idea.

«Be', sì». Michael si stringe nelle spalle e arrossisce. Lo stanno facendo sentire uno stupido. Non è uno stupido, no? Gli dispiace aver dovuto rifiutare – davvero, gli dispiace – ma quel venerdì avevano deciso di provare e non sarebbe stato carino anteporre una ragazza agli amici – alla band.

Calum ride e gli posa una mano sulla spalla, per poi guardarlo di sottecchi e iniziare: «Mike, amico, apprezzo molto il gesto, ma...»

Luke lo anticipa, perché sta pensando esattamente la stessa cosa: «Possiamo posticiparle a sabato».

Ma no, no che non possono. Sabato è il grande giorno: finalmente potranno esibirsi al Denim; è necessario esercitarsi il più possibile per prepararsi a quel momento: niente più pubblico inanimato, al pub ci saranno persone vere ad ascoltarli, gente che potrebbe accorgersene, se facessero un pasticcio.

River sospira sconsolata, quando la conversazione verte su questo argomento. I ragazzi hanno perfettamente ragione, Shae-Lee ha scelto un pessimo momento per avanzare quella proposta. Purtroppo. Mentre si avviano alla mensa scolastica, il suo cervello lavora freneticamente: si chiede come stia la sua amica, quale vendetta stia pianificando Debbie e come risolvere questa situazione, perché, insomma, è chiaro che Michael avrebbe voluto accettare, glielo si legge negli occhi.

«Di quanto tempo avete bisogno per le prove?» chiede a Calum, mentre sono in fila per riempire i vassoi.

«Di tutto il tempo possibile» risponde lui, che sembra aver già accantonato il problema, tutto concentrato sulle pseudo patate arrosto che servono quel giorno – saranno commestibili? A volte le sembra incredibile quanto poco i ragazzi si concentrino sulle faccende, preferendo lasciare che si sbroglino da sole – il che le ricorda Luke e la perduta occasione per fare chiarezza, ma a questo penserà un'altra volta: ora è necessario aggiustare la questione “Michae-Lee”.

Quindi torna all'attacco con una nuova domanda: «Senti, Mike, ma a te Shae-Lee... piace?»

Il ragazzo in questione arrossisce violentemente e scoppia in una risata isterica, che vorrebbe tanto sembrare leggera. Poi farfuglia una serie imprecisata di “well” e risolini e “come on!”, che valgono più di mille conferme, come dimostra il sorriso smagliante che si dipinge sul volto di River. Quindi bisogna solo trovare un modo per avviare le cose tra loro, è chiaro.

E, al di là di ogni aspettativa, è Luke a trovare una soluzione: «Perché non la inviti al concerto e poi la porti fuori?»

River, che è sempre con loro quando suonano, potrebbe indicare almeno un paio di motivi per cui sarebbe meglio evitare – sono sempre troppo su di giri e sudati, dopo aver suonato, ma è anche certa che a Shae-Lee non darà alcun fastidio. Senza contare che a Michael l'idea non sembra dispiacere minimamente. «Ma è geniale!» esclama, invece, per poi subito voltarsi di tre quarti e cercare la figura di Shae-Lee tra gli studenti in mensa.

River, felice che il problema si sia risolto, non riesce a non sorridere a Luke, mentre già cerca di immaginare la reazione entusiasta della sua amica a quel risvolto. Luke, dal canto proprio, stiracchia un sorrisetto e poi torna a concentrarsi sul proprio vassoio. Nemmeno oggi parleranno.

*

Sono le undici di sabato sera e, se lo chiedi a Michael, le cose non potrebbero andare meglio. Shae-Lee indossa un paio di pantaloncini marroni cortissimi e una camicetta chiara che, be', non fanno che mettere in evidenza il suo bel corpo – e lui apprezza, non c'è nemmeno da chiederselo. Lo spettacolo, oltretutto, è andato alla grande. L'accoglienza è stata tiepida, sì, ma considerato che Ashton ha esordito con un entusiastico grido di incoraggiamento che ha disturbato metà della clientela, non poteva andare meglio. Sono una nuova band, un gruppo di sbarbatelli alle prime armi che però, come ha preannunciato il presentatore, hanno grinta e talento. È filato tutto liscio, con entusiasmo e adrenalina alle stelle, finché anche l'ultima canzone non è stata suonata.

Con sommo stupore di Michael, River, Kerrie e Shae-Lee non sono state le uniche ad applaudire: diverse persone li hanno festeggiati e, sorprendentemente, persino Debbie. Alle undici, come pattuito, la band si ritira dietro le quinte lasciando il posto allo stereo del bar.

Quando raggiungono le ragazze al tavolo, non si sa bene chi sia più su di giri: Ashton sventola i pugni in aria, festeggiando la conferma d'assunzione; Michael sorride e non toglie gli occhi di dosso a Shae-Lee, salvo quando incontra il suo sguardo; lei stessa saltella sul posto, felice, e distribuisce congratulazioni a destra e a manca; River sorride raggiante e non sa con chi parlare per prima; Calum e Luke si abbracciano e dicono sciocchezze dritto nelle orecchie, per poi ridere a crepapelle. Debbie, di sicuro, non è particolarmente di buon umore quella sera: alterna sguardi diffidenti da un ragazzo all'altro, come se avesse così tante preoccupazioni da non sapere dove iniziare a sistemare tutto.

Una cosa è certa: a Debbie non piace uscire con quei quattro. La compagnia le sta benissimo, anzi, si è affezionata a River tanto da sentire la sua mancanza quando lei e Shae-Lee non riescono ad incontrarla durante l'intervallo, a scuola. Ma non i ragazzi: più li osserva e passa del tempo con loro, più si sente totalmente estranea al loro mondo – e ne è felice: li considera stupidi combina guai, il genere di compagnia che la farebbe uscire dai gangheri.

Non fa in tempo a pensarlo, che Calum si siede al suo fianco e «Ehi!» esclama, sorridendo sornione. «Piaciuto lo spettacolo?»

Deborah sbuffa e stringe le labbra in una smorfia di sufficienza. Solo per educazione si sforza di rispondere: «Ve la cavate». Ed è vero: per quanto le dispiaccia ammetterlo, sono bravi davvero. Certo, non sono i nuovi Mozart né le voci migliori del mondo, ma sono... discreti. Per lo meno ascoltano buona musica e fanno cover decenti.

Contemporaneamente Ashton si è allontanato, seguito dallo sguardo di River, e Michael ha sorriso raggiante a Shae-Lee: «Andiamo?»

La ragazza – letteralmente – salta su dalla sedia, sorridendo così da tanto che Debbie quasi percepisce l'affaticamento delle sue guance. Così, mentre si allontanano, dopo aver brevemente salutato tutti, lei viene lasciata sola in mezzo a persone con cui non vorrebbe passare il suo tempo. La nuvola di tempestoso malumore che la avvolge è quasi visibile.

Non che a Calum importi, comunque: è sempre stato bravo a rallegrare gli altri, ecco perché non molla l'osso, ma continua a cercare di attaccare bottone con Debbie, nonostante le risposte a monosillabi.

Luke siede al suo fianco con un muso infinitamente lungo. Se il suo migliore amico flirta con Debbie e la sua migliore amica con Ashton Irwin, non sa bene perché non se ne sia ancora andato a casa. Okay, forse perché sono scesi dal palco da nemmeno cinque minuti e fino a qualche istante fa aveva in mente di festeggiare, ma il concetto è chiaro: si sente escluso. Tutti sembrano troppo impegnati a pensare ad altro. Ruba dunque la birra di Calum, sperando che almeno lei possa farle compagnia.

Sposta distrattamente lo sguardo su River, nostalgico: cosa sta succedendo loro? Perché, tutto d'un tratto, stare insieme come hanno sempre fatto sembra così difficile? Non hanno mai incontrato la minima difficoltà nel fare pace, anche dopo il più furioso dei litigi. È evidente che qualcosa sia cambiato, ma non riesce proprio a spiegarsi cosa. Gli tornano in mente le insinuazioni di Cal dello scorso sabato e scuote leggermente il capo: no, non può essersi preso una cotta per la sua migliore amica. È un gesto troppo sciocco anche per uno come lui. Affonda la testa tra le braccia e sbuffa. Allora perché non si limita a parlarle, fingendo di non averle urlato addosso frasi che non pensava davvero? Gli manca. Lei è lì, seduta a due sedie di distanza da lui, e non riesce nemmeno a rivolgerle la parola. Come ci sono finiti a quel punto?

«Ragazzi, devo presentarvi una persona!» esclama all'improvviso la voce squillante d'entusiasmo di Ashton. «Ehi, dov'è finito Michael?» domanda, mentre Luke alza la testa per capire di chi l'altro stia parlando: è in piedi accanto al loro tavolo e stringe la mano di una ragazza piuttosto minuta, con i capelli castani lunghi fino alle spalle e fermati da una fascetta sottile all'altezza della fronte.

«Ha un appuntamento con Shae-Lee» risponde Calum, allegro.

Ashton ridacchia; «Ah, già. Be', gente, questa è Nat, la mia ragazza. Nat, questi sono i ragazzi – meno Michael».

Luke non fa tempo a formulare alcun pensiero, che già il suo sguardo abbandona gli occhi verdi della sconosciuta per cercare quelli blu di River; ha l'aria smarrita e ferita, abbassa la testa e non dice una parola. Debbie si alza in piedi di scatto, un'espressione contrita in viso: «Riv, mi accompagni in bagno? Me la sto facendo sotto» le chiede, sottraendola così a quella lenta tortura. Sottraendola alla protezione di Luke prima che lui potesse anche solo realizzare di voler far qualcosa.

Così, senza una parola di più, rimangono in quattro: Luke, Calum, Ashton e Nat.

«Be'», Cal si passa una mano sulla nuca e sorride; «piacere di conoscerti. Non preoccuparti per Debbie, ci odia tutti».

Così Nat e Ashton ridono, mentre Luke abbozza un sorriso e svuota la bottiglia di birra, che nemmeno gli appartiene, pensando a River. In qualche modo, crede di sapere esattamente cosa sta provando in questo momento. E questo potrebbe significare che Calum ha ragione oppure che lui non regge nemmeno una birra.

*

Secondo i pronostici dei ragazzi, l'idea di Michael per l'appuntamento di quella sera è terribile; a giudicare dai loro tentativi di persuasione, sembrava si stesse per tuffare di testa in una pozzanghera, più o meno. Lui, però, non li ha ascoltati, un po' perché River insisteva nel suggerirgli di fare di testa propria e un po' perché lui tende a fidarsi del proprio istinto. A giudicare dall'espressione di Shae-Lee appena entrano nel locale, in ogni caso, è stato un bene.

Nel momento stesso in cui i suoi occhi s’illuminano e il sorriso – già enorme – si allarga ulteriormente sul suo viso alla vista dell'interno della sala giochi, Michael sente le farfalle nello stomaco e il cuore più leggero. Per un istante, prima di entrare, ha davvero avuto paura di essere sul punto di rovinare tutto, ma fortunatamente i suoi amici si sbagliavano: Shae-Lee è davvero sulla sua stessa lunghezza d'onda.

Sorride di rimando e la osserva fare qualche passo in avanti, guardandosi attorno meravigliata. «Oh mio Dio» dice in un tono a metà tra lo sconvolto e l'entusiasta, mentre passa le dita tra i lunghi capelli biondo scuro per portarli all'indietro. Poi si volta verso di lui e spalanca le braccia incredula e «Oh mio Dio!», ripete con più enfasi.

Michael non sa cosa rispondere a tutto quello stupore, quindi la affianca, affonda le mani nelle tasche dei jeans stretti e si guarda attorno come lei. «Può andare?» Non è un appuntamento galante, no, ma è in perfetto stile Michael Clifford. Spera solo che sia anche in stile Shae-Lee Anning.

«Se può andare? È fantastico!» esclama, senza smettere di guardare tutto meravigliata come una bambina in un negozio di caramelle. «L'ultima volta che mi hanno permesso di entrare in una sala giochi è stato... a dieci anni?» Batte le mani e gli regala un sorriso felice: «Grazie!»

Michael ride e glielo chiede: «Perché non ci sei più tornata?»

E la risposta è anche più semplice del previsto: «A mia sorella i videogiochi non interessano e a Debbie anche meno. Non si è più presentata l'occasione». Scrolla le spalle e arrossisce un po': è troppo infantile esaltarsi così per una sala giochi?

Lui ridacchia e le sorride di nuovo. «Facciamo così: se stasera ti diverti, puoi tornarci assieme a me tutte le volte che vuoi» propone e, prima che lei possa trovare le parole per rispondere, d'istinto le prende la mano per trascinarla con sé all'unico videogioco arcade libero che riesce ad avvistare, prima che qualcuno glielo soffi sotto il naso.

Intanto, il cuore di Shae-Lee fa le capriole e le farfalle nel suo stomaco volano talmente forte da scatenare un uragano. Non riesce a smettere di sorridere, perché ancora stenta a crederci: è a un appuntamento con Michael Clifford!

*

«Va tutto bene?»

River prende un respiro profondo e si morde il labbro inferiore, annuendo. È seduta sulla tazza del water nel minuscolo bagno del Denim pub, che è persino più piccolo di quanto ci si potrebbe immaginare. Almeno, però, è pulito, il che permette a River di prendere grossi respiri senza rischiare l'intossicazione.

«C-certo» balbetta con così poca convinzione che Debbie sente una stretta allo stomaco. Sospira, quindi e s’inginocchia di fronte a lei, posandole le mani sulle ginocchia.

«Non lo sapevi?»

«Che avesse una ragazza? No» ammette, mentre guarda in alto e incrocia gli occhi: è l'ultima spiaggia, se nemmeno questo funzionerà, niente più impedirà alle lacrime di scendere. Stringe forte il labbro tra i denti e prende un altro respiro profondo nella speranza di allentare il groppo che le stringe la gola.

No, Ashton non ha mai parlato a nessuno di alcuna ragazza. O almeno ultimamente: è passato un sacco di tempo dall'ultima in cui ha nominato o descritto qualcuna, durante le sessioni prove in garage. Lei lo sa bene: è sempre lì ad ascoltare, attenta a cogliere e filtrare tutte le informazioni che escono dalla bocca dei ragazzi, per essere sicura che non ci sia nessun'altra ragazza a portarle via Ashton. Non che si aspettasse davvero di avere speranze con lui; solo che, egoisticamente, sperava di poterlo avere tutto per sé, anche solo come amico.

Non se ne accorge nemmeno, che ha iniziato a piangere, finché Debbie non la stringe in un abbraccio, accarezzandole leggermente la schiena nel tentativo di calmarla. È quella premura a farla sentire abbastanza al sicuro da abbandonarsi ai singhiozzi. Perché non è giusto, non è giusto proprio per niente; prima il destino le ha tolto il suo migliore amico e poi anche Ashton. È solo un brutto periodo, forse, ma quando finirà? Non è sicura che il suo cuore possa sorreggere tutto quel dolore.

Deborah sospira, non sapendo bene come comportarsi. È sempre più convinta che a quei quattro mentecatti dovrebbe essere vietato avere rapporti umani, ma dubita che sia questo ciò che a River piacerebbe sentirsi dire, per cui pensa bene di tenere quel commento per sé, ripetendo le solite frasi di circostanza: una serie pressoché infinita di «Va tutto bene», «Passerà» e «Ci sono qui io». E l'ultima è forse la formula più efficace, anche se entrambe sanno che l'unico abbraccio in grado di far sentire River a casa sarebbe quello di Luke. Ma Luke non c'è.

*

«Who-hoo!» Mani in aria e sorrisi raggianti, Michael e Shae-Lee festeggiano la vittoria all'ultimo videogioco arcade su cui sono riusciti a mettere le mani. Si danno il cinque e si scambiano occhiate entusiaste, poi, addirittura, Michael la stringe a sé.

Il cuore di Shae-Lee fa una capriola, mentre lei ricambia l'abbraccio. Ormai è fin troppo tardi e di lì a poco dovrà telefonare a sua sorella nella speranza che vada a prenderla, ma ancora non riesce a credere di essere appena uscita con Michael Clifford.

È stata una serata perfetta, non avrebbe potuto sperare in nulla di meglio: hanno giocato a tutti i picchiaduro che hanno trovato in sala giochi; lei lo ha convinto a fare ben tre partite a Dance Dance Revolution, godendosi così la sua incommensurabile goffaggine; hanno riso fino alle lacrime non saprebbe dire quante volte e, soprattutto, sono stati bene insieme. Sono stati loro stessi, nel loro habitat naturale, senza pensare a cosa dire, come comportarsi.

Il nervosismo che Shae-Lee temeva le avrebbe rovinato la serata è scivolato via non appena lui le ha sorriso la prima volta, rimpiazzato dal perenne svolazzare delle farfalle nello stomaco e dal rossore intermittente sulle gote. Se glielo chiedessero, al momento non saprebbe trovare un'altra situazione in cui in vita sua si sia sentita così bene.

Ride, mentre sullo schermo della postazione compare la testimonianza dell'ultimo “GAME OVER” di Michael, determinando così la fine della loro permanenza in sala giochi. Con quella ridicola sconfitta, per cui stanno entrambi ancora ridendo, si sono giocati l'ultimo gettone acquistato e non resta altro da fare se non incamminarsi verso casa – perché Michael insiste: no, non telefonare, ti accompagno io. E così fanno.

Camminano fianco a fianco, senza nemmeno sfiorarsi, ma si guardano, ridono e rivivono tutti gli apici del divertimento di quella sera: «Credo che niente sia meglio della tua caduta sulla pedana di Dance Dance Revolution» è pronta a scommettere Shae-Lee, ma Michael ci tiene a ricordarle che «Ti sei messa a strillare quando hai visto la bambina di Silent Hill!». E, okay, forse quello è stato anche più imbarazzante del capitombolo di Mickey.

A lui brillano gli occhi alla luce dei lampioni, mentre sorride e cammina al suo fianco. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe andato tutto così bene. Forse non c'è stato nulla di romantico in quell'appuntamento, ma si sono divertiti insieme, scoprendosi molto più affini del previsto.

Quando arrivano a casa Anning, si fermano davanti al cancelletto d'ingresso, l'uno di fronte all'altra. Il silenzio cala assieme a un denso imbarazzo; c'è una certa aspettativa tra loro, è come se da copione qualcosa dovesse succedere a questo punto, ma per loro fosse troppo affrettato.

«Sono stata bene stasera». Alla fine è Shae-Lee a rompere il ghiaccio, mandando a farsi friggere quell'attesa stereotipata. Sorride timidamente, ma con spontaneità.

Michael replica con un sorriso dolce dei suoi e inclina la testa da un lato, guardandola. «Anche io. Dovremmo replicare!» propone e lei non può far altro che annuire.

«Be', buonanotte» aggiunse poi il ragazzo, allargando le braccia per salutarla con un abbraccio.

Shae-Lee senza nemmeno pensarci ci si tuffa – be', non letteralmente: è sempre un po' timida – e sente il cuore accelerare i battiti. Senza nemmeno pensarci si alza in punta di piedi e gli sfiora una guancia morbida con le labbra, poi si allontana in fretta. «Buonanotte» risponde; «e grazie di tutto». Poi sgattaiola in casa cercando di fare meno rumore possibile, un sorrisetto felice stampato in viso.

Quando sente il suono della chiave chiudere definitivamente il portone dell'abitazione, Michael si sente libera di andare. S’incammina verso casa, sfregando con le mani la pelle delle braccia, mentre non riesce a pensare ad altro che a quel lieve bacio lasciatogli sulla guancia.

Non è la prima volta che una ragazza lo bacia, figurarsi! River stampa loro baci sulle guance continuamente, ma con Shae-Lee è diverso. Sente la testa e il cuore leggeri mentre cammina e non riesce a fare a meno di pensare di volerla rivedere al più presto. Fosse per lui tornerebbe indietro subito e suonerebbe al campanello, svegliando tutta la famiglia, ma a impedirgli di fare certe fesserie ci sono il sonno, il buon senso e il timore – se per lei non fosse lo stesso? Se poi suo padre lo minacciasse con una mazza da baseball?

Quindi si limita a camminare verso casa stringendosi in se stesso, mentre ripercorre mentalmente tutte le emozioni vissute quella sera. Chi l'avrebbe mai detto, che avrebbe trovato una ragazza fissata quanto lui coi videogiochi? Sorride tra sé, e si dice che forse Shae-Lee Anning potrebbe piacergli davvero.



Bla bla bla vari:
Buongiorno! Spero che le vacanze stiano procedendo bene per tutte voi, anche per chi ancora in vacanza non c'è - forza e coraggio, universitari, la sessione finirà presto!
Volevo di nuovo, per cominciare, ringraziare la mia Bobbol, alias Rigmarole, che ha betato anche questo capitolo. Diteglielo anche voi, che è una beta fantastica, perché a me non crede più, per qualche motivo -- una beta fantastica con una voce che mette il buon umoooore! *^*
In realtà non ho molte cose da dire se non che finalmente ho sistemato e portato a termine la scaletta della storia, che d'ora in avanti è solo da scrivere - il che non è poco, ma almeno non dovrei correre il rischio di perdermi per strada/allungarla troppo/dimenticarmi episodi/bloccarmi perché "OMG NON HO IDEE".
Be', uhm, quanti di voi odiano Ashton? Quanti di voi odiano River (Aries, tu non conti, già lo so che la odi)? Quanti amano Michael? (*alza la manina*) 
Non so che dire. Ah, già! Ringrazio i due anonimi (o era sempre lo stesso?) che mi hanno scritto su ask a proposito della storia: sono felice che vi piaccia! *^*
Grazie a chi sta ancora leggendo, nonostante la mia lentezza di aggiornamento. Come ho scritto a chi me l'ha domandato, ora ho finito gli esami, per cui dovrei avere un po' di tempo per scrivere. Quando studio invece scrivere per me risulta un'impresa ardua, la mia mente si fissa su ciò che devo e non devo fare, ecco perché i miei aggiornamenti così rari.
Quindi, niente, spero che la storia non vi stia annoiando.
Le approfitto per spammarvi una storia che sto scrivendo a quattro mani con Aries Pevensie, si tratta di un'originale romantica dalla trama leggera e poco impegnativa, ma che speriamo possa divertirvi come diverte noi. La trovate QUI.
Be', credo che sia tutto. 
Ringrazio di cuore tutti quelli che mi stanno supportando anche solo continuando (o iniziando!) a leggere. Grazie! <3

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Yvaine0