Dedicata ad un caro amico. Nel silenzio, era da molto che te la dovevo.
Spero sia di tuo gradimento, e grazie di tutto.
Spero sia di tuo gradimento, e grazie di tutto.
Ai bambini si dice “non rimandare al domani ciò che puoi fare oggi”. Perché diventino adulti che vivano un giorno soltanto.
Il domani appartiene ai titani. O agli sciocchi.
E quell’attimo in cui esisti, vivilo intensamente, perché non è tuo.
Nemmeno la aprirà, quella lettera.
Appartiene al passato.
E Levi non appartiene al passato. Non conserva nulla tra le mani.
Il tempo gli scivola alle spalle, portando con sé i suoi numeri, le sue sciagure. Il sangue, le ossa.
Non siamo più bambini.
L’uomo reca in dono una lettera e un sorriso. Vede un futuro roseo, un mazzo di fiori per una sposa.
Adesso è un vestito poggiato su una sedia.
Non vedi? Non vedi che non è qui?
Lui non vede nulla. Il futuro è una parola vuota in cui regnano la morte e le mosche.
Dopo la cinquantasettesima spedizione. Glielo dirò dopo la cinquantasettesima spedizione.
Quasi la sente mentre lo dice.
E la odia la odia la odia la odia.
Non si rimanda. Non siamo eterni, Petra. E seppur fosse durato a lungo, in qualche modo, deve finire.
Un giorno in più. Un giorno soltanto.
Non ci è concesso.
L’unico peso ai sopravvissuti/ tutto il tempo/ perso.