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Autore: Liviuz    16/07/2014    5 recensioni
- Perchè mi odi? -
Guardai la luna. Prenderlo a calci, o non prenderlo a calci? Questo è il dilemma. Ma dopotutto la sua domanda era legittima.
- Ti potrei elencare almeno mille motivi per cui ti odio. -
- 69. -
69. Certo... Esisteva qualcuno con una mentalità ancora più disturbata della sua?
- “69” cosa? -
- Ti rendo la cosa più semplice. Voglio 69 cose che odi di me. -
- Perchè 69? -
- Così. E' un numero che mi piace. - rispose alzando le spalle. Ci pensai su. - Rendiamo tutto più interessante. Scommettiamo. - sbottò lui improvvisamente.
- Scommettiamo? - domandai sconcertata.
- Sì. Se non riesci a trovare 69 cose che odi di me... mi farai conoscere tua sorella. -
- E se vinco io cosa ci guadagno? -
- Decidi tu. - rispose con malizia. Mi guardai attorno, per poi appoggiare lo sguardo ancora su di lui. - Anche se poi sono convinto che non vincerai mai. Insomma, sono perfetto. -
- La convinzione fotte, Irwin. - feci incastrando il mio sguardo nel suo. - E voglio un viaggio, per Los Angeles. -
- Vuoi fare la piccola viaggiatrice? -
- No, voglio rivedere un ragazzo. -
Genere: Fluff, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The 69 Things'
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Chapter 1 - Unbreakable
"We’re gonna scream our rooms out,
Dance in the rain,
We're gon’ be laughing hard,
Yeah, forget the pain,
And they can call us crazy,
Freakin’ untamed."

- Madison Beer - Unbreakable
 

 
 
Mi stropicciai gli occhi assonnata. La sera prima, dopo l'incontro con Ashton, avevo incontrato Calum, o più che altro ci eravamo scontrati, perchè senza accorgersene, mi era caduto addosso. Sembrava sconvolto e nervoso, molto probabilmente stava scappando da qualcuno. Non ero nemmeno riuscita a chiedergli come stava, che mia sorella mi aveva chiamata al telefono per dirmi che voleva tornare a casa. Non le avevo chiesto cosa fosse successo alla festa, né cosa avesse fatto lei alla festa, per il semplice motivo che l'avrei scoperto molto presto. E come avevo previsto, le grida di mio padre mi avevano fatto come sveglia.
- Rachel Sarah Lee! - la ammonì mia madre. Sbuffai seccata prima di mettermi a sedere sul letto. Sbadigliai nuovamente fissando i raggi di sole che passavano attraverso le tende chiuse. Non avevo molta voglia di sapere in quale madornale guaio fosse incappata, ma mi alzai comunque per andare a vedere quanto fosse grande la questione.
- Meno casino, per favore! - bofonchiai entrando in salotto. I nostri genitori stavano in piedi davanti all'accusata, che sembrava fregarsene.
- È stato un incidente. - borbottò Rachel accucciandosi meglio sul divano. Il fatto che l'avessero pure svegliata per farle una ramanzina, la diceva lunga sulla sua malefatta. Sul viso di mia madre si dipinse un'espressione di sdegno.
- Un incidente dici?! - fece mio padre. Ok, tutti sapevano una cosa che io non sapevo, e questo non mi stava bene. Affatto.
- Cos'è successo? - chiesi non sapendo a chi rivolgermi. Nessuno mi rispose. Odiavo non essere presa in considerazione in questi momenti, visto che alla fine ero io che aggiustavo tutti i guai di mia sorella. Sbuffai irritata sedendomi accanto a lei. - Cos'hai fatto a Brigitte? - chiesi più specificatamente.
- Ti ricordi del miele? - domandò Ray di rimando. Annuii. - Beh, ha ricevuto anche lei una vendetta... Appiccicosa. - sbadigliò. - Più o meno. - aggiunse poi. Mio padre borbottò qualcosa di incomprensibile.
- Quindi? -. Davvero non capivo cosa ci fosse di così tragico in tutto questo. I nostri genitori e quelli di Brigitte avevano smesso di rimproverarle, quando avevano capito che non avrebbero mai dato retta alle loro ammonizioni, e di conseguenza si erano adeguati. Brigitte aveva anche subito anche una tinta non esattamente prevista un po' di tempo fa, ma nessuno aveva detto niente quando era tornata a casa con i capelli azzurri invece che con il suo biondo naturale, anzi si erano divertiti un sacco e lei li aveva portati fieramente, senza traccia di imbarazzo.
- Nello scherzo è stato compreso anche qualcuno di imprevisto. - ribatté cupamente mia madre. Inarcai le sopracciglia sorpresa. - Il figlio dei Clifford. -
Michael. Michael Clifford era caduto nello scherzo di mia sorella. Quel ragazzo aveva il potere di capitare nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Sempre.
- Cosa? -
- Non è colpa mia se un idiota mi è andato addosso! Avevo appena steso il telone da spiaggia e messo la colla sopra, quando lui mi spunta alle spalle per cercare di abbracciarmi, così l'ho spinto via. Ma peccato che è riuscito ad inciampare nei suoi stessi piedi ed a cadere sul telo. Poi è arrivata Bridge, e così per non sprecare la parte di telo scoperta, ci ho buttato anche lei sopra. Devo solo averci messo troppa colla, così si sono attaccati anche tra di loro. - mi spiegò brevemente lei. Proprio non riuscivo ad immaginarmi Mike con attaccato un telone da spiaggia addosso, anche se potevo ben credere al ridicolo racconto di mia sorella visto che conoscevo il diretto interessato. Dovevo assolutamente vederlo! Mi imposi di non scoppiare a ridere davanti a tutti e mostrarmi seria, ma lo sarei stata ancora per poco.
- Davvero hai fatto tutto questo? - dissi seriamente a mia sorella, ma ero sicura che aveva notato il luccichio che avevo negli occhi, visto che cercò di nascondere un sorriso. - Sei davvero un'irresponsabile, Rachel Sarah Lee! -. I miei genitori annuirono con un'espressione profonda in volto. - Credo che Michael sarà molto irritato da tutto ciò, quindi propongo che tu vada da lui e gli faccia le tue più sentite scuse. - finii in tono grave. La stanza esplose in un boato, in cui i nostri genitori dicevano che avevo ragione, mentre mia sorella mi malediceva. Non le lasciai dire una parola di più, che la trascinai al piano superiore in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle.
- Se pensi che mi scuserò con lui, te lo puoi scordare! - mi additò Rachel. Inarcai un sopracciglio. - Davvero, non sto scherzando. -
- Ti devo ricordare in che stato si trova il povero Clifford? - parlai dandomi un tono che non voleva repliche. Lei provò a dire qualcosa, ma alla fine richiuse la bocca senza aver emesso un solo suono. Io mi catapultai nell'armadio cercando dei vestiti decenti da mettere, ma mi ricordai che non avevo nessun paio di pantaloni.
- Vuoi proprio vedere come ho conciato quel ragazzo, eh? - mi chiese mia sorella appoggiandomi una mano sulla spalla. Iniziai a torturarmi l'interno della guancia con i denti. Mi limitai ad annuire. - Se sei pronta a tutto allora... - sospirò.

Amavo mia sorella in quel momento. Pensavo che mi avrebbe detto di usare dei maledetti pantaloncini, invece aveva fatto comparire un'altra gonna lunga dal fondo del suo armadio. Così ora eravamo dirette verso casa Clifford, nonostante lei era ancora intenzionata a non scusarsi con lui.
Finalmente arrivammo a destinazione e parcheggiai la macchina davanti alla casa di Michael. Rachel pareva non voler scendere dalla macchina.
- Scendi? -
- Non c'entro nulla, io. - replicò lei caldamente. Alzai gli occhi al cielo. Lei era dentro fino alla punta dei capelli. E comunque non potevo andare da Mike e dirgli che volevo solo vedere come Rachel l'aveva conciato, mi avrebbe sbattuto la porta in faccia.
- Fammi il favore di uscire dalla macchina, Rachel! Devi scusarti con Clifford, che tu lo voglia o no. Ok? L'hai ridotto letteralmente uno straccio, credo che questo sia il minimo che tu possa fare. -. Odiavo farle la ramanzina, ma quello era il momento per farlo. Lei mi guardò imbronciata, ma non battei ciglio davanti al suo sguardo. Alla fine sbuffò irritata e uscì dalla macchina. Sorrisi trionfante, mentre suonavo il campanello. Le rivolsi un'altra occhiata, che lei ricambiò.
- Non preoccuparti, ok? Michael non ti mangerà, non... -
- Micetta? -, la porta si spalancò.
Rimasi qualche secondo intontita da quella voce odiosa, prima di voltarmi verso di Irwin. Cosa ci faceva lì a casa di Mike?! Non poteva starsene a casa? A quanto pareva qualcuno là nei cieli, mi voleva davvero molto male.
- Ash? Chi è alla porta? - gridò una voce maschile dall'interno. Mi sorrise sfacciatamente, prima di rendersi conto che accanto a me c'era Ray, a cui regalò un sorriso che avrebbe fatto venire il diabete a chiunque.
- Le sorelle Lee. - gridò di rimando. Strinsi le labbra fino a ridurle due striscioline bianche. Calma, Chris. Ok? Non puoi ucciderlo, non ora. Prendi un respiro e spiega civilmente cosa sei venuta a fare.
- Mia sorella deve scambiare due parole con Michael. Se il scimmione qui presente ci facesse entrare, ne saremmo davvero grate. - spiegai smielosamente. Forse avevo usato delle parole troppo difficili per lui. Un calcio sulla caviglia da parte di mia sorella mi fece gemere dal dolore, prima che le lanciassi un'occhiata assassina.
- Certo Ladies. Accomodatevi pure. - borbottò alla fine di un lungo silenzio Ashton. Ci fece spazio per entrare e lo seguimmo fino in salotto.
Rimasi paralizzata davanti all'entrata. Michael era lì. Presi alcuni respiri profondi. Non ridere. Non ridere. Non ridere. Scoppiai in una risata fragorosa, piegandomi quasi in due dalla scena che mi si era parata davanti. Il povero Mike sembrava essere stato attaccato da una dozzina di cani furiosi, se non fosse stato per il telo attaccato dietro di lui. I suoi vestiti erano a brandelli, molto probabilmente perchè si erano attaccati a Brigitte, mentre altri pezzi di stoffa erano incollati sulla parte scoperta dai vestiti, sicuramente parti dell'abbigliamento di Brigitte. Ai suoi piedi giacevano i brandelli di stoffa che erano riusciti a staccare fino al momento del nostro arrivo. E come ciliegina sulla torta: mia sorella aveva davvero messo troppa colla, i poveri capelli verdi shocking erano attaccati completamente al telone, nella parte dietro della testa.
- Non è affatto divertente. - brontolò Ashton. Alla mia risata si sostituì una tosse convulsiva. Rachel mi diede qualche pacca sulla schiena per farla calmare.
- Non è divertente? - chiesi sbalordita, quando mi ripresi. - Seriamente? Scommetto che voi avete avuto la mia stessa reazione quando l'avete visto per la prima volta! - ribattei scetticamente. E come per confermare la mia tesi, Michael brontolò qualcosa di incomprensibile, mentre Luke arrossì volgendo lo sguardo al pavimento. 
- Comunque se sei venuta solo a sputtanarlo e a fargli una foto, quella è la porta. - parlò Hemmings incrociando il mio sguardo. Foto? Quale foto? Perchè avrei dovuto? Non mi serviva fargli una foto. Ma poi ricordai.
- Non starai dicendo veramente, vero? - sibilai indignata. Mi avevano dato del paparazzo, avevano pensato che fossi una di quelle sanguisughe. - Ci conosciamo dall'età di tre anni, e voi avete una così bassa stima di me? -. Ero letteralmente scioccata. La fama li aveva dato alla testa.
- Calmati, Chris. - parlò Calum per la prima volta. - Luke è solo paranoico ora. Tre mesi pieni di malelingue hanno cambiato anche lui. - spiegò docilmente. Mi calmai e presi un respiro annuendo. - Comunque perché sei venuta? - domandò alla fine.
Mi girai verso mia sorella. Era entrata nel panico e sembrava volesse essere inghiottita dal pavimento. Le sorrisi incoraggiandola, mentre i ragazzi la fissavano straniti. Rachel prese un respiro e incatenò lo sguardo a quello di Clifford.
- Non è colpa mia. - iniziò sbuffando. Alzai gli occhi al cielo. - Ma un idiota mi è andato addosso cercando di abbracciarmi e io stavo facendo uno scherzo alla mia migliore amica. -
Mi voltai per vedere l'espressione dei ragazzi. Non potevano essere più confusi di così.
- Solo io mi sono perso qualcosa? - domandò Luke. - Idiota? È Mike l'idiota? -
- Conoscete qualcun altro che regala abbracci agli sconosciuti? - chiesi ironicamente. Silenzio.
- Ma io pensavo fossi te! - sbottò Michael.
Sgranai gli occhi. Io? Ora il minimo che potevamo fare era scollarlo dal telo.

Non che i ragazzi fossero utili, per niente, visto che la loro tecnica era fare la ceretta a Michael e vederlo agonizzante non era uno spettacolo. Così mia sorella ed io con tutta la pazienza che avevamo ci mettemmo lì a tagliare via i pezzi e ad oliarlo nei pezzi attaccati alla pelle, per contenere il dolore.
- Ok! Prendiamoci una pausa. - sospirai rivolta a mia sorella. Michael aveva stampata in faccia un'espressione da cucciolo bastonato. - Mancano ancora solo i capelli, ok? -
Non avevo molta voglia di togliere il telo da lì ora. Lui adorava i suoi capelli e non ci si parava davanti uno spettacolo roseo.
- Ok. - sospirarono all'unisono i due. Dove fossero finiti i suoi migliori amici, mistero. Io mi diressi verso la cucina per prendere qualcosa da bere. Trovai una lattina di Sprite nel frigo.
- Primo motivo. - disse una voce alle mie spalle. Presi un sorso della bibita, voltandomi verso di Irwin. Era seduto su uno degli sgabelli dell'isola, appoggiato sul bancone. Mi aveva colto di sorpresa, ma mi mostrai indifferente ai suoi occhi.
- Vuoi già iniziare a perdere? -
- Non perderò mai. -
Sorrisi alla sua affermazione e iniziai a canticchiare "Never Say Never" di Justin, ricordandomi che era già la seconda volta che ripeteva che non sarei mai arrivata alla fine della lista. Ashton scoppiò a ridere.
- Never Say Never. - cantai a bassa voce per finire lì la mia improvvisazione.
- Voglio solo sentire la prima scusa assurda che hai da dire. -
Lo trucidai con lo sguardo. Calmati, Christine. Non puoi ucciderlo. C'è una scommessa da vincere, è il tuo unico modo per rivedere Jonh prima che inizi l'università.
- Odio il tuo secondo nome. È orrendo. - dissi appoggiandomi al bancone, davanti a lui. Mi fissò per qualche secondo a bocca aperta. L'avevo preso alla sprovvista. Non sarei andata a dire che odiavo il suo sguardo idiota, non ora almeno.
- Fletcher... Che ha di male? Quello di Michael è davvero orrendo, lui si chiama Gordon. - obiettò.
- Michael ha una faccia dolce, come un panda, mentre tu no. Mentre Calum si chiama Thomas. Thomas è carino. -
- No! Non lo accetto. Non è una scusa valida! - esclamò improvvisamente incrociando le braccia al petto. Inarcai un sopracciglio.
- Perchè no? - chiesi.
- Perchè non è una cosa che dipende da me. Sono i miei genitori che hanno deciso. - replicò caldamente. Gli sorrisi stronza.
- Certo che dipende da te. Se fossi stata una ragazza non ti avrebbero chiamato così. - risposi calmamente. Presi un sorso della lattina guardando bene come avrebbe reagito. Provò a dire qualcosa, ma oltre che ad una serie di rumori, non disse niente che avesse un senso. - Quindi va bene. -
- Te la abbuono. - bofonchiò prendendo il telefono per scriverci qualcosa. - Comunque siamo solo all'inizio, Micetta. -
Strinsi i denti. Gli mostrai due dita. - Punto due: Odio il fatto che mi chiami Micetta senza nemmeno sapere il motivo del mio soprannome. - ringhiai.
- I soprannomi hanno un motivo? - chiese stupidamente lui. Scossi la testa stanca da tanta stoltezza. Certo che ce l'aveva, ma non sarei mai andata a raccontarglierlo.
- Vado da Michael. -

Ci allontanammo tutti di qualche passo da Mike e fissammo la sua nuca.
- Allora? È tutto a posto? - ci chiese lui con un filo di speranza nella voce. Noi ci guardammo tutti negli occhi nervosamente. Se per "a posto", Mike intendeva parti di capelli quasi mancanti o almeno troppo corti per il suo standard di cinque centimetri, allora... Sì erano assolutamente a posto.
- Non sono male. - azzardò Calum. Mia sorella mi guardò tristemente. Era certamente in preda ai dei sensi di colpa senza precedenti. Questa volta l'aveva fatta grossa.
- Davvero? - chiese Mike con voce sollevata, voltandosi verso di noi. Ci limitammo ad annuire. Michael ci sorrise, mentre si passava una mano tra i capelli, ma mia sorella scattò avanti prendendogli la mano prima che si toccasse la nuca.
- Ma sai cosa? Tu sei uno di quei pochi ragazzi a cui i cappelli stanno benissimo. - disse Rachel tenendo stretta tra le mani ancora la mano di Clifford. - Dovresti iniziare ad indossarli! Non come lui a cui i cappelli stanno uno schifo. - affermò indicando Calum con il suo cappello in testa.
- Hey! - replicò Cal. Michael scoppiò a ridere.
- Te l'avevo detto, Calum! -
- Tu invece stai benissimo, vero ragazzi? - ci chiese prendendo dalla testa di Calum il suo cappello e calcandolo in testa a Mike. Annuimmo spasmodicamente. Mia sorella aveva trovato il modo per non far vedere in giro il disastro dietro la sua testa e pregai che Michael non impazzisse quando avesse scoperto tutto. I ragazzi si accerchiarono attorno al loro migliore amico riempiendolo di complimenti e di promesse di regalo, mentre Rachel si avvicinava a me. Le appoggiai un braccio sulle spalle. Doveva sentirsi uno schifo in quel momento.
- Noi andiamo, ragazzi. Ci vediamo in giro. - li salutai.

Per quasi tutto il viaggio in macchina Rachel non aprì bocca, il che era molto preoccupante.
- Mi dispiace un sacco per lui. Non volevo. - sbottò alla fine. La guardai di sfuggita, mentre facevo manovra per girare in una via, era davvero triste.
- Non preoccuparti, Michael non tiene rancore. Non è il tipo. - la consolai.
- Ma i capelli! Se provasse ad abbordare una ragazza... con quei capelli, lei gli riderebbe solo in faccia. Non me lo perdonerei mai. -
- Anche con i capelli verdi una ragazza gli avrebbe riso in faccia. - cercai di ironizzare, ma senza risultati. Ray sospirò affranta.
- Forse dovrei uscire un po' con lui. - continuò come se non mi avesse sentito. Lei uscire con Michael Clifford. Pensai alla scommessa con Ashton. Davvero poi lui voleva uscire con Rachel? Beh fatti suoi se poi lei non voleva, io non l'avevo costretta a fare niente. Comunque questo in caso della mia perdita, ma era ovvio che sarei riuscita ad arrivare fino in fondo alla lista.
- Michael non ti odierà. Non è capace di tenere rancore a qualcuno. -
- Tranne per me! Mi odierà a morte quando scoprirà come sono ridotti i suoi capelli! Gli ho rovinato l'estate. - 
- Non ti odierà a morte. Anzi, per me ti trova già simpatica. Quindi piantala di farti tutti questi complessi. - le sorrisi parcheggiando la macchina davanti a casa. Lei si limitò ad annuire titubante.

Mi chiusi la porta alle spalle e mi tolsi la gonna. Senza accorgermene mi ero piazzata davanti allo specchio. Mi odiavo per l'aspetto che avevo, non riuscivo a vedermi se non con uno sguardo schifato. Chiusi di scatto gli occhi e mi voltai per poi mettermi addosso i pantaloni del pigiama. Avevo bisogno di comprare dei pantaloni nuovi, ma non avevo altri soldi che quelli della borsa di studio che non potevo usare. I miei non mi avrebbero dato neanche un centesimo. Pensavano che dopo la macchina, non avrei più chiesto niente, anche se poi non ero la sola ad usarla, visto che mia sorella aveva appena preso la patente, ma lei aveva ancora la possibilità di chiedere dei soldi per i suoi videogiochi. Forse avrei potuto chiederle un po' di soldi, ma purtroppo avrei dovuto trascinarmela dietro poi. E proprio non i andava di restare una giornata intera in un camerino con lei che continuava a portarmi vestiti da provare.

- Chris! -, la porta della mia camera si spalancò, facendo intravedere la testa castana di Rachel.
Volevo chiederti se avevi il numero di Michael. - parlò dicendo tutto d'un fiato. Rimasi spiazzata dal suo arrivo. Allora qualcuno mi voleva bene lassù! Le sorrisi divertita.
- Potrei. - feci enigmatica.
La vidi stringere le labbra. - Ma a cosa ti serve? -
- Io... -, ma non finì la frase. Sapevo che mi sarei pentita molto di quello che avrei detto, ma non avevo altra scelta.
- Ti propongo un patto. Io non ti chiedo di cosa parli con Michael e tu chiedi dei soldi a papà. -
- Soldi? A cosa ti servono? - chiese lei chiudendosi la porta alle spalle.
- Eh no. Niente domande. -

Presi due paia di leggins, un paio di jeans neri e due azzurri. Forse avrei dovuto provarne un paio, tanto per non tornare a casa e scoprire che i pantaloni non mi stavano. Presi un respiro e mi infilai in un camerino. Tre specchi. Non due o meglio uno, ma ben tre. Si erano proprio sprecati in quel negozio. Sbuffai sedendomi sullo sgabello posto in un angolino, dopo aver appeso i pantaloni che avevo preso sui ganci, e osservai il mio riflesso nello specchio. I miei occhi leggermente a mandorla, come mia madre, poiché era asiatica, gli occhi castani messi in risalto dalla matita nera. Non mi ero quasi truccata, se non fosse stato per la matita. Non ero brutta, ero accettabile nei miei standard. Potevo anche spiccare tra le masse di capelli biondi delle Australiane doc, anzi spiccavo sicuramente, ma non mi dava tanto fastidio. Almeno fino ad un po' di tempo fa.
- Cos'ho fatto per meritarmi tutto questo? - sussurrai alla ragazza triste che era davanti a me. Presi un respiro e mi alzai. Mi tolsi la gonna e mi fissai le gambe. Erano lì in bella vista tutte quelle righette bianche e rosa, poi una spiccava più delle altre lunga qualche centimetro, in rilievo sulla pelle segnata, lì in basso sulla gamba destra. Erano davvero poche le volte che mi guardavo attentamente quelle cicatrici fresche. Sospirai pesantemente e mi infilai il paio di jeans azzurri con stampati sopra dei motivetti floreali. Sorrisi: mi stavano.
- I'm Standing on a bridge
I'm waitin in the dark
I thought that you'd be here by now... -, era partita la suoneria del mio cellulare. Infilai la mano nella borsa e tirai fuori il telefonino. Rimasi quale secondo a fissare lo schermo. Era Jonathan.
- Isn't anyone tryin to find me?
Won't someone please tak... -
- Pronto? - risposi. Non volevo più sentire quelle parole che mi stavano ferendo.
- Christine? Sono Jonh. -
Ingoiai il nodo che mi si era formato in gola e ricacciai indietro le lacrime che minacciavano di rigarmi il viso.
- Lo so. Ho visto il tuo nome sullo schermo. - risi. Battuta patetica, nonostante sentii un suo risolino. Nell'inferno dovevano esserci più piani, se prima pensavo di essere finita dritta nel fondo del baratro, ora mi sarei rimangiata tutto. L'angelo della morte mi aveva spedita dritta nel fuoco più incandescente, nel punto più infimo dell'inferno.
- Come stai? -
Come stavo? Ero in uno stupido camerino per la prima volta da mesi a provarmi degli stupidi pantaloni. Mi sentivo sola come un cane, anzi ero sola come un cane, visto che l'unico che pareva tenere a me è volato dritto dall'altra parte del mondo. Vorrei ridere e piangere nello stesso tempo perchè finalmente il mio migliore amico mi ha degnata di una telefonata. In tutto questo tempo ho progettato il mio suicidio qualche decina di volte, solo che non ho le palle per farlo, ma tutti pensano che stia bene. Non parlo quasi più con nessuno della gente che conoscevo e sto giornate intere e fissare lo schermo del mio computer immaginando di trovarmi in un film con un lieto fine, oppure a fissare le stelle o il soffitto della mia camera ascoltando le parole deprimenti che hanno da dirmi Avril Lavigne, Ed Sheeran e Taylor Swift.
- Magnificamente. - risposi. - Là tutto bene? - chiesi cercando di darmi un tono spensierato. - Hai iniziato ad abbordare qualcuno? - risi con le lacrime che mi solcavano il viso.
- Sto uscendo in questi giorni con una ragazza che si chiama Diana. - fece lui. Non mi sentii il cuore andare in frantumi, ma non avrei giurato di stare bene. Mi sentivo rimpiazzata come migliore amica, era come aver perso un fratello. Lui stava andando avanti con la sua vita, quando io ero ferma su un binario tronco, senza via di scampo. - Tu invece? C'è qualcuno di nuovo a Sydney? -
- No, nessuno. A parte il mio vicino di casa. -
- Oh, ok. -
Silenzio. In tutto quel tempo avevo continuato a dirmi che tra me e Jonh non fosse cambiato niente. Riuscivo a vedere il muro che ci separava, ma non avevo mai fatto niente per demolirlo. Avevo soffocato la realtà con un'illusione, e ora quella sottile facciata era crollata in mille pezzi per sbattermi in faccia quello che avevo cercato di nascondere.
- Già. - sussurrai.
- Uhm... Ok, beh. Ora che so che sei ancora viva, devo andare. Ho un appuntamento con Diana. Augurami buona fortuna. - scherzò.
- Certo, buona fortuna. - e senza nemmeno salutarmi la telefonata si interruppe.
 

 
 
 
Spazio Autrice:
Salve Chicas! Come va? Oggi è una giornata importante! Rendetevi conto... Ben QUATTRO compleanni! Ahahah! Le madri di Luke, Keaton, Theo ed El si sono coalizzate per farci impazzire! LOL
Io intanto tranquilla tranquilla che posto questo capitolo, in cui Luke quasi non compare?! Va beh, mi perdonerete, o meglio... Mi farò perdonare presto! Anche per come ho conciato Michael! Ahahaha! Povero Lanterna Verde! However, la lista è iniziata, solo due punti... e mi sono accorta della somiglianza del soprannome con quello della storia di Louis Tomlinson, ma comunque il motivo le scoprirete il capitolo successivo!
Vi lascio nei vostri dubbi! Recensite, please! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Ok, mi dileguo!

 


Ps: Ho deciso che aggiornerò questa storia due volte a settimana se ce la faccio! Una di Mercoledì e una di Domenica!

Cast:
5SOS 
 Christine Lee (Shay Mitchell) 
Rachel Lee (Hailee Steinfeld)
 
 
 
   
 
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