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Autore: Liviuz    09/07/2014    4 recensioni
- Perchè mi odi? -
Guardai la luna. Prenderlo a calci, o non prenderlo a calci? Questo è il dilemma. Ma dopotutto la sua domanda era legittima.
- Ti potrei elencare almeno mille motivi per cui ti odio. -
- 69. -
69. Certo... Esisteva qualcuno con una mentalità ancora più disturbata della sua?
- “69” cosa? -
- Ti rendo la cosa più semplice. Voglio 69 cose che odi di me. -
- Perchè 69? -
- Così. E' un numero che mi piace. - rispose alzando le spalle. Ci pensai su. - Rendiamo tutto più interessante. Scommettiamo. - sbottò lui improvvisamente.
- Scommettiamo? - domandai sconcertata.
- Sì. Se non riesci a trovare 69 cose che odi di me... mi farai conoscere tua sorella. -
- E se vinco io cosa ci guadagno? -
- Decidi tu. - rispose con malizia. Mi guardai attorno, per poi appoggiare lo sguardo ancora su di lui. - Anche se poi sono convinto che non vincerai mai. Insomma, sono perfetto. -
- La convinzione fotte, Irwin. - feci incastrando il mio sguardo nel suo. - E voglio un viaggio, per Los Angeles. -
- Vuoi fare la piccola viaggiatrice? -
- No, voglio rivedere un ragazzo. -
Genere: Fluff, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The 69 Things'
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Prologo
 
 
 
 
Essere la vicina di casa di Ashton Irwin non mi era mai sembrato così difficile come in quel momento. Sentii Lauren gridare felice, mentre Harry rincorreva Ashton in giardino. Perchè doveva tornare a casa proprio ora? Era la domanda che mi stava assillando da un'ora, cioè da quando Ashton aveva rimesso piede nella casa accanto. Erano appena iniziate le vacanze estive e io non avevo assolutamente niente da fare, se non fare la maratona completa dei film di Zac Efron, che per inciso adoravo. Lauren strillò ancora. Ne avevo davvero abbastanza, avevo bisogno di uscire dalla penombra della mia stanza e staccare gli occhi dal torso nudo di Zac.
- Mamma! Io esco! - urlai scendendo di volata le scale. Mia sorella Rachel se ne stava spalmata sul divano a giocare con wii.
- È uscita. - mi avvertì lei con voce atona. Mi stupivo che mia madre non avesse avuto un maschio invece che una femmina, eppure dicevano che Rachel fosse identica a me. Dove però vedessero le somiglianze, io ancora non lo capivo.
- Puoi avvertirla tu quando torna, allora? -
- Ti ricordo Chris, che siamo nel ventunesimo secolo. Sai, esistono degli apparecchi chiamati cellulari che compiono magie, come mandare messaggi a persone che non si trovano accanto a te e avvertirle che, per esempio, stai uscendo. - ribatté lei senza battere ciglio. Rimasi spiazzata qualche secondo prima di sbuffare. Davvero! Dove la vedete la somiglianza?
- Certo sorellina, allora io vado. - risposi uscendo. La luce del sole mi bruciò gli occhi, cosicchè dovetti aspettare qualche secondo per abituarmici. Inspirai a fondo. Non ricordavo qando fosse stata l'ultima volta che fossi uscita a fare un giro. L'ultimo anno delle superiori era stato un inferno e finalmente erano finiti anche gli esami. Stentavo ancora a crederci! Tirai fuori il cellulare e scrissi due righe a mia madre, in modo che quando fosse tornata a casa non avesse pensato che mi fossi buttata da qualche ponte a causa della lontananza da Jonathan, il mio migliore amico. Aveva deciso di scappare da Sydney quando aveva vinto una borsa di studio, e io non povevo non appoggiare la sua decisione, nonostante anch'io ne avessi vinta una. Ma per lui l'aria era troppo impregnata di veleno, da quando sua sorella era rimasta in carrozzina a causa di un incidente. La colpa non era certamente di John, ma sua sorella era come arretrata di qualche anno. Non faceva altro che commiserarsi e così lui era volato dritto a Los Angeles. Mi guardai attorno, prima che un getto di acqua gelida mi colpisse dritta in faccia. Sentii un dolore tremendo al fondo schiena.
- Harry! Cosa ti avevo detto riguardo al tubo per innaffiare I fiori?! - gridò qualcuno. Ora avevo nuovamente gli occhi che bruciavano. Imprecai ad alta voce, prima che un paio di braccia forti mi sollevassero da terra. Sbattei un paio di volte le palpebre, accorgendomi poi di aver i vestiti zuppi. Ringraziai Dio di non essermi messa in testa di truccarmi. - Oddio! Scusaci Micetta, Harry non aveva nessuno intenzione di bagnarti, solo che sei comparsa lì all'improvviso! -
Ashton Fletcher Irwin. Ecco chi mi stava rivolgendo la parola. Mi staccai dalla sua presa e lo guardai bene in faccia.
- Non volevi, eh? - sputai ironica, sorvolando la questione del soprannome. - Nessuno vuole mai farmi niente, finchè non spunti tu! -
Mi guardò qualche secondo con un ghigno stampato in volto, per poi scoppiarmi a ridere in faccia. Alzai gli occhi al cielo.
- Felice di rivedermi, Micetta? - chiese tra i suoi attacchi d'asma. Puntai le mani sui finchi e lo trucidai con lo sguardo.
- Ti sembro felice, Irwin? -
- Tutti sono venuti a trovarmi, solo tu mancavi, Micetta. -
La prima volta è forse una coincidenza. Le seconda forse è un riflesso. Ma la terza volta era per sfottermi.
- Non chiamarmi Micetta! - strepitai incavolata. Nessuno mi chiamava più così e tanto meno mi sarei fatta chiamare così da lui. La sua espressione si tramutò in sorpresa, ma per poco. Avevo passato tre mesi fantastici, ma putroppo tutto ha una fine, no?
- Ma è il tuo soprannome, almeno è quello che ho sentito da Michael. -
Alzai gli occhi al cielo. Michael Clifford alias Lanterna Verde, ora. Avevo avuto Michael, Luke e Calum come compagni di classe, finchè non avevano deciso di mollare tutto, e Michael aveva deciso di ossigenarsi i capelli. Calum nonostante fosse il migliore amico di Luke e Michael, non era male. Era il tipico ragazzo simpatico, ma che nei momenti opportuni sapeva chiudere la bocca, a differenza di altri. Avrei potuto anche ammettere di avere un debole per lui, ma nessuno me lo aveva mai chiesto.
- È un peccato che il vostro aereo non sia precipitato nel pacifico. Sarei venuta volentieri a trovarvi al vostro funerale. - ribattei lugubramente. Mi guardai nuovamente i vestiti fradici. I miei unici jeans! E ora cosa facevo? Fissai la facciata della casa dove vivevo. Non potevo più uscire. Non avevo altri pantaloni lunghi e di uscire con i pantaloncini, proprio non ne avevo voglia. I pantaloni delle tute me le aveva fregate tutte mia sorella e ora erano a lavare. La mia solita fortuna.
- Mia madre ha detto che hai vinto una borsa di studio. -
Lo guardai male. Non avevo proprio intenzione di fare una conversazione tra bravi vicini in quel momento.
- Non sono affari tuoi. -
- Volevo solo fare conversazione, scorbutica. - disse seguendomi verso la porta di casa. Allora, da dove iniziare? In diciotto anni della mia esistenza, avevo parlato sì e no una dozzina di volte con Ashton-Io-Mi-Credo-Il-Batterista-Più-Figo-Del-Mondo-Irwin, e quelle uniche volte avevano uno scopo ben preciso: lasciarmi dormire la notte, perchè quel idiota provava solo ed esclusivamente durante le ore notturne. Fortunatamente dopo la mia ultima sfuriata, Michael gli aveva proposto di entrare nel loro gruppo e io non avevo più avuto bisogno di rivolgergli la parola. Quindi, ora trovatemi la pecca nella sua “conversazione tra vicini”, qual era il suo secondo fine?
- Io non ho decisamente niente da chiederti, se non di toglierti dai piedi. -
Non gli lasciai il tempo di ribattere, che gli sbattei la porta in faccia.
 
Silenzio. Musica per le mie orecchie.
- Christine?! Sei pronta? - sbottò mia sorella spalancando la porta della mia stanza. La fissai per qualche secondo, prima di spostare lo sguardo sulla montagna di vestiti sparsi sul letto. Era curioso che Rachel mostrasse un interesse fuori dall'ordinario per una festa in spiaggia, quando niente normalmente riusciva a smuoverla da davanti lo schermo della televisione.
- Non ho niente da mettermi. - risposi annoiata. Ancora non capivo cosa ci fosse di speciale in quella festa, anche se non ero molto convinta di volerlo sapere.
- Jeans e maglietta, mi sembra ovvio. - disse tirando fuori una maglietta con stampato sopra il logo di Batman. - Dove sono i tuoi Jeans? - chiese poi cercando nella massa di vestiti. Sospirai seccata.
- A lavare. -
- A lavare? - chiese Rachel sorpresa.
- A lavare. - affermai nuovamente. Guardò l'armadio e poi me. Sapevo cosa le stesse passando per la testa.
- No. Io non mi metterò dei dannatissimi pantaloncini, Ray. -
La vidi supplicarmi con lo sguardo. - Nessuno vedrà le tue gambe, Chris! E' quasi buio e quando arriveremo in spiaggia nessuno noterà niente. -
Annuii.
 
Invece dei pantaloncini, avevo optato per una gonna lunga che mia sorella aveva trovato in fondo al suo armadio e sopra avevo indossato una camicetta, niente di troppo appariscente.
- Cosa c'è di così interessante alla festa? - chiesi mentre mia sorella cercava un parcheggio. La vidi sorridere nella penombra.
- Nessuno degno di nota. Volevo solo fare uno scherzo a Brigitte. -
Alzai gli occhi al cielo. Possibile che quelle due ragazze non avessero altro da fare che farsi scherzi? L'ultima volta mia sorella era stata un giorno intero in bagno a mettere a posto i capelli. La sua migliore amica le aveva versato un barattolo di miele in testa mentre stava dormendo a casa sua. Rachel aveva dovuto camminare fino a casa con i capelli sparati in aria. Non che lei tenesse particolarmente ai suoi capelli, ma io avevo bisogno del bagno, quindi era più un problema mio che suo.
- Siete entrate in un circolo vizioso a cui dovete mettere fine, sorellina. -
- Nah. Io preferisco continuare con gli scherzi. - rise. Sbuffai. Niente avrebbe potuto farle cambiare idea. Ma prima che potessi ribattere Rachel trovò un posto per parcheggiare e balzò fuori dalla macchina, senza che potessi aggiungere altro. Io uscii con più calma.
- Non metterti nei casini. - la ammonì.
- Non lo farò. TI chiamo quando mi sarò stancata! Ciao! - urlò sparendo verso le luci sulla spiaggia. Tirai fuori il cellulare e mi misi gli auricolari. Avril Lavigne era decisamente quello che mi serviva in quel momento. Iniziai a canticchiare Girlfriend a bassa voce, mentre le parole mi inebriavano la mente. Risi guardando una ragazza che stava flirtando con un ragazzo che conoscevo. - Hey! Hey! You! You!. I could be your girlfriend... -. Peccato per lei che lui fosse già fidanzato.
I piedi spofondavano nella sabbia scaldata dal sole della giornata appena passata. La luna era ridotta ad un piccolo spicchio, ancora qualche giorno e sarebbe scomparsa. Mi sedetti sulla sabbia e tolsi i sandali che calzavo. Non sentivo nient'altro che la voce di Avril e vedevo l'oceano brillare sotto la luce della luna. Non avevo intenzione di andare ad ubriacarmi alla festa e nemmeno ballare così tanto da farmi venire male ai piedi. Volevo solo stare da sola. Ma fortunato chi riesce a stare simpatico a Dio...
Sobbalzai all'indietro, mentre al suono della chiatarra di sostituiva una risata fastidiosa.
- Irwin. - ringhiai raccogliando gli auricolari che mi erano caduti.
- Pensavo avessi qualche problema d'udito, stavo quasi per consigliarti Amplifon. - rise lui di gusto. Sbuffai frustrata. Perchè in ogni posto in cui andavo dovevo trovarmi davanti a un idiota come lui?
- Mi stai per caso perseguitando? -
- Chi? Io? Potrei chiederti esattamente la stessa cosa. - disse saccente. Gli avrei volentieri tirato uno schiaffo, ma riuscii a trattenermi. Prima le parole, poi la violenza.
- Perchè non sparisci dalla mia visuale? -
- Perchè non mi presenti tua sorella? -
- Cosa? -
- Cosa? - ripeté lui dipingendosi in volto un espressione sorpresa. Ancora una chance, Chris. Una frase di senso compiuto e se non va... lo prendi a calci.
- Cosa c'entra mia sorella? - chiesi seriamente. Lei era decisamente fuori dalla sua portata. E lei comunque non era interessata a tipi come lui.
- Perchè mi odi? -
Guardai la luna. Prenderlo a calci, o non prenderlo a calci? Questo è il dilemma. Ma dopotutto la sua domanda era legittima.
- Ti potrei elencare almeno mille motivi per cui ti odio. -
- Sessantanove. -
Sessantanove. Certo... Esisteva qualcuno con una mentalità ancora più disturbata della sua?
- “Sessantanove” cosa? -
- Ti rendo la cosa più semplice. Voglio sessantanove cose che odi di me. -
- Perchè sessantanove? -
- Così. E' un numero che mi piace. - rispose alzando le spalle. Ci pensai su. - Rendiamo tutto più interessante. Scommettiamo. - sbottò lui improvvisamente.
- Scommettiamo? - domandai sconcertata.
- Sì. Se non riesci a trovare sessantanove cose che odi di me... mi farai conoscere tua sorella. -
- E se vinco io cosa ci guadagno? -
- Decidi tu. - rispose con malizia. Mi guardai attorno, per poi appoggiare lo sguardo ancora su di lui. - Anche se poi sono convinto che non vincerai mai. Insomma, sono perfetto. -
- La convinzione fotte, Irwin. - feci incastrando il mio sguardo nel suo. - E voglio un viaggio, per Los Angeles. -
- Vuoi fare la piccola viaggiatrice? -
- No, voglio rivedere un ragazzo. -
Mi scrutò negli occhi per poi annuire. - Ok, allora è andata. - sorrise porgendomi la mano. Annuii stringendogliela.
- Ti do un po' di tempo per tirare fuori il primo motivo. Non mi piace vincere facile. - fece poi alzandosi in piedi.
Vincere facile? La convinzione fotte davvero, gente. Nella mia testa avevo almeno dieci motivi in mente, ma infondo la vendetta è un piatto che dev'essere servito freddo no? Facciamo sbollire un po' l'atmosfera.

 
 
 
 
Spazio Autrice:
Ciao Ragazze! Eccovi un “69 Cose Che Odio Di Te” version 5 Seconds Of Summer. Sì, insomma, non esattamente! Se qualcuno di voi avesse mai letto la storia scritta con Louis Tomlinson, avrà notato che non ci sono somiglianze con quella trama, ed è quello che voglio. La mia intenzione nel scrivere questa storia non è di repplicare la Fan Fiction di quella ragazza, quindi non giudicatemi solamente dal titolo, che oltretutto ho tradotto in inglese, e dal numero di “motivi”. Le somiglianze si fermano qui, anche se comunque, con mio grandissimo dispiacere devo ammettere, l'autrice di “69 Cose Che Odio Di Te” ha cancellato la storia dal web. However! Spero davvero che questa storia vi intrighi, è un ratering verde, quindi non ci saranno scene di violenza o sesso di nessun tipo, quindi non guardate il numero 69 con malizia, è un numero che secondo me comunque non passa inosservato e strappa un sorriso a chiunque in qualsiasi parte del mondo *LOL*
Ok, detto tutto ora mi dileguo! Ditemi nelle recensioni cosa ne pensate del testo e del banner, vorrei davvero sapere le vostre opinioni al riguardo!
Vi lascio con le foto dei personaggi. Bye bye!


Cast:
Ashton Irwin Christine Lee (Shay Mitchell)
Rachel Lee (Hailee Steinfeld)
 
 
 
   
 
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