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Autore: Tess98    17/07/2014    4 recensioni
Istituto di Vienna, 2011. Cinque adolescenti tra i 16 e i 17 anni, tutti cacciatori, tutti con la missione di uccidere i demoni e di tenere in riga licantropi, vampiri, stregoni e qualsiasi altra minaccia per i mondani. Loro non sono semplici umani: sono più forti, veloci, agili e soprattutto benedetti dall'Angelo. All'Istituto di Vienna vengono portati tutti i ragazzi orfani nei paraggi come Katrine, James, Liam e Alexej. La loro vita non è solo un susseguirsi di ronde e indagini ma è anche costellata dalle perle di saggezza di Liam, dagli sbuffi di Alexej, dalle battute di James e dagli sguardi infuocati tra quest'ultimo e Katrine. Negli ultimi tempi però fatti strani e inquietanti stanno accadendo… Tra cadaveri ritovati e viaggi nei ricordi, i cinque Nephilim scopriranno che niente nel loro passato e nel loro presente è come credono e Katrine si renderà conto di essere il pezzo mancante di un puzzle che se completato porterà l'inferno sulla terra.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Note dell'Autrice: Si, non è esattamente il 15 Luglio, però dai, è il 17. Sto migliorando!

Comunque prima di lasciarvi al capitolo volevo darvi un informazione tecnica: il prossimo capitolo dovrebbe essere pubblicato il 31 Luglio, ma siccome vado per una settimana la mare e non porto con me il computer, posticiperò alla prima settimana di agosto.

Vi lascio leggere, sperando che vi piaccia…

 

 

 

 

 

-Siediti.

Il tono secco e perentorio di Elizabeth gli preannunciò la ramanzina che da li a poco avrebbe dovuto sopportare.

-A dire il vero preferirei rimanere in piedi- rispose James.

La donna battè una mano sul  tavolo e sbottò:-Non è il momento di fare gli spiritosi, James!

Vista l'aria che tirava quella mattina, il ragazzo andò a sedersi sulla sedia di fronte ad Elizabeth, cercando di togliersi dalla faccia quella espressione annoiata e arrogante che sapeva di assumere quando gli adulti lo sgridavano, e che Elizabeth detestava. Quella mattina, quando era riuscito a svegliarsi dal coma della notte prima, era sceso a fare colazione, e dopo che il suo sguardo si era posato su Katrine provocandogli spiacevoli fitte allo stomaco, aveva incontrato quello furibondo di Elizabeth. E ora si trovava nello studio con lei, che probabilmente non voleva far altro che sbranarlo. Quella giornata era cominciata male e, James se lo sentiva, sarebbe finita anche peggio.

-Non hai idea di quanto tu sia nei guai, James Weimar!

James tentò di aprir bocca, almeno per difendersi, ma Elizabeth sbattè di nuovo la mano sul tavolo e lo precedette:-Non ho detto che puoi parlare. Non dopo la giornata di ieri: non solo non hai eseguito gli ordini, in quanto non sei rimasto con Katrine e non sei tornato qui come ti avevo chiesto, ma hai passato tutto il giorno fuori dall'Istituto, senza dirlo a nessuno, saltando le tue lezioni e tornando a notte fonda. Fino a questa mattina, non sapevamo nemmeno se tu fossi tornato!

James iniziava davvero ad averne abbastanza di donne che gli urlavano contro. Prima Katrine e ora Elizabeth. Anche se le urla di Katrine erano molto peggiori di queste.

-… Non ti è passato per la testa che potevamo essere preoccupati? Soprattutto in questi giorni.

Pensando a Katrine e alla disastrosa situazione in cui si trovava il loro rapporto, che poi di fatto non esisteva, James si era perso un pezzo della tirata di Elizabeth.

-Non me lo aspettavo, non da te. Sul tuo lavoro sei sempre stato competente e attento, ma ora…- finì fiaccamente Elizabeth. Sembrava che tutta l'energia di cui si era armata all'inizio se ne fosse andata. Questo suggerì a James che se voleva intervenire e provare a difendirsi, quello era il momento adatto.

-Elizabeth io…- iniziò, per poi rendersi conto che c'era ben poco che poteva dire. Cosa avrebbe detto? Mi dispiace, ma ieri al pensiero di Katrine e dello stregone ho perso la testa e mi sono ubriacato? Poco consigliabile, per non dire estremamente imbarazzante.

-Mi dispiace molto, per averti fatta restare in pena e per il mio comportamento. Ma ti posso assicurare che non capiterà più- disse alla fine.

Dopodiché seguì un lungo attimo di silenzio, in cui la donna lo fissò con un'espressione del volto imperscrutabile. Quando parlò non fece alcun accenno alle scuse del ragazzo o alla sua condotta.

-Questa sera ho intenzione di mandare te, Liam, Katrine e Susanne a fare la ronda. E' molto che se ne occupa la delegazione, e voi così state perdendo una buona oppurtunità di allenarvi e fare esperienza.

James la guardò stralunato: e questo cosa c'entrava? Immaginava che avrebbe iniziato a dirgli quanto ora lui l'avesse delusa, non che si mettesse a parlare di turni di ronde.

-In queste ultime notti la situazione è stata abbastanza tranquilla, ma sarà comunque meglio stare attenti. Voglio che questa uscita la guidi tu, il che vuol dire che decidi tu come condurla e che gli altri ti devono seguire, ma anche che se succede qualcosa ne sei responsabile. Chiaro?

-Chiaro- rispose, cercando di capire se questa fosse una ricompensa o una punizione.

-Bene, allora vai. Ho un sacco di lavoro da sbrigare- e così dicendo lo congedò, dedicando il suo sguardo ai documenti sulla scrivania. James non se lo fece ripetere due volte e uscì velocemente dalla stanza.

*

Quell'anno il Danubio non aveva ancora ghiacciato: sul lungofiume sopraelevato la neve era stata ammassata ai lati in piccoli cumoli sporchi, quasi a formare una barriera naturale con la strada e il muretto che dava sul fiume, mentre lungo la passerella in pietra più giù, la distesa di neve si interrompeva solo in prossimità delle barche ormeggiate dove i proprietari avevano, per loro interesse, spalato la neve, che per altro continuava a cadere, rendendo così futile il loro lavoro e quello della protezione civile.

Nonostante il fiume non fosse ancora ghiacciato le barche ferme erano solo alcune. Pochi osavano sfidare il tempo e lasciare i loro battelli in acqua, invece che metterli nelle rimesse per l'inverno.

A quell'ora il lungofiume era deserto, solo sulla strada si vedeva ancora qualche macchina passare. Ma d'altronde che senso avrebbe avuto per gli umani andare a passeggiare lungo il Danubio alle due di mattina? si chiese Liam. In quella zona poi, la parte più degradata e povera della città, non c'erano locali o discoteche, ma solo case popolari ed edifici abbandonati e in decadenza.

-Ormai sono due ore che camminiamo qua e non abbiamo visto niente- osservò Susanne dietro di lui, -non sarebbe meglio tornare verso il centro?

James, che invece camminava di fianco a lui, si voltò verso la ragazza e scosse la testa.

-Questi sono i punti più caldi, meglio risalire ancora un po' verso il Prater.

Davanti a loro due Liam sentì Katrine sbuffare. Inutile dire che non era stata molto contenta quando aveva appreso che avrebbe dovuto obbeddire a James. Il ragazzo però da parte sua non aveva infierito, né aveva risposto alle numerose frecciatine che la Cacciatrice quella notte gli aveva lanciato, stupendo così il suo parabatai.

Liam era certo che fosse successo qualcosa. Quella mattina a colazione James era entrato in sala con una faccia orribile, che indicava chiaramente una sbronza. Quando poi aveva solo bevuto acqua e succo d'arancia ignorando completamente il cibo, cosa assolutamente non da lui, il suo sospetto era stato confermato. L'unica cosa che non riusciva a collegare era stato il suo rossore improvviso alla vista di Katrine e in seguito il suo sguardo ostentatamente fissato su un punto del tavolo davanti a lui.

-Immagino ti starai divertendo un mondo a comandarci tutti a bacchetta- disse brusca Katrine.

James la sentì ma si impose di non rispondere: non voleva peggiorare ancora di più le cose. Stava ancora cercando un modo per placare il suo odio.

-Guardalo come si sente importante, ora non parla nemmeno con quelli che una volta erano suoi colleghi- infierì Katrine. Ma Liam percepì che era ferita: il calo d'interesse di James nei suoi confronti, quando da giorni, seppur insultandosi, si parlavano, non le piaceva. Forse si sarebbe arrabbiata di meno se lui le avesse risposto.

-Con Susanne ho parlato. E anche con Liam- ribattè James, incapace questa volta di trattenersi.

-Ah no, non mettetemi in mezzo!- esclamò Liam.

-Dovremo finire la ronda- intervenne a quel punto Susanne, mettendo una mano sul braccio di Katrine ed esortandola ad andare avanti.

La ragazza fece una smorfia ma proseguì, limitandosi a fare attenzione a non imbrattare troppo gli stivali di neve. Dietro di lei sentiva i passi degli altri tre, ma grazie al capuccio della tenuta da Cacciatore che le impediva di scorgerli ai margini del suo campo visivo, poteva fare finta di essere sola. Continuò a camminare guardando il fiume, cercando con gli occhi qualsiasi movimento che potesse definirsi anche solo vagamente sospetto. Quella notte tutto sembrava essere ricoperto da un velo sottile di calma: sotto i fiocchi di neve che cadevano lentamente, la città era immobile. Un' immobilità che però le faceva drizzare i capelli sulla nuca. Quella, per qualche ragione che non riusciva a spiegarsi, non era la pace raccolta che caratterizza un particolare momento della giornata, ma era tesa e vigile come la calma prima della battaglia.

E fu proprio mentre meditava ciò che vide due figure nere in lontananza scendere i gradini di pietra che, scavati nel muro, portavano dal lungofiume alla passerella sottostante. Si bloccò sulla strada e si sporse dal parapetto.

-Che cosa…- iniziò James ad alta voce, ma fu subito bloccato da Katrine che gli indicò i due e gli fece cenno di tacere. Ora tutti e quattro spiavano le due figure sotto di loro e a diversi metri di distanza che proseguivano sulla passerella verso nord, lontano da loro.

-Nascosti, sicuramente- bisbigliò James, notando la grazia con cui scivolano sulla pietra.

-Vampiri?- chiese Susanne, rabbrividendo. Lei le odiava, quelle creature: con tutta la faccenda del succhiare e del sangue non riusciva a non esserne ogni volta disgustata.

-Non è detto, sono troppo lontani- commentò Liam, mentre Katrine annuiva, d'accordo con lui.

James riprese a parlare:-Forse non è nulla, ma con la situazione attuale è meglio dare un'occhiata.

Si staccò dal parapetto e fece segno agli altri di seguirlo, non prima che sul volto di Katrine comparisse una smorfia di stizza.

Più silenziosamente possibile i quattro Cacciatori proseguirono sul lungofiume fino che il muro alla loro destra s'interuppe per un metro, dove dei gradini in pietra scivolosi e bagnati per la neve incontravano la strada. In fila indiana iniziarono a scenderli lentamente, nascosti dal manto nero della notte e protetti dal muro scuro al loro fianco, con il quale si confendevano.

Appena più in giù ora, le due figure si fermarono davanti a una barca e uno dei due, quello più indietro, si voltò proprio mentre James scendeva gli ultimi scalini e arrivava alla passerella. Il Cacciatore si tuffò prontamente a terra, schiacciandosi contro il muro, e gli altri dietro di lui fecero lo stesso, sebbene ancora sui gradini. Il Nascostò si rigirò e i due salirono sulla barca.

Di soppiatto sgusciarono per un paio di metri lungo la passerella, fino ad arrivare in prossimità della barca. Si nascosero dietro un'altra prima di essa, accucciandosi sul molo al riparo della sua ombra.

-Sono solo due, possiamo farcela- mormorò Katrine.

Jame la contradisse subito:-Non sappiamo se ce ne sono altri dentro.

-E allora cosa vuoi fare? Tornare a casa perché hai troppa paura?- lo istigò la ragazza.

-Il coraggio non è da confondere con la stoltezza- replicò serio.

-Ehi- intervenne Liam, cercando di conciliare i due, -perché io e te non ci avviciniamo alla barca e cerchiamo di studiare l'interno? Se sentiamo rumori o vediamo un numero maggiore battiamo in ritirata- propose.

James assentì con il capo e un attimo dopo i due parabatai, entrambi con una spada a portata di mano, erano con la schiena contro la poppa dell'imbarcazone. Era un lungo e vecchio battello, il più grande tra i pochi lì ormeggiati, e aveva un'aria decisamente trascurata: la vernice era scrostata in diversi punti e il legno della ringhiera che circondava tutta la nave,  da cui pendevano cime e boe, era marcio in molti altri. James e Liam avanzarono lentamente sul molo, verso la prua della nave, e si arrestarono bruscamente, appiattendosi contro la barca, quando videro che a prua si trovava uno dei due Nascosti visti prima. Sottocoperta, però, sporgendosi leggermente e guardando dentro i vetri non sembrava esserci movimento. Questa era divisa in due lunghe camere spoglie, senza nessuna traccia dei posti a sedere che normalmente ci si sarebbe aspettati.

Liam si ritrasse e indicò qualcosa a James. Il ragazzo allora si sporse nuovamente dal lato destro della nave e guardò il punto notato da Liam: nella cabina di pilotaggio sopraelevata si trovava l'altro Nascosto.

Il primo era probabilmente un licantropo, pensò James. Aveva una corporatura massiccia e imponente, e i capelli lunghi e sciolti, molto spesso segno di appartenenza a un branco. I due parabatai si guardarono, poi James mosse una mano verso la barca che li precedeva, dietro alla quale c'erano Katrine e Susanne, e qualche secondo dopo le due Cacciatrici erano di fianco a loro, anch'esse contro la nave. James fece il numero due con le dita, e prima indicò la prua, poi la cabina di pilotaggio.

-Solo argento- sillabò, senza emettere alcun suono.

Poi ripercorse il piccolo molo verso la passerella di pietra e, seguito dagli altri, arrivò davanti alla poppa: questa era bassa tanto da non superare James, e il ragazzo riuscì agilmente ad issarsi e atterrare graziosamente sulla barca facendo leva con le braccia sulla ringhiera. Uno dopo l'altro la scavalcarono, facendo attenzione a non fare rumore. Poi Liam e James estrassero due spade corte ed entrarono lesti e silenziosi sottocoperta, diretti alla cabina di pilotaggio. Katrine sfilò un pungnale a lama lunga e sottile dallo stivale e Susanne, dall'interno della giubba, una pistola. L'altra ragazza la guardò stupefatta e inarcò ancora di più le sopracciglia davanti all'immagine di Susanne che caricava veloce e precisa una semiautomatica con proiettili d'argento. Era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata.

Le due ragazze, Katrine davanti e Susanne dietro, costeggiarono lentamente la sottocoperta, con passi felapati e calcolati, attente a evitare tutte le corde, i muchi di reti e i brattoli di latta sparsi per terra. Arrivate alla fine del ponte di coperta, dopo minuti che le erano sembrati interminabili, Katrine sporse appena la testa oltre il muro: il licantropo le dava le spalle sulla prua, a meno di sei metri da lei. Quella distanza era perfetta per soprenderlo alle spalle e tagliargli la gola. Ovviamente doveva anche tenere in conto la forza fisica tipica dei Nascosti, ma per quella c'era la pistola di Susanne. Katrine fece un cenno a quest'ultima e poi corse.

Arrivò alle spalle del lupo mannaro e gli passò un braccio intorno al collo, puntandogli il pugnale d'argento contro la gola. Al contatto con questo la pelle della creatura iniziò a sfrigolare, e il licantropo istintivamente abbassò la schiena per scaricarsi di dosso la Cacciatrice.

-Non un altro movimento o la mia amica ti trafigge il cervello con una pallottola d'argento- gli intimò Katrine all'orecchio.

Susanne era comparsa in quell'attimo davanti al Nascosto e gli stava puntando la pistola alla tempia. Il licantropo s'irrigidì e bloccò i muscoli, digrignado i denti e ringhiando per il bruciore dell'argento contro la gola.

-Quanti siete?

-Solo… solo noi due- sputò.

Katrine inasprì la presa e disse:-Ne sei sicuro?- tagliandolo leggermente con la lama. La creatura ringhiò.

-Si- disse in un rantolo.

-Bene.

-Procedo?- chiese Susanne.

-No. Nel caso che Liam e James non siano ancora arrivati alla cabina farebbe troppo rumore- sentenziò l'altra Cacciatrice.

Susanne annuì e si scostò; un attimo dopo Katrine gli tagliò la gola. Uno spruzzo di sangue le colpì il braccio e il corpo cadde a terra, e una pozzanghera rossa si espandeva sotto di lui.

 

Dopo essersi sbarazzate del corpo, che non potevano certo lasciare lì in bella vista sulla prua in mezzo alla città, si guardarono perplesse intorno.

-Dici che James e Liam sono ancora nella cabina?- le chiese Susanne.

-A quest'ora dovrebbero già essere qui- disse Katrine.

-E poi-, aggiunse guardando in alto, -vista da qua la cabina di pilotaggio sembra deserta.

-Questa storia non mi piace- iniziò a lamentarsi Susanne. Katrine la zittì con un rimprovero ma, ad essere onesta, anche a lei non piaceva. All'improvviso le venne in mente un'immagine orribile, che non era proprio riuscita a tenere a freno: i due ragazzi stesi sul pavimento della cabina, morti, e un altro licantropo che si aggirava per la barca con le zanne sporche del loro sangue. La Cacciatrice scrollò la testa, come per voler allontanare quella immagine, e disse:-Forza, andiamo a controllare.

Dalla prua entrarono sottocoperta: questa era squallida, vuota se non si consideravano cianfrusaglie ammassate ai lati e taniche di carburante impilate una sopra l'altra lungo la parete, e un gran sportello a pavimento, che fece fermare Susanne proprio sopra esso.

-E questo cos'è?- chiese confusa.

Katrine lo guardò appena e continuò a camminare, superando la prima parte della sottocoperta e oltrepassando la porta in legno scorrevole che la divideva dalla seconda e ultima stanza.

-Dev'essere la stiva- rispose.

Susanne si afrettò a raggiungerla. Dopo la porta scorrevole, prima di entrare nell'altra parte della sottocoperta, si affacciava una stretta scala, che molto probabilmente portava alla cabina di pilotaggio. Stavano per imboccarla quando dalla cima sentirono dei passi avvicinarsi sempre di più: qualcuno stava scendendo. Katrine non fece in tempo a sollevare il pugnale che davanti a lei e a Susanne comparvero Liam e James. La ragazza provò un'ondata di sollievo: stavano bene, erano vivi. I suoi occhi si posarono prima sul graffio superficiale che spiccava sulla guancia pallida di Liam e poi sul piccolo taglietto sul labbro inferiore di James: per una ragione che non si spiegava non riusciva a distogliere lo sguardo da lì.

-Cos'è successo? Pensavamo che qualcosa fosse andato storto- disse Susanne.

-Quello stronzo non era un licantropo, ma uno stregone. Si è dimenato un bel po' prima che riuscissimo ad ammazzarlo- rispose secco James.

Liam assentì e chiese:-Voi che ne avete fatto del corpo?

-Nascosto sotto un mucchio di coperte lì vicino. Ma bisognerà mandare la delegazione a ripulire, oppure potremmo bruciarli…- stava dicendo Katrine.

Poi un cigolio e un tonfo risuonarono per tutta la nave.

I quattro Cacciatori si girarono di scatto verso la porta scorrevole chiusa, al di là della quale un'attimo prima era provenuto il rumore.

-Cosa…-  sussurrò Susanne. La porta si aprì di scatto e uno stregone con le corna e le mani artigliate afferrò la ragazza e la lanciò, facendola cadere sul duro pavimento della restante sottocoperta davanti a sé. Dietro di lui due lupi mannari e un altro stregone si stavano lanciando contro di loro. La stiva dietro loro era aperta.

Liam e James alzarono le spade, ma lo stregone con le mani artigliate conficcò gli artigli nel braccio di Liam, che urlò di dolore e che aprì per riflesso la mano, facendo cadere la spada. James si buttò su di lui, mentre uno dei licantropi si avventava su Katrine, le labbra ritratte sulle zanne bianche e a metà della muta. La Cacciatrice riuscì a graffiarlo sul muso con il pugnale d'argento, e l'enorme creautura metà uomo e metà bestia per un'attimo si ritrasse infastidito, ma poi tornò alla carica e la prese per i capelli, con una mano pelosa e dalle unghie lunghe. Con una forza sovraumana la sbattè contro la parete di legno scuro della nave, stordendola per un'attimo. A pochi metri da lei i due parabatai erano impegnati con lo stregone e l'altro licantropo: Liam aveva recuperato la spada e l'aveva impugnata con il braccio non ferito, e con questa spingeva lo stregone verso lo sportello a terra, cercando di farcelo cadere dentro. Questo però lo saltò e lo pinse contro le taniche di benzina, che si rovesciarano per terra, spargendo un'odre acre per tutta la nave. James iniziò a tossire, parando come poteva gli attacchi del licantropo. Alla sua destra, poco più avanti di lui, Katrine stava lottando disperatamente contro l'altro licantropo, ma lui non riusciva a raggiungerla, come non riusciva a raggiungere né Liam difianco a lui né Susanne dietro, che ripresasi dal volo stava combattendo con l'altro stregone. Sentiva alle spalle i suoi urli.

-Cercate di correre fuori, dobbiamo andarcene da qui!- urlò James, riuscendo poi a scaraventare il licantropo contro l'altro, liberando così Katrine dalla sua mole che la stava schaicciando a terra. Corse verso di lei e la tirò su, per correre poi verso la poppa della barca, nonché verso l'uscita posteriore della sottocoperta. Arrivarono dietro la schiena dello stregone con cui stava combattendo Liam, e James cercò di traffigerlo alle spalle, ma lo stregone se ne accorse e con un mano lanciò palle di fuoco verso loro. James e Katrine si abbassarono appena in tempo, e le palle infuocate volarono sopra di loro, per schiantarsi sul pavimento alle loro spalle. Appena toccarono il pavimento lingue di fuoco scaturirono per tutta la stanza, crescendo ogni secondo di più. Le palle di fuoco avevano attecchito con il pavimento in legno impregnato di benzina.

-James!- urlò Katrine, indicandogli il fuoco alle loro spalle.

Anche lo stregone si accorse del fuoco e si sotrasse alla lama di Liam per rompere un vetro e buttarsi fuori dalla sottocoperta, in mare. Uno dei licantropi vicino lo imitò un secondo dopo.

-Dannazione!-, esclamò James, -Susannne esci, corri fuori!- urlò poi alla ragazza che, nell'altra stanza della sottocoperta stava combattendo con lo stregone. La ragazza si girò per un attimo verso di loro e vide il fuoco: sparò alla gamba dello stregone e approfittando della sua caduta lo superò e uscì. Loro tre ripresero a correre, mentre la nave si riempiva di fumo e le fiamme si alzavano fino al soffitto, inizando a bruciare le travi che sostenevano la struttura della sottocoperta. Katrine riusciva a vedere a malapena a un metro davanti a sé. Poi, proprio mentre era dietro a Liam e James, che avevano appena superato la porta scorrevole, sentì una mano prenderle una caviglia e strattonarla verso il basso. Perse l'equilibro e cadde a terra, e davanti a lei la porta si chiuse sbattendo. Dei due ragazzi neanche una traccia.

-Avrei dovuto ucciderti anni fa, piccola Liebknecht - sentì ringhiare e un'attimo dopo sopra di lei si materializzò un licantropo. A diferenza di quello con cui aveva combattutto prima, questo era appena all'inizio della muta. La faccia, come il resto del corpo, erano ancora umani, solo coperti da una peluria scura. Le zanne non erano così sporgenti e le unghie erano ancora corte. Tuttavia quando lo guardò in faccia si sentì raggelare. Il licantropo aveva le pupille ristrette e cerchiate d'oro, ma il nero al suo interno era il nero del vuoto, il nero assoluto e privo di ogni emozione, il nero per lei indimenticabile e immediamente riconoscibile, anche se l'aveva visto solo una volta. Quelli erano gli occhi dell'assassino di sua madre.

*

James e Liam uscirono dalla sottocoperta e saltarono. Atterrarono sulla passerella rotolando e poi rimasero lì stesi qualche secondo per riprendere le forze. James, ancora ad occhi chiusi, sentì vicino la voce preuccupata di Susanne:-Katrine non è con voi?

Riaprì gli occhi di scatto e si alzò, costatando con orrore crescente che non c'era traccia della ragazza sul molo. Eppure per tutta la corsa aveva dato per certo di avercela alle spalle: aveva sentito la porta scorrevole sbattere e chiudersi, e aveva pensato che fosse stata lei al suo passaggio. Ma se lì non c'era allora… Guardò il battello davanti a loro, con le fiamme che avvolgevano la prima parte della sottocoperta e fuoriuscivano dalla finestra che aveva rotto lo stregone. Lei era ancora lì dentro.

Non si fermò a riflettere, agì d'istinto.

-Rimanete qui!- disse a Liam e Susanne, prima di salire di nuovo sulla barca.

*

-Tu!- esclamò Katrine, mentre un'ira ceca cresceva dentro di lei.

-Non mi avevi ancora riconosciuto?- le chiese con un ghigno, mentre continuava a tenerla blocccata per terra.

La Cacciatrice si divincolò fino a liberare una gamba e, con tutta la forza che aveva, gli diede una ginocchiata nello stomaco. Il licantropo urlò e rotolò su un fianco, così che lei si liberò e balzò in piedi. Nella caduta aveva perso il pugnale, ma non era l'unica arma che aveva. Estrasse la spada dal fodero sulla schiena mentre il licantropo ora ripresosi, le mostrava completamente le zanne, accucciato e in procinto di saltarle addosso. A Katrine non importava del fuoco o delle travi sopra la sua testa, voleva solo ucciderlo. Gli si lanciò addosso prima che potesse farlo lui, ma la schivò e le girò attorno, arrivandole dietro la schiena. La Cacciatrice si girò fulminea e lo colpì al braccio con la spada, facendogli zampillare il sangue. La creatura ringhiò ed ululò, con le corde vocali ormai più simili a quelle di un lupo che di un uomo, e riuscì ad insinuarsi sotto la sua difesa, approfittando del fumo fitto che fece tossire Katrine. La prese e la lanciò attraverso una delle finestre: Katrine atterrò sul ponte della nave, in una pioggia di vetri e sangue. Sentiva il sangue colarle da un punto della fronte e sulle braccia, non coperte dal tessuto resistente della giubba, il maglione si era lacerato in più punti, scoprendo graffi superficiali e micro tagli. Con un salto il licantropo superò il telaio della finestra, ma prima che tocasse terra, Katrine gli tirò un calcio e lo fece cadere.

-Katrine!

La ragazza alzò lo sguardo e vide James davanti a sé, che la spronava a scendere e saltare sul molo. Ma lei non l'avrebbe fatto, non prima di essersi vendicata e aver ucciso quel mostro. Alle sue spalle sentì il rombo delle fiamme e l'intera struttura scricchiolare.

-Katrine dannazione! La barca sta per esplodere!- le urlò James, che nel frattempo si era avvicinato tanto da averle preso un braccio. Katrine si divincolò e si girò per dare il colpo di grazia al lupo mannaro, ma all'improvviso una trave della sottocoperta cedette e cadde sul ponte, a un metro da loro. Il licantropo la mancò per un soffio e saltò in mare.

-No!- urlò Katrine, ma ormai era troppo tardi. Il licantropo in poche vigorose bracciate arrivò all'altra sponda del fiume e salì su uno scafo, che mise in moto un secondo dopo.

La ragazza allora si voltò di nuovo e diede uno spintone a James, senza però riuscire a muoverlo di un millimetro.

-Cosa hai fatto?- gli urlò contro, con le lacrime agli occhi per la rabbia e la disperazione. James aprì la bocca per parlare, ma alle loro spalle sentirono il rombo aumentare sempre di più e il vetro delle finestre iniziò a tremolare e a creparsi. James l'afferrò per la vita e la spinse contro la ringhiera.

-Salta!

E si buttarono in mare un attimo prima che la barca esplodesse.

*

I tacchi degli stivali risuonarono secchi lungo la navata dell'Istituto. Katrine si tolse la giubba e salì la scalinata, diretta verso la sua camera. Altri passi, dietro di lei, risuonavano sui gradini d'ingresso.

La ragazza velocizzò il passo, già sostenuto, e sbucò nel corridoio principale.

-Katrine! Aspetta!

La voce di James la raggiunse irata e furiosa. Alzò gli occhi al cielo e non lo ascoltò: continuò a camminare sciogliendosi i capelli, prima trattenuti in una scomoda coda. Erano tornati pochi istanti fa: non aveva idea di dove fossero Liam e Susanne, forse erano ancora fuori sui gradini, o magari già a letto. Era bagnata fradicia, aveva freddo ed era infuriata. Aveva avuto sotto la sua lama il mostro che aveva ucciso sua madre, che le aveva bruciato la casa, che le aveva rovinato l'intera esistenza. E le era sfuggito, per colpa di James.

Sentì i passi del ragazzo avvicinarsi, e poi a un tratto una mano le bloccò il polso. Era una stretta decisa e calda e proprio perché per un'istante la trovò piacevole, si dibattè stizzita.

-Lasciami!- gli soffiò, liberandosi poi con uno strattone.

-Si può sapere cosa avevi intenzione di fare?- le rispose James, con la voce che tremava per la rabbia. Aveva ancora i capelli bagnati e terribilmente spettinati, più del solito, e sulla stoffa impermeabile della giubba rotolavano ancora alcune goccioline d'acqua.

-Hai rovinato tutto!-, lo accusò Katrine, -stavo per ucciderlo e invece tu l'hai fatto scappare!

-Ah, scusa se ti ho salvato la vita!- esclamò di rimando James, -scusa se sono tornato indietro a prenderti convito che fosti rimasta intrappolata, quando invece ti stavi solo comportando da idiota!

Man mano che andavano avanti urlavano sempre di più, come se l'altro fosse sordo e volessero farsi sentire.

-E immagino che non potevi senza farlo scappare!

-Ma cosa ti importa di lui? E' solo un licantropo- rispose James avvicinandosi. La odiava quando faceva così: si comportava come se tutto valesse la sua vita, quando invece non si rendeva conto che la sua era quella più preziosa.

-Perché ha ucciso mia madre, James!- scoppiò alla fine Katrine. L'urlo s'ingigantì  nel corridoio vuoto, rimbombando alcune volte.

La sopresa prese il posto della rabbia e della preoccupazione, e quando James parlò, diversi secondi dopo, il suo tono di voce era un sussuro confuso.

-Come?

La rabbia di Katrine invece sembrava implacabile, e la sua voce ne era la conferma:-L'ho visto nei miei ricordi, con quell'incantesimo a cui ti sei tanto opposto!-, gli rinfacciò, -quando mi ha presa l'ho riconosciuto subito.

James rimase zitto, non sapendo bene cosa dire. Conosceva la sete di vendetta che provava, perché l'aveva provata anche lui quando i suoi genitori erano stati uccisi. Solo che lei, a differenza sua, aveva avuto la possibilità di placarla. Ma sinceramente James non sapeva se, una volta compiuta, si sarebbe davvero sentita meglio.

-Non hai niente da dire?- gli chiese amara.

Il ragazzo scelse con cura le parole:-Mi dispiace. Mi dispiace che tu l'abbia dovuto incontrare e mi dispiace che tu non abbia potuto ucciderlo, e se me lo permetterai in futuro ti aiuterò a trovarlo, se lo vorrai-. Fece una breve pausa e poi riprese:-Ma non mi dispiace di essere risalito su quella nave e averlo fatto scappare perché altrimenti si, forse l'avresti anche ucciso, ma saresti morta anche tu.

Il viso della ragazza era rosso di rabbia e aveva i pugni stretti lungo le gambe. Stava per parlare ma James la interuppe:-Niente vale la tua vita Katrine, niente! La prima regola di un Cacciatore è restare vivo.

Katrine strinse le labbra e disse:-Non avevi nessun diritto, non hai nessun diritto, per fare quello che hai fatto, e per dirmi questo. Io non ho bisogno  di essere salvata, men che meno da te!

James inizò a perdere la pazienza. Le mise le mani sulle braccia e la spinse con energia contro il muro, senza tuttavia essere violento.

-E invece si che ne hai bisogno! Perché non fai altro che cacciarti nei guai, e se non ti tiro io fuori dai  guai non lo fa nessun'altro!

Katrine fu punta sul vivo:-Quindi intendi dire che non so badare a me stessa?

-Maledizione non volevo dire questo! Ma sei tanto desiderosa di mostrati indipendente che a volte sei sconsiderata- concluse. Aveva ancora le mani sulle sue braccia, e nonostante i vestiti bagnati e freddi, poteva sentire il calore della sua pelle contro la propria.

-Beh, spiacente dirtelo, ma sono fatta così!- ribattè Katrine alzando il mento. Ora in quella posizione i loro visi erano vicinissimi, a non più di qualche centimentro di distanza. La ragazza si ritrovò a deglutire nervosa, non tanto per il litigio ma per l'improvvisa vicinanza.

-E a te non dovrebbe importare!- sbottò.

Gli occhi di James si scurirono, diventando di un'intenso blu tempesta che coprì tutte le pagliuzze più chiare.

-E invece si che m'importa! M'importa perché mi piaci.

Gli occhi di Katrine si spalancarono, mentre lo stupore la invadeva e James la guardava impavido, la sicurezza che scintillava nei suoi occhi, non un filo di rossore sulle guance.

Una serie infinita di emozioni, stupore, compiacimento, timidezza, gioia, paura, la investirono e Katrine dischiuse le labbra, mentre vedeva lo sguardo di James spostarsi sulla sua bocca. Sentiva il suo respiro sul volto, annegava nei suoi occhi vicinissimi.

Poi in un istante azzerò la distanza rimasta e premette le labbra sulle sue. Fu senzazione pura, scariche di elettricità che si propagavano da ogni singolo contatto. Gli mise le braccia al collo, immergendo le dita tra i suoi capelli e tirandone le ciocche, mentre le mani di James scendevano sulla sua vita e la stringevano impetuosamente a lui. Le labbra di James erano morbide e di un sapore unico e premevano sulle sue facendola sentire viva, trasformandola in un fascio sensibile di nervi che tutto sentiva e tutto voleva. Le loro lingue iniziarono una danza intensa e appassionata,  incalzante ed entusiasta, dettata dal desiderio e dalla gioia di conoscersi, e dalla consepevolezza che queste emozioni così intense erano nuove per entrambi.

Schiacciata contro il muro e contro James, Katrine sentiva un calore invaderle il petto, provocato dai loro corpi uno contro l'altro e dai loro gemiti e sospiri che accompagnavano la notte.

 

 

  
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