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Autore: NightWatcher96    16/07/2014    3 recensioni
La natura ha modi strani per favorire l'evoluzione di una specie. E Leonardo con Raphael scoprono qualcosa di inaspettato, nato dal loro rapporto. In un'avventura breve ma dolce, la famiglia Hamato è lieta di annunciare qualcosa di nuovo! T-Cest (LxR) / Mpreg
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva fuori. Il Nexus era bagnato da una miriade di gocce di trasparente acqua fredda nel tardo pomeriggio. Non c'erano che colori smorti intorno e pochi erano veramente felici.

Leonardo gemette un po', schiudendo dolcemente gli occhi confusi, osservando un insieme di macchie grige assumere la forma di una torre medioevale. Una stanza circolare di un castello con solo una finestra, un portone di legno e catene.

Realizzò in ritardo di avere i polsi e le caviglie bloccati da esse ma di colpo, tutto ciò che custodiva nella mente risalì violentemente a galla.

"Il mio piccolo!" esclamò nel riverbero del luogo, guardando il rigonfiamento che ancora era lì.

Sospirò sollevato e assunse una posizione più comoda, schiacciando il guscio alla parete abrasiva; si perse nel guardare la forte pioggia dalla finestrella arcuata alla sua destra e accarezzò distrattamente la sua pancia. In questo momento aveva paura, soggiogato da più ormoni, ma non si sentiva da solo: il bambino era con lui, almeno.

"Ma non posso restare qui!" ringhiò "Ho bisogno di andarmene via e capire anche dove diavolo sono finito!".

Uno scricchiolio si udì al portone: Leonardo fece un respiro tagliente, deglutendo il groppo di terrore nella sua gola. Ecco che qualcuno stava entrando molto lentamente, con un sinistro ghigno sulla bocca, sprovvista della maschera che stringeva nella mano.

L'azzurro ebbe un battito mancante quando riconobbe in un bianco lampo il famigerato Ue-Sama, figlio malvagio del Daimyo, alleato con Draiko. 

Ma non era stato esiliato?

Il leader cercò di portare al minimo la quantità di stress nel suo corpo e mostrò una fredda espressione di odio, molto simile a quella di Raphael. Probabilmente era il suo bambino a infondergli quel tratto dell'altro padre!

"Ue-Sama" disse seccato "Devo dedurre che mi abbia portato tu qui".

L'altro ghignò e si mise a braccia conserte, leccandosi le labbra con fare sadico. Questo inviò un brivido di terrore alla povera tartaruga che cominciò a implorare l'arrivo di qualcuno. Non gli piaceva il modo in cui l'altro lo stava fissando.

"Qui non ci disturberà nessuno" informò Ue, squadrandolo "E potrò finalmente avere una mia piccola vendetta che sarà dolorosa per te ma piacevole per me!".

"Stammi lontano!" soffiò Leonardo, dimenandosi nel suolo raschiante e metallico delle catene "Maledizione! Attaccare un guerriero non in condizioni di combattere!".

"Oh, ma io non voglio combattere".

Il cuore di Leonardo sobbalzò, seguendo l'umano inginocchiarglisi dinanzi: gli accarezzò una guancia con il pollice guantato, mostrando uno strano luccichio di disperato bisogno nello sguardo corvino.

"Lasciami stare" sibilò il leader, con odio crescente.

Ue modificò l'espressione "dolce" in un oscuro cipiglio di rabbia e senza alcun preavviso spinse duramente la testa della tartaruga nel muro, assaporando con gelida espressione i lamenti e lo scricchiolamento del muro che stava incrinandosi già.

"Ti punirò quando sarai cattivo" ridacchiò freddamente, avvicinandosi fino a portare le sue labbra all'orecchio libero "Perché sai, in fondo ho capito che tu mi appartieni. E' colpa tua se sono stato esiliato ma non posso che amarti".

Leonardo spalancò gli occhi, terrorizzato e seguì l'altra mano correre dal mento alla clavicola, fin giù, verso la pancia gonfia. Era in trappola, così trattenuto contro al muro e incatenato! 

"Ma affinché tu sia completamente mio, dobbiamo prima liberarci dell'intruso che porti dentro. Poi mi ringrazierai".

"Non toccare il mio bambino!" ringhiò, ma fu zittito con un nuovo colpo contro il muro.

Sangue caldo prese a correre dalla tempia destra, macchiando il muro grigio e annidandosi nell'incavo del collo.

"E' questione di supremazia, Leonardo. Il nuovo leone caccia quello vecchio e uccide i cuccioli intrusi solo per avere la femmina e farla sua. E così farò con te: una volta liberatoti dal mostriciattolo, sarai totalmente... il mio piccolo animale domestico!".

L'azzurro ruggì freddamente e in un momento schiantò un forte calcio tra le gambe del maschio malato, facendolo cadere in terra e agonizzare. Peccato che avesse segnato la sua fine.

"Ti piace giocare? Non impari mai, vero Leonardo?".

Si rimise in piedi, tirando dolorosamente le caviglie del leader per allargare le gambe e avere libero accesso alla zona proibita che solo Raphael conosceva ed esplorava nelle notti piccanti: l'indice della sua mano premette sulla coda duramente, causando un guaito nel poveretto. Poi ne strinse la carne come un wurstell e la tirò come se avrebbe voluto strapparla.

Leonardo rovesciò la testa all'indietro, guardando con rammarico i polsi dolenti nelle manette. Se solo avesse potuto liberarsi avrebbe reagito alla meglio!

"BASTA!" urlò nel dolore bianco e caldo "FERMATI!".

"Non prendo ordini da nessuno. Specialmente dal mio animale domestico!".

Le lacrime si formarono negli occhi di Leo, mentre guardava fuori dalla finestra. Voleva Raphael più di ogni altra cosa al mondo!


....


Il rumore dello sciacquone riecheggiò nel bagno; Raphael si aggiustò la cintura e premette tranquillamente la mano sulla maniglia della porta. 

"Cosa?" fece, perplesso "La porta è bloccata? Strano. Non ricordo di averlo fatto" mormorò, spingendo sempre più forte "Qualcuno deve aver sicuramente chiuso dentro! Ci scommetto il guscio!".

Raphael forzò un ultima volta, poi guardò il soffitto; con un agile balzo avrebbe potuto anche oltrepassare la sua piccola prigionia o rompere semplicemente la serratura con il suo Sai. Però, dopo una rapida osservazione, si rese conto che dall'interno non c'erano fessure da forzare.

"Ok. Devo saltare? E allora salterò!".

Usò il bordo del wc come trampolino e fu presto libero ma una nuova sfida gli si presentò proprio alla porta principale per tutti i cessi. Anch'essa era stata bloccata e la punta del Sai era troppo spessa per forzarla. Il rosso roteò gli occhi esasperato, ringhiando dal profondo della gola. Indietreggiò, mantenendo lo sguardo fisso alla porta e iniziò a prenderla a spallate.

"Se trovo chi ha fatto questo!" ruggì, nella sua sfocatura di ira funesta "Non vedrà la giornata di domani!".

Un cedimento delle cerniere della porta: varie ammaccature al centro... uno scatto sonoro. Raph ruzzolò quasi nel corridoio ospedaliero (per fortuna privo di occhi indiscreti) ma ritrovò presto l'equilibrio scaricando il peso corporeo sulla gamba sinistra.

"Bene. Sono uscito" fece, massaggiandosi la spalla destra un po' dolorante "Vorrei proprio sapere chi è stato! Sicuramente qualcuno che doveva conoscermi e mi aveva sullo stomaco. Qualcuno che sapeva anche che sono un ninja e che sarei presto uscito da lì...".

Come un contrattempo.

Raphael spalancò occhi e bocca, iniziando a tremare: perle di sudore colarono lungo il suo volto e meccanicamente voltò il capo verso la porta socchiusa della stanza di Leo. Le sue gambe lo condussero immediatamente lì... ma subito ebbe un fortissimo shock. Si piegò sulle ginocchia, con il cuore che batteva talmente veloce da rischiare di sfondare lo sterno: i suoi occhi si riempirono di lacrime e un solo sibilo uscì dalla sua bocca.

"N... no...".

Capì che chiunque fosse stato a rinchiuderlo nel bagno, gli aveva teso una trappola per arrivare e strappargli Leonardo.

"L... Leo..." gemette, premendosi la mano sul petto, dove un sordo dolore stava crescendo "No... non lui... non anche il mio bambino... no, no!".

Si trascinò a quel letto vuoto e si alzò lentamente aiutandosi con il bordo del materasso: Leonardo non c'era più.

"LEO!" urlò, arricciandosi a pallina quando quel grido infiammò un'esplosione al centro del torace, all'altezza del cuore "Leo... Leo... L... Leo...".

Cominciava ad essere più debole: la sua voce declinava nel fondo della gola, come la mente che si appannava sempre di più. 

"Leonardo..." sussurrò, infine, cadendo a peso morto sul letto per respirare il profumo del compagno.

Nascose completamente il viso nel cuscino, piangendo in silenzio per dimezzare il peso della sua grande collera. Chi era il colpevole? Chi? CHI? Qualcuno che li conosceva, allora!

Rimase in quella posizione fino a quando non udì un rumore di passi e sibili taglienti di shock. Guardò e si alzò immediatamente, nascondendosi il viso nelle mani in pura vergogna.

"RAPHAEL!" esclamarono il sensei e Donatello che aveva sul guscio un Mikey pallido e debole.

"Hanno preso Leo" mormorò a bassa voce, con pesante dolore ancora al petto.

"Che cosa...?" espirò attonito il sensei.

Donatello aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse e guardò Mikey che stringeva le mani sulle sue spalle in un gesto disperato e di auto-colpa. Sì... l'arancione, infatti, sentiva che avrebbe dovuto percepire questo rapimento in piena regola molto prima. Ma no... il suo campanello d'allarme aveva suonato in ritardo.

"Non so chi... ma... ha rapito Leo" ripeté Raphael, guardandoli sbiancato dal dolore.

"Raph, stai bene?" domandò subito Donatello.

L'altro fece le spallucce "Starò bene solo quando Leonardo sarà qui con me... e il mio bambino anche!".

Mikey gemette sonoramente, cadendo a peso morto con il guscio in terra: si tenne la testa ronzante, dove una moltitudine di macchie confuse, urla, risate e gemiti risuonavano all'unisono, facendo fischiare le orecchie e gravare su una corretta respirazione.

"MIKEY!" esclamò Donnie, inginocchiandosi vicino "Otouto, che succede? Dimmelo, per favore!".

Gli prese il viso nelle mani, mentre le lacrime colavano lungo le guance pallide dell'altro.

"Io e Leo abbiamo un forte legame... da quando ha scoperto la gravidanza, si è maggiormente rafforzato... ricordi?" biascicò, mentre il topo annuì e anche il genio "... sento come una forte disperazione... ed è intensa... fa male... posso sentire il dolore di Leo!".

"Sei in grado di localizzarlo?" chiese Raph, appoggiandosi al maestro Splinter per evitare di crollare ancora "Ti prego..." implorò anche.

Mikey si massaggiò le tempie, scoppiando in un eccesso di tosse molto forte. 

Lui lo sapeva... aveva delle fortissime doti empatiche che si ampliavano solo in momenti critici. Leo era nato per primo, Mikey per ultimo e fin da bambini erano stati molto uniti, come dei gemelli. Splinter aveva loro raccontato ciò molte, molte volte. E solo ora capiva tutto.

Doveva solo concentrarsi attentamente e cercare di trovare almeno una traccia sonora da definire e associare: ma era così complicato nelle tenebre della sua mente bombardata come mille fuochi d'artificio... ma non poteva arrendersi. No! C'era in gioco Leo e il suo piccolino!

Donatello gli massaggiò le spalle, sperando di calmare la tosse bronchiosa che continuava a spezzare la sua concentrazione. 

-Io posso...- pensò: -Sì. Posso. Devo. Inspira. Espira-.

Raphael guardò il suo fratellino, confidandogli tutte le speranze in lui. Mikey era l'unico in grado di poter fare qualcosa.

Improvvisamente, sulla soglia della porta comparvero frettolosamente tre distinte figure spaventate. Usagi, Gennosuke e il Daimyo sembravano molto tesi.

"Più di un quarto delle guardie del Padiglione Medico sono state rinvenute prive di sensi" spiegò subito Usagi, notando solo un quartetto sguarnito "Dov'è Leonardo?".

"E' stato catturato" spiegò prontamente Donatello, avvertendo sibili strani provenienti dal respiro di Michelangelo "Otouto... basta così, ti prego... ti stai danneggiando!".

Mikey era rimasto con le dita alle tempie e gli occhi stretti in una morsa di dolore e di concentrazione. Doveva superare i suoi limiti, continuare a provare. 


"Lasciami stare"...

"Ti punirò quando sarai cattivo... Perché sai, in fondo ho capito che tu mi appartieni. E' colpa tua se sono stato esiliato ma non posso che amarti"...

"Ma affinché tu sia completamente mio, dobbiamo prima liberarci dell'intruso che porti dentro. Poi mi ringrazierai"...

"Non toccare il mio bambino!" ringhiò, ma fu zittito con un nuovo colpo contro il muro...


Un ghigno freddo... lacrime, una chiazza azzurra, rossi capelli e mani nemiche che violavano la carne morbida...


Mikey spalancò gli occhi, tossendo senza sosta, quasi vomitando la sua anima strappata e stremata. Aveva capito! Sì, le sue doti empatiche lo avevano aiutato... ma a che prezzo, poi?

Ansimando, il suo ultimo colpo di tosse lasciò ognuno senza parole. Terrore era la parola giusta per descrivere le loro espressioni scioccate.

Nella mano destra del minore una pozzanghera rossa e fresca si era formata.

"S... sangue..." gemette Raphael, stringendo ancora una volta la mano sul petto.

"Raphael, figlio mio, che ti succede?" chiese il sensei, avutone abbastanza di quell'arto posizionato su un punto preoccupante "Duole il petto?".

Il rosso lo guardò con aria confusa e annuì, strofinandosi la mano sul viso arrossato dal terrore puro sulla situazione che abbracciava Leo e lo stesso Mikey, fra le braccia di Donnie.

"So chi ha preso Leo... ma è molto lontano da qui... è in una torre di un castello..." biascicò debolmente "E' stato... Ue-Sama...".

Il Daimyo lasciò cadere lo scettro dalla mano, guardando Mikey finito nell'oblio dell'incoscienza con grande shock. Tuttavia, malgrado tutto, era sempre stato consapevole che un giorno il figlio dominato dal potere oscuro dell'odio sarebbe tornato, più forte e voglioso di adempiere la sua vendetta. 

Nascose il viso dietro la maschera d'oro, raccogliendo lo scettro e ponderando la mossa che avrebbe fatto. Doveva agire con cautela. 

"Il castello in questione è una roccaforte usata come prigione per coloro che si macchiavano di colpe orribili. E' stato abbandonato e chiuso dopo che Draiko fu sconfitto la prima volta" spiegò a bassa voce "Dista circa venti chilometri da qui ma lo si può raggiungere usufruendo dei portali".

"E allora che cosa stiamo aspettando?" ruggì il rosso, ormai ripresosi dallo shock "Dobbiamo andare a riprendere Leo e il suo bambino!".

"Bambino?" ripeté Usagi mentre Gennosuke smise di masticare il suo filo d'erba.

Si rese allora conto che aveva parlato semplicemente troppo e se ne pentì, chiudendosi in un silenzio imbarazzante. Non sapeva affatto che la lieta notizia non era stata rivelata!

"C'è qualcosa che dovremmo sapere?" domandò il Daimyo, incuriosito.

"Ehm... sì" rispose Raph, omettendo della sua relazione che aveva con il fratello, ma specificando che attendeva un uovo...

....


Leonardo si era stretto a pallina, riposando sul freddo pavimento con le mani strette sulla sua pancia fiorente. Una pozza di lacrime stagnava sotto la sua guancia, mentre dava le spalle alla porta. Ue-Sama se ne era andato da qualche minuto, dopo averlo percorso dolorosamente, spaccandogli un labbro in una sfuriata di odio...


"NO! LASCIAMI STARE!" gridò Leonardo, cercando di scuotere il corpo per allontanare le mani dal suo piastrone inferiore "BASTA!".

Ue-Sama rise maleficamente, spremendo ancora una volta la coda, per poi forzare sempre più la pelle sensibile della guaina protettiva dell'organo genitale. Il membro palpitò dolorosamente ma non certamente di piacere. Leo era di Raph e di nessun altro!

"No! Fermo!" implorò Leo, capendo che stava subendo violenze sessuali "Smettila! Smettila! Dov'è il tuo onore?".

Ue si fermò un attimo, avvicinandosi al viso di Leo per leccargli semplicemente il collo fino alla mandibola. Buona domanda, curiosa risposta.

"Non me ne frega un cazzo. L'onore e altre stronzate del genere non esistono".

Leonardo spalancò gli occhi quando il nemico fece correre le sue labbra sulle sue e in un disperato gesto gliele morse fino a farle sanguinare. Ue si ritrasse, palpandosi la pelle strappata con orrore.

"Tu! Tu sporco che non sei altro!" ruggì schiaffeggiandolo con impeto crescente "Come osi?!".

Un pugno al viso: un morso duro alla spalla, calci nel guscio... Leonardo frenò se stesso affinché non piangesse: sperava solo che il suo uovo stesse bene.

-MIKEY! TI PREGO! SE MI SENTI! SONO QUI IN UN CASTELLO! TROVAMI! PORTA RAPH E SALVATEMI!- urlò nel pensiero, gridando ancora quando la sua povera coda fu brutalmente calpestata.

"Ahahahahahaha!" esclamò Ue "Sfiorami ancora e morirai, tu mio stupido animale domestico!".

"Io non appartengo a te!" sfidò debolmente Leonardo.

La katana gli fu puntata alla pancia fiorente, accarezzandone il profilo con la lama, senza ferite né sangue. Ue sputò in terra e uscì dalla stanza...



Le ferite gli dolevano ancora: la più grave era all'altezza del labbro, squarciato in più punti, gonfio e pizzicante al contatto dell'aria batterica. La sua povera coda bruciava come sul fuoco anche con il semplice movimento. Ma l'agonia più grande era nel suo cuore.

Ue aveva provato ad arrivare alle sue zone intime più volte... e se ci fosse riuscito, lo avrebbe reso sporco. In tal caso, avrebbe preferito morire. 

Più lacrime vennero, macchiando le vecchie strie secche sulle guance smorte. Era distrutto dal dolore.

Un raggio arancione lo fece voltare distrattamente verso la finestra. Nel grigio delle nubi, il tramonto cominciava a formarsi, irradiando una calda luce nel creato triste. Il brillante colore gli fece ricordare del fratellino. Chissà se le sue urla lo avevano raggiunto.

"E... se ti ho fatto del male?" sussurrò, accarezzandosi la pancia, traendo conforto "L'ultima volta... non è stato bello..."...


"LEO! Dove sei!" le vocine di bambini di anni sette più uno di quattro riecheggiavano nelle profondità dei tunnel fognari.

Una tartaruga coraggiosa si era persa da più di tre ore, ormai e anche il maestro Splinter aveva accompagnato i suoi figli nelle ricerche.

"Leonardo! Figlio mio, rispondi!".

Era iniziato tutto per gioco. Una prova di coraggio come sfida da parte di Raph e tutto si era trasformato in una sparizione coi fiocchi. Il focoso aveva già giurato che non avrebbe mai ricreato prove di coraggio stupide e pericolose e adesso voleva solo il suo fratellone preferito.

Mikey si trascinava debolmente alle spalle degli altri, con un faccino terribilmente spaventato oltre che dolce. Il piccolino alzò lo sguardo alla schiena del padre e sospirò, afferrandosi presto la testa nelle mani...



Sangue, ferite, dolore... un grosso tubo che schiacciava qualcosa e grida continue di dolore puro...


Mikey scoppiò a piangere, cadendo in terra per raggomitolarsi a pallina. Urlava e non poteva fermare il dolore di ritorno che l'aura di suo fratello emanava senza sosta. Era un fuoco bruciante, un buio soffocante. Il cuccioletto indicò la direzione giusta da prendere e rimase a tremare anche in braccio a suo padre.

Ironia della sorte? Un forte legame come gemelli?

Splinter intuì che Mikey aveva una rara empatia che gli permetteva di sentire il dolore altrui. E infatti, Leonardo fu liberato da un tubo pesante che era finito sul suo guscio e sulla gamba...



"Avrai uno zio dolcissimo..." sussurrò l'azzurro, con una lacrima lungo la guancia tumefatta "Sì... un forte padre, un altro zio ingegnoso... e un nonno adorabile...".

Fu allora che si rese conto che qualcosa era cambiato. Guardò la cunetta della pancia, inclinando adorabilmente la testa. Abbassò un po' la cintura già allentata e stese la mano sull'ombelico, mentre un'idea brillò nella mente. Rispetto a prima, la sua pelle si era notevolmente tirata... gonfiata!

"La mia pancia è cresciuta ancora!" sussurrò con occhi stellanti di gioia "Come aveva detto Don! Il mio bimbo sta bene...! Come sono felice...!".

Dimenticandosi per un istante la paura covata per quell'infame di Ue, l'azzurro baciò la punta dell'indice per poter regalarlo al suo piccolo ninja.

"Ti porterò fuori da qui... non so come, ma lo farò, piccolo mio. Mi dispiace se inizialmente non ti volevo... ma adesso non mi augurerei mai più una vita senza di te".

Si appoggiò stancamente al muro e a poco a poco le sue palpebre divennero sempre più pesanti, cullate dal raggio arancio del tramonto che lo cullò anche nel mondo oscuro del sonno...
  
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