Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: fabiolaolivetti    16/07/2014    1 recensioni
Esistono vari tipi di amore. C'è l'amore per abitudine, l'amore possessivo, l'amore selvaggio, l'amore imperfetto, e poi c'è quall'amore che sconvolge tutto, che potrebbe non sorgere il sole e sarebbe lo stesso fantastico.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6.
 
16.19
Uscì dal treno e si trascinò la valigia fino all’uscita dalla stazione. Una volta fuori prese un taxi. Le ci volle un po’ per infilare la valigia nel bagagliaio dell’auto visto che il tizio che guidava e che sembrava piuttosto arrabbiato visto il traffico che c’era a quell’ora non andò nemmeno ad aiutarla, e le uniche parole che sentì uscire dalla sua bocca furono
-“9.87.”
Lo pagò, prese la valigia, e adesso doveva trovare un modo per arrivare al secondo piano di un palazzo senza ascensore e con una valigia che pesava più di lei. La cosa sembrava difficile e si rivelò essere anche peggio.
Arrivò dopo dieci minuti col fiatone. Aprì la porta e trovò Camilla e Giacomo sul divano, a guardare un film.
-“Voi siete qui! Ma potevate avvertirmi! Sono stata in un taxi con uno che sembrava morto e mi sono trascinata la valigia per due piani da sola, e non so se avete notato che non ho muscoli che mi permettano di farlo facilmente. E voi stavate qui, sdraiati. Ma che mondo!”
Camilla si alzò subito dal divano sorridendo e andò ad abbracciarla.
-“Bentornata” le disse.
-“Grazie, ma sono mancata solo tre giorni, ti ha fatto questo effetto?”
-“Sì, non ha fatto altro che parlare di te, di come potevi stare, di come potevi non stare, di come ti trovavi nell’albergo e bla bla bla.” Disse Giacomo, poi si alzò e portò la valigia dentro.
-“Ma tu non dovevi arrivare tra due ore? Ma quanto pesa sta cosa?”
-“No, dovevo arrivare adesso. Tu chissà quale orario hai capito. Quanto alla valigia, lo so.”
-“Ma non pesava tanto quando sei andata via.”
-“Lo so, vi ho portato qualcosa.” Mentre parlava si tolse il capello, la sciarpa e il capotto.
Camilla rimase a bocca aperta.
-“Ma che hai combinato?”
Aveva i capelli tinti. O meglio le punte tinte. Erano rosa e verdi. E aveva un tatuaggio sulla spalla. Era una piccola ancora.
-“Ti lasciamo per tre giorni in un’altra città e torni in queste condizioni?” A Giacomo non piacevano i tatuaggi.
-“Non ti piacciono?” Disse toccandosi i capelli.
-“Andrà via presto quel colore vero?” Camilla stava sperando con tutta se stessa in una risposta affermativa, quei capelli erano davvero orrendi.
-“No, si toglie solo se li taglio.”
-“Oh santa madre.”
-“Hahahah, ma no scherzo. Un paio di shampi e si tolgono tranquilla.”
Giacomo riprese a parlare:
-“Quindi anche il tatuaggio si toglierà presto?”
-“No quello resta, e sono due. Non lo avete notato l’altro?” Disse facendo vedere la mano sinistra. Aveva un piccolo cuore sul mignolo.
-“No dai, questi mi piacciono, almeno non sono troppo mhh, appariscenti come i capelli.”
-“Sono orribili.” Giacomo aveva una faccia quasi disgustata.
Si misero a parlare un po’ di quello che era successo in quei tre giorni a Dublino. Michela raccontò che nella camera d’albergo affianco alla sua c’era una ragazza che era originaria di Dublino ma che si era trasferita a Champagne per lavoro, lavorava in una boutique di moda e si chiamava Eeada. Era una ragazza piena di vita e forse anche un po’ fatta e schizzata.
Tornava a Dublino perché era una fanatica di Halloween, e la sua patria era il posto giusto per festeggiarlo. Aveva i capelli tinti di un rosso accesissimo ed era stata lei a convincerla a farle tingere le punte di verde e rosa. Lei l’aveva accompagnata in giro per Dublino quella sera e ed era sempre stata lei a portarla nel negozio di tatuaggi. Di quella sera non ricordava molto, solo che erano le cinque del mattino quando entrambe si addormentarono per strada.
-“E il pezzo? Non lo hai scritto?” le chiese Camilla
-“Certo che l’ho scritto anche se non ci conto molto sul quel pezzo, per quello che ricordavo e che sono riuscita a scrivere ieri…”
-“Sei ancora una bambina.” Giacomo sembrava piuttosto seccato, di cosa non lo sapeva.
-“Come scusa?”
-“Avresti dovuto scrivere un articolo e invece ti sei solo divertita e ubriacata.”
Non rispose. In fondo sapeva che Giacomo aveva ragione e che glielo diceva solo per farle rendere conto che aveva sbagliato, e non per cattiveria.
 
18.46
Quando uscì dal bagno con un asciugamano in testa Giacomo era andato via.
-“Che fai Cami?”
-“Stavo disfacendo la valigia.”
-“Ah grazie, vengo ad aiutarti allora, guarda quello è per te.” Indicò una camicia azzurra di seta.
-“Ma che bel colore.”
-“Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Tieni, questa va sotto con quelle e questa.” Era una gonna che per l’altezza di Camilla le sarebbe dovuta arrivare prima del ginocchio, una cintura bianca e un paio di scarpe col tacco nere con degli strass che riprendevano la camicia.
-“Spero ti piaccia, ti ho portato anche questi due smalti, non credo che tu abbia questi colori e un capello.”
-“Si, mi piace tutto un sacco. Che belli questi smalti non vedo l’ora di metterli.”
-“Sì a Dublino ci sono un sacco di colori che qui non credo di aver mai visto.”
-“Queste cosa sono?” Disse Camilla alzando dalla valigia due camicie da uomo.
-“Non pensare subito male oh, sono per Giacomo. Anche se, è andato via..”
-“Ah non ti preoccupare, non è arrabbiato con te. Probabilmente si presenterà domani mattina con la colazione.”
Michela sorrise. Doveva mandare il pezzo in redazione, anche se non era molto sicura di volerlo davvero fare. Ma effettivamente doveva. Magari il pezzo di Matteo era venuto meglio, e una volta uniti non sarebbe sembrato tanto male.
“Magari la rivista deciderà di pubblicarlo lo stesso. Con un occhio chiuso. O forse tutti e due gli occhi chiusi” pensava mentre rileggeva quel … quel coso. Non era un articolo, non era niente.
Lo inviò, con grande coraggio. Andò ad asciugare i capelli e si mise qualcosa di comodo.
 
La mattina dopo Giacomo si presentò davvero con la colazione. Era sempre il ragazzo più dolce del mondo dopo tutto. La colazione non fu l’unica cosa ad arrivare: Michela ricevette una chiamata dal suo capo, quello della redazione. Aveva detto che era urgente e che doveva passare lì, adesso.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: fabiolaolivetti