Cap. 1
Parve
una stella
Le strade
di Konoha non erano mai state così tranquille come quella
notte. Il vento frusciava disturbando le insegne dei negozi
addormentati, la
città sonnecchiava pacifica, sotto il flebile dormiveglia
della luna.
Un uomo
tormentava la pace del paesaggio, i suoi capelli erano di un
biondo così acceso che la luna sospettò che il
sole fosse in anticipo.
Passeggiava tranquillo, incurante della notte e delle stelle che
vaneggiavano
la bellezza del cielo.
Nella sua
innaturale calma, l’uomo si lasciò cadere in mezzo
all’erba.
Là, finalmente, si arrese e riconobbe lo splendore del cielo
in quella notte di
primavera. Una lacrima slittò lungo le sue guance, andando a
infiltrarsi tra le
sue labbra e facendogli assaporare il suo gusto amaro. Non aveva mai
perso un
allievo. Mai, fino a quel giorno. Obito … come era potuto
succedere? Il suo
allievo più spiritoso, più ribelle,
più imprevedibile era scomparso per sempre,
andando a congiungersi a quelle centinaia di milioni di stelle, che
quella
notte lo salutavano indisturbate.
- Io di
letti strani ne ho visti, ma come quello che ti sei scelto tu non
ne avevo mai sentito parlare.- Era una voce morbida e gentile che lo
riportava
sulla terra, strappando i suoi occhi turchesi da quel cielo e da quelle
stelle
vanitose.
E per un
attimo pensò che una di quelle stelle si fosse staccata dal
cielo e fosse precipitata sulla terra. Chi aveva davanti era una
ragazza che si
preparava a diventare donna. I suoi capelli rossi fiammeggiavano
illuminando la
notte morella. Aveva grandi e deliziosi occhi azzurri e gentili, e le
sue mani,
dolci e affusolate, sembravano fatte apposta per regalare carezze.
- Allora
…è così comodo questo?- Chiese
sorridendo. Minato si alzò
velocemente.
- ecco, io
veramente…- la ragazza scoppiò a ridere, una
risata semplice e
vivace, che Minato desiderò davvero che non smettesse mai.
- Certo che
sei strano!- si avvicinò furtiva, e, con grande stupore di
Minato, si sedette accanto a lui.
-Guardi
spesso le stelle?- Gli chiese, anche lei ormai dispersa in
quell’oceano di piccoli fuochi scintillanti.
Minato
pensò che quella donna fosse un po’ strana. Non
gli chiedeva il
suo nome, o da dove venisse e neanche perché si trovasse
steso in un prato nel
bel mezzo della notte. Gli aveva chiesto se guardava mai le stelle.
-No, non
è una mia azione abituale … e tu?-
- Io
…- lo sguardo della rossa si era fatto vacuo, tanto che
Minato
temette stesse per tornare ad essere una stella, ciò che
probabilmente era.
- A volte
ho come l’impressione che …che le stelle mi
ascoltino più degli
esseri umani.-
- Davvero?-
Che strana questa tipa.
-
Sì …come ti chiami?- A Minato venne da sorridere.
Da come parlava,
sembrava una bambina.
E questo a lui
piaceva.
- mi chiamo
Minato. Minato Namikaze. E tu?-
- Kushina.
Kushina Uzumaki. Sei di qui?-
Una debole
luce emanata da una lucciola li sorvolò, poi di nuovo tutto
perfettamente ombroso.
-Sì…ma
tu non hai l’aria di una che viene da qui. Perlomeno, io non
ti ho
mai vista …me ne ricorderei…- aggiunse poi a
bassa voce, in modo che lei non
potesse sentirlo.
- No, io
infatti vengo dal paese del vortice.-
Una folata
di vento gelida li fece rabbrividire entrambi. D’istinto,
Kushina si avvicinò un po’ di più a
Minato. L’uomo era impacciato, non se ne
intendeva di quel genere di cose. Doveva cingerle il collo con un
braccio? Ma
si erano appena conosciuti, sarebbe passato da maleducato.
- Senti
…non per sembrarti indiscreto ma …cosa ci fai qui
a Konoha?-
Lei lo
osservò a lungo.
- Una
missione …- ma non sembrava troppo convinta. Il suo angelico
viso
sembrava divorato dal dubbio e dall’ansia. Si era come spenta.
Il biondo
però non aggiunse altro.
Vedeva la
rosea pelle di Kushina scossa dai brividi.
- Almeno
hai dove dormire, Kushina Uzumaki?-
Lei lo
osservò a lungo. Poi le
sue
labbra si incresparono in un sorriso furbetto.
- Come? Tu
di solito non dormi in mezzo all’erba?-
Lui
sorrise.
- No, ma
posso sempre iniziare …-
Kushina si
fece più stretta a lui, appoggiano la testa rossa sul suo
petto. E là, tutto il freddo, il gelo, la paura della notte
e della realtà
scomparvero. Lui le passò un braccio attorno alla schiena,
attirandola più
vicina a se.
- Se vuoi,
ti trovo un posto dove alloggiare durante il tuo soggiorno.-
Lei lo
squadrò con i suoi radiosi occhi azzurri.
- No
…non muoverti, voglio stare ancora qui.-
Detto
questo chiuse gli occhi e si lasciò cadere in un sonno
ristoratore.
Minato stette un po’ a guardare Kushina, poi anche lui si
addormentò,
l’immagine solare della ragazza ancora impressa nella mente.
***
Il giorno
dopo Minato era normalmente impegnato ne suoi compiti di
routine. Eppure era ossessionato da Kushina Uzumaki. La mattina stessa
si era
subito accorto che la ragazza non era più tra le sue
braccia, era sparita, come
inghiottita dal cielo. Aveva seriamente temuto che si fosse trattato di
un
banale sogno, eppure ricordava ancora perfettamente la sensazione di
calore che
provava stringendola a se. Non poteva essere stato un sogno
…o sì?
D’altronde,
era talmente sconvolto dalla morte del suo studente che non
si era da escludere che avesse avuto una banale allucinazione. Eppure
lei era
così perfetta
… così reale. Se dopotutto
non si fosse trattato di un sogno, avrebbe avuto un posto dove
alloggiare? Non
poteva permettere che una così incantevole creatura dormisse
per terra.
Magari era
nei guai …e se l’avessero rapita? Se qualcuno,
magari in quel
preciso momento, le stesse facendo del male? Come avrebbe potuto
permetterlo?
Sconsolato,
si prese la testa tra le mani.
“
Che cosa devo fare?”
***
Poco
lontano, Kushina Uzumaki camminava tranquilla per il Villaggio. Era
così diverso dal posto triste e malinconico in cui era nata
lei. Qua tutti le
sorridevano, anche se non l’avevano mai vista. E poi quel
Minato …era
incantevole.
Però
non poteva nascondersi per sempre. Doveva trovarsi un posto dove
alloggiare, per prima cosa. Dannazione, perché non aveva
accettato di farsi
indicare un buon posto per trascorrere la notte anziché
farsi coccolare come
una mocciosa?
Fece due
profondi sospiri e si diresse verso il bosco. “Non posso
mettermi così in evidenza, devo tenermi nascosta”.
Kushina era
scappata dal paese del Vortice. Da due genitori crudeli e
alcolizzati che la volevano dare in sposa ad un pallone gonfiato
qualsiasi.
Loro dicevano che era perché almeno si sarebbe sistemata, ma
la ragazza sapeva
che era solo perché così se la sarebbero tolta
dai piedi e avrebbero potuto
ubriacarsi a tutto fare. E magari la stavano cercando, ora. In quel
preciso
istante potevano essere nelle sue tracce.
Che
stupida, perché si era fatta vedere da quel biondo? Non aveva saputo resistere,
l’aveva visto lì, a terra.
E sembrava così triste e solo …
All’improvviso
si ritrovò malamente sbattuta contro un albero. Un
malvivente si dirigeva verso di lei, un kunai in pugno.
- Ehi,
bella! Che ne dici di consegnarmi tutto il tuo denaro?-
Kushina non
perse un secondo: - Tecnica della Moltiplicazione del
corpo!!-
La ragazza creò dieci
copie di se
stessa.
- Dico che
te li puoi scordare!-
Senza
pensarci sopra si lanciò all’attacco. Lei colpiva
con le sue copie,
lui cercava di ferirla con il kunai. Ad un tratto il tizio estrasse
un’enorme
katana . Aveva la lama sporca di sangue.
- Questo
sangue è degli idioti come te che non tengono alla pelle!-
Prese la
rincorsa e fece per colpire Kushina.
Ad un
tratto venne sbalzato indietro. La ragazza sollevò lo
sguardo.
- Sei tu
…- mormorò.
Minato si
diresse verso l’aggressore che si stava nuovamente preparando
all’attacco. Il biondo schivò i suoi colpi,
tuttavia il nemico riuscì a
colpirlo con un pugno.
Kushina
partì subito all’attacco. In due riuscirono ad
eliminarlo.
Prima di
spirare, il malvivente riuscì a protestare:
-
Vigliacchi …due contro uno non è leale.-
- Ti sbagli
…- disse Minato: - Chi attacca una povera ragazza indifesa
è
un vigliacco.-
Poi
l’uomo inclinò la testa e morì.
Minato si
voltò verso la sua bella, pronto a ricevere i suoi
ringraziamenti, ma…
- RAZZA DI
SCEMO! CHI SAREBBE LA RAGAZZA INDIFESA?!?-
- Ma io
…- fece un Minato disorientato e confuso
- SE NON
ERA PER ME TE NE STAVI Lì A FARTI MASSACRARE DI BOTTE!-
- Scusa se
ho tentato di salvarti …- Disse Minato sorridendo. Quella
ragazza era unica.
La rossa si
calmò un poco.
-Io non
avevo bisogno di aiuto …- Il biondo si avvicinò a
lei. – E
comunque ti sei fatto colpire come un deficiente, io …-
Minato la
zittì con un dolce e lungo bacio.
Quando
finalmente si staccarono per permettere ai polmoni di riprendere
aria, Minato chiese:
-Hai un
posto dove alloggiare?-
La
fanciulla scosse al testa, facendo ondeggiare una cascata di capelli
rossi.
- Vieni con
me …- Lui le prese la mano, guidandola verso il paese. Lei,
felice, si lasciò guidare.
Che
fatica!! Ok, questo era il primo chappy. Conto in molte recensioni e
vi aspetto al prossimo ed ultimo capitolo. Baci
Haku