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Autore: LyraB    16/07/2014    2 recensioni
Il caso Doyle è più intricato del previsto: pochissimi sospetti, alibi di ferro e mancanza di prove. Non basterà nemmeno l'aiuto di una vecchia conoscenza del CBI per risolverlo, anche perchè nel frattempo John il Rosso ha deciso di tornare in campo, pronto a tutto pur di distruggere definitivamente il suo eterno rivale. Tra disegni su Disneyworld, tazze di tè ormai fredde e cartelloni di prima elementare, sarà l'ultimo incontro tra Jane e la sua nemesi. Un incontro che potrebbe rivelarsi più scioccante del previsto.
-- Seguito di "Scarpette Rosse"
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Red John, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del rosso dell'arcobaleno'
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Il giardino pubblico di Monterey aveva visto di certo giorni migliori, vista l'erbaccia incolta e i vecchi giochi per bambini cadenti e coperti di scritte. L'albero sotto cui avevano trovato il corpo sorgeva proprio al centro del giardino pubblico e stendeva i suoi rami carichi di foglie a punta sull'area giochi dove sparuti passanti rallentavano appena per curiosare un momento prima di tirare dritto. Teresa si diresse verso la scena del crimine senza guardarsi troppo attorno, trascinandosi dietro un Patrick che camminava con la sua consueta aria svagata, quella che tirava fuori ogni volta che voleva memorizzare ogni dettaglio senza che nessuno se ne potesse rendere conto.
Una mezza dozzina di uomini in divisa si stava affaccendando attorno al cadavere e lo sceriffo si avvicinò a Teresa non appena la vide.
Si presentò toccandosi la falda del cappello in segno di saluto:
- Sceriffo Cross. -
- Agente Lisbon, Patrick Jane. - Disse Teresa. - Sappiamo chi è? -
Lo sceriffo aprì la bocca per rispondere, ma Patrick lo anticipò:
- Warren Doyle. - Disse. - Lavorava al CBI, ma non viene al quartier generale da tre mesi. -
- Esatto. È tutto quello che sappiamo di lui anche noi. - Disse lo sceriffo, stupito. - Ma come ha fatto? -
- Ho buona memoria. - Disse Patrick evasivo, avvicinandosi al corpo per guardarlo meglio.
Warren Doyle era un uomo robusto sulla sessantina, alto e quasi calvo, con piccole rughe d'espressione attorno agli occhi che accentuavano lo sguardo - fermo nell'immobilità della morte - dei suoi occhi grigi ormai spenti. La camicia bianca sotto la giacca scura era macchiata di sangue sul ventre, dove c'era il segno di un unico taglio netto. Disteso supino, con gli arti composti, guardava le foglie dell'albero sopra la sua testa senza vederle.
Mentre il consulente si dedicava ad osservare la scena, Teresa si fece raccontare quello che lo sceriffo aveva saputo dal coroner:
- Una sola coltellata allo stomaco ha reciso l'aorta addominale: è morto dissanguato in pochi minuti. Verosimilmente è morto qui: l'erba è coperta di sangue. -
- Impronte? - Domandò Teresa.
- Non piove da molto e la terra è troppo dura per mantenere le impronte delle scarpe. Sul corpo non abbiamo trovato indizi e manca anche l'arma del delitto. - Rispose lo sceriffo, voltandosi per dare un'occhiata al cadavere. - Comunque stiamo ultimando i rilievi. -
Tornò a rivolgersi a Teresa e poi si voltò di nuovo, bruscamente, per essere certo di aver visto bene: il viso del consulente del CBI era vicinissimo al volto del morto.
- Ma che sta facendo? - Domandò all'agente.
Teresa si strinse nelle spalle.
- Lui lavora così. -
Patrick si sollevò, scrollò i calzoni e le mani per spazzare via le ultime tracce di terra e fissò con aria mogia il corpo.
- Era una persona molto sola. - Sentenziò - Una persona che non aveva altro che il suo lavoro. -
Un istante di silenzio seguì le sue parole, rotto poi dalla voce dello sceriffo:
- Mi hanno detto che è uno dei vostri. Mi dispiace. -
- Grazie. - Rispose Teresa meccanicamente. - La prima cosa che faremo sarà scoprire dov'è stato Doyle in questi mesi di assenza dal CBI. -
- Credo di poterti rispondere io. - Sentenziò una voce alle loro spalle.
Teresa ci mise meno di un attimo a riconoscere la sensazione di disagio che le provocava la presenza di Ray Haffner. Lo salutò cercando di suonare il più disinvolta possibile:
- Ray. -
- Ciao, Teresa. - Disse lui con calore, avvicinandosi per salutarla un po' più di quanto sarebbe stato normale per un collega. - È bello poter lavorare di nuovo con te. -
Teresa si limitò a fare un passo indietro, sorridendo nervosa. Ray ammiccò divertito alla sua ritrosia e poi si voltò verso Patrick, salutandolo con uno sguardo velatamente ostile.
- Jane. -
- Hai detto di sapere dov'è stato Doyle in questi due mesi. - Disse Teresa, impedendo al suo consulente di dire qualcosa di maleducato a cui avrebbe dovuto rimediare.
- Certamente. Lavorava per me. - Rispose Ray.
- Per te? -
- Nella mia agenzia privata. Aveva chiesto il prepensionamento al CBI e faceva qualche lavoretto per me. -
- E come mai non lo sapeva nessuno? -
- Per lavorare da me avrebbe dovuto rinunciare agli ultimi mesi di stipendio. Non molto corretto, forse, ma comprensibile. Coi tempi che corrono i soldi non bastano mai. - Rispose Ray stringendosi nelle spalle. Poi si rivolse allo sceriffo: - Avete già quale sospetto? -
- Nessuno, per ora. - Rispose l'uomo.
- Chi ha trovato il corpo? - Domandò Teresa.
- Abbiamo ricevuto una chiamata anonima che ci segnalava la presenza di un corpo ai giardini pubblici, senza però specificare dove. Abbiamo dovuto girare per un'ora prima di scoprire a quali giardini pubblici si stessero riferendo. -
- Eppure è strano. - Esordì Patrick.
- Cosa è strano? - Chiese lo sceriffo.
- Che lascino il corpo qui, in bella vista, nel luogo più centrale di un posto frequentato. Potevano scaricarlo nel canale appena fuori dal parco, oppure nasconderlo tra i cespugli… è come se avessero voluto farvelo trovare. - Disse Patrick.
- E perchè? - Domandò lo sceriffo.
Patrick si strinse nelle spalle:
- Non lo so. Siete voi i detective. - Rispose.
- Chiamo VanPelt e le dico di controllare il mittente della telefonata arrivata alla vostra centrale. - Disse Teresa tirando fuori il telefonino.
- Non serve, abbiamo già controllato. La chiamata è arrivata da una scheda prepagata, il telefonino risulta spento e non siamo riusciti a localizzarlo. - Disse lo sceriffo.
- Doyle aveva parenti in vita? - Chiese Teresa.
Si era rivolta allo sceriffo, ma fu Ray a rispondere:
- No, non che io sappia. Ma conosco il suo indirizzo, possiamo andare a dare un'occhiata al suo appartamento. Magari scopriamo qualcosa di più sulle sue frequentazioni. -
- Forse sarebbe utile sapere anche su quali casi stava lavorando. Per quanto ne sappiamo potrebbero averlo scoperto a investigare e averlo colpito perchè non potesse dire cos'aveva visto. - Propose Teresa.
Ray capì subito a cosa si stava riferendo:
- Non posso darti i fascicoli dei suoi casi, Teresa. -
- È un'indagine di omicidio, Ray, sai come funziona. Faccio una telefonata, ottengo un mandato e tutti sapranno che stiamo frugando nei vostri archivi. - Rispose l'agente, senza farsi intenerire dall'occhiata conciliante del collega.
Ray sospirò, nascondendo un sorriso divertito dietro un tono vagamente dispiaciuto.
- D'accordo, ho capito. Te li farò avere nel pomeriggio. Vogliamo andare ora? Abbiamo una casa dove fare un sopralluogo. -
- Ci tenga informati sugli sviluppi, sceriffo Cross. - Disse Teresa, stringendogli la mano. - Jane, andiamo. -
- Va' pure, Lisbon. Io rimango qui a dare un'occhiata. - Disse il consulente, stiracchiandosi e guardandosi attorno.
- Jane. -
- Davvero, vai tranquilla. È una bella giornata, fare due passi mi schiarirà le idee. Mi farò dare un passaggio al CBI più tardi. -
Teresa gli scoccò uno sguardo a metà tra la preoccupazione e il rimprovero, ma poi seguì Ray Haffner fuori dal parco pubblico, dirigendosi verso la sua Chevrolet parcheggiata poco lontano.
- Oh, andiamo. Non vorrai andare per conto tuo. - Fu il commento di Ray, accennando alla propria auto sportiva, nera e lucente, posteggiata proprio davanti a loro.
- Preferisco essere autonoma. Mandami l'indirizzo sul cellulare, ci vediamo lì. - Replicò Teresa, allontanandosi senza dargli tempo di replicare.












Secondo capitolo. Spero di essere riuscita a descrivere a dovere la scena del crimine
e di aver riportato il personaggio di Haffner così com'è...
anche se le mie opinioni personali su di lui di sicuro me l'avranno impedito (:

Come sempre, grazie di aver letto e grazie in anticipo se vorrete commentare.
Bacibaci!

Flora
   
 
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